•CAPITOLO 5• LUNA•
•Cassia•
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Sam Tinnesz - Play with fire feat. Yacht Money
La sua voce roca e profonda mi blocca tutti gli arti che ho in corpo, gli do ancora le spalle non facendo vedere la mia faccia.
Qualcosa mi dice che se dovessi girarmi sarei ancora più nei guai.
Stringo i denti mettendo in evidenza la mascella serrata che noto solo io indirettamente.
L'ansia inizia a crescere dentro di me facendomi contorcere le viscere, sento di essere in trappola, ripensandoci, non ha così tanto torto, sono immersa in una piscina non mia in una casa che non è di proprietà della sottoscritta.
Credo che il padrone di casa sia proprio la persona da cui è uscita quella voce maschile e bassa.
Nonostante l'acqua della piscina sia così calda, i brividi non fanno altro che salire e scendere lungo la mia colonna vertebrale, un tremolio dalle cosce fino ad arrivare ai piedi si fa strada e per non farmi mancare nulla sento freddo ma non per la temperatura.
Con la coda dell'occhio cerco di guardare la figura dietro di me, nonostante porti la pupilla il più esternamente possibile dall'occhio, noto solo una sagoma alta.
Mi toccherà girare la testa e quando decido di farlo, la sua voce mi blocca facendomi restare nella posizione iniziale.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda, ma te la ripeto per il benvenuto di cortesia, qualcuno ti ha dato una lezione sulle buone maniere?-
La sua voce risulta più tagliente di prima, una domanda concisa e senza il minimo tremolio a differenza della mia che sicuramente risulterà tale se mai dovessi dire anche solo una singola sillaba.
Mannaggia a lui, la sua voce mi sta ipnotizzando.
Credo che stia bevendo qualcosa perché sento come se stesse ingoiando del liquido, presumo un drink.
Il mio sguardo si posa sulla borsa leggermente aperta da cui scorgo un nastrino nero, corrugo la fronte in cerca di una risposta che spero arrivi presto.
Giro appena la testa, quel tanto che basta per non farmi vedere, ha un ciuffo nero che gli ricade sulla fronte, ma non lo vedo in faccia, indossa una maschera nera su cui non riesco a soffermarmi.
Guardo di nuovo il nastrino che fuoriesce dalla borsa e sto pregando chiunque ci sia ai piani alti di mandarmi una benedizione.
O la va o la spacca.
Con una mossa decisa afferro la borsetta e la apro.
Azzeccato il mio pensiero, una maschera totalmente in nero e pizzo con delle rifiniture in argento e qualche brillantino attaccato qua e la, l'afferro con una velocità sdisarmante. la poggio sul viso per poi legarla dietro la testa.
Non so come ci sia finita lì dentro ma presumo ci sia lo zampino di Crystal quando in macchina le ho lanciato sulle gambe la borsetta.
Grazie, mi ha letteralmente parato il didietro.
Adesso posso dire che la situazione cambia totalmente.
A noi due, lo sfido mentalmente.
Mi giro lentamente verso la sua direzione, la sua figura alta è rimasta immobile.
Davanti agli occhi mi si para un metro e novanta, credo, di ragazzo, non saprei decifrare quanto sia alto ma sicuramente abbastanza da buttare un numero grosso.
Ha un ciuffo nero che gli ricade davanti la fronte, le punte sono leggermente alzate alla fine facendo fare un gioco di vedo non vedo alla sua fronte.
Non riesco a decifrare il viso dato che è totalmente coperto da una maschera nera con qualche affinamento anch'essa in argento, a differenza della mia che copre solo gli occhi e il naso, la sua e leggermente più coprente ma non tantissimo. Riesco a vedergli le labbra rosee, non troppo piene, hanno il suo spessore e il suo perché.
I suoi occhi credo siano scuri ma con la luce presente e la distanza è difficile capire.
Il suo completo potrebbe lasciarmi a bocca aperta, Indossa una camicia bianca totalmente abbottonata da cui scorgo solo un pezzetto dato che è coperto da una giacca in nero con i bottoni in argento.
Il mio sguardo continua a scendere sulle sue gambe totalmente fasciate da un pantalone del medesimo colore, eleganti e stretti al punto giusto, i muscoli delle sue cosce mi fanno immaginare che sotto quello spessore di tessuto ci sia un ben di Dio.
-Guarda quassù, i miei occhi non sono sulle mie gambe.- Mi beffeggia.
Credo che sia arrivato il momento di cambiare atteggiamento con chi mi ritrovo davanti.
Chiudo gli occhi per un millesimo di secondo e quando li riapro, mi sento come se avessi appena ''cambiato'' personalità.
Alzo il mento e rispondo a tono alla prima domanda che mi pose.
-Ho avuto qualche lezione sulle buone maniere, non ho bisogno che qualcun altro me ne dia.-
Rispondo a tono.
Lui non accenna nulla, come sospettavo nelle mani tiene un bicchiere di vetro con del liquido rosso, le sue dita poggiate su quel piccolo oggetto sono lunghe e contornate da anelli neri e acciaio, e solo questa visione potrebbe mandarmi il cervello a puttane.
Fa qualche passo attorno alla piscina fino a sparire dalla mia visuale, un suono vitreo, mi fa scattare sull'attenti.
-Non lo sai che dare le spalle alle persone risulta alquanto maleducato?-
Mi giro di scatto donandogli la mia faccia innervosita.
Ha totalmente cambiato angolo del terrazzo, è appoggiato con il braccio su un tavolinetto rotondo alto dove il bicchiere giace sulla base marrone. Mi guarda con la testa leggermente piegata.
-Potrei anche rispondere alle tue domande ma c'è un piccolo particolare che non hai valutato e sarebbe che non sopporto chi me ne rivolge troppe, hai capito?.- Sputo acida.
Un mugugno accompagnato da un risolino mi fa venire i brividi, facendomi Ingoiare la mia stessa saliva.
Ha qualcosa che mi da un non so che di inquietudine, sono già nei casini, non voglio affondarci ancora di più.
-Non si risponde ad una domanda con un'altra, hai molte cose da imparare ragazzina.-
Detto ciò, si spinge in posizione eretta lasciando il bicchiere alle spalle.
La sua potenza si percepisce nonostante ci troviamo ad una distanza abbastanza ampia.
Faccio un passo per uscire ma ancora una volta vengo fermata.
-Anche non guardare qualcuno è davvero fuori luogo, a quanto pare hai bisogno di farti ripetere le cose più di una volta, non mi piace per niente...-
Sento che i miei nervi vengono messi a dura prova. Lo guardo dritto negli occhi, alzo di poco il mento per darmi un'aria più sicura.
-Ti sto guardando in faccia, sto parlando con te, sono abbastanza educata e rispettosa per il tuo cospetto dei miei stivali?-
Con un gesto gli schizzo dell'acqua che arriva alle sue scarpe nere.
Butto su un sorrisetto di sfida, compiacimento, che lui ricambia immediatamente con tanto di sopracciglio alzato.
Blocco il respiro, non credevo avrebbe fatto questa mossa, mi sarei aspettata un rimprovero o qualcosa che gli somigliasse.
Lo fisso per qualche secondo e quando noto che dalla sua bocca non esce nessun suono, volto le spalle per raggiungere il bordo.
-Hai così fretta di andare? MI sembrava ti stessi rilassando fino qualche minuto prima.-
Mi stava spiando o qualcosa del genere?
Come diavolo faceva a sapere cosa stessi facendo, questo vuol dire che per tutto il tempo mi ha osservata, per poi guardarmi e arrivare a fare tutto ciò.
Cazzo.
Se così fosse, ha già visto anche il mio viso, ma sarebbe impossibile, ero totalmente girata e la porta è una per quel che ho potuto notare quindi poteva entrare solo da un ingresso.
Con questi pensieri dimentico persino ciò che stava dicendo o chiedendo.
Prima che potessi dire qualsiasi altra cosa però, sento che qualcosa inizia a cambiare sotto di me.
Mi guardo attorno e facendo un passo indietro vado a sbattere contro lo scalino azzurro di marmo che dovrebbe farti uscire dalla piscina.
I miei occhi saettano dalla superficie che non sembra più calma come prima alla sua figura, almeno per una decina di volte.
Evidentemente delle bolle sbucano dal basso verso l'alto fino a contornare la mia intera figura, l'unica cosa che è ben visibile credo siano le mie spalle e il resto della parte superiore.
-Stai tranquilla in mia compagnia ragazzina, vedrai che tra poco il tuo cervello non ci penserà più, ti concentrerai solo sulla mia voce.- Dice calmo mettendo le mani in tasca.
Non so più cosa pensare, l'acqua agitata fa rilassare i muscoli delle mie gambe troppo tesi, mi concedo quel piccolo lusso di approfittarne nonostante non potrei data la situazione.
Faccio dei respiri profondi per tenere i nervi ben saldi, ho bisogno di aria e spazio nonostante l'ambiente aperto. Mi sembra di stare in uno sgabuzzino e i suoi occhi mi tengono incollata a questo fondo non stabile.
Voglio andarmene ma è come una calamita, la sua voce, la sua figura, il suo sguardo tagliente.
Prendo un briciolo di coraggio che mi rimane in corpo per parlare.
-Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare, io vado via, è assurdo tutto ciò.- Ma la mia voce risulta leggermente tremolante.
Esce una mano dalla tasca per grattarsi il mento.
Si lecca il labbro inferiore e con questo gesto il mio stomaco va in subbuglio, sto scrutando tutto di lui, ogni singola mossa, come fossi una cazzo di macchina radiogena.
-Non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando è ben diverso, vuoi che ti spieghi la differenza tra le due cose?- Alza di poco il sopracciglio piegando per l'ennesima volta la testa.
Mi sta prendendo in giro, ovvio che so la differenza, crede di avere a che fare con una gallina.
Mi astengo dal rispondere per non dargli modo di continuare.
-Il tuo silenzio mi fa capire che non ne hai idea, ti spiego brevemente, chiedere equivale a domandare una cosa a qualcuno per averla, esprimere il desiderio di ottenere qualcosa...-
Fa una breve pausa per farmi capire il concetto fino in fondo.
-Ordinare e ottenere in questo caso significa far eseguire, far rispettare, far valere, costringere ed accettare, e tu hai già accettato.-
Rimango impalata alle sue parole, e senza accorgermene il mio respiro diventa troppo accelerato, fottuto stronzo.
Mi impongo di ascoltare molto di più le ultime parole.
-Io non ho accettato proprio nulla, non ho parlato...-
Cerco di contestare ma mi interrompe.
-Chi tace acconsente ragazzina.-
Lo odio, con tutto il mio cuore, mi ricorderò di queste misere parole.
-Con questa piccola spiegazione che ricorderai per il resto dei tuoi giorni, cerca di stare ferma ora.-
Ma fa sul serio?
-Non ci penso proprio psicopatico, me ne vado.-
E stavolta lo dico con tutta la convinzione che mi ritrovo.
Quando salgo il primo scalino, arriva davanti a me facendomi indietreggiare, ma che diavolo...
-Togliti di mezzo.- Dico brusca.
Sogghigna facendo spuntare una leggera fossetta.
-Devo dire che da questa posizione non sei niente male, te lo hanno mai detto che il nero è il mio colore preferito?-
Abbassai gli occhi sul mio seno e in quel momento ricordai di avere un intimo totalmente in pizzo di quel colore.
Stringo i denti mostrandoli leggermente.
-Ma cosa vuoi da me, più che lasciare questo luogo, non so che fare per regalarti un piacere.-
Quando concludo la frase, mi rendo conto che non avrei potuto dire di peggio.
Non parla, se ne sta lì fermo, l'acqua sta cambiando ancora e per avere un riparo, mi metto sempre più vicina al bordo, mi fa sentire più sicura.
Ma non appena arrivo in quel punto, una forte spinta arriva al centro delle mie cosce. Non riesco a capire e il fatto che io non sappia mi fa imbestialire, poi arriva un'altra scossa in meno di cinque secondi.
Trattengo un gemito.
-Volevo solo un cazzo di posto tranquillo.- Sputo fuori.
Un'altra scossa.
-Questa è proprietà mia, benvenuta all'inferno.- Mi comunica spavaldo.
Sorrido in modo maligno.
-Non vedo le fiamme purtroppo.- Lo derido.
Di nuovo quella sensazione tra le gambe.
-Ma io le vedo molto bene, le tue guance sono di un rosso talmente intenso da fare invidia,-
E dopo la sua affermazione, sento come un fuoco invadermi tutta la faccia, sto andando pian piano in escandescenza e ho come l'impressione che tale condizione non sia solo nella parte superiore del mio corpo.
La parte bassa sta chiedendo pietà, sento un fastidio tremendo, le bollicine continuano a moltiplicarsi ad una velocità disarmante e le scariche tra le mie gambe non sono da meno.
Cerco di spostarmi anche se di poco ma non sembra cambiare la situazione.
Lui sembra a suo agio con una mano in tasca e l'altra lungo il suo fianco.
-Ti vedo in difficoltà, forse hai qualche problema da soddisfare?-
Cazzo, non se ne sarà accorto, cioè non credo. Sta mentendo, lo credo fin quando non sento altre due scosse in fondo che mi fanno buttare la testa leggermente in avanti.
Ho bisogno di un miracolo perché non riesco a fare un singolo passo in avanti se non per mantenere l'equilibrio.
Il mio sguardo saetta dritto nella sua tasca e noto che ogni volta che una scossa arriva sotto, le sue dita fanno qualcosa.
Spero vivamente non sia ciò che sto pensando.
Ma come se mi avesse appena letto nel pensiero, estrae un piccolo aggeggio, un mini telecomando credo, interamente nero con qualche pulsantino.
Me lo mostra mettendolo in bella vista.
-E quello cosa sarebbe esattamente?- Chiedo consapevole in parte ma ho bisogno di sfamare la mia curiosità immediatamente anche se sicuramente mi costerà caro, ma correre il rischio è il mio passatempo preferito.
Ghigna più del dovuto ed emette qualche piccolo suono.
Poi lo posiziona in modo da averlo in bella vista, con il pollice preme un bottoncino e una scarica ''elettrica'' arriva direttamente nel punto ridotto debole da un paio di minuti.
Così capisco che con quell'aggeggio, riesce a controllare quello che dovrebbe essere qualcosa per rilassarti ma non in questo caso, sento di essere sotto il suo enorme controllo.
Le mie guance nel frattempo continuano ad andare a fuoco.
Cerco di raggruppare tutte le mie forze interiori e reclamare il buon senso, quando sento di riuscire a fare qualche passetto, ecco che la sua voce rimbomba dentro di me.
-Non provare a fare un cazzo di passo o dovrò strapparti quella fottuta maschera di dosso, credo tu non voglia.- Mi minaccia.
Cazzo, ovvio che non voglio succeda, sicuramente non mi conoscerà e questo è un bene sia per me che per lui ma non ci tengo che qualcuno sappia di questa vicenda.
Così decido di dargli ascolto e rimanere ferma ma ovviamente la sua mossa non è altrettanto calma come la mia dato che altre due vampate arrivano nel mio inguine, stavolta facendomi tirare fuori un gemito strozzato.
La mia testa leggermente buttata in avanti ritorna al suo posto guardandolo con occhi pungenti.
-E cosa farai ora, continuerai con quelle misere scossette?- Lo prendo in giro.
Questa mossa sembra non piacergli abbastanza dato che la sua espressione cambia immediatamente. Vorrei dire dal tranquillo e divertente, all'infastidito dalla mia sfacciataggine.
Mette le braccia incrociate leggermente sotto il petto.
-Sai, lì sotto, il posto da cui sei scappata è diventato un luogo troppo stretto per la mia mente, mortale, ed è per questo che sono venuto qua, per liberarmi, per sfogarmi, ma ho trovato te, e non saprei dirti se è una fortuna o una sfortuna...-
Fa una leggera pausa che mi fa accelerare leggermente i battiti del cuore. Una leggera ansia si impossessa di me, mi fa tremare il corpo, mi fa pulsare le vene delle braccia e mi si contorce persino lo stomaco.
Non riesco nemmeno a darmi una fottuta spiegazione, è solo una persona che non ho mai incontrato e dal nulla riesce a sovrastare tutte le diverse emozioni che mi ritrovo.
So che mi sta prendendo mentalmente, a volte credo sia peggio che fisicamente.
-So solo che ho trovato qualcosa con cui giocare per venti minuti della mia vita.-
Ride.
Giocare, non sono il giocattolo di nessuno.
Corrugo la fronte cercando di capirci qualcosa in più.
Un altro bottoncino viene premuto ma stavolta non succede nulla.
-Che c'è, il tuo giocattolo si è rotto per caso?- Rido.
Piega la testa di lato.
-Di solito non do alcun consiglio, ma per questa volta farò una piccola eccezione, penso sia meglio che tu stia ferma con le caviglie.-
Il mio cervello non riesce a collegare il senso della frase con quello che ha appena detto ma improvvisamente un piccolo suono metallico si fa presente da sotto di me.
Un rumore.
Un aggancio.
Una stretta alle caviglie.
Sono fottuta è l'unica cosa che riesco a pensare.
-Che cazzo fai, lasciami andare, non puoi legarmi in questa fottuta piscina, non è nemmeno possibile come cosa, lasciami.-
Urlo spazientita, mi dimeno ma l'effetto che ottengo è solo un male assurdo.
Guardo sotto di me per quel che riesco e noto due cerchi di ferro tenermi le caviglie, maledetto.
-Niente è impossibile, ed ora è il momento giusto per rilassarsi, non pensi?-
Ma certo stiamo bevendo un cocktail insieme mica sono legata e lui stai godendo come un matto fuori controllo.
-Rilassarmi un corno, ho detto di liberarmi cazzo...- Urlo.
Mi sto agitando terribilmente tanto, dovrei fare una delle cose che mi riesce bene, manipolare.
Chiudo gli occhi per un millisecondo per poi riaprirli qualche secondo dopo, sento una carica enorme attraversarmi il corpo, il mio sguardo è diverso, lo sento nonostante non possa vederlo.
E credo lo noti pure lui dato che quel sorrisetto che teneva fino a qualche secondo fa si abbassa leggermente.
Piego la testa leggermente di lato mantenendo l'equilibrio per quel che riesco.
-Non dovevi farmi rilassare? Perchè mi stai facendo solo spazientire...- Lo sfido.
Apre gli occhi leggermente stupito, non se l'aspettava minimamente.
Mugugna e sembra piacergli questo atteggiamento di sfida.
Un altro tocco a quell'aggeggio, un'altra scossa in mezzo alle mie gambe, ma stavolta per sua sfortuna non lascio trapelare nulla.
-Per quanto tratterrai ''luna''?-
Luna, cosa diavolo...
Perchè mi sembra così familiare, così strano ma bello allo stesso tempo, mi piace e non glielo dirò mai, figuriamoci.
I miei denti che precedentemente stavano facendo battaglia tra di loro, trovano pace dopo quelle quattro lettere, non stringono più tra di loro, le guance si rilassano e abbasso la guardia, ma poco dopo ecco che la rialzo di nuovo immediatamente.
-Passiamo ad un grado leggermente più allettante, non pensi sia una buona idea?-
Trattengo il respiro senza emettere un suono, i muscoli si bloccano, la mia mente rimane fissa sulle sue parole e non si muove da quel punto.
Senza che lui aspetti una mia risposta, fa partire una scossa veloce e subito dopo una piano senza un margine di tempo tra le due.
Digrigno per l'ennesima volta i denti facendo uscire una specie di lamento.
Ride, cosa diavolo ci sarebbe da ridere, lo prenderei a cazzotti.
-Resisti, mi piacciono le bambine che riescono a farlo, sono più accattivanti.- Mi deride.
Non cambia posizione, rimane lì, immobile.
-Non sono mai generoso, soprattutto con chi si intrufola in posti in cui non dovrebbe mettere piede, ma stasera come ho detto poco fa, mi sento particolarmente buono, ti farò provare due modalità invece che una, spero non ti dispiaccia perchè in caso contrario, non me ne fregherebbe davvero nulla.- Mi spiega velocemente ma scandendo molto bene le parole.
Che vuol dire due modalità, non sto capendo più nulla, mannaggia a lui.
-Anche volendo scegliere, non mi lasci che dire sì, ho altro da poter contraddire?.-
Se la ride sotto i baffi, che stronzo.
-Sei sveglia bambina, credo che venti minuti possano bastare...-
Lascia la frase in sospeso mettendomi in testa un miliardo di domande a cui non riesco a dare una risposta.
-Venti minuti di spettacolo sonoro, fa fare alla tua bocca le migliori melodie che abbia mai sentito.-
Vuole i miei gemiti, le mie urla, quello che le mia labbra possono offrirgli.
Quanto si deve essere deviati per una cosa del genere, anche solo per pensare a ciò, ma la cosa più assurda di tutte è un'altra.
A me piace da morire una mente del genere.
Mi attrae come una calamita al suo magnete.
Mi mordo le labbra al pensiero che voglia farmi qualcosa senza nemmeno poggiare quelle magnifiche mani grandi contornate da anelli neri, che sembrano scintillare ancora di più rispetto a prima.
Credo di aver perso anche la cognizione del tempo, perchè mi rendo conto di non capire quanto ne sia passato.
Le scosse tranquille di poco fa scompaiono lasciando spazio solo ad alcune veloci e lente allo stesso tempo, si moltiplicano una dietro l'altra.
Riesco a trattenermi ma non tanto, vorrei poter stringere le gambe e attenuare il fastidio ma non riesco per colpa di quegli anelli che mi obbligano a tenerle aperte.
Se avessi potuto chiuderle e sfregarle tra di loro, forse avrei potuto resistere dal fare suoni ma così mi sembra davvero impossibile.
Per mia sfortuna, inizia ad uscire la melodia che vorrebbe sentire, mi mordo ripetutamente le labbra per non dargli la soddisfazione di avere ragione.
Non mi da tregua, ne ho bisogno, lui continua, non si ferma.
Prende il suo bicchiere senza girarsi un secondo, non sia mai si perda la mia bellissima visuale.
Sento un gusto metallico sulla mia lingua, sangue, è il mio fottuto sangue che esce dal labbro inferiore.
Non doveva farmi arrivare a questo ma trattenere è davvero stancante.
Mi piace, mi duole dirlo e non lo farò, rimarrà nella mia testa, mi piace troppo tutto quello che mi sta facendo.
Non mi sta toccando direttamente, mi sta toccando il cervello, una persona che non conosco ci riesce.
Un gemito esce dalle mie labbra e per la prima volta noto i suoi occhi chiudersi per prendere e fare suo quel suono che aspettava.
Che figlio di puttana.
Dopo un lasso di tempo indefinito le scosse terminano dandomi un certo sollievo.
Alzo la testa per constatare meglio la situazione.
Ho una fottuta paura che da quella porta possa entrare qualcuno.
Mi eccita però pensare che occhi indiscreti guardino ciò che sto provando.
-Bene, passiamo alla seconda modalità, scommetto che ti piacerà ancora di più.-
Mi penetra con la sua voce e il fatto che mentre parli a volte gesticola mostrandomi quelle mani mi fa uscire fuori di testa.
-Avevi detto venti fottuti minuti, non sei una persona di parola.-
Fa per pensarci sù.
-Venti minuti? Non ricordo di aver detto una simile cazzata.- Mi deride bevendo un sorso.
Faccio per replicare ma mi zittisce alzando un sopracciglio.
Non riesco a rispondere più dei miei gesti, delle mie parole e butto tutto di getto ormai.
Mi divincolo cercando di liberare le mie caviglie ma l'unica cosa che ottengo è un dolore assurdo.
Le sue mani tornano nelle sue tasche per estrarre qualcosa che non vedo, gira per il perimetro della piscina, lo seguo con gli occhi finché non scompare alle mie spalle, quando sento la sua presenza dietro di me inizio a divincolarmi.
Non mi tocca, si avvicina soltanto, mette le mani avanti e abbassando leggermente lo sguardo, noto un piccolo e fine collarino nero, non voglio mi tocchi, faccio i capricci andando più indietro possibile.
-Sta ferma, non ti faccio nulla.- La sua voce mi immobilizza ed è lì che prende l'occasione per agganciarlo.
Il suo respiro si avvicina ancora di più fino a sentirlo vicino al lobo che non sfiora con le labbra.
Vorrei proprio sentire che sensazione sia averle poggiate in qualche parte del corpo.
Mi fa socchiudere leggermente gli occhi.
-Ricordati bambina, non puoi manipolare un manipolatore.- Sussurra con tono di voce basso come se dovessi sentirlo solo io, con la paura che qualcuno ci scopra quando in realtà non c'è anima viva.
Questa frase arriva dritta e concisa fino all'anticamera della mia mente, colpisce tutte le pareti, ogni singola particella e ogni diversa sezione del cervello fino a quella più profonda.
Non puoi manipolare un manipolatore. Me ne ricorderò.
Dopo avermi scosso interiormente, ripercorre di nuovo lo stesso percorso precedente fino a tornare alla posizione iniziale.
-Vediamo se ora resisterai come prima, impegnati.-
Ed ecco che quelle scosse iniziano per l'ennesima volta, stavolta però le trovo diverse da prima.
Sono leggermente più veloci, a ritmo diverso e questa cosa mi manda fuori di testa ma come prima riesco a resistere, l'unica cosa che mi fa buttare un urlo è il cambio di temperatura improvviso, da freddo a caldo e viceversa.
Così non riesco a resistere, cazzo non ci riesco, soprattutto quando mi arriva una stretta al collo. Apro la bocca non riuscendo a capire cosa stia succedendo.
Un'altra stretta che mi manda sù di giri, mi fa girare gli occhi verso sù.
Con le mani tocco il collo ed è lì che capisco a cosa servisse quell'affare che mi legò.
Tra scosse in mezzo alle gambe e strette al collo, non riesco più a trattenermi, mando a farsi benedire gli ultimi istinti di resistenza e faccio uscire quella leggera melodia che non faceva altro che aspettare.
Che si goda ''lo spettacolo'', io mi godo il mio.
Le scosse aumentano quando capisce che adesso voglio davvero sentirle.
Gemo forte, mi libero da quello che trattenevo da troppo.
Le fitte mi arrivano subito, sento il piacere aumentare ogni volta che quel qualcosa mi colpisce.
I brividi percorrono le mie braccia e la mia schiena.
Butto la testa indietro e mi aggrappo al marmo della piscina con le unghie. La sua voce mi fa riportare l'attenzione sui suoi occhi taglienti, i miei sono troppo desiderosi per poterlo osservare nella maniera precedente.
Due forti scosse veloci con temperature diverse mi fanno urlare.
-DIO SANTO...-
Mi guarda compiaciuto.
-Sta zitta dannazione.-
Ma come posso stare zitta, con un ciclone che vortica in mezzo alle mie gambe, vorrei vedere se fosse lui al mio posto.
Al suo ordine, rispondo con un gemito abbastanza sonoro.
-Oh, sai davvero bene come intrattenere qualcuno ragazzina.-
Parla ancora, ha un autocontrollo che invidio, il mio è abbastanza alto di solito ma il suo è di lega molto più avanzata.
I miei gemiti continuano in sincrono ai fasci d'acqua diversi tra loro. la mia bocca non riesce a fermarsi, il cervello ormai lo sento lontano, estremamente distante e distaccato dal Mondo in cui mi trovo
Le dita dei miei piedi iniziano ad arricciarsi e salire sulle punte, sento i miei muscoli tendersi sempre più.
Le mie urla si espandono sempre più forti, come se non ci fosse nessuno ad ascoltarmi, come se esistessi solo io.
-Fa piano, non vorrai che ti sentano, vero?- Mi informa della paura a cui stavo pensando precedentemente.
Mannaggia a lui.
Mi fa ridere ciò che dice.
-Non credo sentiranno con tutta quella musica a volume alto.-
Ghigna.
-Perspicace, ma se solo volessi, mi basterebbe uno schiocco di dita e tutto cesserebbe.-
Quanto lo odio, ha sempre tutto a portata di mano, tutto sul suo palmo, mai niente che gli sfugga.
Parlare mentre quella tortura continua non è affatto facile. Il mio respiro è tremendamente corto, fatico anche a muovere i muscoli perchè troppo tesi.
Non riesco più a distinguere nemmeno se tutto ciò che sta capitando sia più una tortura o un fortuna.
Mi piace e non c'è modo di negarlo alla mia mente.
Non resisto più, sento vicino l'orgasmo, ho bisogno di buttare fuori tutto.
-Sbaglio o il tuo corpo reclama qualcosa bambina?-
Cruda verità ma ha ragione.
Ho bisogno di togliere questo peso da dentro di me.
Annuisco alla sua ridicola domanda.
-Parla, non riesco a capire altrimenti.-
Che stronzo del cazzo, vuole davvero sentire, non si accontenta di un gesto, vuole esplicitamente detto ciò che sto provando, quello che la sua tortura mi sta facendo.
Vuole che gli dia la luce in fondo al tunnel.
-Ho bisogno che non fermi quello che stai controllando, così va bene?- Il mio tono di voce esce abbastanza innervosito.
Ci pensa su, facendo finta.
-Forse riesco ad accontentarmi, ma solo per questa volta.-
E dopo ciò, le scosse si fanno più intense senza fermarsi nemmeno di un secondo, la mia figura si alza sulle punte, i muscoli si fanno più tesi, proprio quando sento di essere al culmine e potermi liberare, inizio a gemere più del dovuto.
Ancor peggio di prima, le mie mani si attaccano al bordo piscina, le unghie graffiano la parte dura, a tratti mi fa male ma stranamente ci trovo piacere.
Il collo si stringe leggermente e capisco che è arrivato il momento, lo sento salire sulla pancia per poi concentrarsi direttamente sul clitoride, delle goccioline di sudore scendono dalla fronte verso il sopracciglio.
Nonostante l'acqua, riesco a sentire quel senso di bagnato tra le mie cosce.
Il mio continuo divincolarmi fa bruciare le caviglie ma nonostante ciò, non riesco a farne a meno.
Ho gli occhi chiusi, per concentrarmi sul piacere.
-Coraggio so che ci sei quasi.- La sua affermazione mi dà quel qualcosa in più per farmi arrivare quasi al culmine.
Quando sto per riuscire tutto sotto di me si blocca,
L'acqua diventa piatta, la stretta al collo scompare e le mie caviglie vengono liberate, ora però riesco a muovermi senza alcun problema.
Non ci credo, dopo tutto quello che è successo, mi lascia anche con un milione di spasmi in corpo, tutti i pensieri sporchi e la voglia di soddisfare ciò che non ho potuto.
-Non puoi cazzo, perchè?- Chiedo infuriata come poche volte nella mia vita.
Fa il suo solito giretto e nonostante io possa spostarmi perché libera, mi sento paralizzata sul posto peggio di prima.
Le sue mani si posano sul mio collo e mi libera.
Traccio con le dita il segno che mi ha lasciato il collarino, ho la pelle leggermente scavata e presumo anche arrossata.
-L'ho fatto, perchè io posso tutto bambina...- Sussurra al mio orecchio destro.
Si alza per dirigersi verso la porta ma non prima di dire un'ultima frase.
-Prendi le tue cose e va via, ti do cinque minuti e impara a rispettare le regole, qui comando io non tu.-
Mi sputa acido.
Lo guardo andare via senza riuscire a ribattere.
Solo dopo che la sua figura scompare, riesco a riprendere il controllo del mio corpo.
Esco, prendo i miei vestiti e li indosso, nonostante sia totalmente bagnata.
Scendo di fretta con le gambe che continuano a tremare le scale per il piano inferiore.
Lo cerco tra la gente nonostante non ne sappia il motivo, cerco ovunque con lo sguardo, sono sicura che lui mi veda o perlomeno che sia sotto il suo tiro.
Ma nulla riesce a darmi la certezza, tutti sono in maschera come pensavo, chi balla e chi fa molto altro ma il suo completo elegante e i suoi occhi penetranti proprio non riesco a captarli, cazzo.
Ho ancora parecchi spasmi interni e non riesco a fermarli, sento solo il bisogno imminente di uscire da questo posto e andare lontano.
Ed è quello che farò.
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