201. Branco di lupi-peluche
Domenico sta saggiando l'odore di qualche profumo dupe, soppesando se valga la pena prenderne molti, ma poco costosi e poco potenti e/o buoni, rispetto ad uno costoso ma buono e che dura ore.
Annusa per la terza (o quarta? o quinta?) volta il profumo che si è spruzzato sul braccio sinistro, vicino all'incavo del gomito.
È pungente senza essere nauseante e comunque ha una delicata tona dolce, spesso ignorata nei profumi da uomo perché visto come "femminile".
Ma se dovesse scegliere lui, preferirebbe odorare di ciclamino o lavanda che di corteccia e muschio.
Avrebbe esplorato volentieri l'altro reparto se non avesse avuto paura di trovare e istigare (semplicemente vivendo) un umano bigotto.
Non sta assolutamente parlando per esperienza, no no.
E non vuole finire a dover chiedere a Mario aiuto perché sono a Roma e sono i suoi cittadini, in quell'occasione, a fare gli idioti.
Annusa ancora il profumo e giudica che è il migliore tra i tanti che ha provato in quei lunghi minuti e non vede l'ora di trovare un bagno in cui lavarsi l'odore perché tutti insieme stanno iniziando a dargli una leggera nausea (un profumo anche pessimo da solo è tollerabile, ma tanti insieme? Nossignore!).
Prende trionfante in mano il profumo scelto e si gira, deciso ad andare alla cassa...
Quando gli si palesa di fronte Mario come una scheggia.
Si mangia un'ingiuria sottovoce mentre fa un salto sul posto. E il laziale ha il coraggio di ridacchiare divertito dalla cosa!
Con il collo che si sta scaldando ad alte velocità, Domenico borbotta: <C'era bisogno di farmi prendere spavento, Mario?>
<Guarda quanto è carino!> lo ignora Mario, alzando con trionfo un pupazzo. È un lupacchiotto con gli occhioni luccicanti e una linguetta che spunta da un lato della bocca, dando all'animale un'espressione buffa.
Molto diversa da quella che può avere un lupo reale. O anche la lupa di Mario. Anzi, quella lupa gli fa anche più paura perché è molto più pericolosa per loro regioni di qualsiasi altro lupo d'Italia e non.
<Ehm... non sembra tanto la tua lupa.> commenta l'abruzzese.
<E non voglio che lo sia.> decreta Mario avviandosi verso la cassa <È un'altra cosa, perché la mia lupa è stupenda, ma questa è carinissima! Ed è estremamente morbida, tocca!>
E il laziale tra un po' gli butta in faccia il peluche, arrestando l'altra regione.
Domenico non riesce dir di no a quell'entusiasmo bambinesco, brillante negli occhi ambrati quanto quanto è visibile nei suoi riccioli tutti attorcigliati su se stessi, come delle molle pronte a scattare.
Chi è lui per voler distruggere tutto ciò, un mostro? No!
Anche perché nessuno di loro ha avuto quella che gli umani chiamano infanzia o "periodo dell'innocenza" che, se anche innocenza non è, è comunque un periodo a loro precluso e un po' mistico...
E quando possono, vogliono solo fare finta di non essere loro stessi. E cosa c'è più di diverso da loro di un irresponsabile e totalmente emotivo bimbo, sottosviluppato in tutti gli aspetti della vita secondo gli adulti, che però ha una dignità sua?
Niente.
Quindi Domenico lo compiace e, onestamente, si perde un attimo ad accarezzare il peluche.
<È davvero morbido. Molto.> ammette.
Mario gli mostra un sorriso trionfante e prosegue la sua camminata verso la cassa.
<Io scelgo solo il meglio del meglio. E mi stupisce che un pupazzo che imita una delle nuove uscite della Disney sia così soffice.> spiega.
<Sembrava un prodotto originale.>
<No. In teoria è uno dei fratelli lupi di Mowgli, che la Disney ha anche fatto in versione cartone anni e anni fa e vuole rilanciarlo così. C'era anche il Mowgli tarocco, e quello faceva un po' schifio, ma con questo lupacchiotto è stato amore a prima vista!>
Domenico osserva meglio il pupazzo e vede un'etichetta piena di colori con una scritta nera che non riesce a leggere, data la distanza, ma la intuisce.
Quindi indaga con un sorrisetto sulle labbra: <E non ti ha influenzato per niente che c'era scritto 'portami a casa' sull'etichetta, mh?>
Mario si gira ad osservarlo, indignato, e s'imbroncia, da bravo reginetto del drama.
Infatti si difende "egregiamente": <No! C'era scritto sullo stand 'crea il tuo branco' e sulla sua etichetta c'è scritto 'esploriamo la giungla insieme'!>
L'abruzzese non riesce a trattenere uno sbuffo divertito e scuote la testa. Poi però gli viene un piccolo dubbio.
<Ma se diceva di creare un branco, perché ne hai preso solo uno?>
A quello Mario si ferma, stupito, e fissa il peluche tra le mani. Gioca con un orecchio dell'animale e poi commenta: <Beh, ho già la mia lupa e, anche se non lo dà a vedere, io faccio parte del suo "branco". Quindi lui ha già una famiglia da cui andare, non c'è bisogno di creare un branco da zero.>
Stringe il peluche al petto, venendo guardato male da più di un umano nei dintorni, e si dirige alla cassa, finalmente arrivando a destinazione.
Paga per il suo peluche, che fa riporre in una borsa di tela che aveva appresso, e aspetta che Domenico paghi il suo profumo assolutamente di marca.
Appena si allontanano dalla cassiera, che ha guardato con aria interrogativa Mario di fronte al suo acquisto, il suddetto laziale aggiunge: <Pensavo di chiamarlo Romulus. E poi, se non cambiavo idea sull'aver preso questo primo peluche, volevo prendergli un fratello e chiamarlo Remus.>
<Oh> l'abruzzese si lascia scappare, con tono basso e dispiaciuto. Mario stringe la borsa al petto e si affretta ad uscire dal grande neg, i suoi riccioli calati all'ingiù come dei rami di un salice piangente, anche se arrotolati su di essi.
Domenico lo segue, il senso di colpa (per quale colpa specifica chissà, ma sa di aver sbagliato) che lo attanaglia già: <Scusa, non volevo->
<È che è infantile, vero?> lo sfida Mario, fermandosi e voltandosi verso l'altra regione <Sono solo un patetico che vuole qualcosa che non c'è mai stato e che non ci sarà mai, mh?!>
<No...> è la risposta poco convincente dell'abruzzese. Ripete: <No!> con più enfasi quando il laziale è già pronto a scappare di nuovo.
<Forse non è logico, ma non siamo dei robot. E non è questo il punto. Mi spiace... mi spiace che devi inventarti un passato che non è esistito perché il tuo ti fa troppo schifo. Non sei il solo, né sei dà solo. Anche... anche io ogni tanto vorrei riscrivere il passato. Ciò non toglie che sia triste, mh?>
<Mi vedi comunque come penoso.>
<Non mi fai pietà, mi spiace e basta. Perché... mi ci rivedo. E scommetto che non sono il solo. E non penso di essere penoso. Solo che è triste, ma ho ragione di essere triste e di fare quel che faccio. E tu hai ragione di avere il tuo branco di lupi-peluche.>
Mario digerisce lentamente quelle parole, osservando da dentro la busta il lupo-peluche.
Sospira.
Alza lo sguardo e nota Giuseppe che si sta avvicinando.
Gli si crea in volto un sorrisetto allegro, lascia ricadere la busta contro il suo fianco e decreta: <Beh, la mia lupa dovrà accettarlo e basta questo nuovo membro!>
E va incontro al campano.
Domenico lo segue, più sereno al rivedere il solito Mario. Anche se sa che gli serviva quel momento sfogo
N/A: è da un po' di settimane che faccio robe non pesanti ma neanche totalmente idiote, però a me piaciucchiano.
Anche perché permettono di fare un po' di introspezione rimanendo comunque in un ambiente "quotidiano", quindi dando una ragione per tale introspezione forse pure poco piacevole...
E vi servirà, perché assicuro che lo speciale dei 200 capitoli (giuro, arriverà) sarà una botta di trash unico che vi servono tutti questi capitoli "sensati".
Comunque spero vi sia piaciuto e alla prossima!
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