Carillon

Ogni giorno la stessa canzone.
Elis schioccò le dita guardando oltre la finestra, il sole splendeva e gli insetti si posavano contro il vetro, quasi a voler spiattellare in faccia alla ragazza la loro libertà.
Libertà.
Una parola sconosciuta.
Quella canzone che fuoriusciva da quel maledettissimo carillon ne era la prova.
Ogni giorno la stessa canzone.
Ogni giorno la stessa, fottutissima, canzone.
Gli occhi di Elis si spostarono alla finestra al pianoforte posto di fronte a lei.
Le sue dita gracili andarono dalle sue gambe di porcellana ai tasti pallidi più del suo viso.
Nonostante la sua musica, quella del carillon sembrava ringhiare, urlare più forte, così si alzò dallo sgabello e guardò gli altri nella stanza.
Aveva imparato tutti i nomi dei "prigionieri", ma il suo preferito era il piccolo Bill, un bambino dai capelli rossi e gli occhi verdi, ricoperto di efelidi. Così piccolo eppure così odiato dalla sua famiglia. Lo avevano abbandonato, lui sembrava essere impazzito, andato. Era così fuori di testa da contare i suoi capelli ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Perdeva il conto per ogni cosa poi, così era costretto a ricominciare.
Era da manicomio, perciò si trovava lì, ma quello non era un manicomio qualsiasi.
Quello lì era uno di quei manicomi che violano ogni diritto umano utilizzando ancora punizioni corporali e privazioni di ogni affetto.
Elis era cresciuta lì, in quella pazzia e non vedeva l'ora di uscirne.
Ogni giorno pensava ad un piano di fuga per lei e Bill, ogni giorno falliva.
-Elis, tesoro, è il tuo turno.-
Si voltò verso la donna che l'aveva nominata, era una suora, dirigeva quel postaccio da quando la ragazza era stata trascinata lì.
Suor Emelde, "un nome di merda per una persona di merda" Elis lo aveva sempre pensato.
Suor Emelde le mise una mano sulla spalla per condurla presso la famosissima "sala di rieducazione", conosciuta da tutti come la "sala delle torture".
In quella stanza le suore decretavano la purezza della persona che avevano di fronte, prendendo conseguenze nel caso in cui essa non lo fosse.
Elis non era mai stata pura, almeno non per loro.
Era arrivata in quel manicomio per l'omicidio commesso e continuava a mostrare gravi segni di squilibrio, l'avevano marchiata con il fuoco.
La figlia del Diavolo.
-Siediti cara.-
Sibilò una di quelle serpi e la ragazza obbedì immediatamente perché sentiva ancora la schiena bruciarle per la settimana precedente.
Aveva avuto il coraggio di urlare contro Suor Nadia quanto fosse stronza ad obbedire come una "cagna" alla direttrice e lei era scoppiata in lacrime, così erano intervenute le altre suore, spogliandola di ogni straccio di vestito che aveva addosso e distruggendole la pelle con ogni mezzo possibile.
-Come sta andando questa settimana? Il piano ti porta soddisfazioni?-
Suor Emelde iniziò a riempirla di domande come suo solito.
-Sì se non fosse per il carillon, mi sconcentra.-
La suora appuntò qualcosa per poi sorriderle.
-Sai che non possiamo rimuoverlo, è una terapia per altri pazienti.-
Elis annuì distratta dal frustino nella mano destra di un'altra suora.
-Hai preso le tue pillole oggi?-
Chiese suor Emelde, per poi osservarla accuratamente.
-Ancora non mi sono state consegnate.-
Provò la ragazza, ma la suora sorrise, mentre un'altra di loro porgeva ad Elis il suo bicchierino quotidiano.
-Prendile, allora.-
Elis afferrò il bicchiere, si sentiva sul punto di esplodere. Rigirava il bicchierino fra le dita, mentre la suora la guardava con uno schifoso sorriso stampato sul viso.
-Sai, è strano che non ti siano state consegnate. Suor Nadia ha trovato delle pillole nel cestino del bagno del piccolo Bill. Non puoi approfittare di quel ragazzino, cara.-
Suor Emelde si alzò dalla sua poltrona, continuando a sorridere alla ragazza di fronte a lei.
-Prendi le tue pasticche se non vuoi peggiorare la punizione.-
Elis strinse un pugno guardandola con occhi affilati.
-Non ho fatto nulla di male, non merito nessuna punizione.-
Uno sguardo da suor Emelde alle altre, un solo sguardo bastò per farle mobilitare contro la ragazza e farla afferrare per le braccia, bloccandola di fronte a lei.
Suor Emelde prese il bicchiere dalle mani di Elis, fermandolo ad un millimetro dalle labbra della ragazza.
-Sono anni che continui a non capire chi comanda qui, piccola impertinente. Sei una malata psicopatica, giuro sul nostro amato Signore che ti rimetterò in riga, fosse l'ultima cosa che faccio. Adesso ingoia queste schifose pillole.-
Sputò tutto il veleno che aveva in corpo, costringendo Elis a spalancare la bocca e gettandole dritto in gola le pillole che lei fu costretta ad ingoiare.
Una suora le sbottonò il camice sulla schiena.
-No, vi prego! Non lo farò più, vi prego, no!-
Un colpo secco lungo la colonna vertebrale e fu costretta a piegarsi ai piedi di suor Emelde, urlando e dimenandosi.
Una suora le tirò i capelli, costringendola a guardare suor Emelde negli occhi mentre le altre la punivano.
Le lacrime non tardarono a correre velocemente sulle sue guance.
-Prega, peccatrice!-
Le frustate lungo la schiena cominciavano a bruciare e perdere sangue, tanto sangue che correva lungo le vesti, schizzava sul pavimento.
-Ho detto di pregare!-
Due colpi contro la porta fecero immobilizzare sul posto tutte le suore presenti nella sala.
-Sei stata graziata da qualche demone come te, piccola stronza. Vattene immediatamente.-
Le suore lasciarono andare la ragazza che cadde rovinosamente a terra battendo la testa.
I volti impossessati di quelle vipere diventarono sempre più scuri finché non rimase soltanto un ronzio forte nelle orecchie.

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