•CAPITOLO 10• TU?•

•Cassia•

Skyfall-Adele- (Speed up & Reverb)

Dopo essermi sbattuta la porta alle spalle, il mio respiro inizia a calmarsi grazie al silenzio e soprattutto all'assenza del suo sguardo accusatorio.

Guardo il vuoto in modo incessante, come se potesse aiutarmi a scappare da chissà cosa.

Non so se nonna sia impazzita o parlava seriamente quando disse che voleva lasciarmi tre giorni con Axel nella stessa casa.

Io e lui non potremmo mai condividere lo stesso spazio, grande o piccolo che sia, non oso immaginarmi nella stessa stanza insieme.

Lui con i suoi giochetti ed io cosa, il burattino...

Solo a pensarci sento la bile salire.

Si sta comportando da stronzo e non andrò lì a fargli delle moine solo perchè non lo vedo da anni.

Giusto? Giusto... Rispondo a me stessa, nonostante la mia incertezza continua.

Posso capire che non ci arrivi la nonna agli effetti collaterali ma neanche a Jhoanna, mannaggia a loro, sembra una mossa fatta di proposito.

La vera domanda mi sorge non appena una lampadina in testa mi si accende, ma lui, di tutta questa storia ne è a conoscenza o qui la protagonista sono solo io.

Il mio sesto senso mi dice che nella loro testa hanno già instaurato un piano ben preciso.

Insomma sarebbe anche potuta venire Crystal qui, abita un po' distante da casa, però...

Mi do uno schiaffo mentale, insomma perchè mi faccio tutte queste stupide domande a quest'ora di sera, dovrei essere sotto le coperte al caldo e invece mi ritrovo con un groviglio in testa, altro che quelli di lana che usa nonna, i miei neanche se ci mettessi otto mani riuscirei a snodarlo.

Vorrei schiacciare i miei pensieri incessanti, insomma che senso ha continuare, se una cosa deve capitare, accadrà.

Buttando fuori un sospiro di frustrazione, salgo le scale per andare in camera da letto.

Ogni volta che lascio uno scalino dietro di me, sento come se stessi abbandonando qualcosa lì fuori che mi sta aspettando, ogni scricchiolio echeggia nell'aria, un peso maggiore scivola giù.

Nessuno ha bisogno di me, sono solo io che continuo a farmi pare su pare.

Quando raggiungo l'ultimo scalino, guardo fino in fondo. Il silenzio domina la casa, si sentono solo alcuni mobili fare dei piccoli rumori ogni tanto, nulla di cui preoccuparsi.

Spengo la luce dall'interruttore superiore e lascio quella vista scura per andare ad aprire la porta.

La mia mano tocca la maniglia fredda, infatti piego il labbro per il contrasto, l'abbasso aprendo la porta per poi richiuderla alle mie spalle. Di solito non la lascio chiusa quando c'è la nonna, non si sa mai avesse bisogno di qualcosa e non la sentissi.

Stavolta però la chiudo.

Tolgo i cuscini e tutto ciò che copre il letto che non serve, sistemo le coperte e mi infilo sotto.

Non riesco a capire per quale motivo le lenzuola debbano essere così fredde, i brividi mi salgono lungo la schiena, dovrebbero inventare dei letti già riscaldati.

Attendo che il mio corpo si abitui.

Quando mi sento a mio agio, abbraccio il cuscino e sistemo meglio gli altri due sotto la mia testa.

Mi giro e rigiro incessantemente, possibile che non possa essere come le persone ''normali''.

Vedo gente che appoggia la schiena da qualche parte e si addormentano all'istante, io che letteralmente neanche con il silenzio tombale riesco.

Provo a pancia sotto, di lato a sinistra, destra, stesa come un morto.

Nulla.

Ok Morfeo, stasera non mi accetti.

Che novità. Solita serata di merda, di una giornata del cazzo.

Sposto la testa lateralmente e ci trovo il pc in carica, non ricordavo di averlo messo, forse nonna ci ha pensato, non so...

Mi alzo a mezzobusto da sotto le coperte e mi appoggio alla spalliera del letto, prendo il portatile e lo apro sulle mie gambe coperte.

Aspetto che si accenda la schermata, dovrei cambiare lo sfondo, penso.

Non appena fa il suo solito suono, la casella postale compare con il numero uno segnato in rosso.

Posta importante, di solito compare in bianco e nero, spinta dalla curiosità, clicco e subito si apre.

La scuola dove dovrei cominciare le lezioni.

Vediamo che dice. Ovviamente vado direttamente al punto che mi interessa

AVVISO IMPORTANTE.

Ci scusiamo per il disagio e l'ora della comunicazione.

Avvisiamo i gentili studenti che da domani fino al weekend le lezioni saranno sospese.

Motivo: DISINFESTAZIONE ANNUALE.

Riprenderemo regolarmente Lunedì.

Cordiali saluti, il Preside.

Chiudo la mail e sorrido. Una notizia fantastica, ancora una volta non avrò contatto con il Mondo esterno, solo io, i miei libri e Leyla.

Il mio sorriso però svanisce all'istante perché questo vorrà dire che anche Axel sarà libero.

Posso già prevedere i prossimi giorni.

Succederà qualcosa o magari no, posso sempre tenermi lontana dai guai, dire a nonna che non sto bene, restarmene per i fatti miei fino al suo ritorno.

In fondo è solo una bugia a fin di bene, non sono troppo cattiva. Certo, magari starebbe in pensiero, poverina, no, non le dirò nulla, saprò gestirla.

Invece a chi dovrei scrivere è proprio a quello scorbutico del cazzo.

Si credo proprio che lo farò, ovviamente solo per questa situazione, non per altro, niente finti moralismi, solo un comportamento freddo e apatico di circostanza.

Apro la casella di posta da cui mi aveva inviato la mail e rispondo da lì

Niente moralismi o finti come stai, sai benissimo chi sono, non c'è bisogno io te lo scriva dato che tu mi hai mandato le mail per primo. Voglio solo dirti che non abiteremo insieme, mettitelo in testa e che se dovessi aver bisogno di qualcosa, la mia porta è sempre quella sotto e accanto alla tua. Detto questo, stammi lontano.

Premo invio senza rileggerla, altrimenti avrei cambiato qualcosa di troppo cattivo.

Quando vedo il consegnato, chiudo il pc e mi metto a braccia conserte arrabbiata.

Arrabbiata senza un apparente motivo, non dovevo mandargli alcun messaggio ecco quello che penso, sono una completa cretina.

Lasciamo perdere. Guardo la sveglia a led e noto che sono l'una di notte, fantastico.

Scosto le coperte e inizio a camminare in tondo per la stanza. Se qualcuno mi vedesse penso mi prenderebbe per una sociopatica da rinchiudere.

Mi fermo d'un tratto e guardo la finestra, ovviamente non vedo nulla per le tende penzolanti davanti, così le tiro via, dalla sua camera non scorgo la bellezza di niente.

Solo buio, neanche una mini lucina a differenza mia che totalmente al buio non riesco a dormire.

Improvvisamente, un rumore squarcia l'aria spaventandomi, ma mi rendo conto che è solo il mio stomaco che brontola, mi spavento per niente.

Rdo sommessamente.

Lascio la visione sul nulla per dirigermi in cucina, accendo le luci perchè con la mia goffaggine potrei benissimo cadere ovunque.

Quando tutto è illuminato, apro il frigo per cercare qualcosa da poter mangiare a quest'ora ma nulla. Mi metto in posizione tale da avere una visione completa e noto una piccola ciotolina, spero sia quello che ho intuito.

Sì. Fragole.

Le amo, solo senza zucchero però. Le esco posando il contenitore sul ripiano della cucina, mi giro e poggio il mio peso su quest'ultimo, afferro una fragolina rigirandola tra le dita. Sono super colorate e belle. L'addento fino a metà e la gusto come non mai, le mie papille gustative stanno adorando questo momento.

Prendo il telefono che ho portato con me e mentre girovago sui social, un messaggio da nonna mi distrae, lo apro e leggo del suo arrivo. Mi sento più sollevata, sta bene per fortuna.

Purtroppo ogni volta che una persona cara va ''via'', sto sulle spine.

Le rispondo dicendole che va tutto bene e che ci sentiremo domattina per i dettagli. Fortuna non mi ha chiesto di altro.

Come se le mie dita iniziassero ad avere vita propria, torno sulla mail inviata precedentemente e la rileggo. Faccio qualche versetto mentre mangio e quasi mi strozzo al -Detto questo, stammi lontano.-

Tutta questa storia sta cominciando ad ossessionarmi, non sopporto di non avere il controllo delle cose.

Chiudo definitivamente il telefono per concentrarmi sulla squisitezza accanto a me ma proprio mentre sto per addentare la fragola, dei brutti colpi alla porta si sentono.

Corrugo la fronte per cercare di capire cosa succede ma mi paralizzo quando quei botti diventano ancora più forti. Apro lo sportello sotto di me e prendo una padella abbastanza grande.

Potrei sempre dare un colpo in testa a chi sta dall'altra parte e poi chiamare la polizia. Piano piano, mi avvicino alla porta d'ingresso, mi sembra surreale.

Di nuovo rumori che mi fanno rallentare fino a raggiungere la porta che scricchiola.

Giro lentamente il pomello pronta a colpire con tutta la forza che ho, ma viene bloccata.

-Ma che...-

Quella voce, la sua fottuta voce.

Alzo lo sguardo.

-TU...?!-

Ma che cazzo ci fa Axel davanti la mia porta a quest'ora. Per di più, insanguinato?!

Mi porto una mano sulla fronte.

Ha un taglio sulla tempia, le nocche totalmente arrossate e spaccate ma non è questo a farmi raggelare, quanto una grossa chiazza sul fianco, non riesco a capire bene perchè il suo giubbotto copre la visuale, però scorgo che ha la maglia bianca colorata di rosso.

Sta perdendo sangue. Intuisco.

Lo faccio entrare immediatamente facendogli spazio, lui non aspetta oltre e accasciato cerca di fare qualche passo, gli indico il salotto e tenendosi al muro comincia a camminare.

Fa dei grossi sospiri, credo per il dolore, continua a tenersi con una mano il fianco, mi avvicino a lui per aiutarlo ma quando cerco di toccarlo, si scosta immediatamente.

-Non provare a sfiorarmi...- Ringhia senza urlare. La sua voce la trovo davvero diversa da vicino.

''Scura'', roca, bassa, a tratti fa anche paura.

Sta per stendersi sul divano quando lo fermo. Cazzo sporcherà tutto.

Vado al piano di sopra e dall'armadio estraggo un lenzuolo che porto immediatamente giù. Trovo lui che guarda fuori dalla finestra, è di profilo, i suoi capelli scompigliati gli coprono un po' gli occhi dandogli un'aria cattiva. Il suo colore si mischia perfettamente con la penombra.

Smetto di squadrarlo e copro il divano per farlo sdraiare.

Lui attenziona tutto e quando nota che finisco di coprire ogni parte di stoffa, si toglie il giubbotto di pelle facendo fatica ma non lo aiuto, ho capito il concetto del non voler essere toccato e nessuno più di me può empatizzare, non voglio neanche mi doni un'altra sfuriata. Mette la giacca poggiata su una poltrona e si stende a pancia in sù sul divano.

Quando la pelle sembra tirare a causa della sua posizione, le sue sopracciglia si muovono facendomi capire che sta provando del dolore.

Mi inginocchio leggermente per guardare i tagli sulla fronte, nulla di grave, stesso per le nocche, hanno solo bisogno di essere disinfettate per bene.

Poi i miei occhi si spostano sul fianco coperto dalla maglia bianca o quello che ne rimaneva perchè è totalmente rossa in quel punto.

Mi prendo di coraggio e inizio a parlare.

-Posso medicare le tue ferite?- Chiedo gentilmente senza muovere un dito su di lui.

Neanche mi guarda, il suo sguardo è fisso sul tetto.

Se non parla è un problema enorme. Non voglio fare qualcosa senza il suo consenso, so cosa vuol dire e le sensazioni che si possono provare quindi aspetto.

Ripeto la domanda ma nessuna risposta arriva così inizio ad essere più dura con il tono di voce, io ci provo con le buone maniere ma la mia pazienza purtroppo non è illimitata.

-Sei piombato in casa mia, non so cosa ti sia successo e onestamente neanche mi interessa, ti sto solo chiedendo di farti curare.- Parlo velocemente mentre porto le mani sui fianchi.

Finalmente il suo sguardo dal tetto viene rivolto su di me.

Non li punta in qualche parte del corpo ma dritto ai miei occhi. Trattengo il fiato per un millisecondo per poi alzare un sopracciglio.

Continua a non parlare però. Sto cominciando a spazientirmi.

-Ok, non vuoi che ti tocchi e questo lo abbiamo capito entrambi ma quella ferita che hai sul fianco e che continui a toccarti non migliorerà se te ne stai impalato come un idiota.-

Cerco di allungare un dito su di lui ma si ritrae facendo una smorfia di dolore per la ferita.

Finalmente sento la sua voce che a tratti mi sembra di sognare per quanto veloce e bassa risulta.

-Ok...-

Un misero ok, vuoto, senza emozioni, apatico ma che mi lo faccio bastare. Volevo solo un piccolo consenso, ora che l'ho ottenuto finalmente posso sbilanciarmi.

Mi avvicino con cautela alla stoffa della sua maglia bagnata, ho paura anche solo di sfiorarlo. So che non si romperà sotto il mio tocco ma il solo pensiero di poggiare le mie dita sulla sua pelle mi sembra come toccare un vaso di cristallo.

Faccio un respiro profondo per prendere coraggio e stendere leggermente i nervi, dopodichè, afferro la maglia e cerco di alzarla quanto basta per avere una visuale generale.

Socchiudo gli occhi perché sta messo abbastanza male.

Esternamente riesco a scorgere un taglio di circa dieci centimetri, non ne sono sicura ma più o meno dovrebbe essere tale. Ai bordi è abbastanza infiammata e sporca, credo terra, forse è in corso un'infezione.

Inoltre vedo del sangue continuare a colare anche se piano, probabilmente la pressione effettuata precedentemente avrà momentaneamente fermato l'emorragia.

Maledizione a lui, mi avvicino ancora di più per guardare meglio, non posso toccarla purtroppo, potrei provocare dei danni maggiori.

Senza indugiare maggiormente, corro di sopra per prendere il kit di pronto soccorso che fortunatamente è ben fornito se non di più.

In che situazione mi trovo, guardo l'ora furtivamente, le tre del mattino quasi.

Cristo santo... Corro di nuovo al piano inferiore.

Lo trovo nella stessa posizione di prima, non si è minimamente mosso da lì.

Nota tutti i miei movimenti senza fiatare. Mi inginocchio per arrivare bene all'altezza del taglio. Apro la valigetta e velocemente guardo l'interno.

Perfetto, c'è tutto ciò che serve. Prendo del disinfettante con cui pulire le mani, metto i guanti in lattice e sono pronta per iniziare.

Non sono un'esperta però quando mi trovavo in clinica, durante le ore di pausa davano un corso sul primo soccorso, grazie curiosità per avermi fatto seguire tutto.

Prendo le forbici dalla punta arrotondata e taglio la maglia, ormai da buttare, Una volta tagliata a metà, la apro totalmente mostrando il suo torace nudo.

Per un attimo rimango senza fiato, è totalmente un'altra persona, mi aspettavo avesse dei tatuaggi sulla parte davanti invece noto con stupore che è totalmente pulito.

Solo le braccia hanno qualche segno d'inchiostro qua e là che vanno a riempirsi, il collo ha dei pezzi colorati in nero e forse qualcosa sulla schiena ma non ne sono sicura perchè non riesco a vedere nulla.

Cerco di concentrarmi e non pensare che sto per toccare il corpo di Axel.

Non è la prima volta che faccio una cosa del genere, mi capitava di farlo su qualche bambino, ma nulla di troppo grave.

Invece toccando la sua ferita, noto che posso vedere ad occhio nudo uno strato più profondo di pelle. Forse sarà meglio che non lo faccia io.

-Hai una lesione abbastanza grave, dovremmo andare in ospedale.- La mia voce risulta decisa ma troppo bassa per essere convincente.

Mi trucida con gli occhi, credo che se il suo sguardo potesse incenerire, io sarei già morta.

Sospiro ancora una volta alzando gli occhi al cielo.

Ok,ok, ho capito.

Prendo un batuffolo di cotone con la pinzetta e lo impregno di disinfettante, lo avvicino alla ferita sporca e inizio a pulire.

La sua faccia comincia a cambiare, storce il labbro per il bruciore, io non mi fermo, continuo fino a creare un cerchio pulito attorno al taglio, per fortuna era solo del sangue incrostato.

La terra si trovava solo esternamente.

Dopo essermi accertata che tutto sia pulito, butto tutto il cotone sporco su un lato vicino ai miei piedi, Sembra rilassarsi un momento.

-Per poco.- Penso.

Prendo un panno pulito e lo appoggio sulla ferita che ancora sanguina, lo premo per un po' di tempo.

All'incirca una decina di minuti, se l'emorragia non smette, non potrò cucire nulla. Mentre premo, emette un lamento.

Lo so, lo so, fa male, resisti ti prego. Spero non se lo sia fatto con qualcosa di arrugginito, non vorrei che gli venisse una brutta infezione interna.

Mentre continuo a premere, mi guarda, lo guardo e per un attimo, mi sembra di non essere più accanto a lui. Vedo degli occhi arrabbiati, pieni di delusione e collera. Nessun sentimento di pace, amore o bene.

Mi disgusta, però è qui, dannazione a lui, sarei io la confusa poi.

Lo guardo in cagnesco, come si permette, sta disturbando la mia quiete e vuole venire qui a fare anche il padrone, se lo scorda.

Premo più forte sulla ferita e i suoi occhi si socchiudono trattenendo un urlo.

Ghigno facendoglielo notare.

Forse l'ho fatto apposta, forse no.

La sua mascella si contrae, lo guardo in segno di sfida, so che non può fare nulla in questo momento, non gli converrebbe più di tanto.

Appena alzo il panno, il sangue non scorre più e lo butto.

Dalla cassetta, estraggo ago e filo per sutura pregando che vada tutto bene.

-Questo farà male, sappilo.- Dico dandogli qualcosa da stringere, lo afferra e si prepara.

Inizio a infilare l'ago nella carne, cerca di rimanere immobile per fortuna. Resistenza ottima devo dire.

Mentre continuo a cucire, vedo la sua fronte imperlata di sudore.

Resisti, siamo a metà dell'opera. Per fortuna i lembi di pelle non si sono distanziati troppo. Infilo di nuovo l'ago e stavolta lo sento imprecare.

Non mi fermo e continuo. Ogni punto, diventa una tortura non solo per lui ma anche per me, vedere i suoi occhi socchiudersi e le sue mani stringere, mi fanno stare male, vorrei fermarmi ma so che sarebbe peggio.

Continuo ancora, fino all'ultimo punto e finalmente dopo aver cucito tutto, do la chiusura finale e butto un sospiro di sollievo enorme.

Controllo che tutta la ferita stia bene, che la pelle sia totalmente chiusa. Prendo delle fasce e garze pulite, inizio a mettere sopra il tutto finchè non si nota più nulla se non un enorme cerotto bianco.

Dopo aver finito tutto, pulisco e disinfetto anche i tagli sulla fronte, senza il suo consenso dato che non voleva, non ho messo nulla di particolare lì, non erano gravi, passeranno tra qualche giorno per fortuna.

Non posso dire lo stesso delle sue nocche, sono rosse e gonfie, prendo del ghiaccio cercando di afferrare le sue mani e appoggiarglielo ma me lo strappa via, facendo da sé.

-La ferita la devi disinfettare almeno due volte al giorno, fatti vedere comunque da un dottore.- Dico alzandomi.

Non mi dà ascolto. Neanche un grazie.

Cerco di pulire tutto il casino fatto a terra, vado in cucina per prendere un sacchetto e torno buttando tutto all'interno.

Chiudo la cassetta e la poso dove era precedentemente. Mi accorgo di avere ancora i guanti che tolgo e butto nella busta che ho portato con me.

Mentre sono qui, penso a cosa gli sia successo, magari qualcuno lo ha aggredito anche se scarto quest'idea, è lui che lo farebbe a qualcun'altro palesemente.

Ma cosa me ne importa in fin dei conti, la sua vita non mi riguarda.

Scendo di nuovo di sotto, vado in cucina per buttare la spazzatura all'interno della pattumiera. Apro lo sportellino delle medicine e prendo degli antidolorifici, scommetto avrà dei dolori rilevanti.

Prendo un bicchiere, lo riempio d'acqua e torno da lui.

Mi avvicino per porgergli tutto ma non vuole accettare. Che testa dura. Dico io, è proprio così difficile?!

Dato che non vuole prenderle, le poggio di fianco a lui sul tavolinetto di vetro. Sicuramente avrà fame, magari potrei preparargli qualcosa da mettere sotto i denti. Ma prima glielo chiedo.

-Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?-

Gira la testa verso di me.

-Non voglio nulla da una come te.- Scandisce bene le parole su ''una come te''.

Stringo i pugni, non lo sopporto, prima sta per ''morire'' e poi mi tratta così.

-Ascolta, se lo faccio, lo faccio solo per mia nonna e la tua che non vorrebbero vederti sotto terra, anche se ti ci spedirei io molto volentieri.- Vorrebbe rispondere ma lo zittisco continuando.

Gli punto il dito.

-Inoltre, sei stato tu a venire da me, questo perché da una come me non vuoi nulla e allora perché sei qui, piuttosto sii grato e ringrazia che non ti abbia lasciato in quello stato a marcire.-

Alzo gli occhi al cielo. Mi giro per andarmene ma la sua voce mi ferma.

-Perchè eri l'unica che potesse curarmi, nient'altro.-

Senza neanche guardarlo, gli faccio un dito medio e scompaio. Che antipatico.

1-0. Palla al centro.

Scappo in cucina, apro il frigo per l'ennesima volta oggi, so che non si merita nulla ma devo farlo, mi sento in dovere in un certo senso.

Cosa potrebbe piacergli a quello zuccone, vediamo...

Nonna ha fatto scorte di frutta, per fortuna faccio bingo non appena apro una busta.

Uva verde. Da piccolo ne andava matto, spero gli piaccia ancora. Prendo un piatto, la taglio a metà togliendo i semini all'interno e la ripongo man mano.

Dopo aver finito, faccio anche un toast con del tacchino che taglio a metà e metto accanto alla frutta. Prendo un vassoio e lo appoggio sopra insieme ad un bicchiere vuoto che riempio con del succo all'arancia. Torno di là, non è più sul divano, è di nuovo davanti la finestra, a torso nudo.

Mi soffermo un attimo a guardarlo, dei jeans leggermente larghi neri, una cintura in vita e delle scarpe sempre nere.

La sua pelle è leggermente sporca di sangue vecchio, confermo che sulla schiena ha dei tatuaggi, più che altro delle scritte, ne ha una che si estende dal collo lungo tutta la spina dorsale.

Deglutisco anche se a fatica. quasi mi muovo ma mi precede.

-Ti invierò una cartolina se vuoi...- Sogghigna.

Che stronzo.

1-1. Palla al centro.

Senza dire neanche una misera parola, poggio il vassoio accanto al bicchiere che ora è mezzo pieno, le medicine sono scomparse, le avrà prese. Menomale.

Lascio tutto lì, per poi andare di sopra per prendere dei vestiti e portargli delle coperte.

Per fortuna compro dei completi di tuta abbastanza over per stare comoda. Ne afferro uno in modo casuale.

Prendo anche dei cuscini e delle coperte da portare giù.

Cercando di non cadere dalle scale, arrivo all'ultimo gradino, grazie a tutti i Santi che ho pregato man mano.

Lui mi nota non appena varco l'entrata ma non muove un muscolo. Grazie per l'aiuto idiota.

Butto tutto a terra, non ce la stavo facendo più. Per prima cosa, prendo la tuta e gliela butto in faccia, è nera, pure fortunato.

-Non metto la tua stupida roba.- Dice gettandola via.

Questo ragazzo comincia a sfidare un po' troppo la mia pazienza.

-Ascoltami, la ferita con quella roba sporca che ti ritrovi, potrebbe infettarsi, la tua maglia l'ho gettata nei rifiuti, quindi a meno che tu non voglia morire di freddo, metterai quella roba che non è stupida.- Dico gesticolando.

Forse finalmente ha capito, non la mette comunque. Maschi, chi li capisce.

Prima di sistemare le coperte però, tiro la levetta sotto il divano per aprirlo di più e farlo diventare più grande.

Lancio tre cuscini sopra ''il letto'' insieme alle coperte che sistemo nel modo migliore possibile.

Dopo aver constatato che tutto sia al posto giusto, lo guardo.

-Lo dico io, dato che tu non riesci, grazie Cassia.- Dico prendendolo in giro.

Si poggia con la schiena nella finestra.

Mi allontano andando verso la porta.

-Se dovessi avere bisogno di qualcosa, sono sù, ti ho lasciato del cibo ma se non fosse di tuo gradimento sai dove cercare altro...-

Faccio una leggera pausa facendo ancora qualche passo verso il corridoio.

Lo guardo un'ultima volta.

-In fondo, questa casa non è cambiata molto dall'ultima volta.- Sussurro ''l'ultima volta'' con un velo di tristezza.

La mia tonalità di voce è cambiata, è diventata bassa, senza un senso o forse sì, ma per ora non voglio dare importanza a nulla.

Dopodiché scompaio dalla sua vista per salire le scale ed entrare in camera mia lasciando la porta aperta, per poi infilarmi sotto le coperte. Sperando di prendere sonno.

—-------

Dopo circa un'ora, sono ancora qui, chiusa a bozzo a girarmi e rigirarmi, ho abbracciato il cuscino, fatto finta che non ci sia nessuno in questa casa, cercato di aver rimosso tutto.

La verità è che non riesco a far finta di nulla, Axel è a pochi metri da me, ci separa solo uno stupido piano.

Lui è venuto da me perché davvero non aveva nessuno da cui andare?! Non so darmi una risposta chiara, lui non mi parlerà mai, neanche sotto tortura. Purtroppo è già stata un'impresa dover fare tutto quello che è successo stanotte, sono quasi le quattro e il tempo sembra essersi fermato del tutto.

Scosto le coperte, ormai ho capito che anche per questa notte non prenderò sonno neanche un minuto. Credo che da qualche parte del mio cervello ci sia anche la paura di fare un incubo davanti a lui o che comunque possa sentirmi gridare o fare altro.

Mi alzo ufficialmente dal letto, per fortuna non c'è molto freddo grazie ai riscaldamenti.

Scendo di sotto facendo attenzione a non fare rumore, quando la mia vista lo vede, per un attimo lo trovo anche carino.

Alla fine ha messo solo la felpa addosso. Continuo ad avvicinarmi, ma dei versetti mi fanno immobilizzare.

Dimmi che non è quello che penso.

Tocco la sua fronte sudata con la mano, cazzo è bollente.

Corro in bagno, prendo una bacinella con dell'acqua gelata, un asciugamano piccolo e il termometro.

Torno giù cercando di non far casino, acciuffo anche altre medicine nel frattempo.

Poggio tutto sul tavolo, immergo l'asciugamano, lo strizzo e lo metto poggiato sulla fronte. Nel frattempo accendo il termometro e non appena è pronto glielo infilo cercando di farmi spazio sotto il braccio.

Aspetto il suono che mi dica che è pronto per controllare. Non appena suona, mi fiondo per prenderlo.

40,5C°

Impreco.

Prendo il ghiaccio sul tavolo e glielo poggio in fronte.

Comincia a lamentarsi nel sonno, gli stringo la mano forte sperando che passi in fretta.

-Tranquillo, sono qui, non sei solo, mi prenderò cura di te.-

Prendo il bicchiere ancora riempito per metà, una pillola per la febbre e gli apro la bocca, lui si lamenta.

-Coraggio, è solo per farti abbassare la temperatura, ora ti do un po' d'acqua.-

Avvicino il liquido alla bocca alzandogli leggermente la testa e per fortuna riesce a buttare giù tutto.

Dopodiché sembra addormentarsi poco dopo.

Prendo il telefono per puntare qualche sveglia, non vorrei addormentarmi mentre lui sta male.

Devo assicurarmi che stia bene e che la febbre non salga. Spero che gli impacchi funzionino.

Devono per forza. Lo guardo, non riesco a non fissarlo, sembra un bambino indifeso, ti proteggerò quando potrò, dammene motivo e occasione.

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