CAPITOLO 4

Dopo mezz'ora nella stessa posizione eravamo sudati e estremamente stanchi ma non ci fermammo, era troppo bello.
Le spinte si fecero più violenti, più feroci. Mi prese con entrambe le mani i fianchi e ruotò, ora era lui sopra. Con le mani che prendevano e stringevano i miei capezzoli, gli occhi trasparenti fissi sui miei e il fiato corto, capii che era arrivato il suo momento.
«Vieni Camilla. Vieni per me ne ho bisogno!»
Quelle parole mi suscitarono una nuova fonte di energia. Mi abbandonai completamente a lui e iniziai a tremare. Nick mi mise due dita in bocca, «leccale come hai fatto prima!» lo feci e una volta che furono bagnate come voleva lui, le portò ai miei capezzoli e poi sulla mia vagina.
Ero li, stavo per venire.
Mi sentii irrigidire i muscoli del linguine e lottai contro me stessa per farli rilassare al massimo.
«Nick..» riuscii solo a dire, iniziai a urlare di piacere e lo fece anche lui.
Crollai sul suo addome inalando per la prima volta il suo profumo, non mi sentivo in imbarazzo ne volevo andarmene e capii che per lui era la stessa cosa perché mi cinse con un braccio.
Mi scostai e presi le mutandine. «Comunque piacere, mi chiamo Camilla.» allungai la mano libera e lui ricambiò la stretta sorridendo, «Piacere mio Camilla, io sono Nicholas!»
Finimmo di vestirci in silenzio e una volta fuori dalla macchina calò l'imbarazzo.
«Emm... io... Ora dovrei proprio andare! Ci si vede e grazie per la birra e... per tutto!» non sapevo cosa fare, chiedere il numero era fuori discussione, era solo una "botta e via" e se tutte sono così potevo anche farci l'abitudine!
«Ciao Camilla! Grazie a te per la emm... scopata.»

Mi ritrovai a camminare per un'altra mezz'ora buona per tornare a casa, o almeno, alla casa precaria, dove sicuramente mi aspettava una coinquilina pettegola e ancora sveglia.
Il quel momento guardai il telefono, erano le due di mattina passate e alle nove dovevo presentarmi in università.

Entrai in casa in punta di piedi, ovviamente Emma era ancora sveglia, seduta in cucina con la luce della cappa accesa e solo con una vestaglia indosso. Pensai che assomigliasse a una madre, ma neanche mia madre si è mai comportata così con me e non potevo passarla liscia, il mio letto era il divano.
Tutta contenta Emma chiese ogni particolare, nonostante fosse buffa mi piaceva. Abitavamo insieme da solo un paio di giorni e sembravamo amiche della pelle da anni. Ha un anno in più di me e frequenta il corso dell' accademia per tatuatori. Mi piace soprattutto per quello, è veramente brava e mi ha già fatto due bozze che presto mi tatuerà. Ho diversi tatuaggi, il primo che mi sono fatta era una rosa blu sul costato, si ha fatto male ma è bellissimo. Così bello che mia madre - che odia i tatuaggi- non mi parlò per un mese, il secondo tatuaggio furono i doni della morte di Harry Potter modificato con delle ali nere ai lati e dettagliato. Sul braccio fece meno male del fianco!
Il terzo tatuaggio è una scritta, "Alone." Sul polso, perché io sono sola. È il più recente, lo feci quando mi lasciò Andres, il mio ex.

Dopo trenta interminabili minuti, Emma mi lasciò in pace e tornò a dormire. Beata lei che dormiva in una stanza ma la mia era inagibile, piena di scatoloni, prima o poi li avrei tolti.

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