CAPITOLO 36
L'aereo atterrò all'aeroporto John F. Kennedy di New York all'orario stabilito.
Mi sentivo uno schifo. Le nove ore di viaggio avevano pacato la mia sbronza ma il jet leg non aiutò il mio mal di testa.
Sembrava di esser tornata indietro nel tempo. Dovevano essere le sei del mattino e in realtà l'orologio dell'aeroporto segnava quasi mezzanotte. Da dover perdere nove ore di viaggio ne avevamo perse soltanto tre scarse.
«Che gran figataaaa! Ragazzi ma ci credete? Siamo nella grande mela!»
«Oddio Joh sono anni che non si sente in giro più dire La Grande Mela! Ripigliati cazzo!» La raffinatezza di Dorian come al solito.
Mi strinsi in un abbraccio tenero con Nick mentre camminavamo per l'aeroporto enorme di New York.
Per la prima volta in tutta la mia vita ero in un altro continente, si avevo viaggiato, ma ero sempre rimasta in Europa tra Spagna, Francia e Grecia. Purtroppo non potevo viaggiare con mio padre in giro per il mondo, ma allora era un po come se l'avessi fatto insieme a lui.
Ora era tutt'altra storia, vedere un Aeroporto internazionale enorme in America mi suscitò un emozione mille volte più grande rispetto alle foto viste da mio padre.
«Che passa tesoro?»
«niente amore stavo ammirando questo posto bellissimo.»
«È vero è meraviglioso, ma ce qualcosa di più bello qui dentro da vedere!»
«Che cosa? Cosa ce di più bello? Voglio vederlo subito!»
«Calmati! E poi io lo vedo tutti i giorni, e questo posto da urlo sei tu!»
Lo amo, lo amo tantissimo! Come non mai. Lui è il mix perfetto di una divinità nel corpo di un uomo, perfetto, rude ma anche dolce, duro ma delicato era tutto e solo per me.
La mia perfetta favola da principessa sognata fin da bambina era ora la mia vita. Ma non mi sentivo in forma.
Mi sentivo stanca e nervosa.
Pensavo fosse la sbronza e il jet leg ma mi sbagliavo.
Uscimmo dall'aeroporto tempo record, mezz'ora dopo esser scesi dall'aereo avevamo già preso i bagagli e fatto il check out.
Vidi due ragazzi che suonavano canzoni dei Linkin Park così mi avvicinai ancora stretta a Nicholas e li guardai dolcemente.
«Noi siamo più bravi.» Mi disse Nick mentre mi dava un bacio casto sui capelli.
«Non l'ho dubitato neanche un secondo!» Dissi sorridendo e misi una monetina nella custodia della chitarra.
Una volta ritornati dagli altri vidi Anthony nervoso.
«Mmm, dovrebbe arrivare ora il nostro taxi.» Annunciò. Non aveva parlato per tutto il viaggio, nonostante Joh e Nicholas che litigarono per la scelta del ritmo della canzone, nonostante io fui costretta a correre quattro volte in bagno per vomitare la colazione/pranzo.
«Bene perché si muore di freddo qui papà!»
In effetti faceva parecchio freddo, c'era ancora della neve ai bordi delle strade e sui tetti delle macchine. Le previsioni avevano messo neve anche durante il nostro soggiorno negli Stati Uniti e questo mi fece saltare di gioia.
Ricordo come Nicholas fosse contrariato alla notizia mentre io ero entusiasta.
Finalmente arrivò il nostro taxi.
Persino quest'ultimi erano enormi e spettacolari.
«Allora, vi ripeto le destinazioni!
Domani sera saremo al DC caffè e avete tutta la serata;
Venerdì 5 invece faremo le cose in grande! Apriremo il concerto tributo a Chester...»
«COSA?!?!?» Dissero tutti in coro, me compresa.
«Papà ma stai scherzando? Non lo avevi scritto nelle email..?»
«Si beh volevo tenervelo nascosto ma ormai era ora di dirvelo...»
Tutti noi avevamo ancora la bocca aperta dalla notizia mentre Anthony continuò il suo discorso,
«Comunque, questo è un avvenimento importante per voi! Ci hanno concesso un ora di tempo all'inizio e forse anche in mezzo al concerto, quindi questo significa che dovete cantare tre canzoni vecchie dei Linkin Park a vostra scelta e due vostre possibilmente la nuova e una in inglese.»
Anthony continuò a parlare delle date importanti da fare per tutto il tragitto verso l'hotel. Una volta entrati, ci dirigemmo ognuno nelle proprie stanze, per fortuna, io e Nick avevamo la stessa stanza, i piccoli privilegi di due quasi marito e moglie.
In ascensore stavamo per perdere il controllo, era da troppo tempo che non ci toccavamo e mi mancava da morire.
Mentre Nicholas apriva la porta con la chiave magnetica mi aggrappai da dietro al suo collo e lui preso alla sprovvista barcollò qualche secondo per poi sollevarmi dal sedere e sistemarmi meglio.
Ridemmo come due bambini prima che andassi a sbattere contro la schiena di Nick per il suo arresto immediato.
«Cosa...?»
Cercai di guardare al di là della sua spalla possente e la vista mi fece restare a bocca aperta per la seconda volta in ventiquattro ore.
Davanti a noi si presentava una suite enorme.
All'ingresso erano posizionati dei sofà e una televisione a schermo piatto enorme; scesi dalle spalle di Nicholas e percorremmo l'ingresso mano nella mano.
Lo stile era molto vintage ma lussuoso, al di là del "soggiorno" c'era una piccola porta ricamata in bianco. Era socchiusa e mentre Nick l'apriva iniziai a vedere un letto a baldacchino enorme con un tappeto bianco perla e un lampadario pendente in cristallo.
«Ma questa stanza è bellissima!»
Mi ricordai di esser ancora a bocca aperta e voltandomi verso il mio futuro marito cercai di parlare ma non mi usciva nulla.
Una volta entrati vidi una jacuzzi impiantata nel pavimento di fronte alla parete e la parete era... era di vetro!
Si poteva vedere tutta New York da quanto eravamo in alto.
«Cazzo ma io mi trasferisco qui! Altro che vasca condivisa con Emma e le palle di Lush!»
Nicholas mi prese per la vita e adagiò un lento e dolce bacio sulla mia testa, mi girai e lo abbracciai guardando ancora il panorama che questa lussuosa suite offriva.
«Tesoro questo posto è magnifico! Peccato che passeremo poco tempo qui dentro...»
Sentii un velo di delusione nelle sue parole ma lo strinsi più forte a me beandoci ancora per pochi secondi quella vista.
Il bagno era altrettanto lussuoso e enorme, aveva una vasca, i sanitari e un lavandino bianco lucido con tutte le marche possibili di shampoo e bagnoschiuma; due set di asciugamani e un kit di palle di Lush di tutti i colori.
«Potrei morire qui dentro Nick! È Fantastico! Ma chi ci ha dato questa stanza?!»
«Non chiedere a me, io non so nulla!»
Uscii dal bagno e mi buttai sul letto saltellando per l'impatto, qualcosa di appuntito mi toccò la schiena scoperta e tastando capii che era un fogliettino:
Ai futuri signor. Marini,
Speriamo che il soggiorno nella suite più lussuosa dell'hotel più rinomato di New York sia di vostro gradimento.
La band e lo staff.
Wow, è stato il regalo più bello mai visto nella mia vita e di regali splendidi ne ho ricevuti!
Nicholas prese posto accanto a me sul lettone e spostando il bigliettino sul comò, mi prese tra le sue braccia senza staccarmi gli occhi di dosso.
Mi accarezzò dolcemente, mi tolse la felpa e la maglietta concentrandosi su ogni mia curva e in fine, mi tolse delicatamente i jeans che fasciavano dolorosamente le mie gambe da troppo tempo.
Con un dito iniziò a tracciare ogni contorno della mia pelle, poi fu il mio turno.
Sbottonai la sua camicia e passai le mie mani sui suoi addominali scolpiti, poi tolsi i suoi pantaloni vedendo chiaro la sua voglia.
E così rimanemmo in intimo uno a pochi centimetri dall'altro a toccarci e ad accarezzarci.
«Sai, ogni volta che ti vedo è un attentato al cuore. Sei perfetta, sei unica e a sapere che sei mia per sempre mi fa impazzire! Però non conosco bene alcune cose della tua vita e voglio scoprirle tutte!»
«Amore mio. Quando mi hai chiesto di sposarti dopo due mesi di fidanzamento mi sono chiesta se fossi matto. Avendo quasi vent'anni e tutta una vita davanti avevo paura di non poter venir meno alla promessa che stavo per farti. Non abbiamo ancora litigato seriamente e non ci si è presentata ancora la vita a chiederci indietro il favore di averci fatto incontrare...»
Presi un grosso respiro cercando di far tornare indietro le lacrime di gioia e continuai,
«Poi però ho pensato a quante cose avevamo passato insieme, al nostro primo incontro, te lo ricordi? È stato l'incontro più strambo e insensato che avessi mai avuto.» Ridemmo entrambi al ricordo. «Oppure a ciò che è successo a Natale o ai concerti fatti insieme.
Sono stati tre mesi intensi e bellissimi nonostante tutto ed è per questo che ho detto di si. Poi per il matrimonio ce tempo e non dobbiamo per forza sposarci tra un mese.»
«Io ti amo così follemente!»
Iniziammo a spogliarci di tutto, degli ultimi vestiti addosso, delle preoccupazioni, del dolore, della stanchezza... e una volta nudi di tutto iniziammo qualcosa che ci faceva stare bene, l'Amore.
Facemmo l'Amore con la A maiuscola, perché era la forma più pura e perfetta per dimostrare coi fatti cio che con le parole non riuscivamo a dire.
Il nostro legame va oltre alle apparenze e entrambi ne eravamo a conoscenza.
Quando Nick entrò dentro di me con dolcezza esplosi, esplosi per tutte le emozioni negative che mi avevano perseguitato e non pensai più a nulla.
Dopo mezz'ora mi intufolai nella jacuzzi e feci una foto della schiuma e del paesaggio da mettere su Instagram. Non tardò il commento di Emma e di alcune amiche il quale mi definivano una stronza e che erano felici per me.
Nicholas dormiva beato su un fianco nudo, coperto solo da una sottile coperta che però copriva solo il fianco. Mi misi spalle al panorama e mi concentrai sul paesaggio cinquecento volte migliore di New York tracciando nella mia mente, come per ricordarmene, tutte le sue linee e forme.
Era bellissimo e questo non potevo negarlo, ed era altrettanto tutto mio.
Mi asciugai e mi stesi al suo fianco appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. Mi addormentai cullata dal suo profumo e dal suo tocco delicato.
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ECCO A VOI IL 36 CAPITOLO! Scusate l'attesa ma avevo finito Internet!
Mancano ancora pochissimi capitoli ma vedo che con la mia assenza sono diminuite le visualizzazioni!
Questo mi fa molto intristire, perché ci metto anima e corpo per questa storia ma forse non è poi così bella o originale...
Fatto sta che non lascerò mai un'opera incompleta e quindi la terminerò ma non sarò altrettanto sicura per il sequel...
Vi auguro una buona notte e spero di aggiornare durante questa settimana💕
Vi voglio bene!!
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