9.1. IL MATRIMONIO




Dedee parcheggiò la macchina nello sterrato davanti casa alle nove e mezza spaccate e mi avvisò del suo arrivo con due suoni di clacson. Io la stavo già  aspettando seduta sulle scale del portico, persa tra i miei pensieri e con una tazza di caffè tra le mani. Ne scolai il contenuto rimasto, ormai freddo, e mi tirai su per fare un cenno alla ragazza in macchina. La borsa con tutto il necessario per la giornata era già al mio fianco così semplicemente rientrai in casa per andare a lasciare la tazza in cucina e gridare un saluto al resto della famiglia. Non avevo ancora incrociato River, quella mattina.

Con tutta probabilità non si sarebbe svegliato prima di un paio d'ore ma feci comunque una corsetta per raggiungere Dedee nel parcheggio, giusto per non rischiare. Testai lo sguardo della mia amica non appena mi sedetti sul sedile del passeggero. Lei in risposta mi regalò un ampio sorriso, il viso pulito e reso ancora un po' gonfio dal sonno rivelavano la sua bellezza più pura, illuminata dai raggi caldi di quella mattina.

<<Ci siamo>> esclamò, preda dell'eccitazione, prima di inforcare il cambio ed inserire la retromarcia. Contraccambiai il sorriso, buttando giù il groppo che mi si era formato in gola.

Il mondo non era ancora crollato.

Era troppo presto, forse, perchè potessero cominciare a circolare le voci degli invitati al compleanno di Peter.

<<Sei nervosa?>> domandò la ragazza dietro il volante, imboccando la superstrada che portava alla location del matrimonio. Il mio silenzio era abbastanza eloquente, così non negai. Annuii. Per fortuna, il matrimonio mi forniva una scusa perfetta.

<<Non posso credere che questo giorno sia arrivato>> commentai, incrociando le mani sulle gambe. Avrei voluto essere io a guidare, almeno avrei avuto qualcosa da fare piuttosto che starmene lì seduta ad osservare il paesaggio e a dovermi inventare argomenti di conversazione.

Un fastidioso formicolio sulla punta delle dita mi ricordava costantemente quanto fossi sulle spine, così cominciai a torturarle.

<<Non vedo l'ora di vedere Mimi col suo vestito>> disse Dedee, la voce stridula e sinceramente emozionata. <<Cavolo, non vedo l'ora anche di indossare il mio vestito. E tu, tutti i ragazzi del ricevimento si fionderanno su di te quando scopriranno che sei single>>.

Alzai li occhi al cielo, sperando che quell'affermazione non rivelasse una velata frecciatina a ciò a cui aveva assistito durante la scorsa cena. Poi ripensai alle parole di Daniel, a come tutti sapessero che lui aveva da sempre una cotta per me. Probabilmente, anche Dedee ne era a conoscenza. Magari Michelle ne aveva parlato con lei, le aveva confessato cosa pensava della predilezione del fratello per la sua migliore amica.

Se avessi avuto un po' di coraggio, avrei potuto confrontarmi con lei. Dedee aveva una particolare predisposizione per le chiacchiere sui ragazzi, molto più di me e Michelle. Sapevo che mi avrebbe ascoltata, che mi avrebbe potuto dare un punto di vista sincero e ponderato sulla questione.

Ma quel coraggio non ce l'avevo.

Non per ciò che riguardava Daniel, almeno.

Così rimasi a struggermi in silenzio, guardando il paesaggio che cambiava man mano che macinavamo chilometri d'asfalto. La mia capacità di compartimentalizzare sembrava rotta da quando Daniel mi aveva riversato addosso le sue emozioni e mi sentivo schiacciata dal peso di ciò che lui provava per me, di ciò che io potevo o meno provare per lui, di ciò che avrebbero pensato gli altri quando avrebbero saputo. Ciò che più mi disturbava, però, era che quello sarebbe dovuto essere il gran giorno della mia migliore amica e l'unica cosa che  riuscivo a pensare era come sarei riuscita a sopravvivere sino alla fine.

Per fortuna, una parziale risposta arrivò quando io e Dedee raggiungemmo Villa Astoria. Che poi era lo stesso modo in cui avevo gestito la mia vita dal disastro con Matthias in poi. Riempirmi di faccende.

Michelle ci accolse in vestaglia all'ingresso della Villa, correndoci incontro. Dopo un frettoloso abbraccio, ci sommerse di cose da fare e io la ringraziai con tutta me stessa. Ne tolsi persino qualcuno a Dedee, più restia a lavorare e più propensa a passare la mattinata a truccarsi, vestirsi e sorseggiare champagne. Michelle mi lanciò uno sguardo grato, il che mi fece sentire ancora peggio. E mi fece realizzare che quel giorno, starle accanto, sarebbe stato uno strazio.

Villa Astoria era un'antica casa coloniale, con l'edera che ricopriva parte delle mura perimetrali, circondata da ettari di prato all'inglese. Su una collina naturale compresa nella tenuta sorgeva una piccola chiesa consacrata, più antica della costruzione principale, dove si sarebbe tenuta la messa. Sarebbe stata una cerimonia intima. I posti all'interno erano una trentina mentre gli invitati sfioravano gli ottanta, così solo i familiari più stretti avrebbero potuto assistere alla celebrazione vera e propria mentre tutti gli altri sarebbero stati lì per festeggiare subito dopo. Per fortuna, a disposizione di chi doveva presenziare alla messa erano stati organizzati dei golf kart e ne approfittai per farmi portare prima che il sole mi sciogliesse. Seguii la fine dell'allestimento floreale, con i cestini peni di rose rosa e bianche, poi mi spostai con i fioristi dove si sarebbe svolto il pranzo. Lì trovai un bellissimo porticato di legno ricoperto di glicini in fiore, sotto il quale erano sistemati tavoli rotondi imbanditi con preziose tovaglie ricamate e centrotavola d'argento. Ogni scelta, ogni dettaglio, raccontava delle ore che Michelle aveva speso per organizzare quella festa. Ed era stata dannatamente brava.

Controllai che i nomi sui tavoli corrispondessero alla disposizione indicata sul Tableau de mariage, sussultando leggermente quando scoprii il cartellino con il mio nome accanto a quello sul quale, con una scrittura elegante, si leggeva "Daniel". Non c'era stato nessuno zampino del testimone questa volta, avevo saputo sin dall'inizio che quel giorno saremmo stati costretti a passare insieme molto più tempo di quanto avrei voluto.

Se avessi dovuto azzardare, avrei scommesso di trovarlo intento a badare ad Oliver. Nè l'uno né l'altro erano in vista, probabilmente chiusi a chiave da Michelle in qualche stanza della Villa per evitare disastri.

Piuttosto, incrociai lo sposo mentre controllavo la Drink List vicino al bar. Imboscato dietro un cespuglio, condivideva un sigaro con suo cugino Liam e rideva sommessamente di qualcosa che quest'ultimo aveva detto e che non avevo afferrato.

<<Passatemi quel sigaro>> esclamai con fare autoritario, raggiungendoli dietro la siepe. L'idea che alla veneranda età di trentuno anni Vins dovesse nascondersi dalla sua futura moglie per fumare un sigaro sbloccò qualcosa in me e, finalmente, riuscii a farmi una risata. Proseguì quando provai anche io a fumarlo e mi ritrovai a tossire malamente, accompagnata da quella dei due ragazzi.

Liam, che era stato seduto di fronte a me durante la cena della scorsa sera e che aveva passato tutto il tempo a flirtare con Daphne, era il secondo testimone dello sposo. Condivideva con Vins il colore paglierino dei capelli, gli occhi chiari e la stazza imponente. Più che cugini, sembravano quasi fratelli.

Aveva un sorriso amichevole e un modo di fare così tranquillo che quasi pensai di scombussolare le carte di quel matrimonio e far solcare a Dedee la navata a braccetto con Daniel mentre io mi accompagnavo a Liam. L'idea mi disturbò profondamente.

<<Non ho visto Ollie in giro>> dissi casualmente, con l'aria di chi voleva giusto fare due chiacchiere.

Ripassai il sigaro a Liam e lo osservai mentre fumava con molta più grazia di quanta ne avrei mai avuta io.

<<Sarà da qualche parte con Daniel, almeno fino all'inizio della cerimonia. Michelle ha organizzato un piano dettagliato su chi della famiglia debba prendersi cura di lui durante tutta la festa>> commentò Vins, lanciando uno sguardo all'orologio sul polso. Avevo indovinato. <<Penso di dover andare a vestirmi. Che cose assurde ti sta facendo fare Michelle? Non dovresti andare a che tu a prepararti?>>

Scrollai le spalle, seguendoli fuori dal loro rifugio dietro il cespuglio, e quando Vins mi diresse uno sguardo interrogativo gli sorrisi.

<<Niente che non sia nel mio mansionario da damigella d'onore>> risposi. Prima che le nostre strade si separassero, afferrai il braccio di Vins e lo tirai a me fino a stringerlo in un abbraccio. Mi assicurai che Liam fosse qualche passo più avanti, poi sussurrai <<Sono così felice Vins, per voi, per tutto>>.

Sarebbe stato molto più facile essere espansiva con Vins, quel giorno, così riversai su di lui tutto l'affetto che provavo per entrambi. Come Michelle era per me una sorella, così Vins era famiglia. E quel poco tempo passato con lui mi diede la forza per decidermi a raggiungere la sposa e affrontare qualsiasi cosa avrebbe portato quella giornata. Se era vero che la nostra era una famiglia anche se non condividevamo lo stesso sangue, saremmo stati capaci di superare tutto.

Seguii le indicazioni di un consierge incrociato all'ingresso della Villa per raggiungere le stanze dedicate ai preparativi e trovai entrambe le mie amiche avvolte in delle leggere vestaglie, sedute davanti a due tolette improvvisate e intente a farsi truccare.

<<Tutto apposto! I fiori sono stupendi, i posti assegnati sono giusti, i camerieri tutti in divisa e la Drink List approvata>> relazionai, avvicinandomi a loro con fare sempre più incerto man mano che finivo le cose da dire.

Michelle applaudì leggermente e la ragazza che le stava finendo il Make Up si allontanò quando bastava per non rischiare di sporcarla con l'ombretto.

<<C'è una vestaglia per te Car, e poi Crissi può truccare anche te>> disse la sposa. Incrociai il suo sguardo nello specchio e impiegai tutta la forza guadagnata dall'incontro con Vins per ricambiarlo senza battere ciglio. Sentii nuovamente il peso sul petto che mi aveva accompagnato da quando Daniel mi aveva voltato le spalle la scorsa notte, il formicolio alle mani, e mi chiusi nuovamente in una bolla di silenzio.

Mi spogliai e indossai la vestaglia, in attesa che arrivasse il mio turno per il trucco. Una playlist di canzoni da sottofondo aleggiava nell'aria e con le sue note leggere sosteneva la parlantina di Michelle, che raccontava a Crissi la storia di come lei e Vins si erano decisi ad organizzare il matirmonio. Ogni volta che nominava suo figlio, la ragazza cercava il mio sguardo nel gioco degli specchi e sorrideva. Era il suo modo per condividere con me il suo piccolo segreto, di rendere partecipe del momento anche il bambino che verrà.

Michelle si fidava così tanto di me che ero stata la prima a sapere del bambino che portava in grembo. Prima della sua famiglia, prima del suo futuro marito. Dedee, che sedeva tra noi, non avrebbe potuto neanche immaginarlo. Non per esclusione, semplicemente io e Michelle avevamo una connessione più profonda, viscerale, rispetto a quella con chiunque altro nella nostra vita. A pensarci, improvvisamente non mi sembrò così strano essermi ritrovata nella situazione in cui ero con suo fratello.

Magari era sempre stato scritto. Magari Michelle, che condivideva i geni di Daniel e i suoi valori, i suoi ideali, era la prova vivente di ciò che avrei potuto avere con lui, se solo avessi trovato il coraggio di buttarmi.

<<Car>> sentii chiamarmi, come da lontano.

Michelle doveva aver cercato di atterrare la mia attenzione per un po', perché la ruga che le si era creata sulla fronte gridava preoccupazione. Non me ne ero neanche accorta, presa com'ero dai pensieri che mi attanagliavano.

<<Ma stai bene?>> mi domandò, facendo cenno alla truccatrice di spostarsi e sporgendosi leggermente sulla sedia per potermi guardare meglio. Ad un certo punto allungò una mano ed io rimasi a fissare le sue dita affusolate ferme per aria, con l'anello di fidanzamento che brillava sull'anulare. La sua pelle dura, abbronzata, ricordava quella di Daniel. Pensai alle sue mani che mi stringevano i fianchi, il viso. A quell'ultima carezza sulla guancia.

A me piaci proprio perchè tu sei tu.

<<Ho baciato tuo fratello>> dissi, con voce più forte di quanto mi sarei immaginata capace.

Il mio sguardo era fisso sulla mano di Michelle che, non appena sentì la mia frase, la ritrasse. Poi i nostri sguardi s'incrociarono negli specchi, entrambi sorpresi, spiazzati.

Non avevo pensato neanche per un momento se confessare o meno, era venuto da sè per istinto. Come se una parte di me sapesse che quella forza che ci legava non avrebbe potuto sopportare ancora per molto il peso di quell'omissione.

<<Tu cosa?>> domandò Michelle, la voce smorzata.

Dedee scattò dalla sua sedia e afferrò leggermente il braccio di una delle due truccatrici.

<<Ci lasciate un momento?>> disse, per poi rimanere a debita distanza.

Il cuore mi martellava nel petto quando ripetei, questa volta ricambiando lo sguardo di Michelle: <<Ieri sera, ho baciato Daniel>>.

Conoscevo i suoi occhi, le sue espressioni, così bene che fu impossibile per me non riconoscere la delusione che s'impadronì delle sue sembianze. Se fosse stata arrabbiata avrei saputo gestirlo meglio. Quello sguardo, invece, mi ferì così profondamente che non sapevo se sarei mai stata capace di ricucire lo strappo.

<<Oddio, io lo so perchè l'hai fatto>> sbottò, portandosi entrambe le mani alla bocca. <<E' la tua reazione al mio matrimonio, al fidanzamento di Dedee, ai figli, a tutte le nostre "grosse decisioni">>.

Se pensavo che lo sguardo di prima sarebbe stato la parte peggiore, quella considerazione scavò ancora più a fondo. Dischiusi le labbra ma non feci in tempo a ribattere.

<<Tu fai così, no? Gli altri si impegnano per essere maturi, per essere adulti, ma tu hai così tanta paura di prendere le decisioni che dovresti prendere che finisci col farti un ragazzino solo per dimostrare a te stessa che non sei poi così adulta, che hai ancora tempo per non impegnarti in niente e che siamo noi a sbagliare perchè andiamo avanti con le nostre vite>> disse Michelle e le parole sgorgarono con tanta fluidità che non potevano essere pensieri sorti in quel momento. Doveva aver pensato quelle cose su di me per chissà quanto tempo.

<<Ragazze>> mormorò Dedee, pacata.

<<Si vede persino che hai i postumi di una sbronza. E' stato alla mia cena? O sei scappata ad una delle feste a cui ti piace tanto andare, a giocare al gioco della bottiglia e ballare scalza sui tavoli? Hai deciso di baciare mio fratello prima o dopo esserti scolata tutto il bar?>>

Mentre Michelle rivoltava su di me la sua rabbia mi ripetei silenziosamente che era solo quello, solo il frutto di un momento d'ira. Soprattutto, però, realizzai che di tutte quelle parole, di tutte le accuse, soltanto una constatazione m'infastidiva davvero. Sul resto, non ero troppo nella posizione per trovare qualcosa da ridire.

<<Non l'ho fatto per quello>> mormorai, anche se fui sovrastata dalla sposa che esclamò, portandosi una mano sulla fronte, <<Daniel sarà fuori di sè>>.

<<Non l'ho baciato per quello, non era una dimostrazione di niente, né per me né per chiunque alto>> ripetei, questa volta con più forza. Mi alzai e Michelle fece lo stesso, così finimmo a fronteggiarci. Non avevamo mai litigato in quel modo.

<<Perchè allora?>> chiese, anche se il suo sguardo mi diede l'impressione che non vi fosse un modo corretto di rispondere a quella domanda. Ero nel torto a prescindere perchè avevo lasciato che accadesse, e l'avevo fatto proprio il giorno del suo matrimonio e glie lo stavo dicendo proprio lì, nella sua stanza, a poche ore dalla tanto attesa celebrazione. Aveva tutte le ragioni per essere furiosa e io nessuna scusante per come mi ero comportata.

Scoprii, inoltre, di non avere una valida risposta per lei.

Avrei potuto dirle che era stato un errore, che ci eravamo baciati soltanto perchè eravamo ubriachi, ma sarebbe stato una bugia. Allora, avrei potuto rimarcare che tanto io e Daniel avevamo chiarito la situazione, che non sarebbe accaduto niente del genere mai più, ma non trovai le parole.

<<Ecco, appunto>> commentò lei, sollevando le sopracciglia. Un ciuffo di capelli scuri le sfuggì da un boccolo tenuto sulla testa con un bigodino, l'area etera donata dal trucco poco si sposava con la rabbia scolpita sulle sue fattezze.

<<Ho fatto una cazzata>> dissi semplicemente, sapendo che Michelle apprezzava le ammissioni di colpa. Non che fosse sufficiente a tirarmi fuori da quel casino, ma almeno era qualcosa. <<Per quello che vale, tengo a Daniel più di quanto mi aspettassi>> aggiunsi poi, sorprendendo persino me stessa.

Incrociai lo sguardo di Dedee in uno degli specchi davanti alla toletta e, incredibilmente, trovai del supporto. Lei lo sapeva. Lei l'aveva visto con i suoi occhi com'era Daniel quando mi stava accanto, e com'ero io accanto a lui.

<<Ma non quanto lui tiene a te>> ribatté Michelle, dura.

Abbassai la testa piano, come davanti ad un predatore.

<<Lo so>> mormorai. <<Me l'ha detto, mi ha detto... tutto>>

<<E tu che hai risposto?>> s'intromise Dedee, curiosa, guadagnandosi un'occhiataccia di Michelle e concedendomi il tempo di un sospiro.

<<L'hai capito che stiamo parlando di mio fratello e non di un ragazzo qualunque?>> la riprese Michelle. Dedee, con tutta l'innocenza che possedeva, scrollò le spalle. Poi sorrise nella mia direzione.

<<Voglio dire, capisco che tu possa essere preoccupata per Daniel, ma non credo che Car l'abbia fatto come un capriccio. Penso che lui le piaccia.>> disse con tranquillità, come se non avesse appena sganciato una bomba.

<<Io non...>> cominciai, senza sapere davvero come far finire la frase. Detto così, a brucia pelo, sembrava troppo vero. Troppo reale.

<<Ti piace... Danny?>> domandò allora Michelle mentre incrociava le braccia sul petto, con un tono che spaziava dal sorpreso al risentito.

<<Importa?>> chiesi allora, spalancando le braccia. Non c'era bisogno di discuterne se tanto la situazione non sarebbe comunque cambiata.

<<Beh, chiedilo a lui se importa>> esclamò Dedee, sprizzando sarcasmo dal ghigno che le si disegnò sul viso.

Parte di me realizzò in quel momento - o forse s'illuse - che se davvero io e Daniel avessimo potuto darci una chance, almeno Dedee avrebbe approvato. Non credevo che le parti più coinvolte della storia l'avrebbero pensata allo stesso modo, ma almeno c'era qualcuno che avrebbe fatto il tifo per noi.

<<Mimi, non voglio fare casini. Ci siamo baciati, lui mi ha confessato i suoi sentimenti, io gli ho fatto capire che per me non c'è storia. C'è troppo in ballo, e troppe cose che non quadrano>> dissi, quindi, cercando del contatto fisico con la mia amica.

Riuscii ad afferrarle il polso e da lì feci scivolare le dita sino ad afferrarle la mano. Michelle piegò la testa per osservare le nostre mani, poi mi guardò da sotto le lunghe ciglia truccate.

<<Mi dispiace, per tutto>> mormorai, questa volta mettendoci tutto il cuore. Strinsi leggermente le sue dita. <<Scusa se te l'ho detto ora, così, e per averti fatto arrabbiare. Ma oggi è il tuo giorno e io ho preso fin troppo spazio, torniamo a pensare a te e ne riparleremo...>>

Venni interrotta da un paio di secchi colpi contro la porta della stanza, seguiti da due più flebili. Dedee gridò "avanti" e due teste spuntarono da dietro la porta non appena si socchiuse.

I ricci scuri di Daniel, in alto, e la testolina bionda di Ollie parecchi centimetri più in basso.

<<Disturbiamo?>> domandò il primo, azzardandosi ad entrare definitivamente nella stanza solo quando nessuno glie lo impedì. I due ragazzi erano mano nella mano e non appena Oliver vide sua madre le corse incontro. <<Ollie voleva salutarti prima di andare con la nonna in chiesa, io vado a vestirmi e poi li raggiungo>> aggiunse Daniel, rivolto a sua sorella.

Sembrava impegnato a tenere lo sguardo fisso su di lei e lo ringraziai per questo, perchè dal canto mio non riuscivo a non guardarlo. Era entrato nella stanza e aveva portato con sé il calore di quella giornata, la luce dei raggi del sole. Tutto ciò che c'era al mondo di bello e felice s'incastrava nei suoi occhi, nelle sue fattezze, e lui lo restituiva più luminoso, più puro.

Il cuore prese a battermi nel petto in modo pressoché imbarazzante.

Michelle lasciò la presa sulla mia mano per sollevare Oliver tra le sue braccia e Daniel sembrò accorgersi solo in quel momento di quel contatto tra me e sua sorella. Al che, i suoi occhi finirono inevitabilmente sui miei.

Una domanda sembrava impressa tra le pagliuzze più chiare delle sue iridi ma non avevo modo di rispondere, così semplicemente gli feci un mezzo sorriso per tranquillizzarlo.

<<Serve che rimanga?>> chiese lui e, anche se sarebbe potuta sembrare una domanda pertinente all'organizzazione del matrimonio, parlò guardando me. Mi stava offrendo il suo supporto, qualora le cose con Michelle stessero andando per il verso sbagliato.

<<Parleremo dopo>> rispose la sposa, lasciando un bacio tra i capelli di Ollie prima di farlo tornare con i piedi per terra, <<Dobbiamo finire di prepararci>>.

Ollie corse a salutare anche me e Dedee prima di raggiungere Daniel, che gli allungò prontamente una mano. Non si mosse però, continuando a guardarmi incerto.

Fui tentata dal raggiungerlo e trascinarlo fuori per raccontargli ciò che era appena successo, o per sapere se avesse notizie di River. Tuttavia il solo pensiero di lasciare quella stanza assieme a lui, sotto lo sguardo attento delle mie amiche e alla luce dei discorsi intercorsi, mi imbarazzò a tal punto che sentii le guance avvampare. O forse a farmi arrossire fu il modo in cui lui mi guardava, attento, pronto ad intervenire in mia difesa nonostante ciò che era successo solo poche ore prima.

<<Ci vediamo in chiesa>> dissi, infine.

Daniel annuì e attraversò la stanza per lasciare un bacio sulla guancia di sua sorella, poi recuperò Ollie e mormorando un <<A dopo>> ci lasciò nuovamente sole.

Ebbi come l'impressione che si fosse portato via tutto l'ossigeno rimasto tra quelle mura.

<<Carol>> mormorò Dedee, lasciandosi sfuggire una risatina, <<Sei cotta>>.

<<Oh, ti prego Dedee, smettila>> mi lamentai, portandomi una mano sul viso per nascondere l'evidente rossore.

<<E lui è pazzo di te! "Serve che rimanga"?>> lo imitò, confermando l'impressione che quelle parole fossero rivolte a me.

<<Ero pronta a tutto oggi, ma non a questo>> commentò invece Michelle, per poi aggiungere: <<Dedee, fai rientrare le truccatrici e trova la parrucchiera, e vedi se qualcuno può portarci dello champagne>>.

<<Se bevo un goccio di alcool vomito>> esclamai tristemente, tornando ad osservare la stanza. Per un attimo, ci fummo soltanto io e Michelle.

Lei mi guardò con lo sguardo ancora turbato, i lineamenti del viso però si erano leggermente ammorbiditi.

<<Mimi io...>> cominciai, sentendo il bisogno di dire qualcosa.

<<Non dargli false speranze>> mi precedette Michelle, diretta come solo lei sapeva essere e come avevo sempre voluto che fosse con me.

Annuii.

<<Non lo farò, promesso>>

A prescindere da tutto, ferire Daniel non era mai stato nei miei piani.

Dedee tornò con le make up artist e l'acconciatrice, poi arrivò la prima bottiglie di champagne e da quel momento in poi, cominciò il caos.

La discussione non era finita, ma non avevamo più tempo a disposizione.

La stanza divenne un via vai di gente - la mamma di Michelle, la mamma di Vins, il responsabile della struttura per gli ultimi dettagli, la fotografa intenzionata ad immortalare qualche dietro le quinte. Lo champagne potrò una certa euforia e l'avvicinarsi dell'orario previsto per l'inizio della cerimonia contribuì a far sentire tutti su di giri, me compresa che con lo champagne mi ci ero soltanto bagnata le labbra.

Sentii un tuffo al cuore quando Michelle, aiutata da sua madre, s'infilò il vestito bianco.

L'acconciatrice le aveva sistemato due ciocche di capelli ad incorniciarle il viso, il resto della chioma era raccolto in una crocchia bassa tenuta in posizione con piccoli fermagli luminosi. Il vestito lasciava scoperta quasi l'intera schiena mentre sul davanti ghirigori di pizzo le coprivano petto e braccia, il bianco ottico del tessuto le illuminava viso e occhi.

Così come la prima volta che l'avevo vista indossarlo in Atelier, anche in quel momento le lacrime mi pizzicarono gli occhi. Combattuta tra tutte le emozioni che il mio cervello - o il mio cuore - voleva farmi provare, mi appigliai a quella più importante che era riflessa nel viso raggiante di Michelle: la felicità.

Nonostante il caos che avevo creato, parlare con Michelle mi aveva liberato da un peso. Ci sarebbe stato tempo per riflettere su quello che era successo, sulle cose che mi aveva detto, su ciò che avevo fatto, ma per il momento avevo ottenuto le mie risposte.

Sì, sarei riuscita a sopravvivere a quella giornata e sì, ci saremmo buttate gli eventi di quella settimana alle spalle. Tutto sarebbe tornato com'era sempre stato, come doveva essere.





Joe Ricciardo ci aspettava poggiato contro l'ultimo Golf Kart rimasto nel vialetto, a pochi passi portone della Villa. Aiutò sua figlia a sedersi sul sedile centrale mentre io e Dedee sistemammo il tessuto morbido della gonna e il velo in modo che non toccassero terra. Ci sedemmo dietro Michelle con in grembo i bouquet di rose e fiori di campo, copie in miniatura di quello della sposa.

Joe guidò fino alla chiesetta sulla collina prendendosi tutto il tempo possibile, godendosi gli ultimi istanti in cui sua figlia avrebbe portato il suo stesso cognome. Durante il tragitto, Dedee poggiò una mano aperta sulla mia coscia ed io la strinsi. Ci scambiammo un sorriso emozionato, questa volta senza forzature.

L'esterno della piccola chiesa era gremito d'invitati, tutti in attesa di rubare uno sguardo alla sposa prima di prendere posto sulle rispettive panche. Riconobbi Grace che teneva le mani giunte davanti al viso e la madre di Vins che, con Oliver tra le braccia, indicò Michelle così che lui potesse vederla.

Io e Dedee saltammo giù dal Golf Kart non appena Joe lo spense e sistemammo il vestito di Michelle quando anche lei riuscì a scivolare dal sedile centrale. Non sapevo se fosse un compito da padre, ma fui io a sistemarle il velo sul viso e lei mi sorrise da dietro il tessuto trasparente.

Le mani mi tremavano quando le passai il suo bouquet.

Alle nostre spalle sentii Grace invitare tutti a prendere posto all'interno e fu talmente efficace che, quando mi girai, la folla si era dispersa e gli unici rimasti erano i due testimoni dello sposo. I miei occhi trovarono quelli di Daniel all'istante. Nell'elegante abito blu era bello come non mai ed era lì, fermo, ad aspettare me.

Mi venne voglia di gridare, invece abbozzai un sorriso. 

<<Andate, ci sono>> disse Michelle alle mie spalle.

Annuii e mossi i primi passi e lui allungò il braccio verso di me ancor prima che gli fossi vicina, in attesa. Avrei dovuto afferrargli il gomito, invece istintivamente finii col prendergli la mano. Quando provai a ritrarla, lui non mi lasciò andare. Piuttosto, intrecciò le sue dita con le mie e sorrise di uno dei suoi migliori sorrisi. Uno di quelli che al mio stomaco piacevano parecchio.

<<Lo so>> mormorò, tirandomi a sè. Le nostre spalle si sfiorarono e ci guardammo da vicino per la prima volta, sobri, dopo tutto ciò che era successo la scorsa sera. <<Oggi sono irresistibile>> aggiunse.

Risi sommessamente perchè era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di sentire, poi lui mosse il primo passo verso l'interno della chiesa ed io lo seguii. L'atmosfera soffusa ci avvolse e per un momento, con il portone alle nostre spalle, per chiunque all'interno fummo soltanto due sagome in controluce.

<<Sai cosa, Daniel Ricciardo?>> sussurrai in quell'attimo di transizione, come  se fossimo in uno spazio sulla terra che esisteva solo per noi. L'unico posto dove mi sarei potuta concedere una confessione del genere. La marcia nuziale cominciò a suonare e lui sollevò le sopracciglia, in attesa. <<Lo sei>>

Il sorriso di Daniel si aprì ancora, rivelando una fila di denti bianchi e la fossetta accanto al labbro. Poi il suo viso si piegò fino a quasi sfiorare il mio orecchio.

<<Tu di più>> disse piano, scatenando qualcosa dentro di me.

Strinsi la presa attorno al gambo del bouquet, la punta delle dita mi formicolava dalla voglia che avevo di passargliele tra i capelli, sulla nuca dietro il colletto della camicia, sulla fossetta. Lui, invece, strizzò leggermente le nostre mani ancora intrecciate.

Ci guardammo per un'altra frazione di secondo e desiderai intensamente di essere nella sua testa, di leggere i suoi pensieri mentre i suoi occhi erano così vicini che quasi riflettevano i miei. 

Avrei voluto vedermi attraverso quelle iridi.

Sentire ciò che provava, non solo saperlo.

Magari mi sarei lasciata convincere che tutte le ragioni che mi tenevano a distanza erano davvero delle inutili scuse.

Quando mosse il primo passo verso la navata distolsi lo sguardo e lo rivolsi per terra, imbarazzata. Camminammo lentamente accompagnati dalle note dell'organo, dai "click" delle fotocamere e dalle occhiate dei presenti. Quando feci scivolare la mia mano dalla sua per afferrargli il braccio non si oppose e ritrovai la sicurezza per proseguire fino all'altare a testa alta, indossando il mio migliore sorriso. Incrociai lo sguardo di Vins che ci attendeva davanti ai gradini dell'altare, raggiante ed etereo con alle spalle gli allestimenti di rose rampicanti scelti da Michelle. I miei occhi vagarono tra i vari invitati seduti sulle panche e trovai le cugine di Vins, suo padre, le ragazze dell'addio al nubilato. Grace, in prima fila, ci guardava con gli occhi già lucidi e una mano poggiata sul cuore. Mi chiesi che effetto le facesse vedere me e Daniel solcare la navata, stetti l'uno all'altro, sapendo ciò che suo figlio provava per me. Mi chiesi se sarebbe stata felice se mai io e Daniel fossimo finiti insieme, o se avrebbe temuto per lui proprio come Michelle.

Il tempo per quei ragionamenti finì non appena fummo anche noi davanti ai tre gradini dell'altare e ci dovemmo separare. Daniel si sistemò accanto a Vins, stringendogli la spalla. Io rimasi sola dalla parte opposta dell'altare, in attesa di essere raggiunta da Dedee che, in quel momento, aveva cominciato a camminare lungo la navata a braccetto con Liam.

Mente guardavo lei intercettai lo sguardo di mia madre, in terza fila, che mi salutò con un piccolo cenno della mano. Ricambiai imitando il gesto, sorridendo.

Poi trovai River intento a fissarmi, proprio accanto a lei.

E nel momento in cui i nostri occhi si incrociarono, capii che sapeva cos'era successo tra me e Daniel.

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