Capitolo 4

Mi svegliai nel cuore della notte in preda ad un altro "incubo"; lo stesso dell'altro giorno.

Ma sembrava quasi più...reale, non riesco a spiegarmi il motivo, era solo...così ecco!

Ma cosa sta succedendo?!

Ansimavo ed ero tutta sudata, con la sottile camicetta di flanella appiccicata al corpo come una seconda pelle.
Non riesco a respirare.

Maledetta aderenza!

Scesi dal letto e mi affacciai alla finestra barricata.
Il vetro non ce lo potevamo permettere così venne l'idea di bloccare la porta con dei solidi "rametti".

La luna sorgeva alta nel celo buio, illuminando chiaramente ogni cosa.
Stranamente nemmeno una stella faceva capolino in quella distesa di oscurità, c'era solo una grossa palla luminosa.
Non era un buon segno.

Ma io avevo bisogno di acqua e il pozzo della piazza comune stava fuori.
Lo scorgevo in lontananza e sembrava prendermi in giro.

"Stupido pozzo"
Gli feci la linguaccia dalla finestra sentendomi soddisfatta ma allo stesso tempo un'idiota.
Fantastico.

Signore e signori, la ragazza che sussurra ai pozzi!

Raggiunsi la porta di casa un po' troppo in fretta, e in un primo momento credetti di aver fatto troppo rumore.
Mi girai lentamente nella direzione dei miei genitori che dormivano beati nel loro letto, interrotto soltanto dal lieve russare di mio padre.

Sospirai sollevata, di certo se mi avrebbero scoperto non l'avrei passata liscia.
Dovevo fare presto.

Feci scattare la chiave tre volte nel lucchetto che teneva saldamente la porta prima di riuscire ad aprire la porta.
È ad ogni rumore il timore cresceva.

Clac; girai la chiave lentamente ma il rumore sembrò più forte del dovuto, forse a causa del silenzio tombale.

Clac; al secondo giro avevo già le mani sudate, più di quanto non lo fossero già.

Clac; l'ultimo giro scattò e la porta fu aperta, inondandomi di un fresco vento che mi gelò anche le ossa.

Inebriai quel pungente profumo di bosco che tanto amavo, riempiendomene i polmoni.

Con cautela scesi lentamente dai pioli di legno che "sollevavano" la casa e finalmente toccai il suolo polveroso.

"Bene" sussurrai

Mi ero lasciata indietro le scarpe, ma poco importava, mi piaceva sentire la terra fresca sotto i piedi, anche se spesso la finivo per inciampare in qualsiasi cosa, perfino nel più piccolo dei sassi.

Mi diressi correndo a grandi passi verso il pozzo cercando di fare il meno rumore possibile.
La terra attutiva i miei passo provocando un suono sordo intorno a me.

Il pozzo torreggiava in mezzo al grande spazio di terra secca che lo circondava.

Le pietre levigate dall'acqua, dure e di un colore tra il grigio scuro e e il nero contrastavano con le pietre chiare più piccole, evidentemente messe da poco per dare più stabilità ad esso.
La lunga corda consumata teneva saldamente al paletto di legno a cui era collegata, finendo attaccata ad un secchio di metallo abbastanza grande.

"Muahaha, adesso non ridi più di me eh?" dissi ironica al pozzo.

Idiota.

Mollai giù il secchio che cadde con un tonfo secco nell'acqua.
Dopo un po' lo ritirai su e ne bevvi il contenuto con avidità.
Sentendomi già subito meglio.

Mi risciacquai anche la faccia, provocando brividi piacevoli in tutto il corpo.

Mi sedetti sul suolo polveroso, alzando una nuvola di polvere dorata e appoggiando la schiena sulla parete di sassi, cioè il mio amico pozzo.

Cominciai a pensare al sogno.

...

Dal laghetto comparvero delle scritte di un colore simile al bianco, ma più opaco.

' Chi sei tu? ' diceva.

Rimasi un po' interdetta da quella domanda, per di più scritta sul ghiaccio.

...Chi sono io?...

Non ci avevo mai pensato, ma credo che io sia io...giusto?

Poi intorno a me si fece tutto ovattato.

Ma riuscì a scorgere un altra scritta su quello spazio ghiacciato.

' Sbagliato...'

...

E li mi sveglio.

Sospirai affranta.
Cosa potevo fare? deprimermi per un sogno?

"No! non succederà!!" urlai un po' troppo forte alzando un pugno al cielo.

Poi mi accorsi del mio tentativo di suicidio, e mi tappai in fretta la bocca.
Mannaggia.

"Chi va la?!" urlò una voce forte e sicura.

Ormai non avevo via di scampo.

Senti dei passi pesanti avvicinarsi a me e una luce gialla di una fiaccola mi illuminò.

"Hey ragazzina, cosa ci fai qui?" disse un uomo sulla trentina che teneva in mano una grossa lancia dalla lama aguzza.

Mi guardava con dubbio e aveva ragione, anch'io se fossi stata al suo posto avrei fatto lo stesso.

"Rispondi" disse l'uomo stringendo di più la mano sulla lancia.

"C-ciao, io sono G-gisa" mormorai salutandolo con la mano come un ebete.

"La figlia dei Barrow?" domandò dubbioso.

"Si, proprio io" commentai sollevata che mi avesse riconosciuto.

D'altronde, tutti ci conosciamo, questo paese non è molto grande.
Tutti conoscono tutti.

La sua espressione si addolcì.

"Vai a casa, questo posto la notte non è sicuro" disse guardando in giro con circospezione.

Io non persi tempo e tornai a casa ringraziando l'uomo perché non mi avesse fatta fuori.

Mentre percorrevo la via del ritorno, vidi con la coda nell'occhio dei grossi segni di artigli sui grossi tronchi che dividevano il bosco e la città.

Ma non ebbi tempo di fermarmi.
Volevo andare a casa, e in fretta!

Aprì la porta delicatamente e la richiusi con uno scatto.

Buttandomi nel letto e mi addormentai subito dopo.

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Sempre io :D

Ho voluto fare il capitolo un po' più lungo.

#fatemisanta

Alluora, mi dispiace per voi ma questa parte finisce qua.

Arrivederci pandacorni caramellosi ^w^

_OcchiDiVetro_

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