10. Colori preferiti e paure a cena con Liam.

Il viaggio di ritorno in auto è ancora più silenzioso. Non ho nessuna intenzione di rivolgergli ancora la parola, non dopo il modo in cui si è comportato. Tuttavia, prima che se ne andasse si era creato un momento...beh non so come definirlo ma è stato intimo. Sembrava che finalmente si stesse aprendo, ma è bastato un attimo e si è richiuso in se stesso. Nella mia vita sono stata molte volte troppo disponibile con persone che non lo meritavano, e ho imparato a non provare più di tanto a capire la gente. Appena parcheggia, scendiamo in silenzio e rientriamo in casa. Fortunatamente Liam è seduto a vedere la TV. Si gira quando sente la porta d'ingresso. Sorride -Hey! Dove siete stati ragazzi?
Zayn risponde -alla management. -poi sale di sopra. Liam mi guarda e alza le sopracciglia -è successo qualcosa?
Scuoto la testa- no. -Mi siedo vicino a lui - cosa stai guardando?
Lo vedo scettico, ma evidentemente decide di lasciar perdere, perché sospira - nulla. Mi sto annoiando.
-gli altri?
-sono fuori, non credo rientreranno presto. Siamo solo noi tre. Ti andrebbe di uscire?
-io, te e Zayn?
-si, certo, chi altrimenti? -ride.
- no, dicevo così. Si, mi va. Ma non credo che a Zayn vada molto.
-Emily io non voglio intromettemi, ma è successo qualcosa tra di voi? Avete litigato?
Alzo le spalle - no, non proprio. Credo che non gli sia andata bene al colloquio.
- e se l'è presa con te?
- no. Ho provato a parlare con lui ma credo di essergli molto simpatica.
-vuoi che ci parli io?
-non di me, io sono a posto. Puoi provare a tirarlo su, se ci riesci.
-non vuoi che provi a risolvere la situazione tra di voi?
-no. Non in questa occasione. Si sentirebbe attaccato.
-si ma non è giusto che se la prenda con te.
-tranquillo, so difendermi.
-lo so.-mi sorride -è per lui che mi preoccupo, infatti. -mi strizza l'occhio e si alza- vado a vedere come sta il testone. Ti darebbe fastidio se uscisse con noi?
Si. Tantissimo. Ma mi sento troppo in colpa a lasciarlo solo senza neanche invitarlo.
-no, invitalo.
-d'accordo.
Liam sale di sopra, ma non passa molto che scende di nuovo con una giacca e delle chiavi in mano.
-dice che sta bene, che non gli va di uscire, ma che non gli da fastidio restare solo in casa. Usciamo io e te?
-si. Ma dove andiamo?
- dove vuoi tu. Discoteca?
Storco il naso e Liam scoppia a ridere - immaginavo.
-non vorrei sembrarti noiosa, ma odio questo genere di locali.
-non preoccuparti, neanche io ne vado matto. Pensavo di andare a cena fuori, se ti va. Conosco un ristorante pizzeria dove si mangia benissimo.
- si, certo. Però io prendo la pizza.
Ride- non sai che ti perdi. Io prendo sempre il fritto di pesce quando vado lí.
-nah. Tra me e la pizza è stato amore a prima vista e da quel momento non ci siamo più lasciate.
Ride -sei pronta? o vuoi cambiarti?
-dici che dovrei cambiarmi?
-no stai benissimo così.
-grazie -rido - ma intendevo dire se è un posto elegante.
-ah, no. Non particolarmente. Io vado sempre in jeans.
-d'accordo, allora andiamo.
Non ero neppure salita di sopra, quindi ho qui giù giacca e borsa. Mi do una ritoccata al trucco nel grande specchio all'ingresso, e poi usciamo.
Il viaggio in auto con Liam è decisamente più piacevole. Chiacchieriamo tutto il tempo, e quando arriviamo al ristorante ho le lacrime agli occhi dal tanto ridere.
Prima di scendere mi sorride
- aspetta.
Lo vedo fare il giro dell'auto e venire ad aprirmi la portiera. S'inchina
-Madamoiselle.
Io scoppio a ridere -merci, monsieur.
Poi mi porge il braccio e insieme entriamo al ristorante.
Ci fanno accomodare in un tavolo tondo, apparecchiato finemente. Tutto il locale è luminoso e ordinato, e gran parte delle donne presenti sono agghindate in abiti steccati e acconciature che sfidano la forza di gravità. Alzo un sopracciglio - non avevi detto che non era un posto elegante ?
Liam alza le spalle- non ho detto questo. Ho detto che stai benissimo vestita così.
- non mi sembra tu abbia detto solo questo.
-ho detto anche che io vengo sempre in jeans. Il che è vero.
Rido del suo ragionamento, lui continua.
- e poi l'eleganza non è data dall'abito che indossi. Tu saresti elegante anche in tuta.
-ma che galante, monsieur.
-non si può non esserlo con voi, ma cherie.
- tra i nomignoli di Harry e i tuoi non saprò più il mio vero nome.
Si avvicina un cameriere per prendere le ordinazioni. Come promesso io prendo una margherita, mentre Liam scuote la testa in segno di disapprovazione e ordina il menu di pesce.
Quando il cameriere si allontana, Liam sta ancora scuotendo la testa
- non si può ordinare la pizza in un ristorante di pesce.
- si, te assicuro. Lo faccio da tutta una vita.
-non lo hai mai fatto qui, però.
-l'ho fatto in un ristorante a Parigi. proprio sulla Senna.
-sei una continua scoperta.
-eccome.
-qual'è il tuo colore preferito?
-il blu.-gli sorrido -perché?
-perché volevo saperlo.
-e il tuo?
- il viola.
- mi dici una cosa?
-certo.
- qual'è la tua paura più grande?
-restare nudo sul palco.
Corrugo la fronte - questa é la tua più grande paura?
Annuisce- ti sorprende?
- si. Sei un bel ragazzo, non vedo perché tu debba aver paura di questo. Ride - ti ringrazio, ma ho sempre avuto questa paura. A volte mi capita di sognarlo.
- davvero?
-si. Sono sul palco e sto cantando e all'improvviso tutto il pubblico presente si zittisce e poi comincia a ridere. Io all'inizio non capisco, ma poi mi vedo sul mega schermo e cerco di scappare, ma ho i piedi incollati e la gente continua a ridere.
- wow. É un sogno strano.
- già. Ne faccio un sacco strani. Ogni tanto sogno di essere un rospo.
- forse significa che cerchi una principessa che ti trasformi in un principe.
- può darsi, ma una notte ho sognato anche di essere un criceto che corre dentro la sua ruota, non capisce il perché, ma non sa come fermarla e quindi corre.
- questo potrebbe dire che non capisci lo scopo della tua vita, ma non sai come uscirne e quindi continui a starci dentro.
Mi guarda - ma cosa sei, una psicologa sotto mentite spoglie?
Mi tornano in mente le parole di Zayn.- sei la seconda persona che me lo dice in un giorno.
-no, sul serio, Emily, comincio a preoccuparmi -ride- non è che sei una psicologa ingaggiata come spia da un giornale scandalistico e incaricata di scoprire tutti i nostri segreti?
Corrugo la fronte - no. Sono la vostra assistente ingaggiata da Simon. Però è vero, ho studiato psicologia per due anni.
- e poi?
- poi ho capito che le pubbliche relazioni mi interessavano di più.
-cosa vorresti fare da grande?
Rido- mi piacerebbe saperlo. Forse voglio essere un diplomatico. O un manager.
-in cosa ti sei laureata?
-politiche internazionali e pubbliche relazioni.
Resta a bocca aperta -cioè sei una specie di avvocato a livello internazionale?
-una specie.
- e vorresti fare?
-mi piacerebbe lavorare ad un'ambasciata come diplomatico. O forse fare da manager. Oppure non lo so. Ho trovato interessante questo lavoro e così l'ho accettato. Simon non vi ha detto nulla di me?
- no. Neanche quanti anni avessi.
- già...la zitella con i gatti.
- perché non sei partita spedita per la tua strada?
-perché sentivo il bisogno di fermarmi. Hai presente quando dopo una giornata pesante ti butti sul letto e ti stiracchi la schiena? -lui annuisce, io continuo- Beh mi sono sentita così. Mi sono rilassata dopo cinque anni pazzeschi. Però voglio dirti un segreto. Mi spiace di aver lasciato psicologia. Mi piaceva.
- non è mai troppo tardi. Puoi sempre riprovarci.
- non credo di voler tornare a studiare.
- non farti frenare dalla paura. Se è ciò che vuoi devi solo allungare la mano e prenderlo.
Sospiro - e la psicologa sono io. Sei sorprendente anche tu.
Mi sorride, poi il cameriere porta i nostri piatti e noi cominciamo a mangiare. La pizza è buonissima. Ne offro un pezzo a Liam.
- la assaggio solo se assaggi questo - dice prendendo con la forchetta una cela di granchio impastellata.
Storco il muso , lui ridacchia -non puoi sapere com'è se non lo assaggi.
Sospiro -okay. Ma se non mi piace lo sputo sullo chignon di quella donna.-dico indicando con gli occhi una donna parecchio spocchiosa. Lui ride- affare fatto.- poi mi avvicina la forchetta. Addento la polpa di granchio molto schifata, ma un'attimo dopo sono costretta a ricredermi.
Liam si accorge del mio cambiamento di espressione e ride -hai visto? Non era poi così male.
Continua a passarmi bocconi che a me fanno impressione, ma che hanno un sapore fantastico e alla fine sono così piena che lo costringo a mangiare metà della mia pizza. Quando chiede il conto cerco di sgraffignarlo, ma lui lo afferra per primo -cos'è questa cosa che non vuoi mai che ti offrano da mangiare? Esiste un complesso o qualcosa del genere al riguardo.
Incrocio le braccia- si. Si chiama sindrome dell'assistente omicida perché non le fanno pagare le sue cose e la fanno sentire un peso.
- santi numi, Emily! Ti senti un peso perché ti offrono una pizza. Meriteresti qualcuno che a ogni passo che fai stende a terra la giacca per farti passare.
- ti hanno mai detto che sei un po' di antico.
-si, spesso.
- Beh é un complimento.
Mi sorride, e dopo che ha pagato il conto, usciamo dal locale. Sono serena, mi sono trovata talmente bene con lui, come da tempo non mi trovavo con nessuno. Neanche con la mia migliore amica di un tempo era così. E sono felice, finalmente. Felice di godermi il presente con persone che meritano di essere conosciute.

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