CAPITOLO 26
Era una giornata soleggiata. Quest'anno le temperature rimanevano molto alte rispetto al periodo.
Nicholas non parlava, scendeva i gradini dell'ospedale al mio fianco.
Sarebbe rimasto a casa nostra fin quando non saremo partiti insieme a capodanno.
«Come stai?» Ruppe il silenzio.
«Sto bene Nick, riesco a camminare insomma...»
I miei passi erano incerti e tremanti. Dovevo guardare in basso per alleviare il senso di vertigini che mi affliggeva ogni volta che guardavo in alto.
«Mi hanno detto che quel bastardo non se la passa molto bene in prigione.» Come ogni volta, Nicholas ringhiò nel pronunciare il suo nome, anche non direttamente.
Sapevo che era una grossa sofferenza per lui e sapevo anche che Andres probabilmente sarebbe morto in prigione.
Le condanne o quasi condanne per stupro sono le peggiori. Avevo letto su Internet di molti violentatori morti dopo poco perché altri carcerati li avevano violentati.
Per quanto questo pensiero avrebbe dovuto sollevarmi l'umore non era affatto così.
Sì, Andres mi aveva fatto del male, anzi mi aveva violentata e dovevo odiarlo ma non ci riuscivo neanche se mi sforzavo.
Ma Nicholas non la pensava come me, come dargli torto.
Per fortuna la mia famiglia aveva zittito, per il momento, i giornali di gossip che raccontarono solo di una lite furiosa tra me e Andres ma non dello stupro.
«Mi spiace averti fatto stare male... Hai... hai dovuto lasciare i tuoi genitori che non vedevi da tanto.»
Mi misi le mani sugli occhi per evitare che altre lacrime scendessero sul mio viso. Per fortuna non avevo più quello scomodo e orribile collare che mi intralciava i movimenti. Nicholas mi prese tra le sue braccia facendomi appoggiare delicatamente la guancia sul suo petto. «Dio camilla, sei sempre così. Ti preoccupi prima di me e poi di te stessa! I miei genitori sono contenti che io sia qui. E ora vorrei solo pensare a te e a nessun altro.»
Mi lasciai coccolare ancora un po poi entrai in macchina.
«Io penso a te perché... perché ti amo Nicholas, ti amo da quando mi hai portato a casa dei tuoi nonni ma avevo paura.» Feci una pausa e Nicholas si voltò a guardarmi. «Ho paura perché quando Andres mi ha lasciata io non capivo. Mi sentivo brutta, inutile e non sapevo se per te ero solo un passatempo...»
Prese la mia mano sinistra tra le sue cantando: « so afraid I couldn't let myself see
That I could never be held
Back or up no, I hold myself
Check the rep, yep you know mine well
Forget the rest let them know my hell.»
Oh parole più giuste non poteva scegliere. Parole delicate e vere.
Con il suo labbro inferiore che accarezzava il mio orecchio sinistro e le nostre mani intrecciate, dimenticai all'istante tutto il male e il dolore provato nei giorni precedenti e chiusi gli occhi.
Mi feci cullare da ogni singola parola di "Lost in the Echo" che usciva dalla sua bocca, dalla sua splendida bocca.
Con gli occhi chiusi immaginai di trovarmi in campo con nulla intorno solo io e Nicholas.
Io ero persa, volevo scappare ma c'era Nicholas, mi stava calmando con le sue dolci parole.
ma all'improvviso il campo sparì e mi ritrovai in macchina.
Aprii gli occhi. Ora tutto mi era più chiaro. Nicholas non mi avrebbe mai fatto del male perché mi amava, ma mi amava veramente.
Ogni canzone che cantava, ogni parola che usciva dalle sue labbra erano dichiarazioni d'amore.
Ero io la destinataria.
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"so afraid I couldn't let myself see
That I could never be held
Back or up no, I hold myself
Check the rep, yep you know mine well
Forget the rest let them know my hell." TRATTA DALLA CANZONE: " Lost in the Echo"
TRADUZIONE=
"avevo così paura che non permettevo a me stesso di vedere
che non potrei mai essere trattenuto
indietro o in alto, no, io tratterrò me stesso
controlla il repertorio, sì tu conosci bene il mio
dimentica il resto, e fagli conoscere il mio inferno"
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