Una piccola complicazione

"Sei nuova di qui?" Le chiedo, ignorando il fatto che a lezione ormai mi avranno dato per disperso.
"Si ma solo per la scuola. Abito qui vicino, quindi in realtà non ho dovuto trasferirmi.."
"Ah sì? Dove andavi a scuola prima?" Le chiedo piuttosto curioso.
"Frequentavo il Boroni, a Udine centro. Tra gli impegni extra-scolastici e lo studio però non avevo un attimo per rilassarmi. Ero costantemente stressata, così mia mamma mi ha consigliato di cambiare e l'ho ascoltata."
"Beh benvenuta al Palmieri!" Le dico con un sorriso a trentadue denti.
Bello schifo, davvero. Conosco il Boroni e penso che debba essere un dramma fare un cambiamento del genere. In terza media, prima di capire che svegliarmi alle 6:30 per andare a scuola non sarebbe stato plausibile, avevo fatto lo stage proprio in quella scuola. Edificio enorme, circa quindici sezioni per anno scolastico e stupefacenti progetti internazionali, da gemellaggi a conferenze.
Il Palmieri in confronto vanta due sezioni per anno, è un edificio ricavato da quello che una volta era il manicomio del paese. Purtroppo non scherzo. Il risultato del fatto che il Liceo è davvero molto piccolo, è che tutti sanno tutto di tutti e voci pessime girano in continuazione per le aule della scuola.
"Come ti sei trovata finora?" Continuo imperterrito. Lei mi guarda un po' incerta.
"Beh a parte quest'ultima esperienza." Aggiungo con un sorriso tirato.
Stavolta è lei ad alzare gli occhi al cielo. Ha le sopracciglia ben curate e le osservo incurvarsi fino a formare un solco al centro della fronte.
"Abbastanza bene direi." Dice corrucciata.
"Ovviamente è difficile farsi degli amici appena arrivati, in più sono abbastanza timida. Eppure i miei compagni sembrano simpatici".
"In che classe sei?" Le chiedo, curioso di sapere quali soggetti mentalmente instabili reputa simpatici.
"In 4B, l'aula vicino al laboratorio."
"Ah si ho presente" le dico mentre raspo con la paletta lo zucchero sul fondo del bicchierino di plastica. Ahhhh che goduria.
"Per ora sono seduta vicino ad un certo Matteo: alto, capelli lunghi legati in un codino.. Non è così male."
"Tenesi!! Dev'essere Matteo Tenesi! So chi è, fa le gare di matematica... un tipo un po' strano.."
"Si, ho notato" dice, concludendo con una risatina limpida. Sembra che finalmente si sia un po' lasciata andare. La tensione sulle spalle è diminuita e ha abbandonato la postura rigida tenuta fin'ora.
Sento un rumore dal piano inferiore, l'aprire e chiudersi di una porta. Lo ignoro deliberatamente.
"Quando gli parlo non mi guarda mai negli occhi e si comporta come se cercasse di scomparire. A volte gli faccio delle domande e nemmeno risponde!!" Continua lei, contenta di aver trovato una persona di comune conoscenza.
"Posso immaginare.." Le dico ridacchiando. Mi stupisco che non abbia capito che il comportamento di Matteo è semplicemente dovuto al fatto che si trova vicino ad una bella ragazza, forse per la prima volta in vita sua, e lei gli rivolge pure la parola.
La osservo poi mentre si sistema una ciocca di capelli scuri, un po' più corta delle altre, dietro l'orecchio, e arrossisce distogliendo lo sguardo quando si accorge i miei occhi sono fissi su di lei da un po' troppo tempo.
"E poi.... una certa Anna, ho passato assieme a lei l'ultima ricreazione e mi sembra molto.."
Non la sto già più ascoltando. Dovevo immaginare che fosse in classe con Anna. Che stupido che sono.
Per un attimo penso che non deve essere necessariamente "quella" Anna. Torno subito alla realtà però, non ci sono altre ragazze che si chiamano così in quarta Liceo.
Perfetto. Mai una gioia.
Anna è una ragazza molto carina che ho avuto la fortuna di incontrare al "Wakanda", una festa di Carnevale organizzata dal "2Bears", la discoteca più frequentata di Udine. Mi ero presentato, sfruttando il fatto che venivamo dallo stesso paesino, e le avevo offerto un drink. Poi, come si sa, un drink porta ad un altro drink, l'altro drink porta in pista, la pista porta al ballo. 
Voglio dire, se fosse stata una cosa seria, le avrei chiesto il numero di telefono prima di baciarla. Anzi, forse non l'avrei proprio fatto. Sono dell'idea, come la maggior parte delle persone, che ciò che succede in discoteca non possa stare alla base di una relazione. Baci uno di cui non conosci identità e personalità e pensi che da lì possa nascere qualcosa? Non credo proprio. Se baci qualcuno in discoteca lo fai perché ti va, perché in quel momento hai bisogno di farlo, non per poi sposartici.
Comunque, lei se ne stava lì tra le mie braccia, i capelli biondi arricciati e una pesante linea d'eyeliner a farle quegli occhi marroni tanto belli, ancora più enormi e profondi. Mi sorrideva, muoveva le anche al ritmo di musica e contro di me. Io beh, io volevo dimenticarmi di tutto il resto: così l'avevo baciata. Lei aveva ricambiato ovviamente. Purtroppo in quel bacio vedeva molto di più di quello che vedevo io. Si fece dare il mio numero dopo la festa e iniziò a scrivermi. Mi chiedeva di uscire, di parlare, di chiamarla. Io non le rispondevo mai e scuola cercavo di evitarla. Devo ammettere che avrei potuto risponderle, dirle che mi dispiaceva ma che non ero interessato. Lo ammetto, ho fatto un errore. Al tempo però volevo semplicemente far finta che non fosse successo niente; non volevo avere inutili discussioni, nè far sapere a tutti che mi sentivo con lei. Ero molto sicuro di me, lei aveva baciato uno praticamente sconosciuto in discoteca, poteva essere uno stalker o un maniaco, doveva essere contenta che fossi solo io: Daniele Valenti, insensibile studente di Liceo.
Anna ovviamente non prese affatto bene il mio silenzio. Alcune settimane dopo la festa arrivarono le prime voci secondo le quali avevo approfittato del bacio per "toccarla", poi che l'avevo baciata senza il consenso e infine che avevo cercato di convincerla a venire a casa mia. Quest'ultima affermazione mi faceva addirittura un po' ridere siccome a casa mia c'è sempre gente, e il massimo che avremmo potuto fare sarebbe stato cenare assieme alla mia famiglia. Insomma, la situazione aveva preso una piega drammatica e assurda.
Siccome ignorai anche questi suoi ultimi affronti la cosa finì lì per fortuna. Il fatto però che Francesca sia in classe con lei ora, e che possa diventare sua amica brucia la maggior parte delle mie carte. Se Anna venisse a sapere del mio "corteggiamento" non so quante assurdità potrebbe raccontarle per metterla in guardia.
" e insomma.. penso davvero che potremmo legare.." continua Francesca.
Oh Madonna.
Faccio un sorriso tirato e le dico "beh.. bene no?" . Credo seriamente che la frase mi sia uscita un po' stridula e incerta.
Dovrei metterla in guardia? Prendere in considerazione il problema? Fare qualcosa??
Sperando di non dovermi preoccupare subito di questo inconveniente faccio finta di nulla.
Sento dei passi salire le scale e non faccio nemmeno in tempo a girarmi che sento: "Dani porta giù quelle chiappe di marmo che ti ritrovi e torna in classe!" Mi volto e incrocio lo sguardo di Lele, che sorride sornione. Penso che la sua felicità sia più dovuta alla mia compagnia che al fatto che sono scomparso per un buon quarto d'ora. Faccio un passo verso di lui e mi volto verso Francesca.
"Beh ci vediamo in giro.." le dico.
"Certo" dice lei sorridendo a sua volta. Poi torno a voltarmi e scendo le scale fino al pianerottolo dove Lele mi sta aspettando impaziente.
"La Marchese è andata fuori di testa quando si è accorta che non eri tornato Dani. Ha iniziato a blaterare che sei sotto la sua responsabilità  e che se scompari poi finisci in prigione. La nota te la sei già beccata. Ha detto che se non ti avessi trovato avrebbe chiamato la preside. Hai provocato una crisi isterica a quella poveretta!"
"Vabbè dai si calmerà" dico ridendo, "Dopotutto sono vivo e vegeto!!".
Ci fermiamo davanti alla porta della nostra aula.
"Allora come è andata con la tua futura fidanzata?" Mi chiede Lele ammiccando. Ha una mano sul muro e si è piazzato proprio di fonte alla maniglia, per impedirmi di fuggire da questo improvviso interrogatorio.
"Beh bene direi. Si chiama Francesca e mi ha detto di essersi trasferita qui dal Boroni"
"Ahhh quindi è una vip?"
"A quanto pare.."
"Che altro?"
Così gli racconto tutte le novità, perdendo altri dieci minuti di tempo prezioso per non essere mandato dal preside. L'unica cosa che tralascio è il problema "Anna la matta" che penso terrò per me fino a che non diventerà una concreta minaccia.
Una volta soddisfatto Lele si complimenta e apre la porta della classe.
Non appena varco la soglia sento un urlo rauco e spaventoso alla mia destra, seguito da crescenti risate : "Sinor Valenti!!!"
"Si prof?" Mi giro e le rivolgo un ampio sorriso. Mi ritrovo davanti una donna sulla cinquantina, un po' in carne. I capelli corvini e ricci le stanno dritti e disordinati attorno alle testa come raggi solari. Le sopracciglia folte è decisamente poco curate sono incurvate e la bocca è deformata in una smorfia. Ho quasi paura.
"Dove diavolo era finito?!"
"Mi sono sentito un po' male in bagno prof, e sono andato in bidelleria a controllare se avevo la febbre.."
"Oh povero Valenti, stai bene? Scusa se ho insinuato qualcosa, torna pure al tuo posto" mi dice con evidente sarcasmo. So che non mi crede, d'altra parte non può nemmeno accusarmi di fingere di star male. Non può effettivamente sapere come sto. Qualcosa però  mi dice la Marchesi me la farà comunque pagare in qualche modo.
Prendo posto a sedere e ascolto il resto della lezione: Renzo e Lucia si separano per il loro bene, Don Rodrigo vuole approfittare della distanza dei due per conquistare la ragazza. La lentezza con cui procediamo è sconfortante, di questo passo non faremo nemmeno Leopardi per l'esame.
Il resto della mattinata procede abbastanza in fretta. A ricreazione non esco, non so bene se perché quella di non farmi vedere molto spesso è la tecnica che uso solitamente con le ragazze, o per paura di vedere Francesca e Anna assieme.
Esco da scuola e mi dico che almeno questa è fatta. Sono consapevole però che la giornata non è finita: la parte peggiore del lunedì infatti, viene dopo pranzo.

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