219. Il matrimonio

N/A: ho fatto un video stupido e registrato pure male, in teoria è qua sopra!
Spero si veda e che vi piaccia!

Altrimenti, direttamente, buona lettura!

Tra il 1940 e inizio 1942

<Dove sta il mio bel marito?> domanda Rita, esuberante, entrando nel salotto.
Nonostante i tempi bui e come tutto stia andando alla malora, in quella casa si cerca di evitare al meglio di pensare all'esterno di quelle mura e spazioso giardino.
Nonostante gli attriti ovvi, per citare il più palese tra Sofia (e Anna, ma lei è più diplomatica) e Carlo.

E quindi Bruno suppone siano graditi quegli sprazzi di frivolezza e leggerezza, il che è paradossale se si pensa che loro dovrebbero essere ancora più scossi degli umani, rappresentandoli e personificando delle terre.

Eppure vogliono ignorare. Tanto tutti hanno quel peso nel petto soffocante dato dalla guerra che non pare volgere a favore degli italiani, non che fosse una sorpresa.
Non sono equipaggiati a sufficienza.
Ma meglio non pensarci, meglio concentrarsi sulla frase di Rita.
Ha un marito?

Roberto alza lo sguardo dal suo libro e ruota gli occhi, ma un sorrisetto gli tira gli angoli delle labbra all'insù: <Non so se siamo ancora sposati.>
<Il divorzio qua non esiste, nessuno di noi due comunque l'ha cancellato in qualche modo illegale e dato che è finché morte non ci separi... saremo sposati per sempre!>
E la sarda si affloscia contro il divano accanto al piemontese, dandogli una giocosa spallata.

Il settentrionale borbotta qualcosa e prova a tornare a leggere il libro, ma Rosa chiede: <Non è stato annullato quando sono arrivati gli altri, nel '61?>
<I Savoia non hanno mai detto niente.> nota Roberto.
<Se ne saranno dimenticati.> sbuffa Rita <Ma ciò non cambia che ci sono un Roberto- Savoia e una Rita Carta sposati nei registri Savoia, ben nascosti.>

<Carta?> indaga Francesca.
<Che c'è di strano?>
<È diverso da quello che abbiamo ora.>
<E il mio non è strano?> s'intromette Roberto.
<Nessuno è sorpreso.> sbuffa Rosa.

Bruno aggrotta le sopracciglia e interrompe il proprio cruciverba.
<C'è qualcosa che non va, Bruno?> indaga preoccupato Roberto, sempre così premuroso, cambiando discorso.

E tutti guardano Bruno, che ora è i soggezione e ha sempre quel qualcosa a metà tra gola e stomaco che lo sconquassa.
<N-non so...> prova a recuperare tempo e cerca una scusa, no, anzi, una ipotesi <Quando è successo questo matrimonio? Come mai non siamo stati invitati?>

Rita scoppia a ridere e nota: <Ci hanno fatto sposare quando sono stata annessa io, Bruno. L'unica presente tra noi era Marie, che non è neppure effettivamente qui.>
Per fortuna, in quella casa si permettono ancora di usare nomi stranieri, per quanto odiati dal regime.

Chissene frega di quello che pensava Mussolini, se Marie e Aleksander si chiamavano così, non li avrebbero chiamati Maria e Alessandro! E non avrebbe mai dovuto prendere lui come esempio! Era diverso! Voleva lasciarsi alle spalle Roderich e il suo dominio e il modo migliore era cambiare nome e cosa di meglio di un nome del nuovo Regno sotto cui era?
Non c'entra niente l'italianizzazione. È solo de-Rodericazione (anche se non è una parola vera).
Ma sta degenerando.

Annuisce lentamente alle parole della sarda, borbottando una qualche scusa, imbarazzato.
Roberto gli riserva uno dei suoi luminosi sorrisi che lo stupiscono nonostante tutte le volte lo abbia visto, e ribatte: <Non potevi saperlo. Sarebbe stato bello rendere quel giorno più teso che altro un motivo per effettivamente celebrare. Come anche sdrammatizzare il giorno che ce l'hanno detto.>

<Perché?> curiosa Francesca.
E Rita parte con una dettagliata descrizione dell'avvenuto, che sembra scandaloso dalle facce degli ascoltatori (soprattutto quella di Roberto, è mortificato), ma non riesce ad ascoltare.

Vede solo la zazzera castana del piemontese e ripensa alle sue parole, al rendere bello un giorno teso.
Il matrimonio è spesso d'interesse, sì, anche tra loro, ma perché deve esserlo?
E lui accetterebbe mai un matrimonio forzato, come quello tra Austria ed Elizaveta?

•~-~•

È in un ampio salone, che ha visto poche volte e in quel momento non importa che abbia i contorni sfocati o che presenti motivi inesistenti nella realtà.
Per Bruno importa solo che è su una pedana.

Si gira da un lato e vede un parroco, riccamente vestito, osservarlo austero, ma non per forza ostile. È un prete, è tutto nella norma.
Si gira verso il fondo della sala e ammira Roberto entrare dal portone, vestito di tutto punto, con un enorme sorriso in volto.

È diverso da quelli che gli riserva, intrisi di una bontà che lo sconquassa sempre, ma non vuol dire che sia meno raggiante o che non lo faccia vibrare come trafitto da un fulmine.

E poi gli sale l'ansia.
Perché è sulla pedana? Soprattutto conciato come è nel suo pigiama?
Abbassa lo sguardo ed è piacevolmente sorpreso: anche lui è vestito elegantemente, come Roberto, anche se non sarà mai regale come lui in tali abiti.

Rialza lo sguardo e Roberto è vicinissimo, con quel sorriso speciale che gli blocca il respiro nel miglior modo possibile, e allunga una mano verso di lui-

E Bruno si sveglia, madido di sudore.

•~-~•

Fa quel sogno svariate volte di fila quella settimana.
E anche quella dopo.
E quella dopo.
Lo tormenta e non capisce perché.

Perché mai è così ossessionato dal non esser stato presente al matrimonio di Roberto con Rita (che non c'è mai nel sogno), quasi due secoli prima?

•~-~•

Dopo un mese di (quasi) ininterrottamente sognare quella stessa scena, che lo lascia scosso e in un turbinio di emozioni come la prima volta, decide che è ora di parlarne ad alta voce.
Forse è solo il fatto di tenerlo per sé che lo fa ammattire.
Ci spera, per lo meno.

Deve solo trovare il coraggio di dire qualcosa adesso, mentre sono in cucina e Roberto sta mescolando qualcosa in una ciotola.
Adora stare attorno mentre prepara qualche dolce. La cucina si riempie di un buon odore ed è il modo migliore per osservare Roberto in quello che Bruno definisce ironicamente, tra sé e sé, allo "stato brado": senza ruoli a gravarlo, senza passato a tormentarlo, senza ansia.
Tutto il mondo scompare, se non per quello che sta facendo.
È la quinta essenza della quiete, che per certi versi è meglio della calma.

Gli dispiace interromperlo.
<Roberto?>

E il piemontese è di nuovo lì, agitazione e gentilezza insieme, che si gira verso Bruno e gli sorride cortese, chiedendo: <Sì?>

<So che è stupido, ma stavo pensando al tuo matrimonio con Rita e... credo mi abbia confuso. Perché ho visto solo, come altro esempio di matrimonio tra esseri non umani, quello tra Roderich ed Elizaveta, cioè Austria ed Ungheria e anche loro, circa, erano stati costretti e funzionavano, anche se non bene tanto quanto voi, per quel che vedo. Come avete fatto?>

Roberto sembra rifletterci a lungo prima di ammettere: <Già che sei in una situazione controvoglia, meglio non peggiorarla. E non so il caso di Austria e Ungheria, ma paradossalmente condividere un matrimonio mi ha portato più vicino a Rita, nel cameratismo di condividere tale destino non voluto.>

Bruno annuisce.
Ha senso.
Forse è quello che lo attanagliava. Come facevi in situazioni del genere?
E allora perché faceva quel sogno? Nei suoi sogni esprimeva sempre i propri dubbi in modo così contorto? Non gli pareva!
Non riesce a trattenersi però dal chiedere: <Ti sposeresti mai? Cioè, come fanno i contadini, se possibile? Per... amore?>

Roberto si blocca e balbetta incoerentemente, poi prende un profondo respiro e ammette: <Non lo so. In questo momento mi basterebbe concludere il matrimonio. Non per Rita, ma perché non posso vederla come moglie. È mia sorella.>

Bruno annuisce e abbozza un sorrisino: <Grazie mille.>
Roberto gli fa quel dolce sorriso che ora gli gratta dietro la testa, dentro il cranio, proprio nel cervello, e nota: <È sempre un piacere parlare con te.>

E torna a cucinare.

•~-~•

Bruno fa il sogno più e più volte, ma un po' più distanziate tra di loro.
Fino a che non lo fa praticamente mai.
Forse finalmente la sua mente sta venendo a patti con i suoi stessi dubbi, ma sembra comunque elaborare a fatica.

•~-~•

Capirà solo svariati anni più tardi che stava sognando di sposare lui Roberto.
E si sentirà uno stupido a non averlo capito prima.



N/A: ahhhh, povero ingenuo Bruno, ancora gay represso!
L'idea è nata da una breve chiacchierata ironica con uno di voi lettori su tiktok e spero che vi sia piaciuto il capitolo!

Alla prossima!

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