197. Stessa barca un po' orribile
N/A: buondì, sono qui a dare un piccolo disclaimer: ieri sera è successo un evento infelice nella mia famiglia, che per ora non mi sento di definire bene qua su wattpad e non voglio star qua a rattristarvi in un posto che dovrebbe aiutarvi (aiutarci) a non pensare alla realtà normale.
Solamente vi interessa sapere che se in questi giorni non risponderò o comunque con meno frequenza (e se anche la storia che pubblico il sabato subisce qualche problema), non preoccupatevi, è un periodo strano e complesso per me.
Ma affermo e non lo nego che vedere il vostro affetto e supporto, anche se non mi sentirò forse di rispondere, sarà sempre gradito.
Detto questo, buona lettura.
Rosa soffoca qualche insulto mentre continua a correre lungo il lucente e pregiato pavimento, le sue scomode scarpette che rischiano di scivolare mentre prova a volare veloce come il vento dalle guardie e, con ciò, dall'ira dei Savoia.
Purtroppo erano servite per il suo piano perfettamente riuscito, ma per tutto quello che c'è di odioso in cielo e in terra, quanto erano fastidiose quelle scarpe!
Non poteva sicuramente rifugiarsi in camera propria, ne scappare nei giardini, era da tutt'altra parte rispetto la porta che conduceva ad essi. E buttarsi dalla finestra non era consigliato, con quelle scarpette non sarebbe riuscita a fare buona presa con i piedi e cadendo di peso a terra si sarebbe fatta male.
E quindi usiamo trucchetti banali che neanche le storielle scritte da scrittorucci dozzinali usano!
Evoca una falce e dà un fendente a caso fino a che non prende una pregiata armatura in esposizione e la fa rotolare a terra, costringendo i soldati ad una momentanea fermata.
Rosa ne approfitta per voltare in un corridoio e fiondarsi nella prima porta libera...
... dove trova Rita con un istruttore di etichetta dalla puzza sotto il naso che fa anche da istruttore a lei e che le sta terribilmente odioso.
Punta la propria falce verso l'umano, impallidito ma con una perfetta postura, e sibila a mezza voce: <Esci e non dire che sono qua a nessuno. Falli andare via di qua, anzi. Se mi scoprono, colpa tua o non colpa tua, ti vengo a fare a pezzettini, non mi importano le conseguenze!>
L'umano, stranamente, l'ascolta ed esce appena Rosa si scosta dall'ingresso.
Una volta che la porta è chiusa, Rita incrocia le braccia, inarca le sopracciglia e domanda: <Che hai fatto questa volta?>
La ligure ghigna, fiera del suo operato, e descrive brevemente il suo ultimo "scherzetto" ai Savoia.
Si è presentata ai reali con il vestito richiesto e commissionato per una serata importante di lì ad una settimana in cui anche loro regioni avrebbero dovuto fare presenza.
Per tale vestito le avevano fatto ammonimenti su ammonimenti, anche se erano stati superati di gran lunga su quel campo dal maestro d'etichetta.
E quindi si è presentata vestita e acconciata per bene, in una replica perfetta di come sarebbe stata quella serata.
Se non fosse che-
Appena i reali hanno fatto una faccia soddisfatta, Rosa ha sfoderato una falce, con la mano libera ha prima scompigliato i capelli e poi teso il vestito, tagliandolo, rivelando sotto un vecchio completo maschile (rubato da vecchi abiti di un certo principe), sfoggiando un grosso ghigno in volto e dichiarando: <Io mi presenterò così!>
E per tale ragione le guardie sono state messe alle sue calcagna e Rosa è prontamente sparita dalla loro vista.
<Se continui così, li ammazzerai per quanto li farai ammattire.> commenta Rita mentre la ligure si sfila le doloranti scarpe.
<È una sfida?> indaga la più bassa, resistendo all'impulso di lanciare la calzatura nel caso le guardie fossero ancora lì attorno <E poi, da quando in qua ti preoccupi per loro?>
<Potrebbero morire loro e tutta la loro stirpe ed essere cancellati dalla storia e non mi importerebbe, ma so che qualcuno sarebbe distrutto se qualcosa di anche solo vagamente simile al "morire per la rabbia" succedesse.>
Rosa appoggia la seconda scarpa e sbuffa, ruotando gli occhi. Inizia a camminare per la stanza arredata con lusso (e poco gusto, secondo lei) e ribatte: <Se non fosse che so che sei troppo orgogliosa per esserlo, penserei che tu sia il cane di quel coglione lì.>
La sarda la fulmina con lo sguardo ma chiede pacata: <A me sembra un insulto; e neanche tanto velato.>
<Ti sei offesa~?> la pungola la ligure, che adora trovare un pretesto per bisticciare ed essere un po' meno "statuine perfette" in quel mondo rigido e assurdo.
E lei che aveva pensato che essere un po' accomodante con il suo capo quando ancora era una Repubblica era il peggio del peggio!
<Se questo è il peggio che sai fare, è molto deludente. Quei due idioti da cui sei scappata e i loro antecedenti mi hanno decisamente riservato insulti più pesanti nei giorni in cui erano di buon umore.>
E l'isolana storce il naso, chiedendosi perché non può ammazzarli e terminare i Savoia, conscia che, anche se c'è l'affetto per Roberto a bloccarla, il vero ostacolo sembra essere quel vincolo sadico che è inscritto nella loro anima, a cui non ci si può opporre, di non uccidere i propri capi.
Eccezion fatta alcuni tempi "maturi" o in cui è necessario per mantenere uno status quo o cambiarlo, in modo tale da continuare ad esistere il più a lungo possibile, in teoria.
Però non c'è nessun modo di prevederlo, la realizzazione di poter uccidere il proprio capo arriva come un fulmine a ciel sereno e sotto pelle semplicemente si sa di poterlo fare.
Quanto vuole che quel momento arrivi in fretta con quei dannati reali! Ma più lo spera, più le sembra che ciò non succederà mai.
Che ingiustizia la loro semi-immortale esistenza!
<Infatti non stavo neanche provando!> si difende Rosa. Torna vicino alla porta e sbircia fuori, ma non si azzarda ancora ad uscire.
Minimo serve qualche ora per far sbollire quegli umani, però lei non ha voglia di stare lì!
Però non può neanche rifugiarsi in camera propria, lì sicuramente la verranno a cercare più e più volte!
Quindi Rosa richiude la porta e sbuffa, scivolando per terra contro la superficie di legno. Incrocia le gambe a terra e si fissa i piedi nudi.
<Perché vuoi attacar briga con me? Che ti ho fatto?> domanda Rita.
<Mi annoio. E mi dai fastidio. Sembri accettare la situazione. Anche se la situazione è un letamaio unico.> ammette Rosa, che non trova motivo di mentire, in quel momento. La fissa un attimo negli occhi, quasi sfidandola a contraddirla.
<Non la accetto. Mi adatto. Non posso fare altro. Se devo soffrire, almeno cercherò di farlo con le mie regole e con i miei limiti, non alla totale mercé di quegli insulti esseri umani che vorrei solo uccidere con queste mani.> dichiara Rita, fissandola dritta nello sguardo, e Rosa non riesce a distogliere gli occhi, anche se lo aveva pianificato.
Poi Rita si avvicina e le ordina: <Spostati, voglio uscire. A differenza tua, non infrango le regole in modo tale da essere rintracciata. Almeno non subito e non mentre sono attorno.>
Rosa si alza come se avesse una molla che la fa scattare in piedi e si scosta. Quando la sarda esce e Rosa rimane sola, si risiede contro la porta.
Aspetta che il sole inizi a calare prima di uscire dalla stanza, con una nuova idea.
Deve smetterla di trattare male le altre ragioni per partito preso, perché sono sulla sua stessa barca un po' orribile.
Ciò non vuol dire che sarà dolce!
N/A: Rosa in procinto di fare la tsundere con il resto della "traumatizzi da Savoia gang" mentre Rita è troppo vecchia per stare a litigare con una così giovane discola come la ligure.
Spero vi sia piaciuto e buona settimana!
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