Capitan Crash e la bella regina da Marte
❝Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni❞
Paulo Coelho
Quello era davvero un grande giorno. Si erano vestiti in modo tale da essere all'altezza della situazione, con un impegno tale che non mettevano nemmeno ad Halloween. Era comunque una festa dei morti: era il quattro Luglio. Sempre di cadaveri si stava parlando. E non si capiva bene perché, sempre cadaveri si festeggiavano.
Lei... beh, lei era un incidente sul percorso a ostacoli dell'umanità, un calcolo sfuggito all'ordine cosmico, un errore nella perfezione dell'evoluzione. Quello che aveva sulla faccia non era trucco, era un'opera incompresa di Andy Warhol: punti luce, cromature, linee inspessite col nero. Stringeva in una mano il manico di una valigia, perché i sogni doveva pur metterli da qualche parte, e di recente non aveva avuto cassetti a portata di mano per riporli.
Sapeva il fatto suo. Era una tosta. Indossava una corona di plastica tra i capelli, e se non fossero stati scuri e spettinati, sarebbe passata per Cenerentola ad occhi chiusi. Cenerentola in pantacollant e anfibi, ma i tempi sono quelli che sono. E quando andava a letto, al posto degli anfibi indossava dei pattini, perché le piaceva poter prendere velocità all'improvviso.
Crash, dal canto suo, osservava quella galassia imperscrutabile che era la città in cui era nato dagli oblò rettangolari di un autobus, perché gli avevano tolto la patente, e non poteva più guidare la sua navicella a benzina. Si stava preparando all'impatto, mescolato come un milkshake. Ma non avrebbe sbagliato le coordinate per l'atterraggio. No. Crash sembrava una stella pronta per la collisione interplanetaria.
Insieme, erano invincibili, al punto da potersi permettere di essere melodrammatici, o qualsiasi altra cosa gli andasse di essere. Presi singolarmente, sembravano due casi da ricovero. Nel complesso, come coppia, sembravano i conquistatori del mondo: Capitan Crash e la bella regina da Marte. Crash era vestito come Ziggy Stardust, peccato non sapesse suonare la chitarra, né con la destra, né - come Ziggy - con la sinistra.
Forse al ristorante all'angolo non andava che quei due se ne stessero tutto il giorno a bivaccare lì senza ordinare poi granché. Condividevano uno stuzzicadenti, perché erano abituati a fare economia durante i loro viaggi spaziali; si scambiavano il rossetto a vicenda, l'uno lasciando impronte di labbra sulla faccia dell'altra; guardavano il traffico per quelli che sembravano essere anni-luce, senza dirsi niente, perché c'era poco da dire.
Si tenevano per mano, facevano dei piani talmente grandi che nemmeno tutto il cosmo li avrebbe potuti contenere, e lui a volte giocava ad essere Superman, perché l'idea di essere un alieno era profondamente radicata nel suo essere che non sarebbe bastata una denuncia per atti osceni o schiamazzi a convincerlo di essere un comune terrestre. I comuni terrestri non mettevano in faccia tutto quell'eye-liner nero.
Capitan Crash era una leggenda, da quelle parti, nella città in cui era nato. Lui e quella sua fortuna ondeggiante sugli anfibi, con una corona di plastica in testa - una fortuna che ormai si teneva stretto da tempo immemore, perché era uno che su certe cose non scherzava.
E così erano invincibili. Se solo lui avesse imparato, prima o poi, a suonare quella maledetta chitarra, sarebbero potuti passare per Ziggy e Lady Stardust, melodrammatici al punto giusto da restare impressi per sempre nel reticolo di nomi illustri della storia dell'umanità.
Era facile, a questo punto, dedurre che fossero pazzi d'amore l'uno per l'altra. Per andare su di giri gli bastavano un'occhiata lasciva - scambiata di solito nei posti più improbabili - e qualche sigaretta. Il loro segreto era che vivevano la vita senza rimpianti, e il motivo che li spingeva nelle braccia di questa insensata scelleratezza era semplice, e ai loro occhi anche piuttosto ovvio: dovevano volare. Sì, dovevano prendere il volo. Puntare oltre la galassia, oltre le costellazioni, oltre le orbite conosciute. Dovevano volare. O almeno, dovevano provarci.
Non si stavano inventando niente di nuovo. Erano Sid e Nancy; Fred e Ginger; Clyde e Bonnie; Liz e Richard; Kurt e Courtney; Bacall e Bogie; Joe DiMaggio e la Monroe. Eccoli: Capitan Crash e la bella regina da Marte. Niente di inedito: conto alla rovescia; decollo; esposione; galassia.
N.d.A.: One-shot basata su "Captain Crash & The Beauty Queen From Mars" (Bon Jovi, Sambora) - perché amo Bon Jovi, Ziggy e gli amori melodrammatici ♥
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