Candle Rooms Blackout

Aprii i miei occhi. Un tonfo improvviso mi svegliò di botto, alzai confuso la mia testa dal cuscino, osservando la finestra del mio piccolo appartamento per accorgermi che era ancora notte fonda, mi grattai gli occhi per schiarire la mia sfocata vista e mi accorsi di averla lasciata aperta. Doveva essere il vento ad avermi svegliato, questo era sicuro, eravamo nel mezzo dell'inverno e mi ero pure messo a dormire senza le coperte, quindi aveva senso che la cosa mischiata avrebbe effettivamente causato il mio risveglio. Mi avvicinai per chiuderla, contento della personale teoria che mi ero dato, ma il momento in cui attraversai la buia stanza della mia camera, qualcosa colpì le mie orecchie.

Da fuori la porta del mio minuscolo appartamento, in ciò che supponevo provenisse dalle scale del condominio, un urlo, un grido dei più angoscianti e dolorosi.

Mi voltai all'improvviso, il momento in cui mi voltai e il mio cervello ricevette il grido fu il momento in cui esso venne rapidamente soffocato.

A quel punto la teoria che avevo costruito saltò, era il grido che mi aveva svegliato, non il vento: Ma perché il grido? Chi gridava a quest'ora? Era il mezzo della notte..

Mi avvicinai per controllare il cellulare che avevo lasciato a caricare per tutta la notte, principalmente per capire in che esatta ora mi trovassi. Premendolo per un po' di volte però, realizzai una cosa. "Spento? Impossibile, giuravo di.." Lo avevo tenuto attaccato alla presa per ore, possibile che non si fosse minimamente caricato?

Dopo un rapido controllo, arrivai ad una realizzazione, tentando di accendere le luci della mia stanza. Era tutto spento, poteva essere che..?

"Un blackout." Dissi a me stesso, per darmi una sorta di conferma riguardo alla mia stessa teoria: era saltata la corrente.

Mi voltai ancora verso la porta, pensando all'orrido grido che avevo sentito provenire da fuori e che essenzialmente mi aveva svegliato. Prima questo grido, e poi il blackout. Cosa diavolo sta succedendo?

Dopo qualche attimo di indecisione, arrivai ad una conclusione, dovevo investigare, questo non era nulla di normale, magari si trattava di qualche banda di ragazzini che aveva fottuto il pannello di elettricità del condominio, in ogni caso, ero diventato leggermente nervoso, e necessitavo di sapere cosa fosse successo.

Rapidamente (anche ignorando il fatto che avessi ancora il pigiama su) poggiai su la mia giacca e infilai le mie scarpe senza mettere neanche i calzini, sarebbe stato un controllo veloce in ogni caso.

Aprii immediatamente la porta per il condominio e all'immediata uscita fui sorpreso da due fatti, il primo di quelli era come l'intero complesso pareva buio come la pece, tanto che non ero in grado di osservare neanche nei miei più vicini dintorni, era come se avessi gli occhi perennemente chiusi. Almeno nel mio appartamento avevo la mia finestra che rifletteva la luce notturna, ma cui pareva tutto completamente buio, il che era.. inusuale, il condominio possedeva finestre, e non mi pareva venissero mai chiuse, ma in quel momento non ero in grado di pensare a quello, ma più al fortissimo tonfo che si espandeva per l'integrità del corridoio, oltre alla devastante umidità in esso, ero confuso, e non mi mossi di un metro dalla porta del mio appartamento, mi serviva una fonte di luce, perché qui non vedevo assolutamente niente, e sarei di sicuro scivolato nelle scale. Non sapevo proprio come esprimere il mio stato d'animo al momento, ma ero sovrastato da un senso d'ansia, oltre al disgusto del tonfo nell'appartamento, non so che cosa stesse accadendo, ma mi stava dando dei leggeri brividi. Rientrai rapidamente nel mio appartamento, non possedevo una fonte di luce, il mio cellulare era spento e la mia fidata torcia non funzionante, poichè avevo finito le batterie per essa proprio ieri e mi ero ripromesso di comprarle. Feci una mossa disperata, ma l'unica disponibile. Raccolsi una candela vintage che mi era stata regalata da uno dei miei zii in un loro viaggio, come souvenir. Nonostante l'avessi usato come decorazione, ero consapevole che tale funzionasse anche in modo pratico. Tirai fuori uno dei fiammiferi che usavo sempre per accendermi le sigarette, e con mossa rapida, fui finalmente coperto dal lume proveniente dalla candela stessa. Finalmente fui coperto dalla luce, un'onda di sicurezza mi venne incontro, ma dovevo fare in fretta. Le candele scadono eventualmente, e oltre a ciò il mio subconscio mi pregava di scoprire cosa diavolo stesse succedendo e di scoprirlo anche in fretta, quindi mi affrettai ad uscire dal mio appartamento per capire cosa stesse succedendo.

Uscii rapidamente verso i corridoi del condominio, ma forse troppo rapidamente, poichè con una forza esagerata (probabilmente risultato di una scarica di tensione) sbattei la porta del mio appartamento, il colpo di conseguenza spense la mia candela, neanche ebbi il tempo di osservare i miei dintorni che ero già tornato al buio, feci, ormai con coraggio, qualche passo mentre tiravo fuori un altro fiammifero per accenderlo. Sentivo sotto alle mie scarpe una strana.. sostanza, come stessi toccando della melma, lo sentivo nel suono dei miei passi e nella consistenza in essi, la cosa mi motivava di più ad accendere la candela. Finalmente, riuscii ad accendere il fiammifero e ad accendere la candela, fu lì dove, osservando i miei dintorni ora illuminati e che prima non fui in grado di osservare, realizzai dove mi trovavo, la fonte dell'odore e che cosa era successo al mio condominio.

Osservai con disgusto il muro in cui ero appoggiato, ed esclamai allontanandomi con terrore. "Ma che.. che cazzo.." Appoggiandomi sul muro opposto ad esso, mi voltai, e con un urlo di terrore, indietreggiai di scatto, cadendo inevitabilmente sul pavimento, dove appena le mie mani fecero contatto con esso, d'istinto mi rialzai, scivolando più volte.

L'intero ambiente era una visione disgustosa: pareti, soffitto e pavimenti erano completamente coperti da uno strato fetido di carne putrefatta, un intricato intreccio di organi, vene e arterie pulsanti. Il tessuto si agitava inquietantemente, come se stesse respirando, mentre la melmosa sostanza era in realtà una collezione di organi sparsi sul terreno, creando l'orrenda sensazione di camminare all'interno delle viscere di un essere mostruoso. Ogni superficie del condominio era rivestita di organi schiacciati che palpitavano e si contorcevano, trasmettendo l'opprimente sensazione di trovarsi nello stomaco di un orrore indescrivibile. Questa sensazione si intensificava con un odore nauseante che penetrava le mie narici. In preda a un'improvvisa nausea, mi rialzai rapidamente, con la testa che mi girava. Ripresi la candela che mi stava quasi per scivolare dalle mani, e in un momento di puro panico, mi voltai verso la porta del mio appartamento, divenuta ormai inesistente, quella melmosa carne putrefatta l'aveva mimetizzata.

Non sapevo come descrivere ciò che provavo, se non per un intenso sentimento di orrore, neanche sotto il lume della mia candela mi sentivo al sicuro, anzi, era stato un errore accenderla in primo luogo. Prima ancora che potessi per un secondo respirare dalla mia scoperta, sentivo del bagnato nei miei pantaloni, disgustose vene dal movimento serpeggiante tentavano di afferrarmi, al tocco rapidamente tentai di scollarmi, "Lasciatemi cazzo! Lasciatemi!", nel liberarmi caddi per terra, in un momento di pura debolezza non potevo che sentire il panico della mia situazione, c'era solo un'opzione: La fuga, la fuga più rapida possibile. Mi alzai rapidamente, e tenendo stretta la mia candela mi misi a fuggire verso l'unica meta che immaginavo si potesse prendere, l'ingresso di questo ormai infernale condominio.

La fuga, anche se non stavo davvero fuggendo se non dal condominio che effettivamente mi circondava, era difficoltosa, e con fatica scesi le scale, che ora ricoperte di quel putrefatto tessuto fungevano anche come melma, rendendo difficile non scivolare, sempre contando che possedevo la candela, la mia unica fissa fonte di luce, e che nell'ipotetico caso in cui si sarebbe spenta, non avrei avuto la minima occasione di difendermi. Difendermi da cosa, poi? Questo non lo so, questo intero scenario sembrava uscito direttamente da un incubo, un qualcosa di infernale, come un purgatorio paranormale in cui ero stato catapultato senza nessuna colpa, sfrecciavo col cuore a mille in corridoi dissanguati e ripieni come in lattina di budella, e se uno dei miei principali problemi era non scivolare o far scivolare la candela, che ad un forte impatto si sarebbe spenta, il principale era quello di non farmi afferrare dalle varie vene ed arterie, che come creature affamate facevano di tutto per catturarmi, posate sul terreno, tentavano di farmi scivolare in un tentativo di immobilizzarmi. Ero abbastanza agile da schivarle e abbastanza impanicato da pestare quelle che osavano toccarmi fino a spezzarle dalla forza.

Inevitabilmente arrivai all'ingresso, con passo rapido però, arrivai ad un'oscura realizzazione. Dovevo pensarci prima, arrivarci con la logica, quella melma.. quella carne putrefatta, aveva ricoperto tutto l'ingresso!

Quella zona in specifico.. Mi concentrai con terrore nell'osservare il soffitto, i miei coetanei di condominio.. avevo compreso che fine avevano fatto, e avevo anche capito l'origine di quell'urlo, i loro corpi mutilati e putrefatti, cadaveri che stavano venendo risucchiati da quell'infernale strato di carne, venivano consumati lentamente, il loro sangue . Con totale disgusto, mi appoggiai sulle mie ginocchia, ormai colmato dal disgusto, ricoprì la zona di fronte a me del mio vomito, che istintivamente mi partii dallo stomaco sfrecciando al di fuori del mio corpo. L'atto fu così di istinto che non pensai neanche alla candela che tanto stavo proteggendo, tanto che ella all'improvviso cadde per terra assieme a me, e, capovolgendosi nella sua caduta, si spense all'improvviso.

Usai qualche secondo per riprendermi, e dopo quei suddetti secondi mi colpì la realizzazione riguardo alla situazione in cui ero, non ero più protetto dal lume della mia candela, dall'unica luce in quel buio.

Non fu solo la candela a cadere in quel momento, ma l'unico briciolo di sicurezza in quel momento, ma quello.. quello non era tutto. Il momento in cui sentii di nuovo quella fredda, bagnata e umidiccia sensazione sul mio corpo, realizzai che feci più di un errore in quel momento, il primo fu il come sbagliai del tutto privandomi dell'unica fonte di luce che possedevo, e il secondo era che avevo appena trasgredito l'unica regola che mi ero imposto fuggendo per cui corridoi: Di non fermarmi, o le vene mi avrebbero afferrato.

Al buio, al freddo, all'umido, cominciai così aggressivamente a dimenarmi, ma la cosa non aiutava, ancora di più, sentivo fili che come vermi si smuovevano sul mio corpo, li sentivo muoversi sulla mia pelle, stringere in un tentativo (che stava avendo successo) di bloccarmi, e i miei movimenti diventavano sempre meno agili. "LASCIATEMI! AIUTATEMI! QUALCUNO MI AIUTI!" esclamai dal più profondo della mia gola, come in un rilascio disperato del mio panico, "FATEMI USCIRE DA CUI! VI PREGO!", i miei lamenti divennero ancora più forte quando ciò che sentivo non era più disagio fisico, ma vero e proprio dolore. Potevo sentirli.. ma non vederli, non potevo vedere niente, le vene e le arterie stringevano sulla mia pelle, ad un punto in cui non potevo più fisicamente sopportarle, oltre a ciò, le sentivo mentre si addentravano nei miei vestiti e mi soffocavano, ma prima che potessi urlare qualsiasi cosa, entrarono anche nei miei pori, lasciandomi senza respiro, le mie erano urla silenziose mentre indifeso li sentivo addentrarsi e infilzarmi come uno spiedino, dalla gola, gli occhi, le narici, persino le orecchie. Era come se fossi bloccato in un processo tra la morte e la vita, mentre sentivo le arterie smuoversi all'interno dei miei organi, come se nulla fosse, e io non potevo ma subire tale tortura, senza voce, paralizzato e senza vista, mi sentivo l'udito sopraffatto da urla soprannatturali, come fossero le vene stesse a parlarmi.

Dopo quelli che parevano secoli di tortura e agonia, qualcosa si blocco in me, e smisi di gemere, e osservai direttamente il vuoto, con occhi aperti, e il dolore si fece così forte che affogai nel mio rosso martirio.

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