5. Uno stalker
Non sono fisicamente pronta a questo primo giorno di corsi. Ho dormito veramente male. Mi capita sempre così quando sono alla vigilia di qualcosa di importante.
Avevo programmato di andare a letto non più tardi di mezzanotte e così è stato nonostante un'ora di videochiamata con Lucia.
L'ho trovata stranamente diversa, in senso buono. E' sempre la ragazzina con cui sono cresciuta, ma aveva una luce diversa nei suoi occhi. Mi ha raccontato dei corsi che sta seguendo, di quanto stia faticando per riuscirci a capire qualcosa e di quanto sia bella Madrid. Mi ha invitata a raggiungerla un fine settimana, e ci vorrei andare veramente tanto. Ma gli unici giorni in cui lavoro sono nel week-end e non credo di potermi perfettere di assentarmi così presto. Non ho pensato di chiederle se fosse possibile raggiungerla ad inizio settimana, ma poi avrei il problema dei corsi e, probabilmente, anche lei sarà impegnata con i suoi.
E' ora di alzarmi, mi guardo allo specchio ed ho un pessimo aspetto: occhiaie molto più che accennate, i capelli gonfi e, in generale, un'espressione veramente angosciante.
La situazione non migliora neache dopo aver lavato il viso per quattro volte di seguito. Sono nelle mani del make-up, che su di me non ha mai fatto granchè, ma oggi voglio essere fiduciosa.
Decido di indossare dei jeans scuri, un maglioncino rosa chiaro e le converse nere. Mi pare di capire che oggi fuori ci sia il sole, quindi opto per un giubbotto nero non troppo pesante regalatomi per l'onomastico dalla nonna e filo via.
Ho urgentemente bisogno di un caffè, non ne ho mai bevuti così tanti come da quando sono in questa città, è come se ci fosse qualcosa nell'aria che porta ad averne una totale dipendenza. Ovviamente in casa non ce n'è, esattamente come manca tutto il resto.
Per fortuna il bar di Pino dovrebbe già essere aperto. Prendo le chiavi, la borsa e arrivo in cucina, trovo Samuele stravaccato sul divano, con un braccio penzoloni, che dorme beatamente. Mi chiedo che cosa faccia per vivere. Più tardi dovrò chiederglielo, mi sembra assurdo non sapere niente di niente della persona con cui condivido casa. E poi sono curiosa.
Arrivo al bar alle otto, ho ancora mezz'ora prima dell'inizio della prima lezione. Ho tutto il tempo di fare colazione e fare un saluto a casa. Mi siedo ad uno dei dieci tavolini fuori e aspetto che qualcuno venga per l'ordinazione. Potrei andare io stessa dentro a dire cosa voglio, ma poi sarei costretta a fare un minimo di conversazione e di mattina non ne ho mai voglia.
Sono intenta a rispondere ai messaggi di alcuni amici su whatsapp, quando la mia giornata, iniziata apparentemente senza grossi intoppi, prende una piega indesiderata.
"Pare che tu mi stia pedinando.''
Udite, udite da che pulpito arriva la predica!
''Buongiorno anche a te, un cappuccino per favore...''
''Siamo di cattivo umore vedo, bene...un cappuccino, nient'altro? Magari un cornetto, una brioche, una treccia...'' sono sicura che potrebbe continuare l'elenco all'infinito solo per il gusto di farmi perdere tempo e pazienza.
''No, solo un cappuccino!'' ritorno a guardare lo schermo del cellulare.
''Va bene, va bene...hai ragione, meglio non esagerare con gli zuccheri." cos'è questa? Un'allusione al mio peso?
''Sei così pieno di vita e di spirito tutte le mattine o questa è un'occasione speciale?'' odio fare conversazione al mattino e sono irritabile, lui è odioso e la mia irritabilità non fa altro che peggiorare.
''Il mio buon umore è sbocciato dopo la vista del tuo magnifico maglione rosa.''
''Appurato che commentare il mio abbigliamento sia diventato il tuo passatempo preferito e considerando che...non ti conosco e non so perchè mi parli, posso avere il cappuccino?''
''Certo che mi conosci, sono Diego: il tuo capo e il migliore amico del tuo coinquilino." sorride divertito.
''Sei il nipote del mio capo, per l'esattezza, e poi pensa che culo che ho avuto nella scelta del lavoro e dell'appartamento, proprio un gran culo!''
''Puoi dirlo forte piccola, molto forte! Il tuo cappuccino arriva subito.'' Piccola? Quanti anni crede io abbia e soprattutto quanti crede di averne lui? Ne avrà al massimo ventiquattro e si sente in diritto di darmi della "piccola"?
Ritorna dopo un paio di minuti con in mano un cappuccino ed un caffè, si siede. Esatto, si siede al mio tavolo, con me.
''Scusa, che stai facendo?'' sono quasi sicura di avere il sopracciglio destro così tirato e inarcato che ho quasi paura che mi schizzi via.
''Faccio colazione, mi sembra ovvio!'' scrolla le spalle mentre gira il caffè.
''Non dovresti lavorare?''
''Non lavoro qui...'' ma se fino a due secondi fa era con un vassoio tra le mani? Vorrei chiedere spiegazioni, ma non ci caverei niente da questo qui. Ormai ho capito l'antifona!
''Vabbè...mi dici tu quanto devo per questo o chiedo il conto ad un vero cameriere?''
''Questo lo offro io." guarda la mia espressione e aggiunge '' Oppure Pino, se preferisci!''
''Si, ok...grazie tante eh! Adesso è meglio che io ed il mio maglioncino rosa andiamo via, è tardi. Ciao!'' non mi risponde e si limita a dare uno sguardo all'ora sul cellulare.
''Si, infatti...andiamo!'' cosa?
''Andiamo?''
''Si, andiamo. Ci studio anch'io li, sai?'' indica l'ingresso dell'università.
Sbuffo.
''In che facoltà sei tu?'' mi chiede e ho paura di rispondere.
Questa giornata sta diventando un incubo ad occhi aperti.
Che qualcuno da lassù mi salvi!
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