9. Tatuaggi e sigarette.

Nella villa in cui alloggio da un paio di giorni, é presente anche una palestra, giusto per non farsi mancare nulla.
I ragazzi sono tutti in sala prove, eccetto Zayn, e così ne approfitto per allenarmi un po'. Sto correndo sul tapis roulant da un'ora, ed essere qui da sola con gli auricolari nelle orecchie é la cosa più rilassante del mondo. Quando stacco e mi giro per scendere, vedo Zayn entrare dalla porta scorrevole.
Non so cosa dire, sono in tuta e top e completamente sudata, e sicuramente paonazza. Neanche Zayn sembra molto a suo agio. Mi tolgo le cuffiette e sorrido- ciao.
Anche lui abbozza un sorriso - ciao. Non volevo disturbarti. Se vuoi torno appena avrai finito.
Si preoccupa per me? Non credo. Secondo me gli da solo fastidio la mia presenza.
-non mi disturbi. Io ho quasi finito. Se ti va per me puoi anche restare.
Lui annuisce distratto -si, certo. Nessun problema.
-d'accordo.
lo vedo mettersi un paio di auricolari e io faccio lo stesso. Se non vuole fare conversazione non sarò io a obbligarlo. Sale sul tapis roulant e io mi dirigo verso le macchine per sollevare pesi. Venti minuti dopo deve aver deciso che come riscaldamento è abbastanza, perché stacca il tapis roulant e si toglie la felpa. La pelle delle sue braccia é lucida dal sudore e solo ora mi accorgo che gran parte delle braccia é ricoperta da tatuaggi che si mischiano gli uni agli altri. Io adoro i tatuaggi. Ne ho uno, proprio sulle costole a sinistra. Non so cosa mi prende ma non riesco a staccare gli occhi da quelle braccia, miste di muscoli e inchiostro. Quando si gira, peró riesco a far finta di nulla, anche se in questo momento, se non fosse che lui si comporta così freddamente, sarei realmente tentata di saltargli addosso.
Zayn's pov
Prima di entrare in palestra resto qualche secondo a guardarla mentre mi da le spalle e corre sul tapis roulant. La pelle della schiena, scoperta dal top corto, rivela al centro una fossetta dalla quale, ad ogni passo, guizzano appena muscoli sottili e si intravedono le vertebre in movimento sotto la carne.
Poi mi sento troppo ridicolo ed entro. Quando mi vede sembra in imbarazzo. Non avevo intenzione di imbarazzarla, mi rendo conto solo adesso che la cosa più sensata da fare era andare via e non entrare. Non ce l'ho con lei, ma in sua presenza mi sento un idiota. Non so mai cosa mi prenda ma il mio cervello va in tilt, mentre io mi blocco come una statua a fissare piccoli particolari di lei, come la fossetta sulla schiena, insomma. Quando mi tolgo la felpa sento il suo sguardo bruciarmi la pelle, ma sento che non mi guarda alla stessa maniera in cui la guardo io. Come potrebbe? Siamo il sole e la luna. La ragazza acqua e sapone, il ragazzo tatuato e con la giacca di pelle. Mi guarda con biasimo. Non approva ciò che sono. Non mi importa. Se è così, non dovremo per forza essere amici. E poi la vedo ancora sul quel tappeto accanto a Liam, il modo in cui si sorridevano, la naturalezza con cui gli ha sfiorato una spalla, la disinvoltura con cui lui le parlava. Tutte cose di cui io non sono capace. Non sono geloso. Sono solo infastidito da questi comportamenti davanti ad altra gente. C'é la camera da letto per queste cose. So di esagerare, ma il vederla con lui mi ha fatto capire che io non sarò mai sicuro e disinvolto quanto vorrei. Io non ci so fare e ciò resterà così per sempre. Sono un riccio chiuso in se stesso che non riuscirà mai a uscire dall'involucro che si è creato. Mi giro e invece che fissarmi come credevo, lei è concentrata a sollevare pesi. È seduta nel piccolo sedile della macchina e con le braccia tira giù e poi rilascia la sbarra di ferro che è collegata ai pesi tramite un filo. Ha le gambe intrecciate alle sbarre laterali, gli occhi chiusi e sembra non fare nessuna fatica, mentre i muscoli delle braccia, sottili e scolpite, si tendono insieme a quelli delle spalle e agli addominali che la seguono nei movimenti. Non credevo fosse una sportiva, sotto ai jeans e alla camicia non avevo intuito che quel corpo sottile fosse così forte. A vederla cosí il suo corpo è l'armonia incarnata, non ha uno scatto, un movimento sbagliato. È tutto un susseguirsi di movimenti fluidi. E io mi costringo a fuggire via dalla palestra, come un codardo, perché in questo momento so che non risponderei delle mie azioni.
Emily's pov
Quando apro gli occhi e mi tolgo le cuffie perché ho finito, noto che sono rimasta sola in palestra. Zayn dev'essere andato via senza che me ne accorgessi. Meglio. Non dovrò tentare si essere gentile con lui che si limita a una fredda cortesia. Vado in camera mia e faccio una doccia. Quando esco dal bagno, faccio giusto in tempo a prendere il cellulare che squilla. É Simon.
-Pronto? -dico.
-Emily? Ciao, sono Simon. Oggi pomeriggio alle sei tu Zayn dovete venire agli uffici manager. Potresti comunicarglielo tu?
Certo, proprio con la persona che mi sta più simpatica.
-sí, certo. Vado subito.
-bene, grazie. A dopo.
Dopo aver riagganciato, mi vesto velocemente. Mi infilo un paio di jeans e una camicia a quadri rossa, con su un cardigan grigio e morbido. Metto un paio di scarponi e poi lego i capelli appena asciugati in una treccia. Mi sembra di dover andare al patibolo. Vado a bussare alla porta di Zayn, passa un secondo e poi lui apre, sicuramente molto sorpreso di vedermi li. É a torso nudo, con un'asciugamano attorno alla vita e uno tra le mani mentre friziona i capelli scuri. Deve essere tornato in palestra dopo di me e adesso è appena uscito dalla doccia. Mi concentro su ciò che devo dire- Simon mi ha comunicato che io e te dobbiamo essere agli uffici manager alle sei. Tra mezz'ora in pratica.
-ehm...si, d'accordo. Dammi il tempo di vestirmi e arrivo.
Annuisco - ti aspetto di sotto. Vado a parlare con l'autista.
-no, non è necessario. Possiamo andare con la mia auto.
-va bene.
Annuisce e poi chiude la porta. Io vado di sotto cercando di allontanare i pensieri che mi attraversano la mente. Dieci minuti dopo sento dei passi sui gradini e poi lui spunta dalle scale. Come al solito é vestito di nero, con jeans troppo stretti, una canotta e una giacca di pelle. Prende le chiavi -andiamo?
-si,certo.
Così usciamo e ci dirigiamo alla sua auto, stranamente anche lei é nera. In auto non parliamo quasi del tutto. Zayn mi chiede se ho freddo e se voglio che accenda il riscaldamento. Io dico che sono a posto e il nostro discorso finisce lì. Quando entriamo lo seguo , é la prima volta che vengo qui. Simon ci aspetta sorridente, ci saluta, poi mi invita ad andare a prendere un caffè nella stanza a lato, mentre lui e non so chi altri parlano con Zayn. Io sono ben contenta, non mi sarei sentita molto a mio agio ad ascoltare i fatti suoi. Vado nella stanza indicatami e lí non c'è nessuno. Meglio. C'è una grossa macchina del caffè con una caraffa piena di caffè già fatto. Prendo una tazza e mi verso il caffè fumante. Non so quanto tempo passa, assorta come sono nei miei pensieri. Poi sento la porta sbattere e vedo Zayn che a passo deciso si dirige verso l'uscita sul cortile alla fine del corridoio. Spinge con foga il maniglione e esce lasciando poi che la porta si richiuda da sola. Non riesco a frenare il mio istinto, e così lo seguo. Quando esco lui mi guarda, mentre tenta di accendersi una sigaretta-che ci fai qui?
-niente. Ti ho visto correre via e volevo solo sapere se stessi bene.
-sí, sto bene. Hai assolto al tuo compito. Ora puoi anche andare via.
Mi fa salire il sangue al cervello
-non sono qui per questo. Non è il mio lavoro preoccuparmi di come ti girano. Sono qui solo perché il mio stupido istinto mi ha spinta a vedere come stavi, non per farmi trattare di merda da te, che francamente non fai altro che evitarmi dal primo giorno che mi hai vista. Quindi se la mia presenza ti dà tanto fastidio, d'ora in poi eviterò di bruciarmi i neuroni a cercare di capire cosa nel mio comportamento possa averti dato fastidio.
Rossa in viso e con il battito accelerato dai nervi, mi volto per andarmene, ma poi lo sento sussurrare -scusami...
Credo di non avere capito bene e così mi volto a guardarlo. Mi fissa un attimo, poi volge lo sguardo altrove. Solo adesso mi accorgo che le mani continuano a tremargli e non è ancora riuscito a far funzionare l'accendino. Mi avvicino a lui e glielo prendo dalle mani lentamente, lui non oppone resistenza, sospira e lascia che sia io ad avvicinare la fiamma alla sigaretta. Fa un paio di tiri e poi mi guarda- grazie. Io non riesco a capire come fai a essere così...
-così come?
-sembri leggere nell'anima delle persone.
-credo che se fosse così a quest'ora sarei la psicologa più famosa del mondo.
Nonostante tutto, riesco a strappargli un sorriso, poi s'incupisce di nuovo -non so se ce la faccio.
Io non capisco - a fare cosa?
- il gruppo, le telecamere, i paparazzi a ogni ora del giorno... e soprattutto la storia d'amore che mi hanno imposto..io...mi sento in trappola.
- se ti fa stare così male, perché non fai in modo che questa storia finisca? Voglio dire, potresti lasciare per finta questa finta ragazza.
Sospira ma continua a non guardarmi -secondo te cosa ho chiesto in quella stanza?
-e ti hanno detto di no?
Annuisce piano, io continuo - mi spiace. Capisco cosa si prova a sentirsi intrappolati in un'immagine che gli altri hanno di te.
Scuote la testa, getta a terra la cicca di sigaretta e la pesta, poi mi guarda
- non sai ciò che provo io, non puoi capirlo. Io e te siamo diversi, Emily. Fin troppo.
Detto ciò, se ne va, lasciandomi lí come un'idiota. Se non vuole aiuto da me, non lo avrà. Non si può guarire una persona che non vuole curarsi.

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