Capitolo Extra - Fare la differenza

L'odore di bruciato era ancora così forte da pizzicarle il naso. L'incendio si era estinto prima di lambire le pareti della piccola cappella, ma del mastodontico albero che sorgeva al centro del piazzale non restava che un ceppo bruciato. Il tronco cresceva in una forma innaturale, aggrovigliandosi su se stesso in una treccia che non si era rivelata sufficientemente robusta: indebolito dal fuoco, il fusto aveva ceduto in prossimità della cima, incapace di sopportare il peso che gravava sulle sue fronde. Ora le grosse branche primarie giacevano sparse sulla ghiaia imbrattata di sangue rappreso, rivelando i cadaveri carbonizzati avviluppati tra i rami.

Clarice lasciò vagare lo sguardo sui corpi ormai irriconoscibili, così ammassati e malridotti che si faceva fatica a contarli. Fiori rossi e gialli sbocciavano tutt'attorno come a voler celare quel macabro spettacolo, ma fallivano nell'intento di rendere più gradevole la vista: era un agglomerato di volti scarnificati e orbite vuote, carni disciolte che esponevano le ossa, membra annerite che sporgevano dall'intreccio di legni insanguinati.

«Sia lodato il Signore della Luce» borbottò Oreste, pestando la ghiaia in passi pesanti. L'uomo aveva ignorato il consiglio di indossare solo il pettorale e gli spallacci dell'armatura leggera, e non aveva rinunciato a schinieri e guanti d'arme. Clarice sperò che non si fosse resa necessaria la fuga; non era una situazione in cui avrebbe gradito poter dire "avevo ragione". «Non riesco a credere che quella ragazzina abbia commesso un simile massacro.»

«Non vedo alternative. Non mi serve Glance per comprendere che quest'albero è frutto di un Naru, né una persona comune sarebbe stata in grado di trucidare un intero paese in una singola sera» disse Clarice, senza permettere al suo viso di tradire alcuna emozione. Cordoglio, disgusto, sconcerto... Non erano svanite, ma la determinazione era una buona alleata nel tenerle a bada. Non c'era tempo e spazio per loro; se voleva essere d'aiuto, doveva mantenersi lucida. «Lei ha conosciuto Maeriyel Saille, Brigadiere Albanova: cosa sa dirmi su di lei?»

«Non molto: quando l'ho vista l'ultima volta, la Repubblica non era ancora stata ufficializzata.» Oreste si schiarì la gola, distogliendo lo sguardo dall'albero. «Era una bambina un po' fredda, introversa, ma nessuno sprizzava gioia a quel tempo. Mente acuta, così mi è parso: non avrebbe detto che fosse così piccola. Ha sempre svolto il suo lavoro senza lamentarsi, da che ricordo. Al di fuori di questo, però, non saprei che dire. Era una bambina normale... Beh, lo sembrava, quantomeno.»

Clarice liberò un mugolio pensoso, indagando l'espressione del collega. «Nei registri dei Centri di Ricerca viene evidenziata un'iper empatia verso le piante. Maeriyel Saille sosteneva di riuscire a sentire la loro voce e a percepire la loro sofferenza, sebbene sia stato accertato che il suo Naru non avesse nulla a che fare con questo. Perché non è stata affiancata da uno psicologo?»

«È procedura solo per gli Sblocchi Scatenati o con risvolti traumatici, Maeriyel non ha mai manifestato problematiche di questo tipo» obiettò Oreste, sollevando le spalle. «Suggestioni come quella sono comuni nei giovani Dotai. Non costituiscono nulla di realmente rilevante, di norma cessano con la crescita.»

«Dunque sono cessate?»

Oreste schioccò le labbra. «Non saprei dire. Con la fine della guerra è terminato anche il mio ruolo e... Come dicevo, non l'ho più vista da allora.»

«L'Impero ha sottoposto Maeriyel Saille a sforzi costanti per contribuire agli approvvigionamenti per la guerra, tanto da sfiorare o raggiungere l'Affaticamento a cadenza giornaliera, quando aveva solo undici anni» disse Clarice, picchiettando le unghie tonde sulla superficie dell'arco che teneva ripiegato al fianco destro. «Com'è possibile che nessuno si sia preoccupato di tenere sotto controllo la sua salute mentale?»

«Non sembrava ci fossero problemi. Non immaginavamo certo...» Oreste deglutì, passandosi una mano sul volto. «Ho consigliato ai genitori di effettuare visite più regolari ai Centri, ma non possiamo obbligarli.»

«Possiamo, se si presentano situazioni che possono costituire un rischio per la sicurezza della società o del Dotai stesso. E una preadolescente che sostiene di parlare con le piante è un fattore di rischio» rimarcò Clarice. «Le allucinazioni uditive sono un campanello d'allarme di schizofrenia, bipolarismo, depressione e altri disturbi psicotici. Se si fosse consultato un professionista prima di affidarle un tale incarico, o quantomeno se si fosse tenuto un occhio di riguardo alla sua situazione piuttosto che disinteressarsi di lei quando ha smesso di essere utile...»

«Sta insinuando che la colpa di tutto questo sia mia?» L'uomo drizzò il busto, gonfiando il petto in un profondo respiro. Gli occhi si strinsero appena, tradendo il suo nervosismo.

«Certo che no: Maeriyel Saille è l'unica responsabile, non esiste giustificazione per ciò che ha fatto. Eppure, mi domando se questa tragedia fosse davvero inevitabile» sospirò Clarice, sistemando dietro le orecchie le morbide ciocche bionde. Aveva fatto tagliare i capelli troppo corti; anche se aveva utilizzato del fissante per pettinarli all'indietro e raccoglierli in una mezza coda, alcuni ciuffi sfuggivano costantemente alla presa. Avrebbe dovuto farli crescere almeno fino al mento, se voleva tenere libera la visuale anche in presenza di vento.

«Non mi fraintenda, Brigadiere; non è contro di lei che mi sto scagliando, so bene che ha svolto il lavoro che le è stato richiesto senza mancanze e forse, al posto suo, io non mi sarei comportata diversamente» si affrettò a continuare, e vide i muscoli del collo di Oreste ammorbidirsi un poco. «Non siamo psicologi, non siamo Ricercatori; Maeriyel non è nostra parente o amica e Vou-la-Forêt non è la nostra città: non ci compete, né professionalmente né personalmente. Ma attenersi al protocollo e fare il minimo indispensabile non è abbastanza, non nel nostro lavoro. Il nostro compito come Sovalye è quello di arrestare Maeriyel Saille, ma condannarla non riporterà in vita chi ha ucciso: la legge non può limitarsi a punire, mi segue? Dovrebbe prevenire. Comprendere il movente e i fattori che hanno condotto a quest'esito è il primo passo per evitare di commettere gli stessi errori in futuro, così da essere in grado di agire prima che la prossima Maeriyel Saille commetta una simile strage. Semplici accortezze possono fare la differenza, Brigadiere, a prescindere da ciò che i nostri superiori richiedono: non possiamo permetterci negligenza, in special modo quando si tratta di Dotai.»

«È davvero esigente come dicono, Van Hopper.»

Clarice si voltò, incrociando lo sguardo dell'uomo che aveva parlato. La sua voce era più roca e profonda di quella di Oreste, ma a giudicare dall'assenza di rughe sul viso quadrato era più giovane del Brigadiere almeno di una decina d'anni. La barba color noce era rasata sul mento, ma folta e ben tenuta come a voler compensare l'assenza di capelli. Al suo fianco camminava una ragazza con i ricci acquamarina raccolti in una crocchia alta e due occhiali rotondi troppo grandi per il suo piccolo viso tondo. Aveva ancora l'andatura rigida e cadenzata dell'accademia militare e la divisa blu era perfettamente abbottonata sotto il pettorale dell'armatura. Pochi mantenevano quel rigore nel tempo, come Clarice; i più cedevano alla trasandatezza dopo un paio d'anni, lasciando polsini e colletti slacciati, le giacche aperte quando non indossavano l'armatura.

«L'Appuntato Mauthier Cèladre, suppongo.» Clarice soffermò lo sguardo sull'uomo, e quando quello annuì - in un verso simile a un grugnito - si voltò verso la ragazza. «E lei, invece...»

«Deliën Le Mônte, diciotto anni, Recluta.» La ragazza si mise sull'attenti, facendo scontrare gli stivali in uno schiocco. Piegò il gomito destro per posare la mano aperta sulla spalla opposta, e sia Clarice che Oreste la imitarono nel saluto militare. «È un onore poter lavorare con lei, Mademoiselle Van Hopper.»

«Brigadiere Capo Van Hopper» la corresse, e la ragazza abbassò lo sguardo con le gote rosse d'imbarazzo. «Che io sia una sconosciuta, sua amica o persino sua sorella, quando indosso la divisa sono un Sovalye e un suo superiore. Lo rammenti per il futuro.»

«Come se quel grado avesse una qualche importanza» bofonchiò Mauthier sottovoce, raschiando la gola in un verso rauco. «A far carriera con un Naru son bravi tutti. Più ti avvicini a Hedea e più diventa una pagliacciata.»

«Solo perché Glance migliora le mie capacità oculari non significa che le mie orecchie abbiano smesso di funzionare, Appuntato Cèladre. Se ha delle rimostranze sulla mia posizione, la invito a esporle ai miei superiori.» Clarice sollevò il mento per incrociare il suo sguardo, squadrandolo dall'alto. Quando utilizzava il suo Naru, i suoi occhi sfolgoravano di luminose sfumature violacee; senza il Sihir, però, le iridi erano di un grigio pallido, liquido, come ghiaccio opaco. In molti avevano ammesso di trovare disturbante quel colore, che più di una volta avevano associato agli occhi di uno spettro; Mauthier doveva far parte della categoria, perché tese le spalle e distolse subito lo sguardo.

«Ma no, non è nulla» si affrettò a dire l'uomo, borbottando nell'accarezzarsi la barba. «Era così, per parlare.»

«Tipico di voi lasyardei» si intromise Oreste, marcando l'accento aperto di Hedea. «Bravi solo a parole, e neanche quello: tante chiacchiere inutili, e infine ve le rimangiate.»

Clarice inarcò un sopracciglio. «Anch'io sono lasyardea. Nata e cresciuta a Lieràm.»

«Lieràm è a sud, non si può certo mettere a paragone» si difese Oreste, ma il suo sguardo calò di nuovo su Mauthier, tagliente. «Nel nord c'è una mentalità del tutto diversa: più ti allontani da Hedea e più diventano bifolchi. Essere così vicini a Zima deve aver congelato loro il cervello.»

Mauthier sgranò gli occhi, serrando la mascella nel prendere furiosamente fiato. «Tu, lurido...»

«Basta così» tuonò Clarice, lanciando a entrambi un'occhiata severa. «Sorvoliamo, non è il momento né il luogo per simili alterchi. Le Mônte, facciamo il punto della situazione: cosa sappiamo per certo dell'accaduto?»

«Abbiamo inviato un rapporto completo a Trouseille, non l'avete letto?» si intromise Mauthier, ringhiando d'accusa. I piccoli occhi la fissavano con malcelata offesa, mentre il tono pieno e deciso suggeriva che non avesse molta voglia di sorvolare.

«Ovviamente l'ho letto, insieme a tutta la documentazione allegata.» Clarice gli scoccò un'occhiata gelida, liberando un lento sbuffo. «La capacità di riassumere e discernere le informazioni rilevanti va allenata, e ogni occasione è utile per una Recluta: Le Mônte dovrà redigere e comunicare rapporti in futuro, sarà più preparata se approfitta di queste situazioni per esercitarsi. Devo citare parola per parola ogni pagina del rapporto per convincerla, o possiamo proseguire?»

Mauthier sbuffò nell'ennesimo grugnito, incrociando le braccia al petto. «Proseguiamo.»

«Questa è l'ultima contestazione futile che sono disposta a tollerare, Appuntato. Detto ciò; Le Mônte, esponga pure.»

«Il primo avvistamento delle fiamme è stimato intorno alle ventuno e trenta, segnalato all'avamposto di Hale-du-Forêt» cominciò la Recluta, scandendo ogni parola con attenzione, la voce ben alta. «Il fuoco appare stabile e viene scambiato per una pira celebrativa. È solo a mezzanotte e venti che, notando le fiamme ancora accese, un Sovalye viene inviato a Vou-la-Forêt per controllare la situazione. Quando raggiunge la destinazione, all'una e cinquantacinque, il paese è deserto, l'incendio è estinto e di fronte alla cappella trova... Beh, questo. Torna immediatamente ad Hale-du-Forêt per allertare i suoi superiori.» Deliën si umettò le labbra, sistemandosi gli occhiali sul naso all'insù. Non rivolgeva lo sguardo a Clarice, ma teneva gli occhi fissi oltre la sua spalla, privi di messa a fuoco. «Si stimano centonovantasei vittime, l'intera popolazione di Vou-la-Forêt, morti carbonizzati. Attualmente non è stato trovato nessun sopravvissuto. La sospettata è Maeriyel Saille, quindici anni compiuti il diciotto di Gemini, da considerarsi instabile e pericolosa. Altezza approssimativa di un metro e cinquantacinque, capelli verdi, occhi rossi, pelle molto chiara con lentiggini. È la Dotai di Harvestide, Naru che permette la crescita e la manipolazione di repliche vegetali. Per via delle sue abilità è stato vietato l'accesso alla foresta limitrofa, dove si suppone si sia nascosta, e si raccomanda di prestare attenzione alla flora circostante. Inoltre, a seguito della sparizione di un Esploratore, le ricerche di possibili superstiti sono sospese fino a nuovo ordine.»

Gettò fuori l'aria in un pesante sospiro e sollevò uno sguardo incerto, tradendo il timore del suo giudizio. I muscoli erano persino più tesi di prima, una mano stretta attorno al fodero della spada corta d'ordinanza e l'altra rigida lungo il fianco.

Era così strano. Clarice aveva solo cinque anni più di lei, ma sembravano trascorsi secoli da quando aveva avuto la sua età. Forse perché a quel tempo faceva già parte dei Sovalye da anni e aveva già raggiunto il grado di Appuntato - un obiettivo impossibile da replicare per le nuove leve, per via dei requisiti minimi di età che erano stati introdotti. Deliën era stata persino fortunata: la Repubblica non permetteva più l'iscrizione all'accademia militare prima dei diciotto anni, ma non aveva reso retroattiva quella legge e aveva promosso gli studenti meritevoli alla soglia della maggiore età. Non ci sarebbero più state Reclute così giovani, anche se la sua percezione doveva ancora abituarsi a definire tale una diciottenne.

«Un'esposizione discreta. Forse un po' troppo romanzata, ma sufficientemente esaustiva» concesse Clarice, e Deliën sospirò rilassandosi un poco. «Che siano morti carbonizzati, però, attualmente non è un fatto ma solo una supposizione. E se devo essere sincera, non credo sia quella la causa della morte: Maeriyel Saille non ha bisogno del fuoco per uccidere, credo invece che abbia sfruttato Harvestide per compiere il massacro.»

Clarice prese fiato, catturando il Sihir nelle pupille. Lo sentì scivolare tra i nervi e pizzicare le palpebre, accarezzando gli occhi come una sferzata d'aria fresca. I contorni delle chiazze rosso scuro sulla ghiaia divennero più nitide, poi sempre più vicini man mano che il Sihir spingeva la vista di Clarice in avanti, fino a permetterle di osservare le singole gocce come se si trovassero a pochi centimetri dal suo viso.

Scandagliò così l'intero piazzale, sollevando un braccio per indicare ai suoi sottoposti dove spingeva il suo sguardo.

«È vero che corpi intrecciati tra i rami lasciano pensare che siano stati catturati e dunque dati alle fiamme, ma c'è una quantità esagerata di sangue: le tracce di sangue rivestono l'intero piazzale, sporcando persino la parte alta della cappella. In certi punti si è raccolto in quantità tale da creare piccole pozzanghere, suggerendo il dissanguamento. Gli schizzi sembrano invece causati da ferite da perforazione e taglio molto profonde, e possiamo averne conferma dal fatto che alcune delle vittime presentano gole mozzate e persino arti recisi.» Clarise sentì i suoi colleghi sussultare, ma non si curò di osservarne le espressioni: spostò invece l'attenzione sui cadaveri, che apparivano ai suoi occhi così vicini da poterli toccare, cercando i labili segni delle ferite sui corpi bruniti. «L'unica area pulita è quella zona circolare, presumibilmente il punto in cui si trovava Maeriyel. L'interruzione delle tracce è troppo netta, suggerisce la presenza di un ostacolo: deve aver sfruttato le sue piante per proteggersi, creando qualcosa per coprire l'area o per elevarsi. Allo stesso modo, i confini definiti del piazzale lasciano supporre che le vittime siano state dapprima racchiuse in questo luogo per impedire loro la fuga, per permetterle di ucciderle con la dovuta calma. Solo successivamente Maeriyel ha raccolto tutti i corpi al centro per bruciarli. È possibile che qualcuno fosse ancora vivo quand'è stato appiccato l'incendio, ma la mia teoria è che Maeriyel non abbia acceso il fuoco con l'intenzione di uccidere. Quest'albero non è mero combustibile: è una pira funebre.»

Clarice usò il Sihir per far risalire la sua vista lungo la corteccia grigia, disseminata di piccole punte come gli alberi dell'isola Sokati. Non erano così differenti da quelle dei rovi che si aggrovigliavano tutt'attorno come filo spinato, quasi a voler abbellire - secondo un macabro gusto estetico - l'intreccio di rami e tronchi. Sia il fusto che le fronde seguivano un disegno curato, armonico, e una tale meticolosità non poteva che avere uno scopo.

«Non credo sia un caso che la prima segnalazione sia avvenuta poco dopo il tramonto e che l'albero si trovi di fronte alla cappella. È possibile che Maeriyel sperasse di ridurre in cenere i corpi, cosa che tuttavia richiede ore e un continuo ravvivare delle fiamme. Le Mônte si è dimenticata di sottolineare che ha piovuto, quella notte - motivo per cui il Sovalye di turno ha impiegato venti minuti in più della norma per raggiungere Vou-la-Forêt. Questo deve aver spento l'incendio e reso difficile appiccarne uno nuovo, per questo Maeriyel ha fatto crescere i fiori: orociondoli, crisantemi, calendule, tulipani... Sono tutti associati ai funerali. Nessuna traccia di sangue né di bruciato sui petali, è ovvio che li abbia creati poco prima di lasciare il luogo. C'è ancora quest'usanza, nei piccoli paesi, si lasciano fiori sulla pira quando il fuoco è ormai estinto.»

«D'accordo, li ha bruciati dopo averli uccisi, e allora? Sono comunque morti per causa sua, definire certi dettagli non cambia le cose» tagliò corto Mauthier in uno sbuffo. «Non sono venuto fin qui per farle sfoggiare le sue abilità e farle un applauso, Brigadiere scelto. A che serve tutto questo?»

«Profilazione» disse Oreste, scandendo con cura ogni sillaba. «Non so come siate abituati a lavorare qui in campagna, ma è la base di ogni indagine.»

«Non siate ridicolo, Brigadiere. Cosa c'è da profilare in una ragazzina?»

«Maeriyel Saille non è solo una ragazzina.» Clarice abbandonò la presa sul Sihir e sbattè le palpebre, osservando il mondo allontanarsi rapidamente fino a tornare alla solita visuale; allora si voltò verso l'Appuntato, incrociando il suo sguardo. «Avrà anche quindici anni, ma è una Dotai che ha sterminato un intero paese, animali compresi, e che adesso si suppone stia vagando nelle foreste. Tutti coloro che la conoscevano e che possedevano informazioni su di lei sono morti, perciò l'unico modo che abbiamo per comprendere come ragiona, quale sia il motivo che l'ha spinta a compiere quest'atto e quale sia il prossimo obiettivo è studiare i dettagli che abbiamo a disposizione.»

«A me sembra che stiamo solo perdendo tempo.»

«Sono informazioni preziose, per chi è in grado di leggerle.» Oreste allungò un sorriso tronfio, facendo contorcere il viso di Mauthier in una smorfia. «Ad esempio possiamo supporre che il massacro non sia frutto di un raptus violento, ma di un'attenta progettazione. La scelta dell'ora e del luogo non sono casuali, Maeriyel ha pianificato tanto l'omicidio quanto il funerale.»

«Secondo i rapporti non vi sono tracce di sangue o colluttazione all'infuori di questo perimetro, perciò deve aver sfruttato un qualche stratagemma per raccogliere l'intero paese di fronte alla cappella» proseguì Clarice, offrendo al Brigadiere un cenno d'intesa. Avrebbe preferito che la sua diligenza non venisse fuori solo per offesa e orgoglio hedeano, ma non avrebbe negato il suo apprezzamento. «Sarebbe stato più semplice attendere il giorno di Solares e approfittare della funzione, ma non sarebbe stato il tramonto: Maeriyel voleva tanto uccidere i suoi compaesani quanto offrire loro un degno funerale. Non è dunque da escludere un movente di tipo religioso, o un qualche tipo di punizione: non un massacro compiuto per piacere, dunque, ma per seguire una determinata morale.»

«Se riuscissimo a comprendere questo movente, potremmo ipotizzare le sue prossime mosse» s'intromise Deliën, sistemandosi gli occhiali sul naso. Teneva lo sguardo basso, senza osare incrociare gli occhi del suo superiore. «Capire i suoi obiettivi, i suoi movimenti... Ci permetterebbe di capire cosa proteggere e come trovarla, concentrando meglio le energie e le risorse per semplificare la cattura.»

Clarice annuì, accennando un sorriso soddisfatto. Mauthier schioccò invece la lingua contro il palato, evidenziando il suo disappunto con un verso gutturale.

«Non c'è bisogno di arrovellarsi il cervello con queste cose per trovarla, è proprio qui» Mauthier allargò le braccia, indicando la vegetazione che si estendeva lungo le colline circostanti. «Vi dico io come possiamo catturarla: circondiamo la foresta e costringiamola a uscire allo scoperto.»

«Lei e quale esercito?» sbottò Clarice. «Secondo i registri, Maeriyel è una Dotai di straordinaria potenza con un livello di controllo pari a quello di un esperto. C'erano quattro Sovalye di istanza a Vou-la-Forêt e sappiamo che fine hanno fatto. Senza contare l'Esploratore disperso nonostante la sua grande conoscenza del territorio. Non manderò i miei uomini, persone comuni, a morire nel fitto di un bosco presidiato da un Dotai con il controllo delle piante che l'Impero si è cortesemente preoccupato di addestrare, non senza aver pianificato con cura l'operazione. Gettarsi alla cieca nella cattura può costarci molte vite, Appuntato.»

«E cosa vuole fare, aspettare che devasti il prossimo paese? Hale-du-Forêt, magari?» ringhiò Mauthier, facendo tintinnare l'armatura nell'avanzare. «Sbaglio o è un Dotai anche lei, Van Hopper? Credevo l'avessero inviata qui apposta per questo, per contrastare Maeriyel.»

«Il mio è un Naru oculare.» Clarice calcò ogni sillaba con cura, trattenendo l'istinto di alzare la voce. Anche se Mauthier stava già urlando, lei non avrebbe perso il controllo. «Glance mi consente di riconoscere le piante reali dalle sue repliche e di tenerla sotto controllo dalla distanza, una volta avvistata, per questo sono qui. Non credo di doverle spiegare perché, nel caso di un confronto diretto, sarei svantaggiata contro Harvestide.»

«E se chiedessimo il supporto di altri Dotai?» azzardò Deliën, sollevando lo sguardo speranzoso verso Clarice. «Non una squadra di persone comuni, ma Dotai addestrati a contrastare altri come loro, con Naru adatti alla situazione.»

Oreste scosse il capo. «Non lo permetteranno mai. Non adesso, quantomeno; l'Inverno di Secim è un ricordo troppo vicino e la presenza di certi Dotai nei ranghi è sinonimo di distruzione, per il popolo; figurarsi mettere insieme un'intera squadra.»

«Eppure è quello di cui avremmo bisogno.» Clarice sfiorò la piccola tracolla che pendeva al fianco sinistro, giocherellando con la fibbia dorata. La lettera che custodiva era la seconda che menzionava quella richiesta azzardata, ma era pronta a scriverne una terza e una quarta. Servivano Dotai per contrastare altri Dotai; i Generali non potevano continuare a ignorare quell'elementare dato di fatto. «Possiamo fingere che quello di Maeriyel Saille sia un caso isolato, ma è evidente che l'attuale controllo sui Dotai non funziona. Le informazioni raccolte dai Centri di Ricerca risultano inutili se non c'è nessuno in grado di sfruttarle: contro Naru di una tale portata, persino i membri d'elite rischiano di soccombere. I piani alti si rifiutano la responsabilità di prendere iniziativa, ma a pagarne il prezzo sono i civili e i nostri stessi colleghi.»

«Ah!» sbottò Mauthier. «Quindi ammette che ho ragione!»

Clarice gli rifilò un'occhiata stranita. Schiuse le labbra, ma decise infine di ignorarlo: se credeva di aver trovato un qualche punto d'accordo, buon per lui. «La mia intenzione resta quella di indagare e capire prima di tutto come muoverci per arrestare Maeriyel Saille nel minor tempo possibile, con ciò che abbiamo a disposizione» disse invece, cercando lo sguardo di Oreste e Deliën. «Risulta tuttavia già chiaro che la situazione richieda un intervento differente: per questo ho inoltrato una richiesta al Capitano Colandre per ottenere la presenza di almeno un Dotai in possesso di un Naru adatto alla gestione del territorio su larga scala.»

«Non lo permetteranno mai» ripeté Oreste, ma il suo tono era più nervoso. Si passò una mano sul viso, asciugando il sudore che cominciava a colare sulla fronte. «Se c'è qualcosa che il governo vuole evitare ancor più di unità composte da alte percentuali di Dotai sono gli scontri tra Dotai stessi. Perdoni la franchezza, ma c'è più probabilità che decidano di radere al suolo l'intera foresta. Ci rifletta con attenzione, Van Hopper: potrebbe essere sollevata dall'incarico solo per aver avanzato la richiesta.»

«Eppure dobbiamo tentare. Accortezze che possono fare la differenza, si ricorda?» Clarice abbozzò un sorriso, ma dubitava che fosse rassicurante così come sperava. «Di fronte a una legge ingiusta si vedono sempre due vie, accettarla o infrangerla. Così si rado si lavora per cambiarla, eppure rientra nelle nostre facoltà. Le leggi sono dettate dagli uomini, dalla loro morale e dalle necessità. La posizione dell'attuale governo è ancora precaria e si preoccupa di mantenere il consenso del popolo più di ogni altra cosa: spetta a noi ricordargli che la sicurezza dei cittadini deve venire prima di tutto.»

Clarice si voltò, facendo vagare il suo sguardo tra la vegetazione. Oreste diceva il vero: avrebbero preferito mobilitare l'esercito e uccidere Maeriyel Saille a vista, devastando l'intera zona, piuttosto che affidarsi ai Dotai. Era grazie a loro che i Lunae avevano costruito il loro impero, eppure la Repubblica si ostinava a tenerli ai margini; era il prezzo da pagare per averli resi il loro capro espiatorio, per avere dei colpevoli tangibili a cui poter affibbiare le colpe della guerra ora che l'Imperatore Folle era morto.

«Non durerà in eterno: la gente tornerà ad abituarsi alla presenza dei Dotai tra i ranghi dell'esercito e dei Sovalye, comprenderà che il loro supporto è essenziale in simili situazioni.» Un sospiro sfuggì dalle sue labbra, mescolando speranza e preoccupazione in egual misura. «Spero solo che non dovremo assistere ad altre morti prima che ciò accada.»



Sorpresa ♥ Temo che questi capitoli "post-credit" diventeranno un po' il mio marchio di fabbrica, mi spiace AHAHAH XD

Questa volta ho deciso di non chiamarlo "Epilogo" perché mi sembrava un termine fuorviante: Carnivorous è conclusa con il Capitolo 14, con il finale volutamente un po' aperto, questa scena è più un "extra" che serve a collegare eventuali progetti futuri e a lanciare info che non sono strettamente legati a Maeriyel, bensì al contesto generale. Volevo insomma rimarcare che fosse una cosa a parte, mentre l'Epilogo di Bluebird svolge anche una funziona chiarificatrice: la storia può vivere senza, ma alcune risposte importanti si trovano lì!

MA BASTA CON LE CHIACCHIERE! Con questo capitolo abbiamo conferma che Maeriyel sia viva, e dopo essersi liberata tanto delle persone quanto degli animali ha deciso di ritirarsi nella foresta, sebbene i suoi piani siano ancora avvolti nel dubbio. Resterà a proteggere solo Vou-la-Forêt o si sposterà nei paesini limitrofi, per ripetere il massacro? :3

Quali che siano le sue intenzioni, Sayfa non resta con le mani in mano e i Sovalye sono già sulle sue tracce. La cosa però non si prospetta essere così semplice: in Bluebird la cosa si accennava soltanto, ma qui vediamo che la presenza Dotai nei Sovalye (e nell'esercito) non è esattamente ben vista dopo la guerra, e tollerata solo se si tratta di singoli elementi. Insomma, più la situazione si guarda da vicino e più si scopre che non è idilliaca come sembra...

Si aggiungono sempre più tasselli a questo worldbuiling e la mia intenzione è definirlo sempre di più con ogni storia che scriverò, quindi spero che le varie chicche riescano a stuzzicare il vostro interesse :D Arriverà anche il momento in cui si parlerà meglio della guerra a Secim, non temete!

Ma intanto, ditemi: che ne pensate di Clarice, protagonista di questo extra? È uno dei miei personaggi preferiti tra quelli che ho creato, ammetto che l'idea per scrivere questo pezzo mi è venuta proprio a causa sua xD Carnivorous non ha bisogno di aggiunte, come dicevo, ma potevo forse lasciarmi sfuggire l'occasione di buttare giù questo pezzetto? CERTO CHE NO!

Nelle mie intenzioni c'è anche la stesura di una storia su di lei, anche se non nel prossimo futuro (ho la revisione di Bluebird da finire e l'intenzione è di buttarmi sulla stesura della storia di Kolt), quindi sono curiosissima di sapere che ne pensate di lei ♥

Come sempre vi ringrazio di aver letto! Non so quando tornerò a pubblicare qualcosa di nuovo (immagino che la revisione mi assorbirà per un bel po' xD), ma SENTIRETE ANCORA PARLARE DI ME!

Vi lascio con la moodboard di Clarice, sebbene nel capitolo sia più giovane di come la vedete qui sotto ♥ Alla prossima~

Fun fact: Il Naru di Clarice, Glance, viene nominato da Brycen nel Capitolo 33 di Bluebird, mentre cercava di capire (inconsapevolmente) quale fosse il Naru di Kolt. Lì Brycen afferma che Glance "consente una mira perfetta e può essere pericoloso nelle mani di un tiratore"... E lo sa bene anche Clarice, che predilige l'arco e il combattimento a distanza ♥ Tra lei e Leo di JulietMCooper ci sarebbe davvero una bella sfida! 🔥

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