240. Tendenza al perfezionismo

N/A: prima di lasciarvi al capitolo, ci tenevo a condividere con voi dei disegnini fatti da me su alcune regioncine, ma in versione nyo a cui ho dato pure il nome
+ alcune regioni che hanno solo il nome
+ due disegnini fatti da una lettrice molto molto gentile che, di fronte ai miei obbrobri, li ha resi molto più cute.

Soprattutto il primo è brutto ma, in mia difesa, non disegnavo da un po'!

E quindi abbiamo Nyo!Rosa, il cui nome si vedrà nel disegnino sotto (non mio, perché è super bello) *rullo di tamburi*

Leandro!
Scelto perché significa uomo delicato e quindi lo ha scelto per il joke. Perché in qualsiasi universo, Rosa, anche da Nyo, rimane sempre dolcissima.
E se nell'universo normale viene scambiata con un uomo, qua viene scambiata per una donna, ovviamente.

E poi, dato che questo e gli altri sono stati scelti con la lettrice, abbiamo deciso di tenere Leandro perché è bellissimo immaginare uno che lo approccia, Leandro si gira e fa "Mi chiamo Leandro".
Zero dubbi sia uomo.
Ma soprattutto perché ricorda Oleandro e per il meme qualcuno in casa palese ha photoshoppato Leandro con quell'albero.

Passiamo al successivo!
E anche di questo c'è sia il mio sgorbio di disegno che un altro!



Essenzialmente Franchino in versione nyo! è alt e ha una ciocca di capelli colorati (non ho ancora deciso di che colore lol).
Il suo nome, come si legge nel secondo disegno, è Matilde.
Nyo!Michele è stata chiamata Delia.

Ultimo personaggio nyo!



E infine nyo!Marie, palesemente una copia sputata ma più pucci di Francis del nostro mondo.
Il suo nome è Théodore, ovviamente detto alla francese e non all'inglese come spesso gli capita.
E ovviamente in casa viene preso per il culo perché viene paragonato al Chipmunk che si chiama Theodore, che è pure il più sfigato.

Altre regioni senza design (anche se ho delle idee in mente) ma con un nome, perché ci siamo sbizzarrite nel dare nomi, abbiamo:
- nyo!Giorgio come Diana
- nyo!Domenico come Viola
- nyo!Mario come Sara
- nyo!Giuseppe come Stella

E tutti questi nomi sono saltati fuori perché dopo Leandro - Oleandro abbiamo deciso di ficcarci in mezzo anche altre regioni.
E dopo che Delia era spuntato a caso per Michele, io mi sono ricordata che avevo chiamato nyo!Roberto Margherita, quindi ci mancava un'ultima regione e facevamo la triade di fiorellino da abbinare a Leandro - Oleandro.
Però a sto punto serviva anche una a cui fare il sole dei teletubbies (perché ci siamo immaginate questo Photoshop di tutte le regioni coinvolte continuamente ri-attaccato in soggiorno e cucina per dispetto).

Ovviamente sono state scelte come fautrici nyo!Giuseppe e nyo!Mario, con nyo!Aleksander (ancora senza nome!) ma che poi una della due non settentrionali facesse comunella con nyo!Ale per aggiungerla nel Photoshop all'ultimo.
Nyo!Mario è stato scartato perché palese doveva avere un nome biblico, quindi Sara, ma nyo!Giuseppe era perfetto quindi Stella.

Nyo!Giorgio è capitato di mezzo perché sì. E perché è una dei personaggi per cui ho più idee quindi già che c'eravamo volevo dargli un nome.

E dopo questo sproloquio lunghissimo di cui non vi fregherà niente e ringraziare profondamente Alive-foranime per i suoi disegni e input per i nomi...
Buona lettura!




Forse non è stata la scelta migliore venire in soggiorno, anche se seduto al tavolo presente verso un lato dell'ampia stanza.
Ma ormai si è seduto e Carlo non ha decisamente voglia di spostarsi di nuovo e prendere con sé il suo materiale in un preciso ordine e ri-metterlo su un'altra superficie in uno specifico modo e con una determinata distanza tra i vari oggetti perché altrimenti gli viene voglia di buttare tutto all'aria e dargli fuoco.

Ma non solo: il materiale deve essere posizionato a partire dall'oggetto a ore due per poi seguire un pattern preciso. E se non segue quell'ordine, oltre a tenere di conto la già citata spazialità tra gli oggetti, gli viene ancora voglia di dare fuoco a tutto.

Ma ad essere onesti, gli sta lo stesso venendo voglia di bruciare l'intero tavolo e i materiali messi accuratamente sopra.
E questo per un semplice motivo.

Non ci sta capendo un cazzo.

Tira una riga sul foglio pieno di grafite e passa alla facciata successiva del quaderno, ricopiando dall'inizio l'esercizio del tomo aperto avanti a sé, ma più alla sua sinistra, cosicché la mano con cui scrive non possa interferire con la lettura.

A essere più precisi, non è che non ci sta capendo totalmente niente.
È che una buona parte degli esercizi non gli viene al primo tentativo. Anche se consulta il manuale, dannazione!

(Il suddetto manuale è diligentemente appoggiato di fianco all'eserciziario, ma a destra, parallelo al quaderno ma sormontante quest'ultimo di ben sette centimetri, cosicché da essere totalmente visibile mentre svolge l'esercizio.)

Potrebbe provare a cercare un video online? Sì. Ma sarebbe ammettere a se stesso di non riuscire a studiare da autodidatta il materiale di un solo e patetico esame da sé.

Potrebbe chiedere a Sofia, che negli anni novanta aveva conseguito, nonostante il sessimo incontrato nella sua amata Bologna (che aveva potuto tenere a bada con la sua influenza giusto il tanto per poter proseguire negli esami venendo riconosciuta per le sue capacità e non per quello che aveva tra le gambe), una laurea in ingegneria?
Sì ma no.
Era un'opzione papabile, anche se forse Sofia ha conoscenze un po' datate e arrugginite (ma mai totalmente scordate), certo; ma se neanche cerca aiuto sul vasto e "anonimo" Internet, può mai chiederlo a quella donna che conosce e stima?

(Nonostante abbia materiale per cui ricattarlo, la stima lo stesso. Nei suoi panni avrebbe fatto ugualmente. Nessuno dei due è mafioso, ma neppure cretino. Un'opportunità rimane sempre un'opportunità.)

Prova ancora a svolgere l'esercizio ma neanche a metà del foglio è conscio che qualcosa non quadra, vede già che i calcoli andranno a parare sempre contro un muro. Un muro diverso da quello precedente, ma pur sempre un muro.

Quindi fa l'unica cosa possibile.
Prima di tutto, tira una dritta e sicura linea laterale sul foglio, cancellando l'esercizio, appoggia la matita accanto al quaderno (dove l'aveva messa nel momento della disposizione).
Poi chiude il quaderno, fa un profondo respiro e chiude con un tonfo (involontariamente) sia l'eserciziario sia il manuale di studio, in rapida successione.

Il piccolo trambusto fa "saltare" dalla sedia di dirimpetto alla sua il povero Domenico, che stava picchiettando la matita sul suo quadernino.
La matita gli cade di mano e le parole nuove da sostituire nell'ultimo verso della poesia in corso d'opera gli spariscono dalla punta della lingua.

L'abruzzese pare soppesare la situazione lunghi secondi prima di chiedere a mezza voce: <Tutto ok?>
Non che lo si possa biasimare, Carlo sembra quasi sul punto di sclerare, ma è maleducato non dire niente e se lo si ignora potrebbe incazzarsi di più. Quindi tanto vale chiedere e togliersi lo sfizio.

<Non mi riescono questi esercizi di analisi.> risponde subito Carlo, anche se con tono seccato.
Riserva uno sguardo fulminante al libro ed eserciziario appoggiati sul tavolo, per poi continuare, sempre fissando i due volumi: <Non ha senso che non riesca a farli, sono libri usati per un esame del primo anno di ingegneria, che passano umani molto più giovani e più stupidi di me, perché a me non vengono?>

<Beh, all'università capita di ridare esami varie volte, no? E ingegneria è una di quelle lauree in cui, a quanto pare, devi rifare gli esami più volte.>
<Ma loro sono umani. E hanno una valutazione a stressarli. Io per ora no.>
<Vorresti fare una laurea in una qualsivoglia ingegneria prima o poi?>

<Mi sta venendo voglia di dare fuoco a tutto, ma quello era l'obiettivo.>
<Perché non guardarsi delle lezioni online? Possono essere molto utili.>

<Perché non sarebbe più autodidatta.>
<Beh, in realtà sì. Non stai ancora ricorrendo ad un curriculum scolastico per imparare.>
<Se usassi dei video, vorrebbe dire non farcela solo con le mie risorse.>
<Allora, secondo la tua logica, non dovresti neppure usare quel libro, no? Solo fare esercizi e sperare di farcela.>

Carlo s'imbroncia ma non riesce a ribattere. Perché sì, messa giù così, allora non potrebbe usare neanche i libri, perché come i video sono una risorsa esterna a sé.

Rimangono in silenzio per lunghi secondi e Domenico è tornato a guardare il proprio foglio.
Il lombardo immagina che la discussione sia finita lì, e ritorna a dibattere mentalmente se ne valga la pena bruciare un po' del suo ego e cercare aiuto nell'Internet.
(Prima di chiedere a Sofia dovrà morire. Non permanentemente, ovvio. In quel caso non le potrebbe chiedere aiuto. È altresì vero che così il suo ego non potrà mai essere sbriciolato.)

Però Domenico rialza lo sguardo e torna a parlare: <Capisco la sensazione. Forse non la proviamo nello stesso identico modo, ma la linea generale sono certo sia la stessa. E riguarda tutto l'orgoglio, no? Il voler fare tutto da sé perché devo essere capace, altrimenti che cosa ci sto qua a fare? Se devo chiedere aiuto agli altri o anche a delle cose esterne a me, vuol dire che poi mi adagerò sugli allori e poi sarò dipendente per tutto dal mondo e quindi debole. Chiedere aiuto vuol dire essere deboli e non posso essere debole.>

Carlo lo fissa stralunato.
Chi l'avrebbe mai detto che Domenico, quel colosso dal cuore d'oro, potesse avere una mente così affine alla sua?
La stima per quella quieta regione s'alza, ma ancora di poco.
Perché, beh, odia essere visto con condiscendenza. E rientra nel chiedere aiuto, anche se non richiesto, questa conversazione, quindi si sente debole.
(Come ha detto Domenico. Dannazione!)

L'abruzzese prosegue: <Ma non è così. Avere bisogno, di tanto in tanto, di un aiuto non rende deboli. E questo perché, a meno di trascendere questo piano mortale, tu sei già dipendente dal mondo e non vuol dire essere debole. Perché hai bisogno dell'ossigeno e di un terreno su cui appoggiare i piedi, possibilmente un rifugio, i vestiti non li disprezziamo, e via discorrendo. Avere bisogno di tutto ciò ti rende debole? No. Ci rende deboli credere di essere invincibili, perché al minimo problema crolliamo.>

<E cosa dovrei fare?> indaga Carlo con forse troppa acidità.
Ma odia essere trattato come un idiota.

Domenico neanche prova ad abbozzare un sorriso, perché sa benissimo come verrebbe recepito. Quindi si limita a fare scarabocchi su un angolo del foglio e decreta, quasi solenne: <Dipende da te. Ognuno di noi è fatto a modo suo a questo mondo, anche se su alcuni aspetti si può collimare. Personalmente, ogni tanto mi fa bene vedere le persone a cui tengo e che stimo e che ritengo forti e capaci e notare quando chiedono aiuto. E lo fanno. Forse non sempre, forse con qualche problema. Ma lo fanno. E se loro, che stimo così tanto, possono chiedere aiuto, perché io no?>

Carlo annuisce, ma non dice niente.
Domenico s'accorge del movimento solo perché lo stava osservando con la coda dell'occhio.
Sempre con la coda dell'occhio, osserva come raccoglie la cancelleria e i libri in un preciso ordine, impilandoli in modo efficace.
Poi prende tutto tra le braccia e si dirige verso le scale.

Domenico abbozza un sorriso mentre abbandona la precedente poesia non finita e, ispirato, inizia a fare un brainstorming, scrivendo sul foglio parole e piccoli stralci di frasi interessanti.
Spera di aver anche solo scalfito un po' Carlo.

Gli dispiacerebbe, anche se il lombardo non è tra i più simpatici, se rischiasse di finire come lui stesso.
Divorato dal suo stesso desiderio di essere forte, trovandosi debole come un castello di carte.

(Ogni tanto gli capita di essere sul bordo di quel tremendo precipizio.)

Alza lo sguardo.
Angela ha gli occhi chiusi, seduta per terra, un accenno di sorriso in volto, mentre Mario, tutto attento, le pettina i capelli per poi poterli acconciare sotto le direttive di Michele, lì accanto al laziale.

(E il baratro torna un po' più lontano.)

N/A: credo di avere sproloquiato abbastanza all'inizio, quindi ciao ciao da questa stupida autrice che si è (di nuovo) slogata la caviglia domenica sera lavorando, hahahaha

:')

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