231. Vivido frangente
N/A: ho fatto disegnini stupidi.
Il primo è Rosa che fa vedere quanto è brava
Il secondo è Giorgio che quindi ovviamente deve rispondere facendo vedere la propria flessibilità...
Ma questo scatena una... "conversazione", ecco.
Se non leggete qualcosa, ditemi pure che ve lo scrivo nei commenti.
Avvertenze: Aleksander.
Sí, basta lui come avvertenza
E niente, Aleksander deve trovarsi un altro hobby nella vita, oltre a simpare con gli ormoni a palla.
E ad attrarre la sfiga.
Ma questo capitolo non parla di loro, bensì di una "coppia" che nessuno di voi ha chiesto e che è nata a caso ma ora gli voglio tanto bene e quindi eccola.
Buona lettura!
Giuseppe può sembrare un idiota, e ogni tanto lo è, eh, non lo può negare, ma non è proprio un cretino.
Soprattutto se riguarda altre persone.
Quello che gli manca in conoscenze e sottigliezza, compensa con la sua abilità di farsi piacere, dal saper raccogliere simpatie e giostrare le masse (e ciò lo dice perché l'ha provato molte volte con persone che non sono suoi cittadini, perché tutti buoni a giocare in casa!).
Alcune volte fa scivoloni, vero, ma perché dimentica che pure gli altri possono giocare il suo stesso gioco.
E qualcuno potrebbe ribattere che molte rischia di venire ucciso o mutilato gravemente per le stronzate che dice.
Ed è vero.
Ma perché consciamente spinge i bottoni giusti, perché come sa farsi amare, ma sa altrettanto bene se non di più come essere irritabile.
Perché se bisogna catturare l'attenzione, l'irritazione può essere ben più forte della simpatia.
E per possedere e raffinare questa grande arte bisogna saper leggere le persone. E nel corso dei secoli è sempre migliorato, ormai sbaglia poche volte.
E quindi è sicurissimo che Maurizio lo stia evitando e non riesce a trovare il perché.
Non gli ha fatto scherzi; non l'ha stuzzicato con qualcosa inerente ad Angela; non ha sicuramente aiutato Domenico ad avvicinarsi ad Angela; non l'ha insultato; non ci sono notizie specifiche di campani che hanno commesso grandi offese nelle Marche, che si sappia, per cui possa tenergli infantilmente il muso...
Proprio non capisce!
Ma vuole capire.
Gli sta simpatico Maurizio; anche se non capisce appieno la sua latente (neanche troppo) paranoia, si unisce spesso alle mirabolanti stupidaggini sue e delle altre regioni, dando un input più arguto della norma, ma da un'altra prospettiva rispetto al semi-onnisciente Vincenzo.
E poi è gentile, educato, con più calma della media in quella casa (non che ci voglia troppo, ma se la media è bassa pure un motivo c'è) e quando s'imbroncia sembra un cagnolino bastonato che, quando torna sorridente, ridiventa festoso.
Gli sta molto simpatico, ecco!
E gli dispiace che ora lo eviti come la peste per nessun motivo apparente.
Quindi deve chiarire!
E quindi il massimo che la sua mente ha ideato, conscia che era necessario mettere Maurizio alle strette, era appostarsi e prenderlo di sorpresa mentre scendeva e andava in salotto.
Acquattato, quasi trattenendo il respiro, appena sente Maurizio scendere dal piano di sopra (e in questo ha avuto l'aiuto di Michele che, nonostante non sapesse perché, ha scritto in privato a Maurizio di venire in salotto, come richiestogli dal campano).
Appena una gamba e parte di un corpo spuntano dal gradino, Giuseppe gli afferra un polso con entrambe le mani e lo strattona, quasi tirandolo, dentro camera propria, proprio vicino alla scala, chiudendosi la porta dietro.
Si spaventa giusto un attimo quando un Maurizio con i nervi tesi e la sua lancia in mano lo fissa con intento omicida, per poi subito diventare atterrito.
Ma ancora con la lancia in mano, chiede con voce un po' tremolante: <Che vuoi?>
E intanto fa un passo indietro, stringendo la lancia più come conforto che come arma.
<Ok, non è il modo migliore per iniziare una conversazione, ma se te l'avessi semplicemente chiesto saresti scappato. Non voglio fare niente, lo giuro, voglio solo parlare!>
<E di cosa?> pigola il marchigiano, che fa sparire la lancia ma non s'avvicina d'un passo.
<Di come mi stai evitando da tipo un mese! Cosa ho fatto?>
<Niente, niente-!>
<Stai mentendo!>
<Non sto mentendo-!>
<Fai sempre quel tono quando non sei assolutamente convinto di quello che dici! Non che tu sembri mai al 100% convinto di quello che dici, ma questo è proprio tono da "non ci credo manco io ma devo dirlo per forza"!>
<D-davvero...?>
<Cosa davvero? Sei davvero così testone da non voler ammettere che non credi in quel che dici?>
<Davvero l'hai notato? Che non sembro mai sicuro di quel che dico?>
Giuseppe sbatte lentamente le palpebre. Non capisce perché Maurizio ha deciso di parare lì, ma gli fa tenerezza come sembri smarrito dal fatto che qualcuno lo noti (e insieme gli dispiace; perché dovrebbe essere ignorato? È una bravissima persona!).
Gli sorride incoraggiante (è un piccolo sorriso, non uno dei suoi vistosi a 32 denti, ma pensa che la sua genuinità compensi la sua pochezza) e risponde con tono più calmo di prima: <Eh certo, basta osservarti con un po' di attenzione per capirlo. E poi ci conosciamo e mi stai simpatico, perché non dovrei volerti conoscere bene o almeno sempre più di prima?>
Purtroppo, anche se intravede un po' di confusione, non afferra la profondità e intensità del caos che strilla nella testa di Maurizio a quelle parole.
Ha caldo. Sta sudando, vero?! È rosso come un idiota, giusto?!
Oddio, che cretino!
Come se fosse un ragazzino ormonato!
Chissà come, resiste all'istinto e il bisogno di nascondere il viso dietro le mani.
O almeno ci prova per qualche secondo, perché poi in un versetto -imbarazzante- si conficca i palmi contro gli occhi ed espira rumorosamente, mentre sente il volto incandescente.
Giuseppe rimane fermo, instupidito, per qualche secondo. Poi s'avvicina e gli poggia una mano sulla spalla e chiede: <Ehi, me ne puoi parlare, anche se ti imbarazza. Riguarda entrambi, no? E non ti giudicherò, almeno non prima di aver sentito tutta la storia, perché c'è una storia, mh?>
<No-! Si-? Non lo so?!> lamenta il marchigiano, non alzando il volto dalle mani.
<Ehi, ehi, respira. Respira. Dentro e fuori. Ok? Dentro. E fuori.>
E vanno avanti così per quei minuti che serve a Maurizio per calmarsi e alzare il volto, per ritrovarsi a fin troppi pochi centimetri di distanza il sorriso incoraggiante del campano, gli occhi scuri pieni di soddisfazione. Ma il tono è così gentile mentre gli chiede a mezza voce: <Te la senti di parlarne?>
E il povero marchigiano non sa se ridere o piangere o scappare o chissà altro in preda alla confusione.
Com'è possibile che una sera qualsiasi, con un mezzo flirt (che forse non era neanche in parte flirt, perché il meridionale è sempre espansivo) e un po' di alcool nelle vene, Giuseppe gli abbia ribaltato le sue ""certezze"" come se fossero un calzino?!
E il peggio è che, più lo guarda, più alcune voci domandano, retoriche, pericolose: «Perché no?».
E allora ecco che la disperazione gli fa fare la cosa peggiore possibile, non elencata precedentemente.
In un sussurro, fissandolo dritto negli occhi, ammette: <Da quando quella sera, sul divano, mi hai detto che per te sono adorabile e un bell'uomo e che era un peccato fossi occupato... non riesco a togliermi dalla testa cosa sarebbe successo se ti avessi baciato.>
Il campano strabuzza gli occhi, così tanto che Maurizio ha paura gli escano dalle orbite, e subito dopo il marchigiano ha la paura ancora più opprimente di aver fatto La cazzata, con la elle maiuscola.
Ma il problema ancora peggiore, e quasi si stupisce che il suo cuore non abbia dato già forfait per il crescendo erratico a cui è sottoposto, è che Giuseppe non si muove.
Lo fissa eppure insieme non lo osserva.
Sta pensando a qualcosa.
Ripensando? Immaginando?
Se sta immaginando, che cosa?
E le mille domande che gli si affollano nella mente, mentre anche Giuseppe è abbastanza confuso.
E insieme non è così tanto confuso, perché non ci sono tanti problemi. Rita gli piaceva, sì, ma era più una cotta che sa che ormai è da seppellire perché è felicemente fidanzata, anche se odia il fortunato. Anche se non smetterà mai di trovare la sarda sensuale e bella come una dea, allo stesso tempo non c'è più quella fiamma che l'ha animato per decenni. Si è scemato nella consapevolezza della sua impossibilità.
E che problema c'è allora riversarsi su Maurizio?
Gli sta simpatico, non lo potrà mai davvero vedere come un fratello, come vede Michele e Vincenzo da secoli e ormai anche Mario, e non ha mai negato mentalmente che lo trova un bell'uomo, anche se pure lui dietro ad altri.
Però con Angela non c'è niente e se Maurizio ha questi pensieri, allora vuol dire che l'ha superata? O che è solo confuso peggio del solito?
Ripensa a quella serata, sul divano, a festeggiare chissà cosa.
E ricorda facilmente come i capelli corvini riflettessero le luci violacee della stanza e come i suoi occhi scuri sembrassero così profondi, da perdersi insieme a lui nei suoi mille pensieri.
Ed è difficile scordare come Maurizio l'aveva guardato dopo i suoi commenti, sorpreso, quasi irrigidito, eppure con le pupille leggermente dilatate e le labbra inumidite di riflesso, senza essere conscio.
Beh, tutte le cose portano ad una chiara somma.
E, anche se sa leggere bene le persone, sicuramente chi riesce a conoscere meglio è sé stesso.
Ma il momento viene rotto dal suo adoratissimo fratello Mario che batte sulla porta e fa: <Ao, Beppe! Scenni o no? Annamo a gioca'!>
Maurizio si scosta quasi saltando, trattenendo chissà come un urletto, mentre Giuseppe guarda verso la porta e fa: <Arrivo, un attimo!>
Si rigira verso Maurizio per mettere un bel punto alla questione, facendogli capire la sua idea, che il marchigiano non c'è più.
È scomparso camminando due passi nella sua stanza?!
Si stropiccia il volto, per poi andare verso la porta.
Ora capisce il problema di Maurizio.
Come si può togliere dalla testa quel vivido frangente di quella notte sfumata dall'alcool e quel bacio non dato?
N/A: :3
Fatemi sapere se vi piace o meno e io vi auguro un buon pomeriggio.
Io torno a disperarmi che domani ho il primo esame di quattro.
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