Quella notte vinse
Quella notte vinse.
Non seppe spiegarsi come o perché, non seppe neppure prevederlo. Quella notte cambiò il proprio destino e quello di lei. O forse Heris era già cambiata senza che lui se ne accorgesse, un mutamento sibillino fiorito in quel cuore acerbo.
"Guarda che il cavallo non si muove così" disse Yagen, osservandola muovere in maniera sconclusionata il pezzo sulla scacchiera.
"Deve fare una L, così no?" rispose Heris testarda.
"Sì, ma deve coprire tre case, non cinque o sei" rispose lui senza riuscire a nascondere un sorriso affettuoso. Si sporse e le prese la piccola mano che ancora stringeva il pezzo intarsiato, facendole compiere la mossa corretta, e cogliendo l'occasione per carezzarle il dorso della mano col pollice, prima di lasciarla andare con riluttanza.
Heris non sembrò farci caso e inarcò le sopracciglia guardando la scacchiera, poi s'imbronciò e protestò:
"Non ti eri spiegato bene."
"Non mi ero spiegato bene, chiedo venia" rise Yagen che, doveva ammetterlo, si divertiva troppo. A volte tentava di confonderla apposta per suscitarle quelle adorabili reazioni irritate.
A quanto pareva, Heris aveva fatto la conoscenza di Kair giusto due giorni prima e, dopo aver assistito a una loro partita a scacchi, aveva insistito perché le insegnasse quel gioco che per lei era sempre stato un'incognita. Naturalmente aveva accettato e se l'era trascinata nei suoi appartamenti, entusiasta per la possibilità di stare un po' da soli senza seccatori o curiosi. Doveva ammettere che non era malaccio come allieva ma lui stentava a rimanere serio, la tentazione di stuzzicarla era troppo forte per resistervi.
"La devi smettere di prendermi in giro" lo redarguì Heris, tentando a sua volta di trattenere un sorriso, prima di scoppiare a ridere suo malgrado. "Ti stai completamente approfittando della mia inesperienza! So bene di non avere alcuna speranza contro di te."
"Da qualche parte si deve pur partire. Ti prometto che d'ora in avanti mi applicherò con serietà al mio ruolo di tutore."
Yagen non seppe cosa accade, non capì mai se era stato merito dell'atmosfera rilassata che si era venuta a creare, se fu grazie a quel clima fanciullesco e giocoso dove ridevano insieme come ragazzini dimentichi del resto. Qualsiasi cosa fosse, si rivelò infine più efficace di tutti i suoi calcoli e macchinazioni.
Heris si asciugò le lacrime dovute alle risa e si fece d'improvviso seria, negli occhi un languore che non le aveva mai visto.
"Sarei felice di apprendere qualcosa di nuovo da te, se tu volessi insegnarmi..." sussurrò a stento prima di abbassare gli occhi e arrossire, rifuggendo i suoi occhi come se si vergognasse a morte.
Cosa? Aveva sentito bene? Aveva capito bene?
Il silenzio calò sulla stanza, un silenzio denso e carico di sottintesi. Yagen non voleva rischiare di fraintendere, ma ciò che Heris aveva detto, e come lo aveva detto, non lasciava adito a molte interpretazioni. Mai si sarebbe aspettato uno sviluppo del genere, e soprattutto mai si sarebbe sognato che sarebbe stata lei a fare il primo passo. Ma in fondo non era stato quello il suo piano fin dall'inizio?
Dovrà essere Scricciolo a concedersi a me di sua volontà, a sbocciare a poco a poco tra le mie mani, non voglio averla in nessun altro modo.
Aveva pronunciato quelle parole e ne era stato davvero convinto, ma le cose erano così cambiate da allora, lui era cambiato, adesso lui...
Si alzò adagio dalla sua poltrona, girò intorno alla scacchiera, ormai inutile, dimenticata, e s'inginocchiò di fianco a lei, che si ostinava a tenere gli occhi bassi.
Heris sussultò sentendo la sua presenza vicino a sé e si affrettò a dire:
"Ho davvero detto una sciocchezza, ti prego dimentica..."
"Come puoi chiedermi di dimenticare? Comprendo i tuoi scrupoli, credimi e va bene così" disse Yagen prima di prenderle la mano. Sentì che tremava appena e le posò un bacio sulla pelle sottile, lievissimo come un soffio.
"Cosa?" esclamò lei, la voce poco più di un fruscio, guardandolo, finalmente, con quei begli occhi così intensi, così profondi. Yagen era certo che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di quegli occhi, ne era ormai completamente infatuato.
"Ho detto," ribadì il Re Demone avvicinandosi così tanto che poté sentire il respiro di lei solleticargli il viso, "che puoi dare la colpa a me, se questo ti farà sentire meglio. Puoi dire che ti ho sedotta, che ti ho forzata, potrai fare la vittima e io mi accollerò ogni cosa. Non che faccia molta differenza per me, un misfatto in più o uno in meno."
"Tu sei davvero pazzo" disse Heris con rassegnazione. Fu appena un attimo, colse uno sprazzo di voluttà nel viso di lei, come muto invito e non poté più resistere. La baciò intensamente e la sentì schiudersi tra le sue braccia, abbandonata e inerte come una bambola rotta, eppure così vibrante nel suo respiro spezzato e nervoso. Di certo nessuno l'aveva mai vista così, nessuno l'aveva mai stretta inspirando la sua stessa aria, nessuno l'aveva mai baciata godendosi il modo impacciato in cui le sue labbra rispondevano e seguivano le proprie.
Che spreco. Di nuovo quel pensiero pungente e sgradito. Yagen era impaziente di porvi rimedio.
Forse fu la situazione, forse fu quella scelta di parole così particolare, così folle, ad aprirgli la via per condurla nel suo letto, o forse non gliene importava più niente, aveva smesso di dare importanza a troppe cose da quando era iniziato tutto; da quando lei era arrivata forzatamente in quel luogo, tutti quegli intrighi che prima erano fonte di svago era diventati insipidi e vacui per lui.
La fece stendere tra le lenzuola e lei si lasciò andare in un oblio perfetto, era chiaro che non fosse mai stata toccata prima e fu ancora meglio di quanto si sarebbe mai immaginato, una visione palpitante sotto di lui. Denudò quella carnagione imperfetta costellata di segni e cicatrici che baciò una per una. Yagen quella notte la prese su quel letto ampio e non solo nel corpo. Il suo non era solo un atto sessuale ma una dichiarazione d'intenti, non voleva possederla solo carnalmente. Cuore, anima, mente, voleva tutto di lei.
Heris gli aveva chiesto d'insegnarle, e lui era stato ben felice di votarsi a quel piacevole compito, perché era un perfezionista e se faceva una cosa, la faceva a regola d'arte. "Guardami, guardami. Guardami sempre, non staccare gli occhi da me." le sussurrava sulla bocca quando la vedeva distaccarsi troppo. Voleva che si perdesse, ma voleva anche che rimanesse cosciente di chi la stava portando alla deriva, doveva sprofondare con lui, voleva che lo guardasse negli occhi dandosi completamente, mentre gettava alle spalle il suo passato, aggrappandosi a lui come se fosse il suo unico appiglio.
Yagen baciò via le sue lacrime, bevve i suoi sospiri e la fece sua. Le bisbigliò parole dolci e oscene e la vide mettere gradualmente da parte ogni pudore, cominciando a rispondergli e a lasciarsi coinvolgere in quel gioco reciproco. La natura selvatica di lei era poco incline a rimanere passiva troppo a lungo, mentre lui la incensava, subdolo provocatore quale era.
Alla fine franarono esausti per quelle emozioni così intense. Heris, ancora a metà tra il riso e le lacrime, presto si addormentò pesantemente nel suo abbraccio senza riuscire a proferir parola. Yagen la spiò soddisfatto mentre la cullava, sapendo in cuor suo di aver appena conquistato una dolce, agognata e meritata vittoria. Si mantenne sveglio il più a lungo possibile, assaporando quell'attimo idilliaco, poi anche le sue palpebre si fecero pesanti e cadde dapprima in un sopore appagato e poi in un sonno profondo e sereno.
Quando aprì gli occhi la mattina dopo, trovò Heris già sveglia e fu di nuovo una sorpresa. Si sarebbe aspettato modi remissivi e occhi da cerbiatto in trappola, invece la vide seduta nuda sul bordo del letto, mentre si passava le dita tra i capelli scarmigliati con gesti spicci, sibilando piano ogni volta che incontrava una resistenza, ignara di ciò che la circondava.
Risplendeva nell'arroganza impudica dei suoi diciassette anni, e Yagen approfittò della sua innocente disattenzione per accarezzare con lo sguardo la carne levigata delle cosce e dei seni, poi si tirò su a sedere e le schioccò un bacio tra le scapole, facendola trasalire.
"Buongiorno" disse e lei sorrise timidamente, rendendosi finalmente conto di quanto fosse discinta e infilandosi in fretta sotto le lenzuola. Strisciò fino al suo petto e vi nascose il viso. Yagen per contro alzò il lenzuolo per dispetto scoprendola di nuovo e si godette i suoi pigolii di protesta:
"Smettila di fare il cretino e dammi da mangiare, sono affamata!"
"Che tono autoritario! Comunque sono d'accordo, la partita a scacchi è stata molto impegnativa, bisogna rifocillarsi."
Heris rise a quella battuta così sciocca ma così spontanea.
Yagen sapeva che non avrebbero avuto molto tempo, ma sperava di trascorrere almeno un'ora in sua compagnia, prima che il mondo esterno s'infiltrasse da sotto la porta con la sua furia tentacolare, strappandoli da quel talamo che era stato fonte di tanti piaceri.
Quella notte aveva vinto. Tale convinzione si fece sempre più forte, mentre dividevano la colazione ridendo come ragazzini, divenne più solida quando dovette lasciare la camera seguito dagli occhi affranti di Heris, promettendole che avrebbero replicato la sera stessa. Ogni pezzo stava andando finalmente al suo posto e si sentiva soddisfatto come non lo era da tempo immemore, almeno per quanto riuscisse a rammentare.
O almeno così credeva.
Nella sua tracotanza, si era illuso che averla posseduta gli avrebbe garantito l'accesso alla sua mente e alla sua coscienza, che gli avrebbe spianato la strada per impadronirsi finalmente di ciò che gli spettava, trasformando la più grande minaccia in una splendida e devota compagna.
Dio solo sapeva quanto si sbagliava.
Note autrice: non aggiungo molto per non rovinare l'atmosfera, lascio solo un quesito: alla fine chi ha sedotto chi? Bho.
Altro particolare più importante, siccome mi sono scocciata di cercare immagini da associare ai capitoli e non sempre trovo qualcosa che mi soddisfi, ho deciso di utilizzare più spesso dei pezzi musicali che credo possano essere adatti alla storia, da appassionatissima di colonne sonore quale sono. Userò principalmente brani strumentali di Abel Korzeniowski e Max Richter, i miei compositori preferiti, perché fanno quel tipo di musica classica, romantica e drammatica che io adoro alla follia, e che penso sia molto adatta alla storia che voglio raccontare. Niente, fatemi sapere se può essere una buona idea.
Come sempre ringrazio tutti i lettori, un bacio e alla prossima.
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