Taylor - Now

Il cielo della cittadina è stranamente grigio, cupo. Accenna all'atmosfera del posto al quale ti stai recando con una decina di minuti di distanza da Daisy.

La ragazza, l'hai vista accelerare il passo in maniera improvvisata, si è incurvata per via - supponi - delle scelleratezze che l'hanno condotta a cercare conforto.

Non che tu abbia appreso molto del discorso che hai origliato. In te ha sprigionato un'imponente confusione, vorresti immaginare delle risposte. Scrivono, a chi? Lettere, per cosa? Seppellire. Scrivono a Carolina? Perché? Desideri incidere un notevole punto fermo all'infima faccenda, vuoi che la curiosità si plachi. Vuoi, vuoi, vuoi. Ma per ora insegui di sottecchi la ragazza della quale sei innamorato da tanto tempo. 

Cammini su delle breccioline incandescenti, i tuoi passi non reggono lavoglia di conoscere, di stringere fra le dita morbide la soluzione ad un enigma. Chiudi i palmi, respiri più cauto, come se cercassi riparo.

L'atrio del cimitero non ti è realmente familiare, credi per convenzione - ti dici - se fossi nato altrove, venereresti un altro dio. Non hai energie per un affare da stupidi quale la religione. Tu cerchi evidenze, scavi per delle sicurezze. L'inerzia dei credenti ti infastidisce.

Nascondi in questi atteggiamenti infimi contro coloro che non hanno la tua stessa visione dei fatti la tua fragilità scarna; lei l'aveva intercettata, voleva accoglierla con affetto. Tu allontani l'affetto. Vuoi bene per convenzione - ti ricordi - se fossi nato in un'altra famiglia, d'altronde, ameresti altri genitori.

E una solcata, una ancora. Noti il banco dei fiori con una strana donna a venderne. I suoi seni sono abbondanti ed il tessuto sintetico della maglia non regge le sue curve abbondanti. Ha i capelli unti e sta limandosi le unghie appoggiata al furgoncino bianco dietro di lei. Solleva la testa e ti dà lo sguardo da cerbiatta soltanto quando le fai un cenno ed abbozzi un sorriso educato, «Ciao, fiorellino. Vuoi dei tulipani?»

Scandisce tutte le lettere e noti che le manchino dei denti, ma la tua attenzione vola e si posa rapidamente su ciò che ti ha chiesto. I suoi occhi son fissi su di te, percepisci il suo fare indagatore spogliarti delle certezze di cui ti sei vestito prima di varcare troppe soglie. Scuoti la testa e «Come, scusi?»

Getta la lima nel cassonetto affianco all'ultimo strato di fiori sulla destra e perviene difficoltoso non ridacchiare rispetto la sua camminata sciancata e la sua gobba. «Ti ho chiesto dei tulipani.» gratta il suo fianco e tu corrucci le sopracciglia. «Sei proprio un bel giovinotto. Perché ancora non ti ho visto da queste parti?»

«Non sono molto religioso.»

«Nemmeno lei.» scrolla le spalle e osserva le sue unghie, distorcendo il naso quando si rende conto che esse non hanno la stessa lunghezza. Borbotta qualche imprecazione e poi, «Allora, li vuoi questi tulipani?»

«Ma lei chi?» resti imperterrito dinanzi al suo alzare gli occhi al cielo e puntarti con la vista ben arguta. Prova a capirti, a racimolare qualcheduna delle tue sembianze da umano.

«La ragazza. Quella a cui hai fatto qualcosa.»

«Che ne sa che ho fatto qualcosa?» ti senti perforato dalla sua apparenza, la sua metodica di dialogo. Insinua, eppure non ne sei offeso. Non potresti, fingi pertanto di esserlo. In realtà, queste piccole affermazioni stanno danzando intorno al tuo insipido meccanismo di vita. Non sei stanco? Dell'indifferenza? Non è nemmeno un piacere tormentarti, Taylor.

«Avete fatto tutti qualcosa. Dalla riccia a quella tinta di poco prima che sembrava avere un ravanello nel culo.»

«Scusi?»

«Sì, hai capito bene: un ravanello nel culo. La prima volta se ne stava tutta innervosita, ha preso quelle dannate cose ed oggi piangeva. Non funziona così.» commenta aspra. Apre lo specchietto che poco fa ha preso dalla borsa ed aggiusta il rossetto sulle labbra sottili, prima di prepararti un mazzo con cinque tulipani. «Tieni. Non li voglio, i soldi.»

Infine, torna ad ignorarti. Già, ti ha lasciato fra le mani sudaticce un mazzo di fiori ed è tornata a starsene per i cavoli suoi. Un po' messaggia, un po' toglie il cerume dall'orecchio. Non vuole vederti e mi ammonisci, diavolo! Mi dici di starmene zitta. Certo, Taylor, passeggia nella via di mezzo con noncuranza.

Quella piccola angoscia ti perturba lo stomaco, come se dovessi rimettere seduta stante. Si mescola con il solletichio in gola e quasi ti sembra di non poter respirare come si deve mentre varchi la soglia di un postaccio. Le tombe, le foto -- ti inquieta, ti manomette. Una spada affilata ti sta trafiggendo lentamente, millimetro dopo millimetro e più affonda, più entra e sprofonda nelle tue cellule, più provi un'agonia crescente.

Le incisioni, ogni cosa. E la vedi, la lapide. Sapevi dove l'avessero sepolta (nella parte nuova ed anteriore del cimitero assai abitato) e sei perfino sul punto di rimettere sull'ironia della sorte: Sperando abbia trovato la sua pace.

Sai per certo che l'hanno fatta aggiungere, non ricordi che ti abbiano fornito questi dettagli quando chiedesti. Perché tu non c'eri ed adesso sei cedente con un mazzo di tulipani rossi in mano di fronte alla lapide di una sciagurata suicida.

Lasci scivolarti dalle mani il mazzetto ed esso cade sul tumulo sotto cui giace il corpo oramai prossimo alla putrefazione di Carolina. Ti disgusta semplicemente l'idea: i suoi occhioni, i suoi capelli crespi, le gambe magre e il collo lungo --- tutto verrà divorato dai vermi, centimetro dopo centimetro. Ed aveva diciassette anni, Taylor. Non ti tocca, lecchi in un'espressione viziata le labbra e ti guardi attorno.

Questo segreto muore con Carolina ed invece sei sicuro che non sarà cosí.

Ammetti con leggero rammarico che Daisy non ha acquistati dei fiori come Catherine le aveva ordinato, ma non ti importa. Sei lì per liberarti di un magone che - sebbene ti costi fatica e derisione del tuo orgoglio ammetterlo - la notte ti avvolge come la più calda delle felpe e ti strozza prima di addormentarti.

Dai un'occhiata ai margini della tomba e poco più in là, a sinistra, scorgi del terriccio sul quale l'erba non è cresciuta. Non vi sono cumuli, ma ti avvicini a passo svelto ed inizi a scavare a mani nude.

Poche manate e trovi ben quattro fogli, poco rovinati, non ingialliti, e persino rallenti il battito quando ne tracci i contorni con le dita. Tremi completamente e ti manca il respiro quando leggi le parti retrostanti,

Per Carolina. Per la Morte.
A Carolina. Alla Morte.
Di Carolina. Della Morte.
Carolina. Morte.

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