246. Un Giuseppe pensieroso non è bello

N/A: continuiamo con la crackship che ormai sto rendendo seria e sto adorando fare ciò.
Buona lettura!




<Cosa hai per la testa?>
Giuseppe alza la testa, mette in pausa la Switch e chiede: <Mimi la vuole per Animal Crossing?>
<No...?> domanda confuso Michele <Mimi non c'entra niente- cioè, non vuole la Switch. Nessuno la vuole. Siamo solo preoccupati, perché sei pensieroso.>

Il campano ruota gli occhi, torna a giocare e borbotta: <Bello sapere che vi preoccupate quando penso come una persona normale quale sono.>
Michele sbuffa e si siede accanto al fratello, sotto quel gazebo costruito negli ultimi anni, ottimo per le sere d'estate, quando un filo d'aria passa e bevono qualcosa quando hanno un qualche pretesto.

Con il sole calante ma ancora forte, si morirebbe di caldo se non fosse per il venticello fresco che frequente passa e rende piacevole stare un po' seduti e un po' stesi sui divanetti.

E in quel momento è vuoto, quindi è un ottimo posto per rifugiarsi.
Anche se ora non è più un buon nascondiglio, pensa Giuseppe, mentre ascolta con solo un orecchio la difesa di Michele di fronte alla sua risposta provocatoria: <Non ti consideriamo un idiota! Ma di solito non sei così chiuso e pensieroso in senso negativo, triste, chiamalo come ti pare!>

Giuseppe sbuffa divertito: <Sono contento di sapere che difendi il mio onore anche da me stesso.>
Michele gli riserva una mezza occhiataccia e gli dà una spinta giocosa: <Stronzo.>
<Beh, almeno non mi hai dato del cretino.>

<Se vuoi posso rimediare.> sorride il pugliese <Perché sei anche un cretino oltre che stronzo, ma siamo un po' tutti cretini, no?>
<Parla per te!> ribatte Giuseppe mentre mette in standby la Switch ed entrambi sorridono.

Passano qualche secondo in silenzio, poi Michele chiede: <Quindi si può sapere cosa ti frulla per la testa?>
Giuseppe aggrotta le sopracciglia e tortura le proprie dita. Si morde il labbro inferiore e rimugina.

Michele s'avvicina e, nonostante il tempo che rende il troppo contatto un bagno di sudore, cinge per le spalle il fratello, dando una leggera strizzata.
<Non ti vogliamo fare pressione, non mi piace farti pressione, ma mi spiace vederti così.>

<È... è che è stupido.> s'esaspera Giuseppe <Davvero stupido. Forse mi merito davvero di essere chiamato un cretino. Perché non ha senso!>

Michele corruga la fronte: <Se non ti spieghi, io non ci capisco niente. Cioè, ho capito che pensi di essere stupido. Ma non mi dice tanto.>

Giuseppe scuote la testa e dà un pizzicotto alla mano che ha sulla spalla.
Michele ritrae la mano e il braccio di scatto mentre gli lancia qualche insulto in barese stretto e il campano ridacchia.

<Stronzo!> ribadisce il pugliese <Ma questo non cambia che non mi hai dato neanche uno straccio di risposta! Anche un no, ma la voglio!>

Giuseppe borbotta che è proprio un testone e confessa: <Devo capire da dove iniziare! Anche perché ho paura di diventare pazzo se non lo dico qualcuno! Anche se è stupido! E imbarazzante!>

<Wow, abbiamo aggiunto un altro aggettivo, imbarazzante.> scherza Michele
<L'ho usato come avverbio.> puntualizza Giuseppe, che riceve un'occhiataccia del fratello, il quale sottolinea l'assurdità con: <Proprio te ti permetti di fare il precisino?>

Giuseppe scrolla le spalle.
Poi passano un secondo o due in silenzio fino a che il pugliese aggiunge: <E smettila di distrarmi!>
<Sei te che ti distrai facilmente! Dammi il tempo e io mi spiego!>

<Io sono qua che aspetto.> e Michele incrocia le braccia, osservandolo.
Non lo sta giudicando, ma è decisamente trepidante.

Il partenopeo comunque sa con certezza che se dice di no, Michele lo accetterà e se ne andrà, anche se preoccupato e probabilmente pure un po' infastidito.

Ma Giuseppe non se la sente di negarli la verità. Anche perché, davvero, ha bisogno di dirlo a qualcuno.

Perché, anche se da un lato rende la cosa più spaventosa perché diventa più concreta, dall'altro ha bisogno di non rimuginare da solo su una cosa del genere perché altrimenti diventa matto e fa una cazzata in suo stile che rovina tutto.
E non vuole rovinare alcunché.

Perché per quanto assurdi e improvvisi siano i sentimenti che prova, sono comunque preziosi. E per quanto possa essere criticato il suo eccessivo trasporto emotivo, Giuseppe vuole vivere ogni emozione fino in fondo e non si perdonerebbe di buttare alle ortiche una simile occasione, soprattutto per la buonissima persona coinvolta. Anzi, il diretto interessato oltre sé stesso.

Quindi sospira, guarda negli occhi Michele e racconta.
Forse non c'è molto da raccontare, ma si ingarbuglia e si perde e... non si giustifica, di per sé, perché non ha mai nascosto da quando l'ha scoperto che gli può piacere chiunque, indipendentemente da cosa hanno nei pantaloni. Ma dopo così tanti decenni passati ad avere una certa cotta per Rita è assurdo che l'abbia dimenticata per una cazzata del genere da brillo, no?

Anche se al cuore non si comanda e decisamente il suo è indomabile proprio perché lui si butta nelle sensazioni di testa e non ritorna in sé fino a che il sentimento non scema o non riesce a integrarlo in modo "sano" col resto di sé.

E non riesce a trattenersi dall'arrossire un po' sulle guance mentre ricorda quella sera buttati sul divano, quel frangente in cui entrambi avevano avuto il terribile dubbio (fu così terribile? Fu davvero un dubbio e non qualcos'altro?) che si sarebbero baciati.

Come non può non torturarsi le mani mentre ricorda la discussione avuta dopo quel periodo di pensione, in cui Maurizio ha ammesso di aver pensato a quella sera, a quel bacio non dato.

E come non s'è potuto più negare che, sotto sotto, anche lui ci continuava a pensare. Che per quanto fosse bravo a schiacciare quel pensiero perché lo confondeva e si voleva convincere non fosse niente, perché non voleva rovinare l'amicizia tra di loro, non poteva più fuggire.
E come non è riuscito a dire niente perché Mario ha interrotto il momento e Maurizio è sparito

Quando finisce, Michele resta muto per lunghi secondi, digerendo tutte le informazioni che Giuseppe gli ha rigurgitato addosso in modo poco chiaro.

<Wow.> è il primo commento che il pugliese fa <Decisamente non mi aspettavo una cosa del genere.>
<Te l'ho detto che era stupida e imbarazzante.>

Michele lo guarda come se fosse pazzo: <Non è stupida e imbarazzante!>
<Ah no?!>
<No!> e il pugliese si gratta il capo <È improvviso, poco ma sicuro.>

Giuseppe non può che abbozzare un sorriso un po' tirato e fare spallucce. Il suo cuore non lo comanda neppure lui.

<Ma sono contento per te, se Maurizio ti piace davvero. Perché con Rita, siamo onesti, ora non avevi nessuna chance. Già ne avevi poche prima, ora che è fidanzata... Proprio zero. E Maurizio è bravo. Un po' agitato, ma bravo. Però è l'agitato che ti evita di fare una cazzata, ogni tanto, e a te servirebbe.>

<Ho la tua benedizione?> scherza Giuseppe.
<Non hai bisogno della benedizione di nessuno, se non che tutto questo vada a buon fine. Perché non mi piace per niente vederti così!>

Giuseppe s'appoggia alla spalla del fratello e commenta: <La cosa più assurda di tutto questo è che tu non abbia battuto ciglio di fronte a tutto quello che ti ho detto.>
<Non sperare che Mimi o mamma saranno come me, eh!>

<Per favore, non dirglielo per qualche altro giorno, fai finta che abbia bisogno ancora di qualche giorno.>
<Comprensibilissimo, detto fatto!>
E i due fratelli sorridono mentre chiudono gli occhi e si godono il vento fresco che passa per il gazebo.

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