Spudorata assonanza
Assonanza spudorata la tua alla Sua, nella mia testa reboante di frastuoni, tuoni, e dolci melodie.
Assonanza sconveniente per altri, per menti accecate e traboccanti della tua luce selvaggia e irrequieta.
Padrona inconsapevole della potestà che ti viene attribuita, piccola e fragile rosa dai petali schiusi e raggianti di vita.
Mi vesto distratto in questa mattina uggiosa.
Indosso pantalone e camicia, non prima di essermi infilato come un guanto tutto il rimpianto, tutta l'amarezza.
Non prima di morire per averti sentito ancora addosso.
Ricordo quando sotto le mie braccia vagava un'anima fragile e ferita.
Ricordo quando impotente ti stringevo al mio petto con desiderio di strapparti al male.
Ricordo... ricordo le mie parole taciute e il cuore arso della tua assenza.
Dominante il tuo respiro innescava i miei istinti prematuri e insolenti.
Efficace e autorevole il tuo pianto esplodeva radendo al suolo tutto.
Incomprensione dell'attimo in cui non ti ho letto l'anima, mia dolce stella che, ora più che mai, illumini le mie notti insonni e buie.
Percorro la strada distratto dalla tua immagine incastonata nella mia mente, quando ti tenevo la mano, quando innocente e incontaminata mi tenevi per la vita camminando sotto l'ombra degli alberi in autunno.
Con i piedi scalciavi le foglie secche sorridendo e cercando quella pace che dicevi di trovare solo con me. E io morivo, morivo dalla voglia ti tirarti su fra le mie braccia e fare del mio, il tuo cuore.
E muoio. E vivo.
Era il giorno del tuo compleanno, quando dopo averti dato il mio regalo, il tuo "Grazie" lo sostituisti poggiando le tue labbra alle mie, incosciente della catastrofe che avresti scatenato in me, mia piccola ribelle.
Quel giorno, lasciai il tuo sorriso al mondo.
Quel giorno, lasciai la mia rondine volare lontano da me.
Per cieli sconosciuti, tenera e indifesa, ti lasciai andare dove ormai non posso più raggiungerti.
Lasciasti a me solo il delicato vento del tuo battito d'ali.
Lasciasti a me solo il delicato pensiero di saperti volare, mentre io affondavo in quel terreno, proprio sotto il nostro albero.
Ora sei lì, a pochi passi da me, ignara dei miei occhi intenti a guardarti.
La tua forma tramutata: di fronte ho una donna adesso.
I tuoi occhi, pietre nere lucenti e intarsiate di fiamme calde e travolgenti. Sono sempre gli stessi, tu sei sempre la stessa.
I tuoi capelli al vento, stretta nel tuo giacchetto nero. Le braccia intorno al tronco.
Ti vedo tremare per il freddo, vorrei essere lì per abbracciarti.
Compio un passo e scopro la mia figura da dietro la corteccia di un pino.
Il cuore vibra tormentato, vorrei carezzare la tua pelle, vorrei abbracciarti di nuovo, vorrei poterti sentire di nuovo sul mio petto.
Resto silente e ritorno al mio posto, dove ormai il terreno è solcato dalle mie suole.
Silente, torno sotto quel cipresso alto che sopra quella terra mi ripara.
Terra alla quale imploro perdono per aver tradito quel giuramento, terra sulla quale piango consapevole di essere tornato in vita.
Assonanza spudorata la Sua alla tua, mia piccola ribelle.
Mi pequeña princesa... Si tu no vuelves...
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