215. Primo e ultimo incontro
N/A: dato che solo stamattina ho effettivamente realizzato che avrei pubblicato questo capitolo oggi, oltre al fatto che avete trovato una Ary aroace... beh, oggi che è San Valentino il capitolo non c'entrerà una sega con tale giorno.
Però!
Dato che il capitolo 210 ormai alloggia nel retro della mia testa e mi fa sempre spaccare, ho provato a disegnare quei due stupidotti come circa era la scena.
Circa
E già che c'ero ho cambiato lo stile dei capelli di Maurizio, che palesemente sta cercando di non strozzarsi con drink e cannuccia.
Ho qualcos'altro da dire?
Mhhh...
Ah, sì! Per il capitolo:
Iulia= Anna
Detto questo, buona lettura!
Iulia aveva sbirciato con interesse i grandi lavori per quella costruzione (balisica? No, no... Ma non è neanche balica, vero? Basilica? Probabilmente sì. Anche se non prestava tanto attenzione, quindi poteva essere totalmente errata) per svariato tempo e fu stranita quando capitò davanti alla struttura e non c'era nessun trambusto. Né niente che segnalasse dei lavori ancora in corso, nonostante fossero in pieno bel tempo.
S'avvicinò incerta, a passetti uguali a quelli di un passerotto, ed entrò nella fredda struttura. La luce era soffusa, l'interno risultava un po' oscurato, ma insieme era un'esplosione di oro e bianco e altri mille colori, preziosi come gemme.
Girò attentamente la "basilica" e costrinse gli umani al suo interno a ignorarla e insieme a vederla come se fosse assolutamente normale che lei fosse lì, come se ne avesse il diritto.
Ed effettivamente aveva quel diritto.
Erano le sue terre, aveva il dovere di esplorarle come più le piacevano.
Guardandosi intorno, rifletté sul perché di quella visita.
Quel giorno aveva avuto l'impellente voglia di venire a visitare quella struttura e non ne comprendeva il motivo.
Era passato meno tempo dall'ultima visita, rispetto al solito. Eppure qualcosa aveva formicolato sotto pelle.
Un prurito nella testa l'aveva spinta a cercare quel luogo, come se fosse essenziale.
Per vari attimi aveva pensato di essere pazza.
Ma alla fine era venuta.
Alzò lo sguardo e fissò le figure sui troni. Sapeva chi erano, ovvio. I capi mortali, presenti e passati, si riconoscevano come il proprio volto, anche senza averli mai visti.
Però non erano mai stati lì, no?
L'avrebbe sentito, giusto?
Li continuò a fissare e scosse la testa sconsolata. Non erano mai stati lì. Eppure si erano fatti raffigurare.
Iulia storse il naso e fulminò con quei vispi occhietti quelle ignare figure fatte di mosaico. Iulia non capiva questo modo di fare degli umani.
Volevano sempre mettersi in mostra, eppure non partivano né giravano spesso e volentieri. E non era perché non ne erano capaci, anzi. Avevano tutti i mezzi, i suoi capi, per fare tutto quello che desideravano senza sforzo.
Purtroppo lei non era abbastanza importante o strategica per venire. Eppure la loro stupida e caducea faccia l'avevano voluta mettere, per essere indimenticabili.
Avrebbe voluto sfigurarli.
Avrebbe voluto salire lassù e staccare quelle due facce, un pezzetto alla volta, sempre facendo credere agli umani che lei non fosse nulla e allo stesso tempo che avesse ogni diritto di agire così.
Avrebbe voluti farli tornare al loro posto di umani dimenticabili.
Ma non lo avrebbe mai mai.
Perché Iulia amava l'arte. E, per di più, non avrebbe mai potuto distruggere la sua arte, perché quel mosaico era nei suoi territori.
Era come costretta a lasciarli lì, anche se lo odiava. Li odiava. Come odiava tutti i suoi capi.
E forse anche quelli non umani.
Non poteva dire che le fosse dispiaciuto quando Romulus era morto definitivamente. Chi l'aveva mai visto per più di meri istanti? Era impossibile affezionarsi ad un simile miraggio.
E perché le era rimasto quel fastidioso ricciolo anche dopo la sua morte?!
Era un memento, un tormento eterno?
Sperava proprio di no!
Ma più il tempo passava e più il ricciolo rimaneva, meno aveva speranze che se ne andasse.
Sospirò e voltò le spalle al mosaico.
Aveva stranamente perso la voglia di guardarlo. E di guardare qualsiasi cosa lì dentro.
Si paralizzò.
Strizzó gli occhi chiusi e li stropicciò.
Li riaprì.
Indietreggiò.
No- non aveva senso-
Come-?
La figura s'avvicinò a grandi passi, rendendo futile qualsiasi fuga del piccolo territorio. Questi ghignò e domandò: <È così che si saluta il proprio imperatore?>
La testa di Iulia vorticava e la pelle pizzicava.
Ecco; ecco chi l'aveva spinta a venire questo maledetto giorno! Tutta una trappola! Ma perché?
<Romulus?> sussurrò la piccola, confusa. I fantasmi non esistevano. Neppure loro non potevano tornare da -quella morte-. Quel tipo di morte che ti rendeva terra e ti spargeva ai quattro venti, inerte e inutile e dimenticata come polvere.
Quel riflesso distorto di Romulus arricciò il naso e scosse la testa, come sconsolato.
<Vedo che anche da morto mio fratello continua ad oscurarmi con la sua fama!> esclamò.
La gente all'interno della basilica la ignoró, convinta che appartenesse a quel posto tanto quanto erano convinti che vi appartenesse Iulia.
<Chi sei?> quasi sibilò Iulia, confusa ma soprattutto spaventata.
L'uomo si voltò e ordinò: <Seguimi.>
Iulia avrebbe volentieri corso in tutt'altra direzione e svanire tornandosene a casa propria.
Ma il suo corpo non era più suo. Come un cagnolino addestrato, lo seguì fuori dall'edificio.
Con orrore a pomparle il cuore, Iulia provò ad opporsi, ma le sue gambe proseguivano imperturbate la loro strada e il resto del corpo altrettanto.
Una volta fuori, sentì quella presa divina lasciarla. Si girò ma non riuscì a fuggire, una possente mano le stringeva il braccio con forza e lei non era abbastanza forte per opporsi.
Non aveva senso opporsi, tanto avrebbe convinto tutti lì attorno che fosse normale, come tutti gli altri in tale città e non solo. Nei suoi stessi territori non era padrona-
<Non so neanche perché penso ancora che sia una buona mossa cercarvi e conversare con voi.> calcó tra gli sbuffi l'uomo, che poi impose: <Girati e rimani ferma.>
E Iulia obbedì.
<E dovrai rispondermi sinceramente.>
Iulia si morse le labbra, desiderò farle sanguinare e strapparle dalla propria faccia, ma non ebbe grande successo.
<Domanda ovvia; sei Romagna?>
<Certo.>
<Mi hai costretto tu a queste misure. Avrei voluto introdurmi meglio. Ormai così è stato. Io sono Maximum. Impero Romano d'Oriente.>
Iulia lo fissava comunque confusa.
Maximum sospirò e aggiunse: <Ho questo volto perché un tempo sono stato fratello di Romulus, è per questo che ti sono sembrato lui. Ma ormai è morto ed è rimasto in vita solo il meglio, cioè me. Sei pregata di non sbagliare mai più.>
Era palesemente una minaccia.
Iulia odiava che fosse detta con tale finto tono zuccherino. Avesse avuto il controllo sul suo corpo!
Il suo minimo agitarsi invano fece ghignare Maximum che domandò: <Romulus non l'ha mai fatto? Sai che il tuo capo mortale può comandarti?>
<Certo.>
<Bene e sai anche che ha dei limiti, gli umani hanno un relativo controllo su di noi. Ma, come puoi aver capito pure tu ora, il tuo capo immortale ha molto più potere. Posso ordinarti praticamente qualsiasi cosa.>
Iulia lo fulminò con lo sguardo, anche se dentro era in tumulto. "Qualsiasi cosa"?
Dove poteva arrivare?
Temeva. Perché conosceva gli umani.
Conosceva gli uomini.
E anche se loro dovevano essere sopra essi, le era sempre sembrato che commettevano ben più crimini di loro.
Maximum rise di gusto di fronte a quella farsa.
Le scompigliò i capelli, avendo almeno la grazia di evitare il ricciolo (di cui lui era provvisto, ma era piccolissimo e uno solo, a differenza di Romulus che ne aveva due).
Concluse: <Non ho bisogno della forza con le signorine. E tu... tu sei solo una bambinetta. Non mi interessi. In nessun senso. Mi interessava solo ricordare a te e a tutti quelli come te chi è che comanda.>
Iulia digrignò i denti.
Aveva trovato qualcosa che odiava di più di quegli umani suoi capi. Il loro corrispettivo come lei.
Quanto odio poteva provare un corpo così piccolo!
Però aveva ragione! Come osava vederla come se fosse a malapena più di un insetto spregevole, una cosa con cui giocare e minacciare!
A questo punto doveva rimpiangere l'indifferente Romulus. Era un'indifferenza distante.
Era ben diversa da questa indifferenza tagliente, crudele commentatrice, che dimostrava Maximum.
Questi, che ora sembrava solo annoiato, ordinò: <Puoi tornare libera, ma non puoi toccarmi.>
Iulia si girò e corse via, mentre Maximum la beffeggiava: <Neanche un inchino al tuo imperatore, esserino?>
Quella fu la prima e ultima volta in cui Iulia incontrò quell'odioso.
Conobbe solo in ritardo della sua morte, non essendo più sotto il suo controllo (una magra consolazione). Ne gioì lo stesso, anche a distanza di tempo.
Qualcuno non può semplicemente dimenticare come ci si sente ad essere trattati come un oggetto. E quindi non si può non festeggiare la distruzione di chi tratta gli altri in quel modo.
N/A: è più un P.S. che altro, dati gli ultimi capitoli... È successo qualche cosa? Cioè, nel senso, sono paranoica e gli ultimi capitoli non sono andati granché.
Vorrei solo sapere se c'è qualcosa che non va in che/come scrivo o se solamente è la vita che va così e ci sono momenti in cui si dimentica di Wattpad (comprensibile).
E niente... Buona settimana!
(Perché col topocazzo che vi auguro un buon San Valentino, sorry not sorry)
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