15. Uscita a quattro Pt.2
Sono talmente nervosa che, fanculo il buon senso, mi lascio trascinare in un giro di shottini in tutto il centro.
Non dovrei, lo so, ne sono consapevole, ma adesso non mi va di pensarci. Di certo non posso starmene in questo stato tutta la sera, senza dare spiegazioni peraltro.
Al quinto shot mi sento già abbastanza confusa, ma allegra e senza pensieri. Il mio momento trasgressivo post Diego volge al capolinea. I miei compagni di bevuta non stanno certo meglio di me, ma devo ammettere che hanno bevuto molto più di me.
Quando sono oramai le tre, frastornata e barcollante annuncio di voler, e dover, tornare a casa. Vittorio si offre di accompagnarmi e, guardando gli sguardi carichi di mille intenzioni tacite dei due piccioncini, accetto.
Ci incamminiamo a piedi, dopotutto casa mia non dovrebbe essere lontana, almeno così mi ha detto.
Mi tengo al suo braccio per non inciampare, cosa alquanto inutile dal momento che lungo il tragitto rischio di rompermi una gamba almeno cinque volte.
Lui parla, ma io sono in una bolla tutta mia e mi limito ad annuire e, di tanto in tanto, a sorridere. Forse più che un sorriso si tratta di un ghigno, ma va bene così. Per la mia prima sbornia seria non posso pretendere poi molto.
Arrivati al mio palazzo insisto affinché creda al mio "sto bene" e mi lasci salire da sola ma, ovviamente, non si fida e vuole accompagnarmi fino alla porta. Forse, dopotutto, non sto così bene e se ne è accorto.
Dopo tre tentativi di infilare la chiave nella serratura finalmente ci riesco.
"Grazie per avermi accompagnata e..." faccio una pausa perché la mia testa ha preso a girare tutta, "...scusami, ma normalmente non bevo." Mi giustifico mortificata dalla pessima impressione che devo avergli fatto.
"Niente bacio della buonanotte?" Seduto, anzi no, spaparanzato sul mio divano c'è lui, Diego personalità numero boh.
"Non hai una casa tua? Perché sei sempre nella mia?" Dico lanciando gli stivali in un angolo.
"Sono a casa di Samuele, questa è anche casa sua, sai?!" Mi dice alzandosi e portandosi più avanti, verso di me.
Inutile rispondergli con qualche frecciatina, so che non ne caverei nulla di buono, quindi taglio corto.
"Sai cosa? Non ho voglia di parlare con te, è stata una bella serata e non sarai tu a rovinarla, buonanotte!" Nella mia mente suonava meglio, a voce alta e sbiascicando un po' meno!
"Perché? Cosa ti avrei fatto per non voler parlare con me?"
"Hai addirittura bisogno di chiederlo? Innanzitutto, mi hai sottilmente dato della poco di buono..."
Mi guarda a fondo, la sua espressione è cambiata, come se fosse incazzato.
"Sei ubriaca!"
"Si e allora?" Non mi aspetto una risposta, neanche la voglio e mi dirigo verso la mia stanza. Ho sonno.
Quando sto per entrare in camera, lo sento alle mie spalle e un brivido mi attraversa la schiena. Resisti Mia.
"Ci hai scopato?" La sua domanda mi rimbomba nella testa. Credo sia incazzato. Faccio un passo avanti e porto la mano alla porta, sperando capisca che non voglio continuare questa discussione.
Ovviamente niente, è ben saldo nella sua posizione e non accenna a volersene andare.
Lo guardo negli occhi, ma non dico nulla.
"Allora?" Insiste.
"Non urlare..." dico in una supplica, mentre la mia testa minaccia di scoppiare.
"Non sto urlando, sei ubriaca e ti sembra che io urli. Mi rispondi, per favore?"
Lo guardo di nuovo e mi gira la testa, ma non per la sbornia, per lui. Per i suoi maledettissimi occhi e la sua...bocca. Dio, la sua bocca, quanto vorrei che mi baciasse come qualche ora fa.
Mentre i miei occhi a pesce lesso continuano a fissare la sua dannata bocca, un lampo mi attraversa e mi riporta alla mente l'immagine di lui con in braccio Ilaria e, per la seconda volta in poche ore, vorrei strozzarlo.
"Ok, perfetto...io sono ubriaca e tu non stai urlando, ricevuto! Adesso, però, mi dici cosa vuoi?" Dico con fare sprezzante.
"Voglio che rispondi alla mia cazzo di domanda," fa una pausa e poi continua, e giurerei che stavolta abbia davvero urlato,
" ci hai scopato si o no?"
Lo guardò fisso negli occhi, lui fa lo stesso, come se stessimo giocando una partita immaginaria di non so che.
"Si e quindi?" Le parole mi escono senza rifletterci minimante. La me ubriaca e più cattiva della me sobria e vuole fargliela pagare.
È furioso, i suoi occhi sono furiosi e i muscoli della sua faccia sono così tirati che quasi fa paura. Stringe le mani in un pugno.
"Sei seria?" Non aspetta che io risponda e continua "Dimmi che stai scherzando..." e resta li, fermo, sotto l'arco della porta della mia camera.
"Si ed è stato piuttosto intenso, quindi adesso scusami ma devo dormire!"
Mi guarda con gli occhi sgranati, come se non credesse alle sue orecchie, beh ci credo bene, non credo alle mie orecchie neanche io. Fa un passo indietro e io ne approfitto, riporto la mano alla porta e la chiudo, lasciandolo fuori.
"Vaffanculo Mia! Hai capito? Vaffanculo!" Urla alla mia porta. Si urla, questa volta ne sono più che sicura.
Mi appoggio alla porta e mi metto a sedere per terra. Che cazzo ho fatto?!
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