210. Bisogna essere ubriachi marci

N/A: allora, prendete questo capitolo stupido per quel che è: un capitolo stupido.

Un capitolo in cui Maurizio è il povero sfigatello che finisce in situazioni WTF e Giuseppe il solito coglioncello che stuzzica qualsiasi cosa che respira.

Buona lettura disagiata!





Maurizio non ricorda bene il perché hanno deciso di bere.
Non saprebbe neanche raccapezzarsi su come l'abbiamo convinto a bere, in una giornata (probabilmente) qualsiasi, fino a non ricordare né il primo né il secondo fatto.

Non che sia ubriaco marcio, anzi.
Per ubriacare una regione ci vuole molto più alcol.
Un'intera cantina.

Gli viene in mente, chissà come, Aleksander quella volta che ha vomitato sul tappeto in soggiorno mentre giocavano a "Non ho mai".
Non avevano bevuto così tanto.
Ma è anche vero che Aleksander si riempie ogni giorno di alcool (non a livelli preoccupanti, ma ad ogni pasto il suo bicchiere finisce sempre sporco di vino).

Il giorno dopo, per difendersi dalle urla ancora sconvolte di Carlo, aveva ribattuto che tra l'altro aveva avuto lo stomaco i subbuglio ed era stanco, quindi l'alcool gli era uscito anche se non era ubriaco marcio.

Beh, in ogni caso, non è la situazione di Maurizio.
L'alcool è ben adagiato nel suo stomaco, aiutato e un po' tappato dagli snack con cui si è rimpinzato.

È solo un po' perso.
Anche perché non ci sono le sue voci a parlare.

Cioè, ci sono, ma sono lontanissime, come quelle volte che prende i calmanti per dormire la notte che gli ha creato Angela con la magia.
Sorride al pensare all'umbra e si accoccola meglio sul divano dove è buttato in modo scomposto.

A cosa stava pensando prima?
Mah, non era niente di importante se le sue voci sono così camuffate, quasi nulle, per ricordarglielo, no?

Ah, che bello non avere confusione.
Però un po' è perplesso. E non c'entrano le voci.
La sua testa sembra vuota senza il brusio.

Forse deve smettere di perdersi tra sé e sé (e questa volta c'è solo lui, quindi è davvero solo se stesso) e percepire il mondo attorno a lui.

Forse i rumori esterni potranno colmare il suo silenzio.
Si mette seduto meglio e si guarda intorno.
La prima cosa che lo sconvolge è la musica che torna a pompargli nelle orecchie.
Come ha fatto a non sentirla per tutto questo tempo? E come mai non c'è nessuno tra i non-festeggianti che è sceso in soggiorno a lamentarsi del baccano?

Uno dei tanti misteri della vita, suppone.

<Che fissi?> chiede Giuseppe, praticamente comparendo di fronte al marchigiano.
Quest'ultimo non ha tempo di replicare che il meridionale si siede accanto a lui e gli offre un bicchiere di plastica con dentro ghiaccio, qualche fetta di lime e un liquido incolore come l'acqua.
Ma che ovviamente non è acqua.

<È vodka liscia?> si spaventa vagamente Maurizio. Non avrà le voci a tartassarlo, ma ha ancora abbastanza raziocinio. E ancora un senso del gusto: la vodka liscia non fa per lui. Almeno, non in quantità da cocktail.

<Anche.> e il campano gli riserva un occhiolino.
Gli spinge ancora più pedante il drink nelle mani e spiega: <È un quattro bianchi. Quindi c'è vodka, ma anche rum bianco, tequila e gin.>

<A 'sto punto era meglio la vodka liscia, almeno non facevi miscugli pericolosi.> borbotta il marchigiano, che prende comunque il drink.

<Ma non è un pericolo! È buono! Forte ma buono! Se proprio non lo vuoi me lo riprendo, eh! Me li ero fatti per me, ma a vederti senza niente in mano... è più bello bere in compagnia!> replica Giuseppe.

Maurizio scuote la testa, commenta: <Grazie per il gesto.> e beve un sorsetto dalla cannuccia.
Ok, l'alcool si sente.

Deve avere una faccia molto buffa perché il meridionale scoppia a ridere e lo stuzzica: <È una bomba, eh? Però è buono!>
E poi si beve un lungo sorso a sua volta, leccandosi poi le labbra soddisfatto.

Maurizio gira assente la cannuccia, focalizzandosi sul suono calmante del ghiaccio che sbatacchia con altro ghiaccio, la cannuccia e il bicchiere. È accompagnato da un piccolo scroscio per via del liquido abbastanza trasparente che ondeggia e rischia di strabordare dal bordo.

Non è un metro di paragone certo, ma a suo parere Giuseppe è un po' più perso di sé. Almeno, lui non farnetica, mentre l'altra regione biascica alcune sillabe, soprattutto quelle che connettono una parola ad un'altra.

Beve un altro sorso, fermando quel piccolo suono rilassante e tenendo la musica potente come un sottofondo ai suoi pensieri.

Però è ancora abbastanza cortese, nei limiti e modi del meridionale, e comunque anche di suo un po' si mangia le parole.
È solo un po' "allegro", come lui.
Anche se Giuseppe lo mostra meglio, lui sembra un po' apatico e un po' perso.

Infatti il campano gli dà uno scrollone e domanda: <Sei già andato? Non ha senso! Hai bevuto poco!>
<Non sono andato.> sbuffa il marchigiano <Nonostante sia solo nella mia testa, basto per perdermi. Anzi, peggio del solito.>

Giuseppe bellamente ignora la stranezza della sua frase, o forse non ha proprio registrato tale frase e il suo significato, perché sorride ancora più vistoso.
Poi beve un altro sorso del suo drink e indica con la mano libera il salotto.
Ingoia il sorso e nota, riabbassando la mano: <Beh, c'è la musica. Ascolta quella, se proprio non vuoi parlare con me.>

<Non è che non voglio parlare!> lamenta Maurizio, aggrottando le sopracciglia e gonfiando le guance.

Giuseppe scoppia a ridere. Allunga la mano libera mentre blatera qualcosa di indistinto.
Gli dà un buffetto e, un po' più chiaramente, commenta: <Sei adorabile con quel musetto imbronciato!>

<Non sono adorabile!> balbetta Maurizio, allontanando con vago fastidio la mano altrui.
Giuseppe si avvicina e lo stuzzica: <E dai, su, non fare il lamentoso! E poi non è un insulto, no? Che problema c'è!>

<Non mi sento adorabile.> sbuffa il marchigiano.
<E per me lo eri. Tipo quando ci sono i gattini che provano a saltare sui divani e non ci riescono e sono tutti goffi. È quel tipo di adorabile.>
E Giuseppe beve un altro sorso.

<Quindi sono solo incapace?>
<No no! Ma che capisci? Fa tenerezza! Tutto qua! Ora sei solo incazzato. Ti assicuro, niente di adorabile.>

Alché Maurizio abbozza un sorriso ed esala in un risolino: <Meglio così.>
Il campano annuisce entusiasta e non si allontana.
Anzi, si appoggia meglio al divano, rimanendo sempre vicino all'altra nazione, e parla.

Ma Maurizio non lo sente e si avvicina.
E Giuseppe soffia contro il suo orecchio: <Non so se ti dà fastidio, ma sei un bell'uomo. Peccato sei già occupato.>

Il marchigiano si gira verso il campano, spalancando gli occhi.
Ha il volto infuocato, vero?

Giuseppe lo fissa per lunghi secondi dritto negli occhi, poi si scosta, gli dà una pacca sulla spalla e si alza.
Gli fa un occhiolino e si gira con il drink in mano, affogando la risata in una bevuta.

Invece Maurizio sta ancora elaborando ciò appena successo.
Cosa non era successo.

Stava per baciare Giuseppe?!

È davvero ubriaco marcio e non lo sa né sembra.





N/A: vi aspettavate l'ultima scema?
Spero che il capitolo vi abbia allietato e vi auguro una buona settimana!

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