Gocce di memoria
21.00
Elis la guardava ammaliata mentre si sedeva accanto a lei e, come ogni sera, cantava alla sua bambina una dolce ninna nanna.
Amava quella canzoncina quasi quanto amava la donna seduta accanto a lei, la sua mamma.
La bambina stringeva il suo Teddy tra le braccia, mentre sorrideva e attendeva quel "buonanotte".
La mamma le rimboccò le coperte, mentre le sue labbra cominciavano a muoversi e a dar vita alla ninna nanna.
-C'è un omino piccino piccino che va in giro soltanto di sera
e cammina pianino pianino con in mano una lampada nera.
E' l'omino inventor del dormire che nel lungo ed oscuro cammino
senza farsi veder ne' sentire porta il sonno per ogni bambino.-
Gli occhi di Elis iniziarono a farsi pesanti mentre la sua mamma le accarezzava il pallido viso.
-Quell'omino piccino piccino che tu trovi soltanto di sera
che cammina pianino pianino con in mano una lampada nera
e' l'omino inventor del dormire che cammina pianino pianino
senza farsi veder ne' sentire porta il sonno ad ogni bambino.
Fa la nanna mio bambino ninna nanna, ninna nanna
Fa la nanna mio bambino ninna nanna, ninna nanna.-
Si alzò piano dalla sedia per non far rumore e lasciò un ultimo bacio sulla fronte della sua piccola.
04.35
Un brivido lungo la schiena.
-Mamma fa freddo.-
Elis lo blaterò nel sonno, ancora addormentata, mentre il soffice pelo del suo Teddy diventava più freddo.
I suoi occhi facevano fatica ad aprirsi.
Rotolò sul lato destro, osservando la finestra, dapprima in modo distratto, dovette sbattere più volte le palpebre per capire che la finestra fosse effettivamente spalancata.
Restò immobile.
La pelle d'oca sulle braccia e le labbra tremolanti iniziarono a riaffiorare quando vide l'ombra dietro le tende rosa.
Quell'omino piccino piccino che tu trovi soltanto di sera
che cammina pianino pianino con in mano una lampada nera
e' l'omino inventor del dormire che cammina pianino pianino
senza farsi veder ne' sentire porta il sonno ad ogni bambino.
Riusciva a sentire soltanto la voce della sua mamma ancora ben piazzata nella testa.
L'omino del sonno.
Era davvero lì?
Il tempo di sbattere nuovamente le palpebre che l'ombra scomparve.
-Non basta un'inquietante ninna nanna della mamma per avere una buona notte.-
Si mise a sedere di scatto, mentre il sudore le si gelava sulla pelle e le lacrime istintivamente iniziarono a scendere lungo il viso.
-Mam-
Il grido disperato della bambina venne interrotto bruscamente da un coltello spinto con forza contro le sue labbra.
-La mamma non può aiutarti.-
Gli occhi spenti di quel mostro erano fissi in quelli di Elis mentre lei tremava e stringeva il suo Teddy fra le braccia.
La pelle bianca come un foglio A4 del mostro di fronte a lei era piena di orrende cicatrici rosse, gli occhi scavati in due enormi occhiaie nere come i capelli che sembravano il nido nero di qualche corvo.
Le lacrime di Elis bagnavano il coltello poggiato sulle sue labbra, mentre un sorriso spaventoso si creò lentamente su quelle del mostro che aveva davanti.
-Identica a Jane.-
Farfugliò in modo isterico mentre il coltello tracciò delle linee invisibili che partivano dalle labbra della bambina fino a metà guance.
-Sì, stronzo. È identica a me perché è mia figlia. Ti stacco i coglioni se osi soltanto avvicinarti.-
Il mostro si voltò di scatto osservando la mamma di Elis, mentre la bambina ne approfittò per fuggire da qualche parte.
-Jane, è un piacere...-
Lei rise.
-Esci da casa mia e torna nel tugurio dal quale sei venuto fuori.-
06.25
Smettila di tremare.
Mamma sta bene.
Se lo ripeteva mentalmente in continuazione, in modo così assillante da far rumore coi pensieri.
Le lacrime scendevano ininterrottamente da tanto tempo e non sapeva se fosse possibile uscire adesso da quell'armadio o avrebbe dovuto aspettare ancora.
Qualcosa le fece pensate che dovesse rimanere ferma.
-C'è un omino piccino piccino che va in giro soltanto di sera
e cammina pianino pianino con in mano una lampada nera.-
Quella voce cupa e innaturale la fece sussultare, creando un minuscolo rumore che, però, fece arrestare la canzoncina macabra del mostro che camminava indisturbato per la stanza.
Le ante dell'armadio vennero spalancate immediatamente ed Elis urlò cercando di scappare, ma il mostro la prese per i capelli, sollevandola all'altezza del suo viso.
Era cambiato qualcosa in lui.
Il suo viso era sporco di sangue, i suoi capelli gocciolavano di un rosso intenso.
Aveva capito tutto.
Elis restò zitta, senza parlare, senza dimenarsi.
Era la fine.
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