CAPITOLO 3


Era una follia, una follia bella e buona. Non conoscevo il suo nome e lui non conosceva il mio eppure mi aveva baciato, presa per la mano e portato dietro al palco. Non aveva cattive intenzioni, solamente continuava a fissarmi, a mangiarmi con gli occhi e a me piaceva. Per una volta non mi sentivo innervosita ne intimorita davanti a un uomo.

Sono stata così tanti anni monotona e con lo stesso ragazzo che mi sono scordata com'è uscire da sola e divertirmi. E proprio ora, davanti a un uomo e non al ragazzino delle superiori non mi sentivo a disagio.
A un certo punto si aprì la porta della stanza, entrò il resto della band parlando e scherzando.
Appena mi vide il batterista si fermò di scatto «ma che diavolo combini joh!?!» gridò uno dei chitarristi.
«Ah, non pensavamo avessi compagnia! Scusa amico, perché non ci presenti questo schianto?»
Si misero tutti a guardarmi, diventai rossa in viso e me ne accorsi perché la stanza divenne fuoco come qualche ora prima nel locale.
«emm... in realtà non so il suo nome»
«Questa è buona Nick! Hai una ragazza nel prive' e non sai neanche come si chiama? Perdi colpi amico»
Nick, che bel nome, semplice, conciso e... Sexy.
«Io...io mi chiamo Camilla». Non so da dove presi il coraggio a parlare, coraggio, più che altro balbettai.
«Ciao camilla,» disse il batterista, Aveva qualcosa di famigliare, lo avevo già visto.
Lui continuò a parlare: «io sono Joh!» poi indicò i due chitarristi appoggiati al tavolo vicino a me «Loro sono invece Lucas e Dorian, sono gemelli se non te ne fossi accorta!» mi fece l' occhiolino e continuò «mentre quel ragazzo che hai di fronte, che per la cronaca, non si è presentato, si chiama Nick! Scusalo ma non è abituato a provarci, anzi ci meraviglia il fatto che tu sia qui con Lui e non con me!» si mise a ridere e lo imitarono i due gemelli.
Spostai l'attenzione su Nick, notai che non era in imbarazzo, non spostò mai il suo sguardo da me e questo mi innervosii.
Mi alzai, presi la mia roba e cercai di uscire il più veloce possibile, quella situazione era insopportabile e io non avevo nessuna intenzione a stare un altro minuto in loro compagnia.
Ero ormai fuori dal locale quando una mano prese il mio braccio al di sopra del gomito e mi costrinse a girarmi.
Sentii delle labbra sulle mie, prima delicate poi intense. Iniziò a toccarmi tutto il corpo, ripercorrendo le mie curve dai glutei, ai fianchi e in fine al seno. Rimase qualche secondo in più, accarezzò il capezzolo e quando capì che ero senza reggiseno sentii un gemito lieve e poi uno più forte.
Mi accorsi che la sua presa si faceva sempre più forte, più decisa, così decisi che quella notte mi sarei lasciata andare tanto non l'avrei più rivisto.

Mi aggrappai a lui mentre entravamo nella sua macchina, si molto squallido Camilla, ma ne valeva la pena.
Mi tolse il top senza staccare la bocca dalla mia e riuscì soltanto a dire, «Tu mi farai mandare al manicomio, Dio se sei bella!» notò il sorriso sulle mie labbra e iniziò ad ansimare ancora più rumorosamente.
Io sbottonai la sua camicia, si il suo tatuaggio era un leone. Le linee nere e scure marcavano i contorni, non era colorato né pieno di particolari, semplice, i tatuaggi che piacciono a me!
Scesi con le mani e tolsi i pantaloni. Solo con i boxer si notava quanta voglia lui avesse e osservai con gioia che era anche ben dotato. Mi sfilò i pantaloni e poi si concentrò sulle mie mutandine, per fortuna mi ero depilata e portavo l'intimo sexy di Victoria's Secret. Sembrava stregato, con forza misurata mi girò, guardò i miei glutei coperti solo da un filo Leopardato e mi voltò di nuovo.
Lo guardai negli occhi e vidi che voleva me, che voleva scoparmi e così tolsi i suoi boxer e mi misi a giocare con il suo pene. Era lungo, dannatamente lungo, feci fatica ad arrivare all'estremità ma non mi fermai e a lui non dispiaceva affatto.
Aprii il cruscotto sperando di trovare la scatola dei preservativi, bingo! Era esattamente la. Presi una bustina, la strappai con i denti e mi misi quel delicato involucro colorato e in lattice tra il labbro superiore e quello inferiore. Appena mi vide il suo sguardo si illuminò e si mise più comodo tirando indietro al massimo il sedile.
Inginocchiata davanti a lui mi allungai, presi il suo pene nella mia mano sinistra e iniziai a infilare il preservativo in un modo che non avevo mai fatto.
Una volta posizionato bene lui iniziò a toccarmi in cerca di soddisfare i suoi bisogni, così mi misi sopra di lui a pochi centimetri dal sul suo pene. Le mie mani accarezzavano il suo addome e le sue erano ben aperte sui miei glutei. Riuscii a strappargli qualche gemito violento così puntò i talloni sulla moquette della macchina e con la testa all'indietro spinse il suo pene il più vicino alla mia vagina.
Era un'agonia, per me ma soprattutto per lui, presi il suo pene in una mano e feci strada nel paradiso chiamato sesso.
Una mia mano era appoggiata sul finestrino appannato mentre lui era senza energie e anche io ero stanca, ma mi convinsi a muovermi e con lenti movimenti del bacino andai a fondo. Lui mi prese un seno con una mano e iniziò a giocare con la lingua, mentre con l'altra mi prese la chiappa destra con forza dando il ritmo.
Ora era lui a comandare.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top