3. Incontri scontri Pt.1
Al contrario di ieri, questa giornata di lavoro sembra interminabile. L'abbinamento università/negozi chiusi di certo non aiuta la situazione, anzi. Avró servito al massimo quattro tavoli in tre ore ed il tempo pare non passare più.
Pino è impegnato a sistemare qualcosa nel deposito ed io, per l'ennesima volta in questa giornata, non ho niente da fare o qualcuno con cui parlare. E' estenuante.
Il bar chiude alle otto e mancano ancora altre cinque interminabili ore prima che io possa mettere la parola fine a questa agonia. Approfitto della mancanza di clientela e dell'assenza di Pino per inviare un whatsapp a Lucia, la mia migliore amica. La conosco da sempre, è di un anno più grande di me. Siamo sempre state inseparabili, non mi ha mai lasciata sola, mai. Alcuni trovano che ci somigliamo parecchio, in realtà a parte il colore dei capelli, biondo scuro, siamo diversissime.
Lo siamo prima di tutto fisicamente: io sono piuttosto formosa, alta poco più di un metro e settanta, occhi verdi; mentre lei è più alta, super magra, super tonica, capelli liscissimi e occhi color nocciola. Insomma, abbiamo lo stesso colore di capelli, ma mentre i suoi sono di un liscio invidiabile, i miei non si spiegano, non sono lisci, ma neanche ricci. Lei sembra una modella ed io...no, ma ciò nonostante siamo simili, magari non nell'aspetto esteriore quanto, piuttosto, in quello interiore. Come amiamo dire noi siamo cuori simili. Non ricordo di aver mai trascorso più di due giorni lontano da lei da quando la conosco. E' partita, da circa un mese, per un erasmus a Madrid e mi manca da morire. Non la sento da un pò, ma non gliene faccio una colpa, capisco che sia presa da tutte le cose e persone nuove che l'accompagneranno per i prossimi sei mesi. Però mi manca, cavolo se mi manca. Decido di scriverle sul numero italiano, sperando che abbia il telefono con la sim italiana con se.
Mi manchi, realizzo solo ora quanto sia strano essere così lontana da te. Spero che vada tutto bene. Sai che esistono le videochiamate?! Chiamami appena ti va e hai tempo. Ah, ho trovato lavoro in un bar e mia madre sta già dando di matta. Ti voglio bene, a presto.
Non mi aspetto che mi risponda subito, di solito ci mette qualche ora.
Sono le cinque, altre tre ore. Pulisco per la ventesima volta ogni superficie che incontro sul mio cammino sperando di perdere più dei cinque minuti che ho impiegato le prime diciannove volte.
''Ciao Mia...'' alzo di scatto la testa dal mio iPhone, intenta a scorrere la home di facebook.
''Ciao ragazzi!'' dico con troppo entusiasmo, "Vi va di bere qualcosa?"
''Spritz per tutti?'' chiede Martina agli altri tre. Noto un ragazzo che non era ieri nel mio appartamento, è di spalle, parla al telefono, ma fa cenno di si con la testa.
''Ok, perfetto.'' appunto l'ordinazione e vado a chiamare Pino.
Lo trovo con le mani sui fianchi, il mento verso l'alto, come se stesse aspettando una grazia, un'illuminazione, circondato da una decina di cartoni.
''Pino? Puoi venire? C'è Samuele con alcuni amici e hanno ordinato da bere."
''Dammi un secondo e arrivo!''
Vado, nel frattempo, a preparare degli stuzzichini che consistono in semplici ciotoline con patatine, olive e noccioline.
''Vai, è pronto!'' prendo il vassoio e lo ringrazio, non so bene perchè. Noto che non mi ha preparato lo scontrino, immagino quindi che non debbano pagare.
Arrivo al tavolo un po' traballante, ma senza far cadere nulla e metto i primi tre calici sul tavolo, quando sto per prendere il quarto bicchierie mi sento degli occhi puntati addosso. Alzo lo sguardo e scopro ''lo sconosciuto'' a fissarmi insistentemente. Mi da fastidio, ma non voglio dargli troppo peso, sono già abbastanza in tensione con il vassoio in mano, prendo l'ultimo calice e lo metto sul tavolo. Gli altri tre mi ringraziano, il mio coinquilino, seguendo l'esempio degli altri due, mi sorride addirittura.
''Sei la cameriera?'' mi domanda lo sconosciuto, come se non fosse piuttosto evidente.
''Il grembiule ed il vassoio suggerirebbero di si.'' non so perchè mi sia uscita una risposta cosi acida.
''Sei simpatica!'' smette di guardarmi, prende il bicchiere e lo porta alla bocca, torna a puntare lo sguardo su di me.
''E tu perspicace!'' sorrido, mi giro per rientrare nel bar ma vengo praticamente placcata da Pino.
''Scusami Pino, non ti ho visto!'' mi fa cenno di non preoccuparmi.
Va verso il tavolo di Samuele. Certo non sarebbe potuto andare altrove, dal momento che è l'unico tavolo occupato.
"Bene bene, guarda chi abbiamo qui." Si rivolge al tipo di cui non so il nome.
"Ciao anche a te zio" ribatte lo sconosciuto.
"Ciao un cazzo! Dove sei stato?"
"A Roma." Fa spallucce, come se fosse andato dietro l'angolo.
"A Roma?" Chiede stizzito, ma non aspetta una risposta e continua, "Senti non mi importa dove tu vada, ma quando decidi di non farti vedere ne sentire per giorni, puoi almeno avvertirmi? Sai, giusto per sapere cosa cavolo dire a tuo padre quando mi chiede di te!"
"Non ho cinque anni lo sapete, vero?" E continua a bere il suo spritz con fare sprezzante.
"Ah, credimi lo so bene! E non mi importa, ripeto, sapere dove vai e con chi..." sospira esasperato. "non ho la minima intenzione di controllarti, sei incontrollabile e lo sappiamo, ma fammi il favore di dare cenni di vita ai tuoi, mi sono rotto i coglioni di trovare giustificazioni per te!" Conclude la ramanzina e gli stacca un sorriso, come se niente fosse successo.
Nessuno dei presenti pare colpito dalle sue parole, nipote compreso, immagino che sia una situazione vista e rivista.
Rientra nel bar borbottando qualcosa tipo: "se avessi voluto un figlio di cui occuparmi me lo sarei fatto da me...mannaggia a te, Diego!"
Mi è simpatico, anche da incazzato.
Lo guardo rientrare nel deposito ancora borbottante e non posso fare a meno di sorridere. Alzo gli occhi, quando sono ancora appoggiata all'arco della porta d'ingresso e lui...mi fissa.
Diego mi sta, palesemente fissando.
Ed io mi sento, improvvisamente, nuda.
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