29. Senza freni ne pensieri Pt.2
Mi sento come una delle ragazze di cui leggo sempre nei libri.
Una di quelle ragazze tranquille, timide ed un po' impacciate che, d'improvviso, si trasformano in donne fatali detentrici di un potere magnetico ed inspiegabile sugli uomini.
Ok, va bene. Sto decisamente esagerando. Non sono niente di neanche lontanamente simile, ma un qualcosa di diverso dalla solita me ha preso vita e mi piace.
Oddio, forse è troppo da parte mia confinarmi nella categoria delle ragazze tranquilli, d'altro canto cos'altro avrei potuto essere?
Non ho mai potuto sperimentare molto, sono uscita dai confini segnati appositamente per me talmente di rado che neanche me ne ricordo. E tutte le volte che l'ho fatto non si può neanche parlare di trasgressione o qualcosa del genere, se ne avessi parlato con qualcuno probabilmente mi avrebbe riso in faccia.
Io non lo so chi sono, non lo posso sapere. Ed esattamente come me, non lo può sapere nessun altro chi è Mia.
Un attimo prima sono impegnata in un bacio che toglie il fiato e l'attimo dopo mi stacco da quello stesso bacio di botto.
Lo spingo dolcemente via da me, siamo senza fiato. Entrambi.
"Chi sei e cosa ne hai fatto di Mia?" Mi domanda scherzosamente posando un bacio leggero sul mio collo e massaggiando delicatamente il mio fianco destro.
"S-scusa..." dico tenendo lo sguardo basso.
Ed eccomi di nuovo.
Mi tira su il viso e mi immergo completamente nella profondità dei suoi occhi liquidi.
"Scusa? E per cosa dovrei scusarti? Per aver fatto questo?" E mi bacia, mordicchiandomi il labbro inferiore, " O per aver fatto questo?" E continua a baciami il collo.
"Fermati, ti prego." Dico in un soffio di fiato che fatico io stessa ad avvertire.
"Perché?" Sussurra nel mio orecchio ed io rabbrividisco.
"Perché, p-perchè..."
"Non lo sai il perché Mia. Non lo sai perché, in realtà, non vuoi che io smetta, esattamente come io non voglio che tu smetta!"
Ha ragione cazzo! Io non voglio smettere, non voglio fermarmi e voglio che lui faccia lo stesso, voglio sentire le sue mani dappertutto sul mio corpo.
Vorrei.
Eppure c'è qualcosa che mi impedisce di lasciarmi andare.
Credo che si accorga del mio momentaneo stato confusionale, perché si stacca da me.
"Vieni, seguimi. Non possiamo stare tutto il giorno nell'ingresso."
Proseguiamo di stanza in stanza. Sembrano non finire mai, attraverso ogni stanza si accede ad un'altra stanza sempre più bella e particolare della precedente.
Ci sono delle enormi vetrate attraverso le quali passa un'enorme quantità di luce che illumina tutto e da cui si ha, a seconda dell'angolazione, una splendida vista panoramica sul lungomare e sul vulcano.
Mi sembra di essere in una sorta di museo in cui si alternano opere classiche e moderne in una perfetta armonia. Ho quasi il timore di toccare qui o lì e rompere qualcosa di estremamente prezioso.
Arriviamo in quello che sembra il salone principale di questa casa enorme.
"Ti va di bere qualcosa?"
"Si, un bicchier d'acqua per favore."
Si allontana per un po', mi domando se sappia la strada corretta per raggiungere la cucina ed il frigorifero in questo labirinto di stanze che è la sua casa.
Mi avvicino ad una delle grandi finestre e osservo fuori. Non mi ero accorta che avesse iniziato a piovere.
Siamo corsi al riparo giusto in tempo per evitare di bagnarci completamente dalla testa ai piedi.
Sotto di me c'è un fuggi fuggi generale di persone che tentano di trovare riparo e di venditori ambulanti sempre pronti a correre in soccorso a chi, come me, ha il brutto vizio di non portare mai l'ombrello con se.
"Sei bellissima..." il mio ormai immancabile brivido mi attraversa la schiena nel momento stesso in cui Diego si porta alle mie spalle sfiorandomi appena.
Mi porge il bicchiere, io lo ringrazio silenziosamente arrossendo.
Smetterò mai di arrossire in sua presenza?!
Mi abbraccia da dietro mentre io sono ancora impegnata a guardare fuori. O meglio, fingo di guardare fuori. In realtà non vedo niente, sento solo lui dietro di me e la scia di piccoli baci che lascia delicatamente tra i miei capelli.
Lentamente la sua mano sinistra mi scivola sul collo dove vi indugia per un po' per poi cambiare direzione e obiettivo.
La sento scivolare sul mio petto, è un tocco quasi impercettibile tant'è delicato e lento, eppure ha il potere di sortire in me uno strano effetto.
Appoggio la mia testa sul suo petto, quasi nell'incavo tra spalla e collo, inarco la schiena e lascio che esplori ed accarezzi i miei seni.
Tutte le barriere che tentavano, fino a poco fa, di opporsi a questa situazione sembrano scomparse, non una traccia, come se non fossero mai esistite.
Continua a toccarmi il seno baciando, contemporaneamente, ogni angolo nudo tra le orecchie ed il collo, fino a quando non decide che la mia maglia e di troppo e me la sfila via.
Mi giro verso di lui e la scintilla nei suoi occhi mi fa letteralmente perdere la testa e anche quel piccolo barlume di lucidità che mi restava va a farsi un giro da qualche altra parte.
Ci baciamo in modo ancora più vorace di prima, in modo famelico, quasi animale.
Mi tira su per le gambe che avvinghio di suoi fianchi e mi appoggia sul tavolo di legno scuro alle mie spalle.
Siamo senza controllo.
Sono senza controllo.
Mi lascio coccolare, baciare e toccare da lui fino a quando non sento il mio telefono squillare. So perfettamente a chi corrisponda questa suoneria e sono subito nel pallone.
"Lascialo squillare." Mi supplica continuando a baciarmi.
"Non p-posso...devo rispondere!" Gli do un bacio veloce e scivolo giù dal tavolo.
Recupero il cellulare dalla borsa e mi malefico per non aver fatto stamattina la consueta telefonata ai miei.
"Pronto, ciao mamma..."
Lo stronzo è subito alle mie spalle e non accenna a voler mollare la presa.
Mi volto verso di lui e lo ammonisco con lo sguardo.
"Si, ci sono stata domenica e lunedì..."
Niente, non c'è niente da fare. Neanche dopo aver sentito la parola "mamma" sembra volersi fermare e darmi tregua.
Non controllo più il fiato e temo che da un momento all'altro mia mamma possa rendersi conto che "qualcosa non va".
"Mamma, scusa ma devo andare...ah, no. Ok, si..."
Non capisco più un cazzo di quello che mi dice.
Sono mezza nuda, in reggiseno ed uno stronzo in ginocchio tra le gambe che sta per sfilarmi i jeans mentre mi bacia il basso ventre.
"Mamma! Devo proprio and-andare. Ti richiamo dopo!"
Scaravento il telefono sul divano. Guardo ai miei piedi e lui è ancora lì.
"Questa me la paghi!"
Mi sorride e in men che non si dica sono solo un po' più nuda di qualche secondo prima.
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