Connor - Now

N/A: CE L'ABBIAMO FATTA!!! Venerdì la manutenzione di wattpad è ufficialmente terminata, grazie vita. Ad ogni modo, oddio, ragazzi, mancano meno di dieci capitoli alla fine e ben quattro già sono scritti. OH CIELO non sono pronta. Volevo anche dirvi che so quale storia postare una volta che Carolina sarà finita (due settimane/tre) e dopo un tempo di pausa dal social. In tutto questo, mi scuso per il clamoroso ritardo e boh, il prossimo capitolo stavo pensando in realtà di unirlo a quello dopo ancora quindi arriverà domani sera. Ho detto tutto, fatemi sapere che ve ne pare di un primo approccio con Connor (dopo Taylor penso sia il mio personaggio preferito) e vi chiedo. avete una qualche idea su chi possa essere la voce narrante in seconda persona e quale sia il collegamento fra tutti i narratori (quelli di terza persona)? Answersss. 

ciao ciao 

Spiccioli i rumorii che ti accompagnano passo dopo passo, da eccessivo tempo a questa parte, mentre ti inoltri nei grigi e piuttosto bluastri corridoi della tua scuola. L'orologio all'entrata è fermo e sono giorni che il tempo pare essersi impigliato nei rami di quegli alberi secchi e disgraziatamente innevati. Perché Natale è quasi qui. È qui un'altra volta e vorresti solo soffocare l'alito festoso che ti scorre accanto e continuerà imperterrito fino a che le voci non saranno di nuovo così forti - come ogni anno - e ti chiuderai nella tua stanza e le due tue madri non si accorgeranno neppure che non sei partito per festeggiare la festività con quel fattone di tuo padre che ha la fobia di invecchiare. Hai perfino smesso di fargli gli auguri: hai idea di quanti siano quarantaquattro anni, ti disse la prima volta e lo sai quanti soldi avrei potuto fare in quarantaquattro anni? Ma li hai fatti, ribatteresti volentieri, soltanto che poi li hai giocati nuovamente. Passa le giornate a leggere i libri di Bukowski e non hai mai odiato qualcuno più di Charles Bukowski o Hank o quel che preferiva. Il suo alcolismo e la sua mancanza di carezze e rispetto è stata in grado di rendere tuo padre un essere anaffettivo e non te lo dimentichi mica!, Non prendere per oro colato tutto quello che leggi, papà., gli urlasti e un libro spigoloso e sporco di caffè ti arrivò dritto in viso, poi si alzò barcollando dal tavolino e si accertò che il suo bambino stesse bene. Tu te ne stavi ancora con una mano sull'occhio destro, quello che ora è sempre meno aperto. Hai odiato anche i libri. Fino a . . . Fino a Carolina, no?

Scuoti la testa, scacci infuriato la mia voce e muovi la mano con frenesia perché le voci tacciano tutte intorno a te, tutte su di te. E indovina, mi hai innescata e non cesserò di parlare finché non soffocherai con la tua stessa lingua steso in una camera isolato. Schizzano in alto, i tuoi occhi blu, e chiudi le braccia intorno a te.

Qualcuno ti saluta, altri non ti rivolgono la parola e le tue mani sudaticce si aggrappano alle cinghie dello zaino grigio e sporco. Hai una sentimento dentro che, aggrovigliandosi nel lenzuolo del tuo risentimento, scava una fenditura irreparabile. È furioso l'impeto, stringe con le unghie la tua carne, i tuoi organi, e sposta, toglie e scava. Ha delle mani indigeste, orride, non c'è cielo per te. Non puoi notare le stelle, non puoi assaggiare la benevolenza e la parte esilarante viene promossa dal tuo senso di desolazione. Aspettandoti a lungo ho ottenuto un bagaglio di sgraziate opportunità che ti inghiottiranno. Hai un dolore alla base della schiena, ti conduce a piegarti in due, eppure mantieni la tua postura retta nella camminata casuale. Ma il dolorino è lì, non verrà a dissolversi quando siederai né si appagherà se ti stendi. È il peso, si è concentro e la tua colonna vertebrale non ti tiene. Non ti reggi.

«Connor,» è Samuel a salutarti. Il suo palmo tocca il tuo in un gesto affezionato e convenzionale, mentre un sorriso debitore stride a contatto con la tua insoddisfazione. Ti fermi, il tuo corpo si lascia dominare dalla curiosità e «Hai sentito?» il disgusto concerne il tuo stato d'animo.

«Hm?» fai, indifferente. L'infinita varietà delle parole, dei dialoghi e dell'apprendimento ti ha sempre annoiato, malgrado il tuo sceneggiato interesse. Piccolo poeta assonnato, vuoi che ti racconti della macchina che ti strizza il fegato?* Deglutisci, non ascolti ciò che i tuoi compagni dagli abiti costosi e nuovi hanno da raccontarti. E poi, poi un piccolo dettaglio ti scalfisce l'orecchio candido e marcirà sedentario all'interno per un po'. «Hanno sporto denuncia?»

«Denuncia?» lo dici con un tono incredulo, come se i tuoi occhioni blu non siano fissi altrove e i tuoi sensi ingannevoli intercettanti qualcosa di più interessante.

«Sì, non lo sapevi?» si pone Samuel, aggancia le braccia allo stomaco; ha uno sguardo invadente, vorrebbe non farlo trasparire. Cody e David ancora ti osservano come se ti capissero -- perché avresti dovuto saperlo? Cosa, in realtà, dovresti sapere?

«Avrei dovuto?»

«Avete tagliato i rapporti?» l'espressione è impagabile: i lineamenti con leggerezza aggrottati e le guance arrossate dall'imbarazzo fastidioso. Non sai cosa ti sta rompendo le vene, martellandoci sopra fino a che pare che il sangue non affluisca nel tuo corpo miserabile. Sei una cosa --- cosa? Non lo sai. Non capisci. Cody tossisce e «Va bene se non ne vuoi parlare, amico. Cioè, era la tua ragazza dopotutto.» 

E boom. Dovresti comprendere perché ti strugge il dover allontanare dal suo estroso ricordo dalle fauci agghiaccianti e cruenti del tuo insipido cuore. Meschina la voglia di infilare le dita lungo la tua gola e gridare e rimettere e chiederti quando questo nugolo di disperate negazioni è insito tra i rami delle tue consapevolezze. Ben schiacciato dall'evidenza dei fatti. Che rosa meravigliosa è il ricordo di Carolina --- peccato che molto spesso dimentichi, prima di coglierla con dita nude, che le rose sono piene di spine. E soltanto toccare questa ti procura una catarsi spumeggiante --- i tuoi interi sentimenti giacciono sul pavimento sporco - come le acque del fiume - e la base della tua schiena vibra dal dolore. Devi sporgerti in avanti.Vuoi che l'eternità venga mossa dal tuo aspetto ed esperisca il tuo lancinante malessere.

«Sì, infatti. Capiamo. Anche se eravate in un brutto periodo --- » non sai che tempo è, sai che deve essere trascorso e sai che potresti essere ovunque e percepirti come un uccellino rinchiuso in una gabbia soffocante, e vuoi urlare. Vuoi strillare. Il petto si gonfia, il respiro viene a mancarti -- come se non ci fosse aria. Come se foste tu e il mondo senza aria. Il collo sembra che si stringa, le mani dolgono dalla stretta e gli occhi supplicano che tu li chiuda.

«Che hai detto?» lo sussurri. Le unghie delle tue dita sottili e nodose premono nella pelle marmorea. Le tue iridi blu, così profonde "Che ci vedo Gatsby dentro" d'improvviso si socchiudono in due fessure sgocciolanti avidità.

Sai cosa, Connor? Vorresti urlarlo, cos'è che è successo. Cos'è che ora sta accadendo. In te. In altri. In mondo. Esatto, in. In esprime che è dentro, che se squarciassi in due, che ne so, il petto umano, vedresti tante farfalle gialle svolazzare e poi, poi, a fondo la verità. Che se squarciassi il mondo, gli alberi o non so, il ventre, sentiresti o vedresti che caos sta generando la tua testa. E viene assorbito. Emani compassione. Pietà. Potresti scrivere i versi, sai come si dice!, i versi dicono così tanto in poche parole.* E tu potresti riassumere la tua afflizione in una sbracata e beona parola: io. Che verità devastante.

Lo sai, tanta gente urla la verità, ma senza stile è inutile, non serve.*

«Che stavate rompendo. Andiamo, Connor, lo sanno anche i muri.»

«I muri lo sanno perché ce la sbattevi contro come un animale.» è Samuel che interviene. Dilati le narici, la pacatezza di poco prima, il temperamento buono che hai forzato, cade a terra. Calpestato.

Che teatralità l'essere umano, Connor. Non occorre neppure pagare il biglietto ché ti godi lo sceneggiato spettacolo in prima fila.

«Voi non sapete niente.» e vuoi voltarti. Nello stomaco c'hai un alveare, una straziante calugna nei riguardi di te e soltanto te. Aria, aria, aria, hai bisogno di aria. E alla base l'infame dolorino spinge e spinge, tutti i tuoi amici hanno aspettato così tanto, piccolo uccellino, perché tu strillassi e no. No.

«Non occorre sapere, bastava che guardassimo la sua faccia una volta al giorno.» e boom, non controlli l'impeto. Lasci che l'anima ti domini, il tuo piccolo demone sorge e non c'è alcun Karenin misericordioso ad attenderti, solamente un ragazzo steso a terra con il labbro sanguinante e la tua mano ancora impregnata di violenza.

Non ti permetti di osservarti attorno, ascolti alcuni dei professori urlare ed uscire dalle aule. I loro passi sono pesanti, rimbombano nel tuo udito maltratto e il mondo prende a girare troppo velocemente perché tu lo afferri e gli chieda quando hai smesso di muoverti con lui. Tutto gira, gira, gira. Ti guardi in torno. E gira. Sta girando. Tu giri. Giri. Giri. Nausea. Giri. Delle dita spingono nella tua gola o no. --- giri. Giri. Giri. Il tuo basso ventre duole. Giri. Gira. Gira tutto. E giri. E gira. Troppe parole nuocciono alla tua testa. Ti guardi intorno. Giri. Guardi e giri. Le palpebre cedono, vorresti strillare.

Ti passano accanto circa duecento persone e non riesci a vedere neppure un essere umano.*

Un professore ti prende per il polso e non te ne accorgi neppure. Il guaio di ogni situazione è che può volgerti a favore o contro. Il guaio di ogni situazione, come mangiare un panino o uccidere una persona è che un atto egoistico --- sta a te come interpretarlo. Se come un liberalismo approssimativo, uno sgarro alla dieta o la repressione di qualcosa. Sticazzi che sia qualcuno. È il guaio: stai agendo per te.

Ti conducono da qualche parte, non sai.

Andiamo, la vita è dolce se glielo concedi.*

*N/A: tutte frasi di Bukowski, ovviamente adattate al contesto e leggermente modificate. Alcune vengono da Storie di ordinaria follia, altre da Compagni di sbronze e l'ultima da Un organo caldo. Penso non serva dire perché ce le ho messe, basta che abbiate letto attentamente :).

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