250. Pronta ad andare avanti
Anche se Sofia vive da circa due millenni sulla Terra, le emozioni non sono diventate più facili da capire o gestire.
Molte tecniche con il tempo e la pratica s'affinano e raffinano, si ha più precisione e mano ferma e mente lesta.
A quanto pare ciò non vale per i sentimenti.
O non vale per Sofia.
Entrambe le opzioni sono possibili in equal modo.
Infatti è sconcertata quando, durante una mattinata qualsiasi, ha la realizzazione.
Come quando aveva capito d'essersi innamorata, la realizzazione non è anticipata da un qualche presentimento psichico né il momento è catartico o sublime, ma neanche particolarmente significativo.
Semplicemente, osserva Carlo una mattina mentre si sta facendo le fette biscottate e nota tra sé e sé la meticolosità e i gesti quasi meccanici del lombardo, una delle sue tante piccole fissazioni che riescono a mescolarsi nella più morbida routine di tutti loro in casa.
Ma osservare il lombardo non è accompagnato da un impulso di sorridere, né da un piacevole calore nello stomaco.
Lo fissa... e basta.
Niente.
Zero.
Nada.
"Oh." è tutto quello che riesce a pensare per un brevissimo istante, subito dopo viene assalita da mille pensieri diversi.
Riesce in fretta a mettere ordine, perché pare strano che sia ferma come un pesce lesso con una fetta biscottata solo per metà ricoperta di marmellata.
Quindi prosegue e conclude la colazione mentre la sua mente viaggia ai mille all'ora come il suo cuore, mentre il suo corpo pare fatto di cemento e serve una forza erculea per qualsiasi movimento.
Quando finalmente finisce il piccolo pasto, va in camera, decidendo di poter aumentare il passo quando è al primo piano.
Corre quasi a perdifiato sui gradini e chiude con un certo impeto la porta.
Ringrazia tra sé e sé che Anna faccia colazione con molta più calma della sua perché ha bisogno di privacy.
Arriccia le labbra e s'avvicina alla finestra che spalanca, lasciandosi investire dal vento di fine novembre.
Fissa il cielo terso, anche se con una sfumatura metallica, e pensa che non le manca la nebbia con il suo grigiume delle sue terre, per quanto le ami.
Il grigio della nebbia le riporta alla mente gli occhi di Carlo, che tante volte ha comparato sia alla foschia che al metallo.
Chissà perché, si stupisce quando il pensiero non le provoca un piacevole attorcigliamento delle budella, ma giusto un vago imbarazzo. Si morde il labbro inferiore e lamenta la sua sfortuna: <Perché mi debba imbarazzare quando il mio cervello smette di amare qualcuno è assurdo... Stupido cervello, stupido.>
Il volto è freddo e le guance sicuro si stanno tingendo di rosa, ma appoggia lo stesso le mani sulla superficie fredda appena oltre la cornice della finestra.
Spera solo che questo imbarazzo scivoli in fretta come gli altri, perché le scorse fiamme poteva facilmente evitarle, un suo "fratello" con cui condivide la residenza non troppo.
•~-~•
Passano le settimane, ma non dice a Evelyn che è pronta per passare allo step successivo, anche se si sentono via telefono con regolarità.
Come può, quando il suo corpo annaspa nell'imbarazzo forse pure tinto di vergogna quando è vicina a Carlo?
Non è l'atteggiamento di una che ha smesso di amare uno!
Il problema è che non sa che fare.
•~-~•
Il nuovo anno porta buon consiglio a Sofia, per quanto disprezzi la scelta giusta, e anche se il detto dice che è il mattino che porta consiglio e non un tardo pomeriggio, come capita all'emiliana.
Anche se la sua illuminazione non le piace molto. Perché, per qualche assurdo e contorto ragionamento, il suo cervello si sente in dovere di dire a Carlo che la situazione è cambiata tra di loro. Come se a lui cambiasse qualcosa, come se gli importasse, come se fossero stati in una qualsiasi relazione romantica!
Ma mentre è seduta a gambe incrociate sul pavimento del soggiorno, con sotto un soffice tappeto a non farle gelare o diventare piatto il sedere, sa che è l'unica soluzione.
O per lo meno l'unica speranza che ha.
Perché vuole andare avanti, del tutto, vuole guardare Carlo e vedere solo Lombardia, solo suo "fratello", un territorio come lui che conosce e che apprezza per qualcosa e che disprezza per altro. Non qualcuno che è il detentore inconscio di un gomitolo frustrante e frustrato di sentimenti dell'emiliana.
•~-~•
<A cosa devo questo urgente bisogno di parlarmi?> chiede Carlo, inclinando leggermente la testa, e Sofia si chiede come può mai aver trovato simile gesto affascinante.
E più che imbarazzata è infastidita con i suoi pessimi gusti.
E si corregge subito dopo perché Evelyn è una bellissima scelta!
E nell'istante successivo sopprime il sentimento e fissa Carlo dritto negli occhi: <Tu mi fai parlare. E poi puoi fare domande.>
Carlo inarca le sopracciglia ma fa un cenno d'incoraggiamento con il volto.
Sofia prende un profondo respiro: <Ti dirò quello che segue solo perché probabilmente è l'unica opzione che mi è rimasta per funzionare come un normale essere quando mi sei attorno.>
Il lombardo la fissa più confusa di qualche istante prima, anche se il suo volto rimane quasi disteso.
Non gli può negare che è bravo nelle micro espressioni.
<Mi piacevi. E tanto. Non so se si possa dire che ti amavo ma, beh... credo che la cosa ci vada vicina.> Sofia si trattiene dal rinunciare a concludere il discorso e abbandonare la stanza del lombardo <Ma ora non più. E... E mi imbarazza starti attorno perché nella mia testa tutto è cambiato e sembra assurdo che tu possa essermi piaciuto in quel modo. Te lo sto dicendo solo perché spero sia quello che serva al mio cervello per smettere di farmi sentire in imbarazzo. In un certo senso... credo che tu lo meritassi di sapere. Che dovessi sapere che forse in alcuni gesti o parole non sarò più come prima.>
Silenzio.
Soffocante, orribile silenzio.
Se c'è una cosa che odia di più quell'imbarazzo interno è l'odio che prova quando parla così apertamente dei suoi sentimenti.
<Puoi dire qualcosa se vuoi.> mezzo sibila Sofia, onestamente un po' spaventata.
Carlo, sopracciglia ben più corrugate di prima, chiede: <Cosa... cosa hai trovato in me da... da amare? Come hai potuto trovare te qualcosa in me?>
L'occhialuta non s'aspettava tale domanda, ma si schiarisce la voce e un po' imbarazzata ammette: <Non lo so, di preciso. Non c'è una singola cosa che mi ha urlato "sí, mi piace per quello". È stato un insieme di cose, credo, che tutte insieme, un giorno qualsiasi, mi hanno lasciato lo stomaco scombussolato dopo averti guardato.>
Carlo non pare convinto.
<Tipo? Qualcosa nello specifico?>
<Perché t'interessa così tanto?>
<Perché sono curioso.>
Sofia assottiglia lo sguardo, ma decide di fargliela passare: <Beh, ecco... I tuoi occhi. Sono un colore raro e sanno essere magnetici. E hai uno sguardo molto intenso, quindi aiuta a trovarli un po' ipnotizzanti. A livello fisico; devo proprio stare a spiegare? Alto e ben piazzato, rispecchi il canone occidentale. E da un punto di vista caratteriale... è difficile da spiegare. Ma con te c'è un perverso piacere nel discutere. Con te battibeccare, litigare, stuzzicarsi a vicenda è diverso che con gli altri. Stimola, quasi elettrizza, ed è un po' come una droga. O, almeno, lo era. Ringrazio di non averci più a che fare.>
Carlo annuisce lentamente.
<Spero che il tuo imbarazzo scompaia, ti stimo come persona, mi spiacerebbe perderti.>
Sofia lo osserva dritto nelle pupille e non c'è l'imbarazzo a stringerle le budella, né un cocente calore.
Un piacevole torpore, un cameratismo che riserva a molte regioni lì dentro.
<A dopo.> lo saluta l'emiliana ed esce lesta dalla stanza.
Carlo arriccia il naso e ringrazia qualsiasi cosa ultraterrena ci sia che Sofia non lo ami. Sarebbe stato davvero imbarazzante se si fosse dichiarata. Per quanto la stimi, certamente non è amore.
E mentre sta per prendere in mano il cellulare, un pensiero lo folgora.
"Devo trovare il modo di farle dire cosa trova in me." ragiona "Perché c'è pur sempre la possibilità che non sia solo un'attrazione sessuale e insieme una continua provocazione mentale per lei."
<Come se fosse una domanda che posso farle sempre.> borbotta sottovoce.
Scrolla le spalle e decreta che prima o poi il momento propizio arriverà.
•~-~•
Sofia, quando riesce a telefonare a Evelyn pochi giorni dopo, mentre si stanno salutando, prende il coraggio a due mani.
Perché aveva ragione, doveva solo parlarne con Carlo. E infatti sussurra: <Sono pronta, quando mi vorrai.>
E subito dopo chiude la chiamata, mentre le guance le vanno in fiamme.
Evelyn non richiama, non subito.
Sorride lo stesso allo schermo.
Anche con i sentimenti ben esposti, entrambi sono proprio dei cuor di leone.
N/A: ehehehe~
Spero vi sia piaciuto!
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