Cantare in un coro
Silenzio. Ecco il bel silenzio di cui non si può fare a meno, se si vuole trovare la giusta concentrazione. Un silenzio sacro, altisonante ma spontaneo, tradizionale. Le note sono già nella mente, pronte e saltellanti già sulle corde vocali, anch'esse vibranti d'emozione. L'attacco è fondamentale: da lì parte tutto. Un'ondata di brividi ci percorre intensamente: siamo qui, tutti vestiti di quel nero scuro che ci caratterizza da sempre, ognuno con la propria voce, forte di tutte le ore passate a provare e riprovare.
Solo noi sappiamo quanti pomeriggi ci abbiamo impiegato, solo noi sappiamo quanto amore ci mettiamo, però solo voi, spettatori, qui e ora avete il potere di cogliere il nostro enorme potere narrativo, solo voi potete leggere la nostra storia, solo voi avete il privilegio di raccogliere in una manciata di note tanti mesi di duro lavoro e di cooperazione costante.
Siamo qui, e nessuno ci toglierà la possibilità di dirvi chi siamo. Eccoci, siamo un coro. Un insieme di voci, esperienze, note, anime, speranze. E voi riuscite a vedere in noi tutto questo? Riuscite ad andare oltre l'intenso odore degli incensi della chiesa e sentire il nostro respiro?
Vi abbiamo riuniti qui per raccontarvi di noi, sperando che in noi, in qualche modo, anche voi possiate ritrovarvi.
Sentite questo crescendo? Vedete i nostri petti come si gonfiano fieri per poi ritornare perfettamente composti?
La nostra storia, sapete, è scritta per voi. Senza di voi, spettatori, per cosa lavoreremmo a lungo con così tanta passione?
Per questo tra i vostri visi cerchiamo di intravedere volti familiari: perché noi, a voi, ci stiamo completamente regalando, affidando del tutto, ci stiamo rivelando come voi foste il nostro diario segreto, e cantiamo per voi come se voi ci conosceste da sempre, volgeremo lo sguardo oltre i nostri quaderni, vi renderemo più forti e vivi grazie alla nostra storia, vi condurremo sulla nostra strada con una mano invisibile e delicata.
Non sapremmo raccontarvela meglio di così, questa nostra storia.
Ogni canzone, se eseguita per l'ultima volta, è un addio. Un addio a una parte di noi ma anche di voi. Un addio all'incipit della storia, poi al suo svolgimento e poi alla sua conclusione. Eppure non è triste come tutti gli addii, perché è speciale, è unico, è sottilissimo come le righe del pentagramma su cui ordinatamente ora, anche noi pari alle note, stiamo schierati come ci è stato insegnato.
Uditori nostri, mettiamo nelle vostre mani la nostra esperienza, vi abbracciamo con un armonico suono, vi trasportiamo attraverso la fioca luce che qui risplende sopra di noi. Mentre le fiamme delle candele ondeggiano insieme a noi, voi ascoltate questa canzone, udibile tra le fessure del cuore, nell'angolo più recondito della memoria.
Noi questo proviamo, e sorridiamo nel pensarvi il nostro narratario, chiunque voi siate. Abbiamo in mente voi e di voi ci fidiamo, cari ascoltatori, forse un po' troppo ma sappiamo che è fiducia ben riposta.
Non sono le parole della canzone che dovete percepire ma è il battito dei nostri cuori, che pare uno solo perché tutti noi abbiamo sincronizzato, in questo istante, le nostre vite.
Questa è la voce, la nostra voce, l'unica che saprà imprimervi nella memoria che siamo qui, e l'istante non può sfuggirci.
Ascoltate l'attacco, nell'infrangersi del silenzio in scaglie di emozione potrete cogliere la nostra vera essenza, il nostro significato, la nostra voce commossa dai ricordi.
Ecco la musica, coronata dai vostri applausi, dal fragorio dei vostri sorrisi, adornata dai vostri occhi lucidi.
La musica un'altra volta ha compiuto la sua opera migliore: unire poeta e spettatore, come nell'antichità e così ora, proprio in questo istante, proprio in questa ultima nostra, vostra nota.
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