209. Una brava dea scaccia sempre i rompiballe

N/A: mi scuso tanto per l'orario ma anche se ci sono le vacanze io sono dietro a barcamenarmi tra esami e burocrazia per due tirocini e i suddetti tirocini, quindi mi perdo.

Ma anche voi vi vedo impegnati, perché vi vedo poco presenti, ma vabbè, spero che non sia un sintomo che duri per il 2024 😅.

P.S.: all'inizio soprattutto si discute di temi sessuali e con questa avvertenza, buona lettura!



Rita ridacchia voluttuosa mentre Pedro la bacia e morde sul collo. Con tutta calma crea una scia di segni mentre scende verso i seni, ancora coperti dal reggiseno.

È steso sopra di lei e con le mani passa dai fianchi all'interno coscia, dove stringe la morbida carne, per tornare sui fianchi. E ripete ancora e ancora il movimento.

Rita si diverte a fargli fare tutto il lavoro "sporco", trepidante ma allo stesso tempo paziente.
Vuole gustarsi il momento, comunque è da svariato tempo che non si vedono.
E sa benissimo che se fanno tutto in fretta e furia, il suo tesoro si addormenterà come un sasso nel giro di cinque minuti.
Nonostante tutto, ha sempre una bassa stamina.

Quindi si accontenta di qualche bacio tra i capelli mentre si fa coccolare e degli occasionali e maliziosi sfregamenti di bacino che le regala di tanto in tanto.

Finalmente arriva al reggiseno e, con carezze e gesti lenti, glielo leva e la ammira. Alza lo sguardo e le sorride perso, come ebbro, e sussurra: <Sei sempre bellissima. Eppure mi sembra che ogni volta sei ancora più bella della volta prima. Ed è impossibile perché, appunto, sei già stupenda.>

<Che galante.> ridacchia la sarda, che gli accarezza il volto. Poi rafforza la presa sul mento e lo tira a sé per un bacio.
Ma Pedro, insolente, si stacca in fretta. Altrettanto in fretta si fa perdonare perché abbassa la testa e succhia un capezzolo mentre massaggia l'altro.

Rita si fa scappare un mezzo mugugno di piacere e cinge le gambe attorno al fidanzato, cercando quella frizione che tanto agogna.
E che il catalano le nega, premendole i fianchi contro il materasso, tenendola ferma.

<Maleducato> soffia l'isolana, provando senza tanta convinzione né forza a muovere di nuovo il bacino.

Pedro ridacchia contro la sua pelle e riprende il suo lavoro.

Fino a che un campanello non spacca i timpani di entrambi e li fa sobbalzare.

Pedro si stacca lanciando una sequela di insulti in catalano stretto. S'infila una maglietta ma guarda i jeans con disappunto. Ha un'erezione giusto un po' visibile.

<Vaffanculo e ora come faccio?> si lamenta, calciando l'aria.
E di nuovo il campanello suona, più a lungo.
<Un attimo!> grida in catalano.

Rita intanto si è rimessa il reggiseno, accigliata: ormai il momento è rovinato.

Alza lo sguardo sul fidanzato e propone: <Posso nascondertela con la magia. O fartela  sparire direttamente.>
<Puoi davvero?> si stupisce l'altro.

<In un modo o nell'altro dovevo spaventare alcuni pezzi di merda, sai? Anche se in questo caso-> e viene interrotta dal campanello.
<Cosa non è chiaro di "arrivo"?!> strilla Pedro, andando sull'uscio della stanza e urlando ancora più forte, sempre in catalano.

Si gira poi verso la sua amata e sospira: <Togli tutto. Tanto ormai è stato mandato tutto a quel paese.>
<Ci riscatteremo dopo.> assicura la sarda. Agita la mano e in fretta Pedro è senza più erezione, così riesce a mettersi i jeans mentre va verso l'ingresso.

Il campanello è suonato per la quarta volta, tanto per aumentare il suo nervosismo. Si tira su del tutto i pantaloni e spalanca la porta bruscamente, praticamente urlando: <Che cazzo c'è?!>

<Non rispondevi.> è la risposta pacata di Antonio, sull'uscio.
<Beh, sai, la gente ha da fare nella vita piuttosto che stare dietro una porta nell'attesa che qualcuno suoni.> sbuffa il catalano.

<Tipo provocare ribellioni mentre si indice un ennesimo referendum per farmi un dispetto, oltre che a farmi ammattire?> domanda tagliente lo spagnolo.
<Sai come sono fatti i miei cittadini. E ne hanno il diritto. Sono zavorrati. Io certamente non li costringerò a smettere.> risponde Pedro, incrociando le braccia al petto.

<Ma sei una comunità autonoma! Hai tantissime libertà che molti altri territori come te di altre nazioni possono invidiarti... E vuoi ancora di più? Sei semplicemente egoista e avaro.> lo ammonisce lo spagnolo.

<Ha parlato il santo.> lo sbeffeggia il suo sottoposto.
<Io ci sto provando con le buone, Catalogna, non costringermi a ricorrere alle maniere pesanti.> lo minaccia Antonio.

Rita, che intanto si era rivestita pure lei, si era avvicinata all'ingresso per capire come mai ci mettesse così tanto. Quando ancora le voci erano indistinte, aveva riconosciuto subito l'odore e aveva arricciato il naso. E più sentiva, più era seccata.

Non era una novità che i catalani si arrabbiassero e provassero a chiedere l'indipendenza dallo Stato!
Era come stupirsi che da lei ci fossero tanti secessionisti che ogni tanto provavano a fare delle raccolte firme per provare a rendere la Sardegna uno Stato autonomo!

<Ah, perché hanno sempre funzionato così efficacemente.> lo provoca Pedro.
Antonio lo fissa truce mentre cerca di stabilire quella connessione che gli permetterà di piegare l'altro alla sua volontà.

Ed è allora che lo percepisce.
Non c'è solo Pedro.
C'è qualcun altro come lui, ma non è sotto il suo controllo.

<Chi c'è qua dentro?> domanda lo spagnolo, troppo stupito per costringere la regione ad essere sincero.
<Io? E te, anche se con mio grande dispiacere?> suggerisce il catalano.

<No, c'è qualcun altro! L'ho sentito>
<Stai avendo le traveggole.>
<Portami qui chiunque sia in questa casa.>

E mentre Pedro si sta girando, costretto dal capo, Rita spunta da dietro l'angolo, nella speranza di liberare il fidanzato dal controllo altrui.
<Io. Ci sono io.> s'annuncia, avvicinandosi a grandi passi, pronta a restituire a Pedro la sua autonomia con la forza (e la magia).

Antonio l'analizza per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi ed esclamare: <Sei italiana!>
<Sì... E non credo che gli italiani siano una specie in via d'estinzione da meritare così tanto stupore.> risponde Rita.
Pedro prova a farle da scudo, inutilmente, perché Rita gentilmente lo scosta mentre lo spagnolo, con una nuova risoluzione, indaga: <Sei vicina a Lovino?>

<Ti risparmio la fatica di un interrogatorio penoso, la risposta è no: Lovino sta bene con chi sta.> replica l'isolana.
<Ma-!> balbetta la nazione, colto con le mani nel sacco. Poi college due neuroni e rinfaccia: <È grazie a me che state insieme, me lo dovete!>

<In realtà più grazie a Lovino e quindi, per riconoscenza nei suoi confronti, lo terrò volentieri lontano da te.> ribatte Pedro.
Antonio s'infuria e si prepara a dare un ordine che non potrà rifiutare.

Rita sente la magia formicolare nell'aria, esclama: <Non ci provare!>, evoca il suo bastone e lo punta contro Antonio.

E questi sparisce nel nulla.

Mentre Pedro elabora ciò successo, Rita fa qualche altro incantesimo mentre borbotta: <Questi dovrebbero tenerlo lontano per un po'.>

Una volta calma, si gira verso il fidanzato attonito e spiega: <L'ho solo mandato verso lo stadio, non preoccuparti. Credo. E comunque ho creato delle barriere che dovrebbero durare un po'.>

<Sei fantastica.> la complimenta Pedro, tirandola a sé e schioccandole un bacio sulle labbra.

<La mia dea!> aggiunge.
<Mh-h~> e Rita si gode le attenzioni e i baci, facendo svanire il suo bastone.

<E se mai dovessi lasciarti o una cosa del genere, vieni qua e salvami da quello stronzo.> nota il catalano, un po' serio e un po' scherzoso.

<Certamente, altrimenti che dea sarei?> se la ride la sarda, per poi baciarlo.
Ad occhi chiusi, si lascia condurre sul divano dove Pedro le sale a cavalcioni.

Avrebbe preferito il letto per stare più comodi, ma si può assolutamente accontentare della location se la performance sarà strepitosa.
E dalla foga con cui Pedro la ribacia e tocca freneticamente, force chiuderà pure due occhi sulla faccenda.


N/A: spero vi sia un minimo piaciucchiato, vorrei poter dedicare più tempo ai capitoli, però purtroppo il tempo è tiranno e io sono pirla e pigra... Quindi non una bella accoppiata.

Beh, alla prossima settimana e buon proseguimento delle feste (spero).

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