217. Meritare di vivere bene l'amore (e non di meglio)

N/A: e dopo il mega capitolo di lunedì su "Una nuova casa (e vita?) per Lovino" (sì, dopo quattro anni quasi ho fatto uscire il secondo capitolo!), eccomi qua con un capitolo iper lungo sulla nostra coppia queer alcolizzata preferita, Aleksander e Giorgio!

Spero tanto vi possa piacere.
Sottolineo che è di oltre 4 mila parole e io di solito faccio i capitoli attorno alle 1000-1200 parole o massimo sulle 1300 parole o ancora più raramente 1400, quindi... è giusto un cicinino in più del solito!

Inoltre questo capitolo ha bisogno di avvertenze.
Infatti contiene riferimenti e discussioni riguardanti atti sessuali e scene di atti sessuali.

Con Giorgio e Aleksander.

Avete letto bene, cari lettori.
Provate a indovinare qui come sia possibile con il nostro 1000% sex averse ace Giorgio sia coinvolto in atti sessuali e chi vince otterrà un biscotto immaginario --->

Detto questo, buona lettura!


Aleksander strizza gli occhi chiusi con ancora più forza e cerca di capire perché.
Poi sente un movimento sul letto accanto a sé e un mugugno, un po' soppresso, un po' acuto.

Spalanca gli occhi all'istante e ci mette un attimo a non stupirsi del fatto che il soffitto è della sua camera a Trieste e non a Roma con gli altri.

Continua a fissare il soffitto e si gratta la pancia nuda (è estate, c'è caldo ed è già tanto che dorme con i boxer... A proposito di boxer, ha l'alzabandiera!) quando risente quel verso strozzato e si gira, trovandosi davanti la schiena nuda di Giorgio.

E poi qualcosa clicca. Sono insieme a casa sua a trascorrere un po' di tempo a fare la coppietta con più libertà e ovviamente dormono insieme ma non abbracciati perché c'è troppo caldo per quello, anche se sono entrambi in boxer.

Il friulano cerca di non fissarsi sul sedere del fidanzato coperto dal sottile tessuto e, confuso come suo solito, gli scuote una spalla al terzo verso che gli scappa dalle labbra e chiede: <Gigi? Gigi, che c'è? Svegliati-!>

E poi Giorgio geme.
No, Aleksander non sta avendo le traveggole, Giorgio ha proprio emesso un gemito. Un versetto acuto, lungo e lascivo che va dritto dritto al suo alzabandiera, ora peggio di prima.
Ma l'unica cosa che riesce a chiedersi è “Come?!”.

Aleksander rafforza la presa sulla spalla altrui, lo scuote ancora e lo richiama, anche se con voce più tremante: <Gigi, Gigi? Che c'è?>

E il veneto si gira di scatto dalla sua parte, spalancando gli occhi, il volto paonazzo.
Respira affannoso per lunghi secondi, fissandolo dritto nelle pupille. Manda giù un groppo in gola, abbassa le mani e borbotta: <Porca puttana.>
Si morde il labbro inferiore mentre trattiene un altro verso (questa volta non un vero e proprio gemito ma ci va vicinissimo) e si rannicchia un pochino.

E Aleksander, perspicace quanto un sasso e curioso come pochi, abbassa lo sguardo su dove sono le mani di Giorgio e...
E ora sì che i boxer gli fanno male, porca puttana.

Perché Giorgio è lì, steso sul suo letto, rosso, affannato, bellissimo come sempre e con una erezione delineata dai boxer.

Aleksander crede si star sognando perché non è possibile.
<Ehi!> strilla Giorgio e il friulano torna a guardare quello stupendo volto paonazzo, ora ancora più rosso (se possibile), e ora pure deliziosamente imbronciato.

<Non guardare! Porca troia quanto odio Feli-> alza una mano e copre con la bocca l'ennesimo mugugno <Chi cazzo ha voglia di fornicare a quest'ora del mattino?!>
Aleksander non risponde, ma vorrebbe tanto urlare «Io!» perché, beh, .

Giorgio strizza gli occhi chiusi per la disperazione mentre gli scappa un altro gemito senza volere e Aleksander deve trattenersi con tutto il suo essere dal gemere a sua volta perché, cazzo, chi l'avrebbe mai detto che il veneto sapesse fare dei suoni così acuti che fossero anche così dannatamente sexy.

Gli passa per un breve istante nella mente che vorrebbe tanto mettere a buon altro uso quelle labbra e si dà una manata mentalmente perché cattivo Ale, non si fa!
Giorgio sta avendo la sua crisi perché Feli sta scopando (quanto vorrebbe essere nei panni di Feliciano! Nel senso di star scopando. Ma non con un tedesco. Con Giorgio, vuole Giorgio. E possibilmente dandolo, non ricevendolo. Ma per Giorgio lo prenderebbe pure da dietro molto volentieri.) e ne risente anche lui.

<Vai in bagno e fatti una doccia.> pigola Aleksander e vorrebbe auto-congratularsi per come la sua voce non abbia tradito quanto sia la sia genuina e sua al 100% la voglia di scopare in quel momento.

Giorgio annuisce impazzito, imbarazzato e non stacca gli occhi dal suo volto (non ha notato il suo palese durello?!). S'alza impacciato e corre come può fino al bagno, chiaramente non abituato a muoversi con un'erezione.

Aleksander lo segue con lo sguardo fino a che non si chiude con forza la porta della camera dietro di sé, ma il friulano chiude gli occhi e l'immagine è ancora lì, vivida e precisa.

Oh, quanto sarebbe stato facile agguantarlo con un braccio attorno la vita e riportarlo sul letto.
Quanto sarebbe stato semplice spegnere ogni sua protesta baciandolo con foga, ingabbiandolo sotto il suo corpo.

Sospira di piacere mentre si massaggia da sopra i boxer, cercando un qualche sollievo che ancora non trova.
L'erezione lamenta il tocco non sufficiente e Aleksander immagina che, in quel bacio ipotetico, sarebbe molto semplice iniziare a strusciare i loro bacini e sfregare le loro erezioni turgide, ancora coperte.

Rabbrividisce al pensiero e soffoca solo a metà il gemito che gli scappa. Ne ha troppo e infila la mano dentro le mutande, abbassando i boxer giusto il necessario per masturbarsi in tutta comodità.

Mentre stringe l'erezione e muove il proprio pugno per tutta la lunghezza, continua a immaginare come sarebbe l'attrito contro quella di Giorgio.
Ha su dei boxer più morbidi dei suoi, ma comunque, a tirare ad indovinare, sembra essere un po' più lungo di lui.

Si morde il labbro inferiore mentre immagina Giorgio che già, dopo pochi secondi di frizioni, si stacca dal bacio paonazzo e ansimante, supplicandolo di fermarsi perché sta per venire.

Ma Aleksander non si fermerebbe, no, porterebbe solo la cosa allo step successivo.
Immagina di abbassare e togliere i propri boxer e quelli di Giorgio in fretta e furia, ammirando la sua erezione.
Sorride leggermente mentre emette un gemito, mentre si immagina il suo pene, lungo ma non tanto grosso in circonferenza, tutto pulsante e deliziosamente rosso sulla cappella.

Aleksander non resisterebbe e subito si metterebbe a stimolarlo sulla punta, mentre Giorgio sotto di sé lo pregherebbe di rallentare e subito dopo di fare di più e in fretta perché ammetterebbe di pensare di impazzire se osasse rallentare.

E lui lo accontenterebbe, muovendo anche la mano su e giù. Giorgio, novizio e non abituato neanche a masturbarsi, verrebbe subito.
Tremerebbe dalla testa ai piedi, stringendo le lenzuola tra le mani e arricciando i piedi, andando incontro con il bacino alla mano di Aleksander.

Emettere un gemito lungo, acuto, pieno di desiderio come quello che ha sentito, le guance e le orecchie e il collo deliziosamente rossi, gli occhi chiusi e una piccola lacrima di piacere che gli scappa da un angolo.
Poi aprirebbe gli occhi e quelle iridi di un chiaro miele (di castagno) sarebbero acquose, un po' perse perché il corpo di Giorgio sarebbe ancora totalmente perso nel piacere di essere venuto, però poi quegli occhi lo scruterebbero.

Prima con amore e ammirazione e poi con sfida. Ancora ansimante, in un soffio, ribatterebbe: <Ora tocca a te.> e gli stringerebbe l'erezione, pronto a farlo venire ancora più velocemente di quanto sia venuto lui.

Aleksander ferma un attimo la propria mano, mentre continua ad ansimare, per poi riprendere seguendo la sua fantasia.
Giorgio sarebbe stato guidato dall'impulso, ma subito dopo avrebbe realizzato di non saper bene come fare e, con un borbottio imbarazzato, avrebbe iniziato a muovere la mano su e giù velocemente, praticamente senza criterio, con troppa poca presa per fare veramente effetto.

Lui avrebbe riso e l'avrebbe fermato e, stringendogli il polso, l'avrebbe guidato.
Avrebbe suggerito di stringere un po' la presa (e Aleksander immaginó di avere quelle mani non troppo callose dalle lunghe dita addosso, comunque delicate e incerte).
Poi gli avrebbe detto di muovere più lentamente la mano, allentando e rafforzando la presa a seconda che, rispettivamente, salisse o scendesse, incoraggiandolo a dare una piccola strizzata alla base.

Aleksander geme mentre immagina Giorgio farlo e subito dopo avere un piccolo sobbalzo, paonazzo, davanti ai versi del fidanzato, per poi stamparsi in faccia un ghigno trionfante.
Avrebbe replicato che ora sapeva come fare e che non aveva bisogno di lui, poi avrebbe scacciato il suo polso e avrebbe messo a frutto gli insegnanti avuti.

Avrebbe anche iniziato ad osare, andando più veloce con la mano, ma con criterio, strizzando alla base e, furbescamente, dando una delicata strizzata sulla punta.

Aleksander arriccia i piedi contro il coprimaterasso mentre stringe la mano libera in un pugno, gemendo per l'ennesima volta.
Il Giorgio della sua immaginazione gli sorride trionfante, anche se ancora paonazzo, mentre lo osserva piano piano perdere la sua boria e diventare creta sotto le sue dita.

Oh, quanto Aleksander vorrebbe diventare molle creta sotto le mani di Giorgio.

Il veneto oserebbe anche iniziarlo a baciare sul collo, lasciando qualche morso. Come colpo finale, dopo aver raccolto il coraggio, gli sussurrebbe nell'orecchio: <Vieni per me> e avrebbe stretto la mano sulla base.

E Aleksander viene mentre immagina il volto gongolante di Giorgio mentre si lascia sporcare dal suo seme.

Nella sua privacy della sua camera, geme il nome dell'amato mentre insegue e prolunga l'orgasmo finché possibile.

Uno strillo acuto è tutto quello che gli basta per spalancare gli occhi spaventato e togliere il braccio, per ritrovarsi la faccia terrorizzata e insieme disgustata di Giorgio chiudere la porta davanti alla propria faccia, rimanendo fuori dalla stanza.

•~-~•

<Ho finito! Per come possibile!> avvisa Aleksander.
<Sicuro?> domanda Giorgio, con ancora un tono abbastanza disgustato.

Aleksander s'imbroncia e replica: <Sì. Se mi aiuti con la magia a mettere le nuove coperte sarebbe meglio, però.>
Giorgio entra con una faccia pronta ad aspettarsi la cosa più orribile possibile e il friulano rimane imbronciato perché, ehi, Giorgio è così schifato dal suo pene?!

Ok, non è un cazzo da pornoattore, ma non ha niente di male! Non è storto né altro di grave! È un pene nella media...
Ok, forse un pochino grosso e ad alcune donne con cui era stato una serata aveva fatto un attimo ansia perché non erano sicure ci entrasse senza fare male, però...

Scuote la testa e smette di pensare al proprio cazzo. Non è quello il problema.
Cioè, sì ma no.

Giorgio indica l'ammasso di biancheria per la casa a terra e Aleksander la raccoglie e prontamente va in bagno a buttarla nella cesta dei panni sporchi. Era uno dei punti pattuiti affinché il veneto decidesse di rientrare. Togliere il completo letto "sporco" (come se fosse venuto fin sul cuscino!) e metterne uno nuovo.

Quando torna vede che il nuovo completo è a posto e Giorgio, maglietta e pantaloni addosso, lo fissa a braccia incrociate da seduto sul bordo del suddetto letto.

È abbastanza chiaro che non lo vuole vicino. Quindi il friulano se ne resta in piedi, di fronte a lui.

<Cosa. ho. visto?> chiede il veneto, retorico.
<Io che mi segavo.>
Giorgio arriccia il naso, ma annuisce. Con sforzo, aggiunge: <E cosa ho sentito?>
Aleksander lo fissa confuso.

Giorgio alza le sopracciglia: <Non te lo ricordi?>
<Non so cosa ho detto. Cioè, non ne ho la certezza.>

Il veneto stringe i pugni sulle ginocchia e spiega: <Tu. Che dicevi il mio nome. Mentre... mentre venivi. E facevi quei versi.>
<Ah, ok, lo ricordavo.>
<E perché lo hai fatto dire a me?!> e le guance del veneto s'imporporano di rosso.

<Non ne ero certo! Sai, quando... -immagino- non controllo tanto la bocca!>
<È riduttivo dire "immagino".> sbuffa <Perché hai detto il mio nome?>

<Perché stavo pensando a te, ovvio.>
<E-E come...-?> poi alza la mano per fermarlo <Senza scendere nei dettagli! E se puoi moderare il linguaggio anche meglio!>

<Beh, ecco... Avevo iniziato a immaginare che noi... ci davamo piacere a vicenda con la mano. Prima io a te. E poi tu a me. E ho detto il tuo nome mentre... ecco... finivo. È normale, eh! Vuol dire che ti amo e penso a te per se-... per venire! Avresti preferito che pensassi a qualcun altro? A qualcun'altra?!>

Giorgio aggrotta le sopracciglia ancora di più e le labbra s'incurva all'ingiù: <Ti piace qualcun altro?>
<Come te? Assolutamente no! Vorrei soffocare di baci e coccole solo te! Amo solo te! Ma se dobbiamo parlare solo di fisico, anche prima di stare con te... beh. Anche solo in casa a Roma c'è gente che... beh, mi può stuzzicare, laggiù. Preferiresti che pensi a loro?>

Giorgio lo fissa confuso e chiede: <Chi?>
Aleksander resta muto mentre vagamente arrossisce.
<Ti piace qualcun altro?>
<No, no, ma è imbarazzante parlarne!>

<Beh, voglio sentire!>
<Perché? Se è qualcuno e non qualcun altro non avresti problemi?!>

Giorgio ci pensa un singolo secondo prima di quasi strillare: <No?!>
Sapere che Aleksander pensa a lui mentre fa quelle cose? Un po' bleah.
Ma sapere che pensa a qualcun altro? È come un pugno alla bocca dello stomaco. Anzi, tanti pugni alla bocca dello stomaco e una fiamma che gli brucia nel petto.

Infatti aggiunge prontamente: <Non devi pensare a nessun altro e basta! Era per sapere! Ma a questo punto preferisco rimanere ignorante.>

Aleksander è il suo fidanzato!
Quindi che pensi a lui! Non ad altri! Anche se gli fa schifo!
È così confuso! Perché stare con qualcuno deve portare così tanti mal di testa?

<Ah, ok, ok, meno male che la pensiamo uguale!> sospira Aleksander.
Rimangono in silenzio per lunghi secondi mentre Giorgio continua ad essere confuso. Aleksander si preoccupa e torna su un dubbio di prima: <Ti ha fatto così schifo. Cioè... ti ho fatto così schifo?>

Il veneto lo osserva stralunato.
<Ti stai preoccupando che non mi sia piaciuto... il tuo- il tuo... il tuo?
<Il mio pene? Sì.>
<Onestamente.> e Giorgio arrossisce in modo adorabile su collo e orecchie <Non l'ho tanto guardato. Ho visto dove stava la tua mano, della roba bianca, te che dicevi il mio nome in quel modo... E sono andato in panico. Però...>

<Però...?> chiede Aleksander, sollevato che il fidanzato che non abbia effettivamente qualcosa contro il suo pene.

Giorgio lo guarda con due occhioni, la gola bloccata, e Aleksander si siede accanto a lui. Gli cinge le spalle con un braccio e lo tiene stretto a sé.
<Amore, puoi parlarmi di tutto. E lo so che non è una conversazione semplice, ma dobbiamo farla, no?>

<Sì, te lo meriti. Meriteresti di più.> e Giorgio si guarda le mani <Meriteresti uno che minimo... minimo riesca a darti piacere con la mano!>

Stringe le mani a pugno e le parole corrono fuori dalla sua bocca in tutta fretta, provando a battere sul tempo i singhiozzi. Non hanno troppo successo: <O anche con la bocca o che voglia anche fornicare con te a qualsiasi ora della giornata e in qualsiasi luogo come fa quel cretino di Feli con quel crucco!> e il primo maledetto singhiozzo lo interrompe <Ti meriti qualcuno che ti riesca a dare tutto! Ma io non riesco! E dovrei!> altro stronzo singhiozzo <Siamo fidanzati, deve esserci qualcosa di fisico.> ennesimo singhiozzo (anche se è solo il terzo) <Indipendentemente dal fatto che io sono asessuale o meno.>

Si ferma per lunghi secondi e, con grandi respiri, cerca di calmarsi. Chiude gli occhi mentre si lascia confortare dall'odore di Aleksander.

Aleksander, che c'è sempre per lui e che sacrifica tanto per lui e che quando prova a trovare una soluzione al problema che ha creato, lui e sempre solo lui rovina tutto facendo il moccioso viziato che-

<Shhhhh.> sussurra il friulano contro il suo orecchio, lasciandogli un bacetto sulla tempia.
Non sa come e perché, tra le lacrime che gli annebbiano la vista, è finito sulle gambe di Aleksander che lo stringe e gli accarezza i capelli e gli dà piccoli bacini innocenti sul volto e gli sussurra carinerie nell'orecchio e-

E lui non se le merita, perché non fa niente per lui.
Scoppia a piangere ancora più forte mentre prova a dimenarsi, singhiozzando: <No, no! Non lo merito!> più e più volte, con tono più o meno disperato, con più o meno singhiozzi, ma la nenia è sempre quella.

Aleksander non sa bene più come agire, ma spera che stringendolo e continuando ad accarezzarlo possa calmarsi. Non è solo una questione sul suo masturbarsi e su chi, dove e come. È qualcosa di più profondo.
Sperava di aver risolto dopo aver capito perché Giorgio rifiutasse ogni intimità e che, se volevano stare insieme (e lui voleva tanto stare con Giorgio e sapeva che la cosa era reciproca), avrebbe funzionato non in maniera standard.

Ma c'è qualcos'altro. Qualcosa che forse Aleksander ha capito.
Difficile mal interpretare «Non lo merito».

Difficile non connettere dei puntini che ha visto ed esplorato in tutti quei secoli di conoscenza diventata amicizia e poi amore.
Però vuole sentire Giorgio dire quelle parole, perché deve dirle e sfogarsi.

Dopo chissà quanto tempo Giorgio si calma e ormai non ci sono più lacrime, solo un respiro irregolare che piano piano si sta calmando.

Il friulano allora sussurra: <Perché non dovresti meritarti che io ti coccoli e conforti?>

Giorgio continua a singhiozzare e l'altro sta per ripetere la domanda, che il veneto pigola: <Perché io non ti dò niente.>
Aleksander gli lascia un bacino tra i capelli e nota: <Le coccole me le dai, quando le chiedo. Fai un po' il prezioso, ma anche io mi diverto a stuzzicarti. E queste sono coccole.>

<Tu mi dai tutto. Io niente. Non riesco neanche a lasciarti a segare in pace senza che io ne faccia una questione di stato!>
Il più basso non riesce a ribattere perché il fidanzato continua: <Tu meriti di meglio Ale, non per forza da altri, perché da quando abbiamo capito che io sono asessuale era ovvio che non saremmo stati come le solite coppiette, come Feli e il suo crucco. Ma ti meriti di più da me. Tu rinunci a tanto, ma io non mi sforzo! Devo fare di più!>

<Perché devi? Deve essere una cosa che vuoi. Non un'imposizione.>
<Devo. Devo e basta. Te lo meriti.>
<E tu ti meriti di vivere bene la nostra relazione.>
<Tu non la vivi bene.>

Aleksander emette un lungo sospiro mentre cerca le parole giuste.
Delicatamente poggia entrambe le mani sul volto di Giorgio e glielo solleva. Il cuore lamenta di vedere quegli occhi rossi e gonfi e stanchi e il volto bagnato.

Lo vuole felice, infastidito, imbarazzato, ma non triste. Lo ama e non può permettere che pensi di essere in difetto in quel modo.
E spiega: <La vivo bene, è solo che a differenza tua sono tanto sessuale e ogni tanto ho dei bisogni diversi dei tuoi. E va bene. È capitato oggi che reagissi male e avevi le tue raioni, perché non avrei dovuto farlo così, in una stanza non chiusa, quando te potevi rientrare da un momento all'altro. Ma non voglio che tu debba fare cose che ti impauriscono o disgustano. Per quanto desidererei fare con te quello che immagino, so che per te sarebbe tortura. E non potrei mai sopportare di averti ferito con una cosa che dovrebbe essere divertente e mozzafiato come il sesso. Non me lo perdonerei mai di aver abusato di te, Gigi. Mi taglierei il cazzo prima di anche solo pensare di fare una cosa del genere.>

E Giorgio piange di nuovo. Ma è un pianto più silenzioso e lo ammira come se fosse tutto ciò di prezioso e bello abbia al mondo.
Il veneto lo stringe forte e affonda il volto contro il suo collo, tremando leggermente.

<Ti meriti di più.> pigola ancora.
<Se mai vorrai sperimentare qualcosa, lo faremo, ma deve partire da te. Non da quello che io voglio. Non devi dare tutto te stesso per rendere felice i tuoi cari. Non puoi nullificarti.>

<L'ho fatto per così tanto tempo...> sussurra e sembra quasi non accorgersene, perché Giorgio normalmente non parlerebbe così di come aver fatto da genitore a Feliciano l'abbia reso chi è.
Forse è il pianto ad abbassare il suo autocontrollo.

<Non è mai troppo tardi per smettere.>
Giorgio rialza il volto e annuisce. Riflette per lunghi secondi, evitando il suo sguardo. Poi lo fissa dritto nelle pupille e afferma con grande serietà: <Allora hai il mio benestare sul masturbarti pensando a me se senti la necessità di darti piacere, però non voglio essere coinvolto.>

E Aleksander scoppia a ridere perché solo Giorgio può essere così serio su una cosa come le seghe per farsi passare un durello.

•~-~•

Quella sera sono stesi sul letto e mentre Giorgio è ancora con addosso i pantaloni, per motivi contorti che riguardano però come si è svegliato alla mattina. Invece Aleksander, dopo alcune sollecitazioni di Giorgio che non lo vuole fare sentire in colpa, è finalmente raffrescato con solo i boxer.

Anche se dire che è fresco in quel momento sarebbe una bugia, dato che sono intrecciati mentre si danno qualche bacio e onestamente il friulano potrebbe sciogliersi e gli andrebbe bene, finché Giorgio lo ammira con quello sguardo raggiante e ha quel delizioso sorrisetto ad incurvargli le labbra.

E poi Giorgio fa una cosa che gli fa venire il crepacuore.
Il veneto gli è addosso, in quanto Ale è più robusto dei due e quindi sopporta meglio il peso dell'altro, da così spiccicati (gli piace stuzzicarlo dandogli giocosi pizzicotti sui fianchi, commentando quanto sia leggero (e Giorgio borbotta che ha la pancia e Ale lo silenzia con i baci perché è normale avere la pancia perché ha una cosa chiamata stomaco, grazie tante)), e ad un tratto si stacca dalla sua guancia per fissarlo seriamente e dire: <Voglio baciarti più in basso.>

E con una mano sfiora il collo e il petto.
Aleksander potrebbe morire.
(O farsi venire un altro durello. È penoso farsi venire un'erezione per una cazzata del genere? Beh, chissene frega! Stiamo parlando di Giorgio, e non del Giorgio dei suoi sogni vietati ai minori, è come se gli avesse detto di piegarlo a 90 su un tavolo e supplicato sbatterlo fino a che non riuscirà più a camminare e- ok, basta, perché se pensa a quello potrebbe davvero farsi venire una dolorosa erezione!)

<Volentieri!> esclama appena i neuroni fanno una sinapsi <Ma sei sicuro?>
<Sì. Ci stavo pensando da un po', ma credo che, beh, dopo il discorso di oggi fosse azzeccato. Voglio sperimentare, nei miei limiti. Nessuno dei due deve sentirsi costretto e dobbiamo avere un equilibrio. Però, ti prego... Puoi evitare di, ecco... fare certi versi? Tipo quelli che ho sentito stamattina.>

Aleksander annuisce entusiasta e aggiunge: <Se dovessi notare che sto perdendo l'autocontrollo ti fermerò prima di rendere le cose imbarazzanti, ok?>
Giorgio abbozza un altro sorriso adorabile e sussurra: <Grazie.>

E poi incomincia.

Parte una zona conosciuta, appena dietro l'orecchio, dove già Aleksander deve iniziare a trattenersi perché è un punto sensibile (e Gigi lo sa, gli piace stuzzicarlo, alla fine, il furbetto) e piano piano scende. Arriva e gli schiocca più baci sul pomo d'Adamo, dove di solito Giorgio si ferma (e quindi, di conseguenza, fin dove Aleksander si può spingere).

Palesemente il veneto sta provando a prender tempo per avere effettivamente il coraggio di scendere ed Aleksander riesce solo a sorridere come un idiota mentre accarezza i capelli dell'amato.

Giorgio alza un attimo la testa e deve aver visto qualcosa di particolare nella sua faccia, perché abbassa lo sguardo e con determinazione scende, arrivando fino alla clavicola che bacia per tutta la sua lunghezza.

Aleksander stringe la mano libera a pugno, mordendosi per un attimo il labbro inferiore. Non tanto perché è già così tanto eccitato, è la clavicola e sono solo bacetti, ma perché è Grigio ed è così adorabile e vorrebbe solo fare versetti di gioia che sa che lo imbarazzerebbero e basta.

Poi Giorgio riprende la sua discesa e lo bacia sullo sterno, arrivando fino alla fine del suddetto osso. Assente, con una mano, gli accarezza un fianco mentre continua con i suoi baci al limite della gabbia toracica.

Non vuole scendere? Non che lo biasima, si avvicinerebbe molto alle sue zone vitali e sa anche lui che se Giorgio iniziasse a baciarlo sullo stomaco seguendo la linea formata dai suoi peli potrebbe davvero spuntargli un'erezione quasi all'istante, perché gli si paleserebbero in mente così tante scene porno da far impallidire e svenire il povero Gigi.

E poi il suo amato Gigi fa una cosa inaspettata. Risale con i baci (con il sollievo e insieme minimo dispiacere di Aleksander) e poi dà un bacetto veloce su entrambi i capezzoli.

Aleksander si mette la mano libera davanti alla bocca mentre ha un piccolo spasmo e osserva con le pupille esplose e gli occhi sbarrati lo sguardo sia curioso che spaventato di Giorgio.

<Vieni qua.> sussurra roco Aleksander, togliendosi la mano dalla bocca e districando l'altra dai capelli altrui, allargando le braccia.

Il veneto non comprende, ma si vuole fidare e, quasi gattonando, torna più su con il corpo.
Aleksander si avvinghia come un koala e lo ribalta, premendolo contro il materasso, e inizia a baciarlo nella zona superiore del collo, soffocando versetti di gioia contro la pelle di Giorgio.

Quest'ultimo scoppia in un risolino mentre commenta: <Che cretino!> ma lo lascia fare.
Anzi, poi lo incoraggia a osare anche fino alle clavicole, che porta ad un altro moto di gioia del friulano seguito da mille preoccupazioni e chiedendo più e più volte se Giorgio fosse ok.

E il veneto ripete che sì, lo vuole, ed è contento che è riuscito a superare quel suo piccolo blocco di timore, imbarazzo e pregiudizio perché adora come il friulano lo vizi con i baci su tutto il collo e lo osservi come se fosse la cosa migliore capitatagli in quel mondo.

E giorno dopo giorno, Giorgio inizia a crederci sempre un pochino di più.


N/A: spero vi sia piaciuto e se in generale avete delle impressioni da condividere, io gradisco sempre dei commenti!

E niente, alla prossima!

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