•CAPITOLO 7• CHARLES BUKOWSKI •

Cassia

Tatu-All the things she said- I running through my head.🌙


La mattina seguente non risulta proprio una delle migliori dato che mi ritrovo con un nido di uccelli al posto dei capelli, un pigiama a dir poco imbarazzante e delle occhiaie che nonostante non le abbia ancora viste so che saranno orrende.

Penso che non esistano delle occhiaie belle, ma le mie sicuramente faranno concorrenza alle più brutte.

Il cucchiaio che stringe la mia mano avrà un ''mal di testa'' infernale per quanto tempo io lo abbia girato e rigirato sempre nello stesso punto. Il latte non avrà lo stesso sapore ma in compenso i biscotti si sono sciolti amalgamandosi meravigliosamente.

La mia mente non riesce a stare al passo con il tempo presente perchè mi accorgo di essere totalmente altrove, e con altrove mi riferisco alla sera precedente.

Crystal ha continuato a inviarmi messaggi dove mi chiedeva se stessi bene, se fossi arrivata a casa, purtroppo non ha ottenuto nessuna mia risposta, un po' mi sento in colpa lo ammetto.

So che più tardi le scriverò sicuramente.

Stanotte credo di non aver dormito per molto, qualche oretta niente di più, tra incubi e giramenti per trovare una posizione comoda, è sorto il sole.

Continua a rimbombare nelle mie orecchie la voce di quel ragazzo della casa sull'albero.

Non vorrei dire una cazzata ma magari quella voce era proprio di Axel.

Un pensiero così surreale poi...

Non potrebbe mai essere, sarebbe tra l'altro una supposizione dato che la sua voce e la sua figura l'ultima volta che la vidi era un bambino come lo eravamo io e Crystal.

Ma il dubbio rimane sempre uno, in quel posto andavamo solo noi tre.

Non mi azzarderei mai a cercarlo, anche volendo cosa mai potrei dirgli, sicuramente non vorrà neanche vedermi, o comunque sarei l'ultima faccia sulla terra che vorrebbe si presentasse davanti a lui.

Non ho un suo contatto, né il suo numero o una mail, per quanto sia una persona fredda e distaccata dentro di me aleggia il senso di essere una persona migliore rispetto alla me del passato.

Crystal proprio non ha voluto proferire parola sul suo conto, né se si trovasse in città, se frequenta la nostra stessa scuola o se abita qui.

Eppure secondo me, c'è qualcosa che mi nasconde, in fin dei conti però non abbiamo avuto molto modo di parlare e magari me lo racconterà nei giorni a seguire.

Sono sicura sarà così.

Purtroppo o fortunatamente in quelle poche volte, il mio cervello riesce a fare qualcosa anche se non sempre in modo giusto.

Bevo il latte con i biscotti totalmente sciolti tutto in una volta, buono, ma non l'avessi mai fatto, quasi non mi strozzo per la troppa foga.

Prendo la tazza con dentro il cucchiaio ormai vuoto e butto tutto dentro la lavastoviglie, dopodichè salgo le scale per la mia stanza, apro la porta precedentemente socchiusa, prendo il computer da sopra la scrivania per poi sdraiarmi a letto e accendere tutto.

Quando arrivo alla schermata principale, inserisco la password e finalmente mi ritrovo in mezzo ad un mare di applicazioni.

Vado nella barra di ricerca per poter digitare il suo nome.

Axel Anderson.

Mi spuntano diversi profili, alcuni di persone troppo grandi per essere lui, altri che non sono provenienti da queste parti, scorro fino ad arrivare ad una foto che sembra somigliare a lui, qualcosa dentro di me sa che potrebbe sbagliare nell'andare su una persona a caso però sento qualcosa di strano dentro di me.

Tra l'altro ha come amica in comune Crystal quindi bingo oserei dire.

Non appena la pagina del suo profilo si apre davanti ai miei occhi, non posso fare a meno di trattenere il fiato per qualche secondo. Non so cosa abbiamo fatto ma è bello da fare male.

Il suo ciuffo nero non è molto cambiato rispetto a quando era piccolo, è solo sistemato meglio, e con le punte che sembra possano sentirsi scivolare sui polpastrelli.

Noto con molto piacere che come me, i suoi outfit sono dominati dal nero, classico giacchetto di pelle, maglie bianche e a quanto vedo, fuma anche. I suoi occhi, cavolo, sembrano scuri ma in realtà sono di un blu talmente scuro da potersi confondere, sono belli, profondi e soprattutto ''taglienti'', così tanto che sembra possano trucidarti in qualche secondo, non oso immaginare nella vita reale.

Scorrendo noto che in qualche foto è con le maniche corte, rivelando le sue braccia piene d'inchiostro, i tatuaggi sono numerosi e molto appariscenti, posso scorgere qualche scritta strana, un serpente, ma sono talmente attaccati tra loro che non ci capisco proprio un granchè.

Si sarà dimenticato di me ne sono certa, forse sarebbe anche un bene effettivamente, in ogni cosa come è giusto che sia, ci sono i pro e i contro e in questo caso non saprei se sia meglio uno oppure l'altro.

Tornando alle foto, ha un fisico muscoloso, non è troppo pompato ma nemmeno troppo poco, è proprio nella norma.

Lasciando stare tutto, torno al principio e tra le cose che danno nell'occhio o perlomeno ai miei sono due, segui e scrivi un messaggio.

Ammetto che la mia tentazione aumenta di tanto quando per sbaglio con l'indice sposto la freccetta proprio sulla seconda scelta. Tremo e sudo allo stesso tempo nonostante non ci sia così caldo attorno a me.

Clicco su e mi si apre la schermata completamente nera di una chat totalmente vuota.

La piccola stanghetta che compare e scompare giù mi mette ansia.

Metto le mani sulla tastiera e mi chiedo cosa mai potrei digitare o anche solo pensare di scrivere ad una persona totalmente abbandonata nella sua tenera età senza nessuna spiegazione del cazzo.

Non posso uscirne con una frase del cazzo o magari banale. Sarei davvero una stronza senza sentimenti.

La schermata continua a stare davanti ai miei occhi e un senso di nausea mi sale senza che io me ne accorga.

Forse dovrei fare una doccia per rilassare i nervi, si, dovrei proprio.

Prima di alzarmi però i ricordi di quella sera assaltano la mia mente senza lasciarla in pace.

Quel soprannome, quel fottuto soprannome che solo lui pronunciava, che custodiva gelosamente.

Perché la luna rispecchia il mio essere.
Perché la luna è bianca e pura come la mia pelle.
Perchè a volte si nasconde come mi nascondevo io in mezzo agli alberi.
Perchè a volte. quando non stavo bene facevo vedere solo la metà del mio essere.
Perché nonostante tutto mi muovo velocemente anche se non sembra.

Lui che diceva queste cose su di me, mi conosceva meglio di chiunque altro, chi diavolo è che mi chiamerebbe mai piccola luna oltre lui, ma non voglio credere che la coincidenza abbia voluto farmi un brutto scherzo.

Non era lui, non sa nemmeno che esisto, sarà stato solo uno scherzo del destino abbastanza brutto ecco tutto.

Con i brividi sulle braccia e le gambe abbastanza pesanti, mi trascino verso il bagno lasciando il computer acceso.

Quando entro nella stanza, non posso fare a meno di guardare la mia figura davanti lo specchio e devo dire che il mio pensiero proprio non cambia, nemmeno con gli anni, non mi piace per niente quello che vedo.

Difatti non mi soffermo più di tanto e quando tolgo tutti i vestiti rimanendo totalmente nuda,  entro in doccia senza nemmeno regolare la temperatura..

''I fili d'acqua'' colpiscono la mia pelle calda facendo indietreggiare il mio corpo di qualche centimetro giusto il tempo di potersi abituare.

Chiudo gli occhi beandomi del momento che mi riservano questi momenti, la mia fissa per l'acqua e per l'avere sempre la pelle pulita nonostante io sappia che farne troppe potrebbe rovinare tutta la parte esterna.

Sfrego forte la spugna sulle cosce non troppo magre, e quando il mio corpo si riempie di schiuma bianca, mi rimetto sotto il getto per far scivolare non solo la sporcizia ma anche i brutti pensieri che affliggono la mia mente.

Se mai qualcuno dovesse chiedermi per qualche motivo io faccia tutti questi bagni penso che andrei nel panico più assoluto senza alcun dubbio.

Non riuscirei proprio a raccontare il mio passato o addirittura andare a spiegare tutto ciò che si nasconde dietro, per questo non mi piacciono le persone, vogliono solo sapere i fatti tuoi per poi poterti colpire quando meno te lo aspetti.

Se nessuno riesce a cavare informazioni da te allora nessuno può farti del male.

Guardando le piastrelle di fronte a me, chiudo il getto per poi uscire dalla doccia, avvolgo il corpo all'interno di un asciugamano abbastanza grande e senza cadere torno nella mia stanza per indossare l'intimo e scegliere qualcosa da indossare perchè voglio fare un giretto per le strade di New York.

Apro i cassetti ed estraggo dei jeans oversize neri, un maglione bianco a collo alto di lana che infilo all'interno dei pantaloni e per finire le mie converse del medesimo colore che non mollo mai per altro.

Qualche accessorio per completare il tutto e senza perdere tempo sistemo il mio zaino da portare con me.

Scendo le scale di sotto in tutta tranquillità.

Volto lo sguardo verso il grande tappeto che si fa largo nel soggiorno e noto una Leyla a pancia sopra che mi guarda sorridente.

Potrei portarla con me e farle fare una passeggiata. Prendo il guinzaglio da un cassetto nel corridoio e ovviamente non appena sente il rumore, corre verso di me scodinzolando e saltando.

-Leyla suvvia, sta ferma, non riesco se ti muovi così tanto.- Parlo con lei e rido perché non sta proprio ferma.

Salta appoggiando le sue zampe enormi sul mio petto facendomi cadere, si sdraia su di me e dopo svariati tentativi finalmente riesco a chiudere il gancetto sulla sua schiena.

Che sudata mamma mia.

Metto lo zaino in spalla e stringendo forte la corda che tiene Leyla esco di casa sperando di non aver dimenticato nulla.

Metto le cuffiette alle orecchie e con la musica medio-bassa percorro le stradine trafficate di questa città.

Non ho una meta specifica che sto percorrendo, voglio solo potermi rilassare senza pensare a nulla, godermi il sole del tramonto, quasi, e magari trovare qualche libreria o biblioteca dove poter stare in tranquillità.

Quando arrivo sulla via principale, le auto sfrecciano senza fermarsi, gli innumerevoli autobus turistici sono sempre in moto e soprattutto pieni di persone che guardano a destra e sinistra con i loro telefoni in mano per scattare quante più foto possibili pur di mantenere il ricordo attivo anche negli anni a venire.

I taxi gialli sfrecciano senza poter vedere chi ci sia all'interno, gli spot pubblicitari che sembrano quasi mangiarti per la troppa grandezza con la quale sono costruiti.

Gli innumerevoli fast food dove mi fermerei volentieri ma purtroppo mi tocca andare avanti altrimenti Leyla mangerebbe anche chi ci lavorerebbe.

Le persone sembrano tutte affrettate, alcune corrono altre vanno solo a passo spedito, io invece mi trovo nella mia bolla, dove non sento nessuno oltre le musica e le unghiette del Golden Retriever che toccano il cemento sotto di noi.

Mi sento libera da tutti i brutti pensieri, so che in questo momento niente può guastare la passeggiata.

Ogni tanto alzo la testa verso l'alto per guardare gli enormi grattacieli che si estendono per chilometri e chilometri, vorrei potermi trovare sul piano più alto del Mondo e gridare a squarciagola fino a farmi mancare totalmente la voce.

Continuo a camminare fino a ritrovarmi in un parchetto totalmente immerso dal verde, pieno di persone, bambini che giocano e cani che scodinzolano giocando con la propria famiglia.

Ovviamente con tutta la fortuna che mi ritrovo, uno stormo di uccelli si trova appena davanti al cancello e non appena Leyla li nota, inizia a correre senza pensare a me. Purtroppo non riesco a trattenerla e corro con lei verso di loro che non appena arriva abbaiando fa volare tutti gli uccellini.

Guardandola sembra proprio felice, in fin dei conti è stato anche divertente, rido regalandole qualche carezza. Con qualche sguardo brutto e qualcuno sorridente, continuo la mia passeggiata.

Il sole sta iniziando a tramontare e come ogni singola volta mi perdo nel guardarlo, sempre.

Le nuvole sono un po' sparse senza essere troppo fitte tra loro, lasciano il giusto spazio per vedere degli spiragli azzurri, anche se cambiano colore diventando di un arancione/giallo molto intenso.

Il cielo nella sua vasta ampiezza invece è totalmente arancione, facendo diventare anche i palazzi che di solito sono grigi dello stesso colore chiaro che riflette i raggi solari che non ti accecano troppo gli occhi.

Perdendomi in questo spettacolo, mi ritrovo davanti una libreria stupenda dalle pareti totalmente azzurro pastello con dei disegni su di esse.

Le porte di vetro lasciano una leggera visione all'interno.

L'insegna è davvero bella con dei tratti in legno seguita da una scritta molto elegante.

Senza soffermarmi troppo, entro facendo attenzione al cane.

Non appena mi trovo dentro, un forte odore di libri invade le mie narici e mi riporta al passato.

Nonna mi portava sempre in posti simili, ricordo che comprava sempre dei libri sulla natura o che parlavano di poesia sull'arte. Io ricordo che ero davvero affascinata invece dai libri che illustravano le stelle e tutto ciò che ne seguisse, ogni volta che poi andavamo via, la proprietaria mi regalava sempre un fiore e un segnalibro con una frase strana.

Mi piacevano tantissimo quei momenti lì.

Guardandomi attorno, noto un numero infinito di libri, ci sono titoli di tutti i generi, le categorie sono ben ordinate, niente è fuori posto e mi sembra di stare in paradiso.

Al piano di sotto però ci sono solo dei classici o comunque molte cose riguardanti la musica.

Mentre cammino, noto un cartello con su scritto piano relax seguito da una freccia verso sù.

Quando vado per salire, una voce mi ferma e quasi non mi vengono le lacrime agli occhi.

-Signorina, se ha bisogno di qualcosa chieda pure.- 

Mi giro molto piano verso il suono e noto una signora non troppo anziana dai capelli leggermente più bianchi rispetto a circa dieci anni fa, è leggermente rotondetta e più bassa di me, porta gli occhiali e ha qualche rughetta in volto, i suoi occhioni marrone chiaro spiccano con la luce artificiale.

-Signora Adele, è davvero lei, non posso crederci...- Dico con voce entusiasta.

Leyla inizia a scodinzolare.

Lei corruga la fronte non capendo, io in tutta risposta sorrido avvicinandomi.

-Libri di stelle, ibisco bianco, le ricorda qualcosa?- 

Improvvisamente come un tuono a ciel sereno le si riempiono gli occhi pieni di lacrime e mi abbraccia.

-Cassia, bambina, sei proprio tu, non posso crederci, fatti guardare.- Con voce singhiozzante si stacca facendomi fare un piccolo giretto su me stessa.

Prende un fazzoletto e si asciuga le lacrime.

-Ti sei fatta proprio una bella signorina, assomigli davvero molto a tua madre, hai i suoi stessi capelli e carisma.- 

Le sorrido senza pensarci due volte, non mi chiede nient'altro, sicuramente avrà mantenuto i rapporti con nonna.

Torno a guardare qualche libro e noto un piccolo reparto dove si trovano dei pacchetti ricoperti di carta marrone con su scritto il genere, la trama e qualche informazione per incuriosire chi legge.

Sono dei pacchetti sorpresa, ne prendo uno a casaccio e vado in cassa per pagare.

Porgo il tutto ad Adele.

-Questo te lo regalo io tesoro.- Ma non sono d'accordo e la contraddico.

Alla fine tra una risata e un'altra, non mi fa pagare nulla, quando cerco di andare via, mi richiama.

-Perchè non vai di sopra cara, è pieno di poltrone dove puoi rilassarti e leggere senza problemi, a quest'ora troverai solo qualche ragazzo indaffarato nello svolgere qualche mansione per scuola ma non preoccuparti, tutto molto tranquillo.-

Annuisco e mentre salgo mi porge un segnalibro e un fiore bianco. Sorrido a quel gesto e finalmente salgo le scale per andare al piano di sopra.

Con le informazioni precedenti, constato che effettivamente era come diceva lei, è tutto bianco e l'unica cosa che colora l'ambiente sono le spine dei libri, gli innumerevoli quadri e i dischi in vinile.

Le poltrone sono di un rosso scuro, sparse qua e là, i distributori di bevande fanno il loro effetto e i computer portatili posati perfettamente in linea sono esageratamente rilassanti da guardare. 

 Mi siedo su una poltrona a caso senza fare caso alla posizione, Leyla si sdraia accanto a me riposando per tutta la strada fatta, le do una carezza, poso il guinzaglio a terra e spacchetto il libro facendo molta attenzione. 

Non appena scorgo la parte superiore capisco di che libro si tratti.

Non ne avevo ancora una copia ma avrei voluto comprarlo da un bel po' di tempo.

Charles Bukowski, è un libro che contiene tutte le sue citazioni, i suoi aforismi e pensieri.

Apro la prima pagina dove si trova il titolo del libro per poi passare alla seconda dove già dall'inizio mi colpisce all'istante dentro l'animo facendo formicolare le mie gambe.

Mi piacerebbe frustarti con la cintura sulle gambe, sul culo, sulle cosce. Vorrei farti tremare e piangere e poi, quando fossi tutta piangente e tremante, te lo sbatterei dentro in un gesto di amore puro. 

Mi mordo il labbro cercando di mantenere la mente qui in questo posto dove mi trovo, mi risulta però alquanto difficile dato che ha già preso il sopravvento la fantasia.

Il mio respiro si affanna leggermente, stringo le dita sulle cosce per non pensare a chissà cosa.

Guardo a destra e noto un portapenne, allungo un braccio per prendere un evidenziatore e sottolineo le frasi, chiudo tutto e prendo dal mio zaino delle monetine per comprare dell'acqua.

Mi alzo con tanta fatica e mentre guardo il numero da digitare per far cadere la bottiglietta, infilo i soldi e aspetto che cada, dopo il piccolo tonfo, apro lo sportello e la prendo.

Non appena mi giro, noto un ragazzo un po' più in là.

Mi paralizzo sul posto, le gambe sembrano diventare gelatine, il corpo pesante, il respiro accelerato e gli occhi due fessure.

Poco più in là, c'è lo stesso ragazzo che si trovava sul mio dannato computer, è proprio lui con il suo ciuffo nero in avanti, una maglia bianca a maniche corte, dei jeans neri e un'aria di chi non vuole nessuno attorno.

Alle mani tiene un libro e noto essere lo stesso al mio.

Credo che quello che ho davanti sia proprio lui.

Axel Anderson.








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