•CAPITOLO 8• SEI LEGATA SEMPRE... •

•Cassia•

The weeknd -Starboy-

Non credo di riuscire a sopportare il mio blocco corporale, se non fosse per la mia posizione eretta che sta in piedi ''da sola'' starei già stesa totalmente a terra.

Cerco di sgattaiolare il più lontano possibile da quella figura che mi incute una leggera scarica negativa lungo la spina dorsale, sarà ma nonostante sia o non sia lui, qualcosa mi dice di scappare un po' più in là.

Caccio fuori le monete per la bottiglietta d'acqua e quando finalmente con un suono leggermente rumoroso cade, apro lo sportellino che sta giù e filo in un'altra stanza.

Prendo Leyla e vado in tempo zero. Avrei dovuto contattare Crystal ma credo che possa passare in secondo piano momentaneamente.

L'unica cosa che dovrei fare, forse, è cominciare a pensare ad un piano per recuperare tutto il programma scolastico che mi aspetta.

Dovrei controllare la posta elettronica. Giro la testa un po' ovunque per cercare qualcosa che magari somigli ad un computer, e quando vedo un cartello con scritto ''Area riservata'' e un pc disegnato sotto, capisco di aver trovato la soluzione ai miei primi problemi. Nonostante come una stupida avevo notato prima ci fosse.

Mi precipito proprio lì, e noto un posto che somiglia troppo alle fotografie che vedo su pinterest. Tutto esageratamente messo in riga nei minimi dettagli.

Le pareti di un color beige chiaro che rilassa gli occhi, dei quadri troppo graziosi per non essere guardati anche solo di svista.

Dei computer messi ordinati sulle superfici color legno chiaro, a volte vorrei che nella mia vita le cose fossero così perfettamente in riga, ma so per certo che non sarà così e quindi preferisco mettere ''l'anima in pace''.

Una volta entrata, faccio di tutto per non combinare alcun danno, Leyla si dimena ma facendo attenzione, alla fine prendo posto su una postazione casuale anche se di esso non ha proprio niente dato che l'ho scelta appositamente per la finestra vicina.

Dopo essermi assicurata che sia tutto sotto controllo, apro il pc portatile e schiaccio il pulsantino di accensione, lo schermo dopo poco si illumina dando un via libera a tutti gli sfondi di paesaggi. Un classico.

Dallo zainetto, prendo il cavo del cellulare, così decido di collegarlo, dopo qualche secondo, tutti i dati iniziano a vedersi sul pc.

Collego anche la mia posta elettronica, principalmente per vedere se sia arrivata qualche mail da parte della scuola che dovrei frequentare, nonna mi aveva accennato qualcosa sull'arrivo di un piano studi e tutto quello che riguardava questi due mesi più o meno.

Quando la schermata si apre, la noto subito in mezzo alla miriade di altri messaggi da parte di brand di siti da cui acquisto, promozioni inutili e pubblicità.

Clicco proprio su quella che mi interessa.

Diciamo che la formalità non manca di certo, leggo tutto molto velocemente, dal ''Buongiorno signorina'' al ''Siamo lieti di averla con noi''. Dopo qualche inutile scritta dove si parla per lo più di quanto sia severa questa struttura, le regole e quant'altro, finalmente arrivo alla parte dove ci sono diversi allegati.

Ben quattro a dire il vero, il primo dove c'è una visione abbastanza superficiale di quella che è la struttura;

Secondo allegato: regole, permessi, moduli per casi speciali.

Terzo allegato: Corsi extracurriculari per ottenere maggiori crediti;

Quarto allegato: Il piano di studi dell'intero anno, le materie e il programma trattato fino ad oggi.

Metto una mano sotto al mento come appoggio guardando il piano, non è nemmeno troppo, qualche cosa che potrei recuperare con una settimana di studio intensivo, in fondo siamo ancora ad inizio Ottobre.

Sorrido leggermente perchè credevo molto peggio, mi sento più sollevata.

Dopo aver letto tutto, esco dalla mail mettendola nei messaggi importanti, non sia mai dovesse perdersi.

Prendo il cellulare per noia e girovago per qualche social, nulla di interessante purtroppo, fin quando sul computer si apre una schermata abbastanza strana, è di nuovo la casella, corrugo la fronte, perchè non ho minimamente toccato il mouse.

Decido di aprire.

Un messaggio anonimo.

-La tristezza è causata dall'intelligenza. 147-

Rileggo la frase più volte, non capendo nell'immediato. Di certo, mi sembra abbastanza familiare come citazione, perché si, è una citazione di qualcuno.

Guardo il mittente per capirne di più ma a quanto pare, è qualcuno che non vuole si sappia chi sia, dato che c'è scritto in modo molto evidente ''sconosciuto''.

Fantastico, uno stalker effettivamente mancava nelle mie giornate, devo segnare un promemoria per aggiungerlo nella lista delle cose assurde della vita di Cassia.

Continuo a guardare lo schermo finché i miei occhi non iniziano a bruciare. Poi con il gomito per sbaglio faccio cadere il libro precedentemente preso, mi abbasso per prenderlo e qualcosa come una lampadina in testa si accende.

Sono sicura sia una citazione tratta da questo libro.

147...

Giro le pagine fino a quel numero e la trovo finalmente.

-La tristezza è causata dall'intelligenza. Più comprendi certe cose e più vorresti non comprenderle.- Leggo ad alta voce.

Cerco di capirne il senso, il senso della frase, di quale assurdo pensiero perverso abbia la gente, perché non riesco proprio a trovarne la soluzione purtroppo.

Il mio sguardo passa dallo schermo al libro e viceversa fino a che una voce non mi fa sobbalzare dalla sedia.

-Tesoro, stiamo per chiudere purtroppo.- Mi dice dolcemente Adele.

Le faccio un sorriso annuendo.

Cavolo, non mi ero accorta che si fosse fatto già così tardi. Raccatto tutto le mie cose, spengo il computer e cerco di mettere in ordine com'era prima. Mi alzo prendendo Leyla e ci dirigiamo verso l'uscita salutando tutti.

Un'ondata di aria gelida colpisce le mie guance che da calde diventano subito fredde non appena metto piede fuori.

I miei passi cominciano ad essere più rapidi e man mano mi abituo al clima, non sento nè caldo nè freddo, sto benissimo e amo sentirmi così mentre sono per le strade a camminare spensierata.

Ripercorro il tragitto al contrario per tornare a casa ma quando vedo il parco di prima, mi viene una gran voglia di entrarci, non c'è nessuno, niente rumori, niente chiasso, niente urla.

Solo pace, tranquillità, silenzio.

Attraverso la strada facendo attenzione, entro dal cancello principale e subito noto una distesa di prato verde infinita, dato che non c'è nessuno, decido di lasciare libera Leyla, che subito scodinzola. Camminando si notano alcune giostre per bambini molto carine, tutte colorate.

Un'altalena...

Le ho sempre amate, mi piaceva tanto stare lì, mi sembrava come se il Mondo fosse mio, poter stare giù e poi improvvisamente sù fino al cielo, come se potessi quasi toccare le stelle.

Cammino fino ad arrivarci, purtroppo una è staccata e quindi inagibile, mentre l'altra è intatta se non fosse per qualche graffietto qua e là. Mi siedo perdendomi nel silenzio del parco.

Leyla nel frattempo gioca con un ramo trovato a terra che spero lasci qui. Rido guardandola, una volta ne prese uno lunghissimo e lo portò a casa, nonna la sgridò per una buona mezz'ora, non voleva proprio mollarlo.

Nel mentre che lei gioca, prendo il libro, torno di nuovo a quella pagina, rileggendo per la milionesima volta la frase.

Un po' mi terrorizza, pensare che qualcuno abbia pensato proprio a me per mandare quel messaggio, l'altra parte di me invece è troppo incuriosita.

Chi diamine sarà, una persona che conosco o solo uno psicopatico del cazzo.

Qualcuno che mi conosce o un completo estraneo.

Credo stia spremendo troppo le meningi, magari si saranno solo sbagliati e la mia mente ha viaggiato troppo.

Sfoglio altre pagine, immergendomi nella lettura.

Metto anche le cuffie per ascoltare un po' di musica.

Purtroppo però la mia pace dei sensi viene interrotta dopo qualche minuto da una notifica di Crystal che non leggo, decidendo di farlo più tardi.

Torno di nuovo con gli occhi sulle scritte ma uno strano odore mi infastidisce.

Fumo di sigaretta.

Strano penso, mi è parso che non ci fosse nessuno nei paraggi, controllo nelle varie direzioni, Leyla è ormai seduta a sgranocchiare una pigna, le altre panchine sono vuote.

Poi improvvisamente i miei occhi incastrano una figura sdraiata proprio su una di quelle mini strutture vuote.

Un ragazzo più o meno della mia età, ha un giubotto nero in pelle, jeans neri, maglia bianca, ciuffo nero.

Ciuffo nero...

Aspetta, non può assolutamente essere, ma proprio qui?

Con tutti i posti esistenti, mi rifiuto di pensare che quello sia proprio Axel.

Eppure sembra lui. Mi alzo di scatto, facendo un cenno a Leyla di venire qui, sistemo per l'ennesima volta tutto e vado verso l'entrata per uscire. Magari è venuto dopo e neanche si sarà accorto della mia presenza.

Quando sembra che il ''pericolo'' sia risolto, cerco di aprire il cancello ma è chiuso.

Ma che diavolo...

Provo a forzare ma nulla. Adesso che dovrei fare mi dico mentalmente guardando il cielo frustrata.

Il panico sale dentro di me, non ci voleva cazzo. Sono chiusa qui dentro e per di più insieme a lui.

Il problema diventa ancora più grande quando mi accorgo che il cancello non si apre, non posso nemmeno arrampicarmi con Leyla, resterebbe qui dentro, mi rifiuto, tiro fuori un sospiro frustrato.

Ma forse non tutto è perduto quando noto che di fuori c'è una specie di levetta che apre i cancelli, ora capisco, sono quei classici meccanismi che si aprono dall'esterno e non dall'interno.

Lei sembra capire la situazione e si siede comoda, io invece spero di non farmi troppo male arrampicandomi sulla struttura in ferro che per fortuna ha dove poggiare i piedi, sono quasi in cima, scavalco e con un mini salto arrivo dall'altra parte.

Mi sono sentita una di quelle professioniste per qualche secondo.

Spero nessuno abbia fatto caso a me.

Abbasso la maniglia e magicamente il cancello si apre, prendo Leyla che mi stava aspettando e mentre sistemo tutto, noto che quel ragazzo è ancora fermo lì.

Un senso di colpa mi si diffonde nel petto dandomi una sensazione di fitta che si propaga lungo lo stomaco, mi sento davvero una persona orribile in un certo senso.

Sono anni che non metto piede in questo posto eppure proprio per questo dovrei rimediare, forse sono solamente una codarda, magari lui ogni tanto pensa a dove sia finita o forse mi ha totalmente cancellata, come biasimarlo in fin dei conti.

A rimuovere i miei pensieri è proprio lui che si alza senza guardarsi attorno, tiene stretto il libro attorno alla mano, uscendo dall'altro cancello posteriore aperto.

Non posso credere che ci fosse un'altra uscita, alzo gli occhi al cielo.

Il posto si fa improvvisamente ancora più silenzioso di prima, il mio sguardo vaga ancora e quando noto sotto l'altalena un libro, capisco di averlo scordato lì.

Per fortuna ora che l'ingresso è libero posso fare con calma tutto ciò che voglio. Rientro, stando attenta che non si chiuda di nuovo il passaggio, corro verso l'altalena così da fare il più in fretta possibile.

Recupero il libro, per fortuna non si è minimamente rovinato, lo sfoglio come faccio sempre ma al suo interno ci trovo un foglietto bianco scritto a mano. I miei occhi si spalancano, rimanendo "congelata" sul posto.

-Non pensare di poter scappare, tutto ha i miei occhi.-

Tutto ha i miei occhi...

Cioè lui sa che sono qui, che sono stata in questo parco del cazzo, sa cosa ho fatto e soprattutto ha avuto il tempo di scrivere un dannato bigliettino e infilarlo all'interno del libro.

Stringo i capelli tra le dita, mi sento immersa nel nulla, totalmente in una bolla da cui non trovo una soluzione, mi guardo per l'ennesima volta attorno, nessuno, solo il leggero vento che tocca i miei capelli e che mi fa diventare le guance leggermente arrossate.

Non posso, non sono ancora pronta ad affrontare tutto ciò che consegue, forse sarò paranoica ma non mi sono mai sbagliata su quello che penso e su come andrà.

Rimetto il foglietto di nuovo incastrato tra le pagine buttando tutto dentro lo zaino per poi finalmente uscire da quel parco che per poco non mi stava ''soffocando''.

Prendo il telefono per vedere eventuali aggiornamenti e il messaggio di Crystal precedentemente inviato compare tra le prime notifiche in evidenza, mi chiede dove mi trovo ma decido di rimandare ancora momentaneamente, almeno finché non arriverò a casa.

Le strade per tutto il tempo del ritorno sono deserte, non si sente nessuno, nessun passo battere sull'asfalto, nessun bambino ridere, solo silenzio come tanto piace a me.

Tranquillità, il vento leggermente più forte, i miei passi e quelli delle zampe di Leyla.

Il cielo è ormai quasi buio, non ci sono più tracce dei fili arancioni di qualche ora fa, solo il nero e tanti puntini ad illuminare quel buio infinito.

Perdendomi nei miei pensieri, il vialetto di casa mia comincia a scorgere da lontano, ho leggermente il fiatone e sto sudando, stranamente con questo freddo.

Aumento il passo fino ad aprire il cancello di casa mia, lascio libera Leyla e aprendo la porta accendo la luce.

-Nonna, sono a casa...- La mia voce rimbomba.

Mi guardo attorno posando le chiavi sul mobiletto all'entrata, sembra non esserci nessuno nei dintorni, vado in cucina e trovo un bigliettino sul tavolo. Riconosco subito la calligrafia di nonna.

-Non aspettarmi per cena, purtroppo dovrò prolungarmi con il lavoro, ti ho lasciato qualcosa in frigo da mangiare, a più tardi.-

Sbuffo, nonna lavora troppo, è sempre lì, spero tanto possa realizzare i suoi sogni, se lo merita proprio.

Guardo l'orologio che segna le otto passate, ho il tempo di fare una doccia e di cenare.

Salgo le scale facendo attenzione a dove mettere i piedi, per quanto io sia goffa cadrei. Quando apro la porta lancio lo zaino da qualche parte, mi tolgo il maglione rimanendo solo in intimo, quando sto per togliere il resto, noto un foglietto bianco perfettamente piegato sul letto. Mi avvicino e ancora una volta capendo subito di cosa si tratta.

-Sei legata sempre...-

I brividi prendono il sopravvento su tutto il mio corpo, come se veramente la sua voce mi avesse catturata all'improvviso.

Ripiego il foglio lasciandolo sul letto, più avanti lo metterò direttamente nel libro.

Vado ad aprire la finestra così da far entrare dell'aria fresca nella stanza ma un suono di qualcosa che si rompe rimbomba nell'aria, abbasso gli occhi verso il rumore.

Che diamine ci fa Axel qui, vicino alla mia casa...

La sua mano che era sul muro, scende lungo il suo fianco leggermente arrossata.

Non oso immaginare cosa gli sia successo per arrivare a tanto.

Ma poi la sua figura scompare per fortuna o per sfortuna dato che lo vedo entrare dalla porta principale.

Inorridisco.

Axel è il mio fottuto vicino di casa, deve essere un brutto sogno perchè non voglio davvero crederci. Quindi devo dedurre che le mail, le lettere, siano completamente opera sua, io non mi sono accorta di nulla, questa casa, parecchio tempo fa era abbandonata e in vendita, com'è possibile che ora ci abiti lui santo cielo.

Cosa mi sono persa esattamente tutto questo tempo, chiederò a nonna, lei saprà raccontarmi tutto sicuramente.

Non voglio pensare a lui, né tantomeno ai sè o ai ma, voglio solo togliere dalla testa tutto ciò che sta succedendo. Quando mi giro per andare verso il bagno, un cigolio di qualcosa che si apre mi fa girare la testa di scatto facendomi inchiodare sul posto.

La mia mascella si contrae troppo perché il dolore lo sento da subito, i miei muscoli si irrigidiscono più del dovuto, soprattutto quelli delle braccia, diventando troppo pesanti.

Lui, ha aperto la finestra, sta fumando proprio sul davanzale appoggiato come se nulla fosse. Mi sta fissando, lui ora lo sa.

Presumo lo sapesse da prima ma adesso ne ho anche io la certezza assoluta.

Sa e so con estrema certezza che siamo qui.

Poco dopo mi rendo conto di essere in intimo davanti a lui.

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