Una ruota che gira

Nessuno dei due si era accorto di una persona che, nel frattempo, era rimasta ad ascoltare più del dovuto sulla soglia male illuminata del portone e che aveva poi silenziosamente abbandonato la stanza senza farsi notare. Izmir si recò nelle sue camere assorto.

E così era ricominciato, l'ennesimo giro di quella ruota. Nell'ultimo secolo vi aveva assistito diverse volte. Pur essendo un semplice umano, far parte della cerchia più ristretta del Re Demone significava beneficiare di una longevità fuori dal comune. Yagen era in effetti molto selettivo nella scelta dei suoi fedelissimi e, una volta trovati, non amava lasciarli andare così facilmente, specie per un inconveniente futile come la morte. Il cavaliere in realtà non aveva mai desiderato entrare in quel circolo riservato, però il re aveva nutrito fin da subito una simpatia molesta e inspiegabile nei suoi confronti, per i suoi modi bruschi ma onesti. 

Una volta Yagen gli aveva detto che amava circondarsi di personalità impavide e incorruttibili per "purificare il suo sangue laido". Se quella fosse la sua vera motivazione, Izmir non ne aveva idea; spesso il Re Demone passava dal trattarli come trastulli a necessitare del loro sostegno per mantenersi lucido e sano, a seconda di dove la situazione e il suo carattere volubile lo conducessero. Izmir aveva accettato di unirsi a lui solo per poter dare il meglio alla sua famiglia, che aveva potuto vivere nell'agio senza preoccuparsi di nulla, almeno fino a quando il cavaliere non era sopravvissuto a tutti loro, finendo per scavare le loro tombe con le sue stesse mani. 
Poi, col tempo, quel buffone incoronato aveva iniziato a piacergli, se si escludevano circostanze come quella attuale, s'intende. Quando si trattava di sottomettere l'avversario, Yagen era implacabile e non esitava a usare ogni mezzo. 

Si trattava però di espedienti psicologici oppure di tentazioni, di subdole lusinghe. Izmir non ricordava di aver mai dovuto sporcare la sua spada per uccidere uno dei Portatori, eppure nessuno di loro era mai riuscito a fare anche solo un graffio a Yagen con la spada chiamata Kiogin. Si era sempre aspettato un'arma poderosa, mentre in realtà era abbastanza piccola, un ferro lucente e sottile che ben si adattava alla minuta Portatrice attuale. Non c'era da stupirsi in realtà, la sua forza non risiedeva nelle dimensioni: quella temibile arma era stata forgiata un secolo prima dal Maestro Ukai, che oltre a essere un abile artigiano, era anche uno Scioglimateria molto potente. 

Aveva intuito che, in uno scontro armato basato sulla sola forza, la Coalizione non avrebbe avuto alcuna speranza di vittoria. Aveva perciò opposto all'incanto antico del sangue la nuova magia del manufatto, il freddo metallo alla carne pulsante, la sua carne, il suo sangue, quelli del Re Demone. Ciò che aveva infuso nella lama sarebbe stato letale, qualora essa fosse penetrata a fondo nella carne di un demone. Un solo fendente ben piazzato e si sarebbe dissolto come pergamena sul fuoco, uno strumento mortifero per un nemico esclusivo.

Yagen si faceva beffe di Ukai, definiva quello stregone un vecchio corvo decrepito e fingeva di compiacersi della fortuna e del privilegio che gli erano toccati. Non era certo un destino comune avere un'arma concepita solo per sé, ma allo stesso tempo il Re Demone si rendeva perfettamente conto di quale pericolo avrebbe rappresentato.

Ukai, però, era anche un profondo conoscitore della natura umana, delle sue fragilità e dei suoi vizi; sapeva che un'arma del genere sarebbe inevitabilmente divenuta oggetto di contesa, che molti uomini avrebbero ucciso pur di mettervi le mani sopra e ascendere allo stato di leggenda dopo aver ucciso il Re Demone. 

Tuttavia il suo obiettivo era di porre fine ai conflitti, non certo di crearne di nuovi; pertanto, dopo aver dato forma a Kiogin e poco prima di passare a miglior vita, aveva lanciato un anatema sulla spada: soltanto una persona per volta avrebbe potuto brandirla e maneggiarla in combattimento e sarebbe stata la spada stessa, come dotata della volontà di un essere senziente, a scegliere il suo possessore. 

 No, scegliere era un termine improprio. Kiogin l'avrebbe chiamato a sé, instaurando un legame quasi simbiotico; per tutti gli altri sarebbe stato impossibile usarla sfruttandone il suo pieno potenziale e sarebbe stata pari a un ferro vecchio. Non era ancora chiaro quali requisiti si dovesse possedere per essere scelti, ciò che si sapeva per certo era che Kiogin non faceva discriminazione alcuna di censo, rango, età o prestanza fisica.

Tale prescelto veniva definito Portatore e veniva ricoperto di onori, ricevendo un addestramento con tutti i crismi e venendo poi assistito da validi alleati, scelti tra i migliori maghi, arcieri e guerrieri del continente, con un solo fine: abbattere definitivamente il Re Demone, il nemico comune della Coalizione, la causa originaria dei conflitti che squarciavano il continente di Thannaus. Quando un nuovo Portatore veniva trovato, Yagen doveva rintanarsi nella sua roccaforte come un topo e soprattutto doveva fermare le sue campagne di espansione. Non era neppure pensabile scendere in campo o anche solo andarsene troppo in giro con un tale pericolo incombente. Quella situazione di bonaccia forzata poteva trascinarsi anche per anni ed era frustrante.

Ma se il vecchio Ukai conosceva a fondo gli uomini, altrettanto si poteva dire di Yagen. Quell'essere calcava il suolo da ormai due secoli e sapeva bene quali carte giocare. Affrontare Kiogin a viso aperto avrebbe significato morte certa, ma se non poteva fare nulla contro quel ferro maledetto, molto avrebbe potuto ordire contro il suo Portatore. Yagen sosteneva da sempre che non esistesse nessuno sulla faccia della terra senza un punto debole, per quanto minimo fosse. L'unica parte difficile (ma anche la più intrigante) era trovarlo, individuare un pertugio in cui insinuarsi, un'incrinatura su cui infierire, la lesione che scopriva la carne viva in cui piantare una stilettata, finché l'avversario non fosse crollato. Per quanto accurata fosse la scelta di Kiogin, i Portatori erano pur sempre umani, quindi non esenti da quella logica inesorabile.

Nel corso di quel secolo, Izmir aveva visto alcuni eroi avvicendarsi e cadere vittime senza scampo degli intrighi di Yagen.

Il primo, a quanto diceva, era stato il suo preferito. Il Re Demone lo aveva definito commovente. Era l'epitome del vero eroe: abile, valoroso, integerrimo. Sembrava uscito da un poema epico e il suo seguito era formato da elementi esperti, reduci dalla guerra che si era appena conclusa. Yagen sapeva che sarebbero stati pericolosi, avevano dovuto osservarli e braccarli per mesi, ma poi... eccola! La fenditura, la falla nella facciata immacolata. Quell'eroe era troppo per questo mondo e lui stesso ne divenne consapevole, divenne egocentrico, megalomane, si chiuse sempre di più in un isolamento ostinato, affrancandosi da coloro che erano stati i suoi fedeli alleati e disprezzandoli. Poteva essere stato puro in principio, di sicuro lo era stato ma, come le orme trasformano via via la neve fresca in fanghiglia, si era corrotto senza neppure rendersene conto.

A quel punto era bastata una piccola spinta, era bastato blandire il suo seguito, che ormai nutriva solo astio per lui e aveva perso interesse per la missione. Gli emissari di Yagen non avevano neppure dovuto offrire grandi somme e il giorno dopo, il novello Dio in terra aveva raggiunto i suoi simili in cielo, mentre il suo simulacro terreno veniva rinvenuto appeso a testa in giù con la gola tagliata.

All'epoca si erano scioccamente convinti che una sola uccisione sarebbe bastata, ma poi divenne chiaro che si trattava di un ciclo interminabile: Kiogin, una volta perito il suo Portatore, con la crudele indifferenza dei freddi artefatti semplicemente si dissolveva, per poi ricomparire nella sua teca di cristallo all'interno della cattedrale di Durian, il regno che aveva dato i natali al vecchio Ukai. Yagen dovette quindi affinare le sue strategie, imparare a neutralizzare, come aveva spiegato poc'anzi.

Con gli altri fu più facile: suscitare cupidigia, ira, ambizione gli era venuto naturale. C'era stato persino chi si era suicidato per l'orrore o il senso di colpa, tutto finiva sempre nel sangue e ricominciava di nuovo, una ruota cigolante ma perpetua. Niente di epico, nessuna impresa leggendaria da ricordare e trasmettere ai posteri, solo tanto odio, tanto rancore, tanta stupidità.

Izmir fece un lungo sospiro stanco mentre si coricava. Era davvero esausto e non solo fisicamente. L'esperienza con l'ultimo Portatore l'aveva prostrato, era una vicenda che non ricordava volentieri nonostante risalisse a quasi dieci anni prima. Persino Yagen non ne parlava mai. Era un uomo già avanti con gli anni, avevano rapito e segregato la sua famiglia per tenerlo sotto scacco. Era toccato proprio a Izmir sorvegliarli e quei visi terrorizzati ancora infestavano i suoi incubi. Non sapeva di preciso cosa fosse accaduto, ma dopo pochi giorni Yagen aveva dato l'ordine di lasciarli andare. Il Portatore era morto ma Izmir non seppe mai come o perché e il Re Demone non entrò mai nei dettagli.

E adesso era la volta di quella giovanissima ragazza. Un bersaglio facile, sarebbe probabilmente caduta come una foglia accartocciata. Visti i trascorsi e pensando in prospettiva, il piano di Yagen aveva perfettamente senso. Annegare tutto nel sangue sarebbe stato controproducente e la ragazza era ancora giovane, poteva essere malleabile e la si sarebbe potuto convincere a passare dalla loro parte. Farla entrare nella sua cerchia personale come favorita, concedendole salute, protezione e una vita più lunga possibile, gli avrebbe permesso di tenerla al suo fianco e mantenere il controllo su quella dannata spada per un tempo molto lungo, quello che serviva loro per ultimare la conquista del continente e guadagnare altro spazio vitale. Rendere inoffensiva Kiogin senza versare nuovo sangue innocente.

Una vittoria netta, pulita.

Sarebbe stata l'alternativa migliore per chiudere quel ciclo di mali necessari.

Note dell'autrice: Nuovo capitolo, nuovo personaggio, oltre a aver spiegato un po' meglio come funziona tutta la faccenda di Kiogin, spero che sia chiara e non troppa confusa, in caso fatemi sapere! Baci

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