8 - PLAYIN' DEFENSE
"I gotta keep my guard up,
now I'm playin' defense.
Everybody wants a favor,
everybody needs me,
but I'm too busy tryin' to
fight away all of my demons"
Hundred, Khalid
10 marzo 2021
L'orgoglio è l'albero dalle foglie dorate ai cui rami tutti si appigliano accecati dalla meraviglia della chioma che altissima si estende protendendosi, tremendamente inconsapevoli del Male che subdolo si annida al petto quando gli stessi germogli della grande pianta ne stringono le membra in una morsa.
La lotta per liberarsene è immane e in pochissimi valorosi se ne fanno protagonisti.
Max non ha scelto di prendere parte alla guerra di cui ora è soldato, non ha mai pensato sarebbe stata un'opzione battersi da eroe e da nemico contemporaneamente.
È il peggior rivale del suo stesso essere ma anche il suo unico maledetto sostenitore ed è proprio a questa secondaria versione che egli disperatamente e quasi d'impaccio si appiglia, a dirla tutta, pur di trarsi in salvo dalla prima, lasciando che l'orgoglio l'avvolga, vestendosi di una sicurezza che vorrebbe non sempre gli fosse propria perché è lecito essere deboli e crogiolarsi nel puro dolore, ogni tanto.
Max se lo concede talvolta, unicamente quando è solo e nessuno può vedergli il cuore.
Gli è sempre stata quindi impartita una lezione che era stato costretto a far sua ma che adesso, quando può, allontana da sé, come se non gli fosse mai appartenuta.
Nascondersi tra i rami dell'alto fusto dell'orgoglio, pur di non lasciarsi intravedere l'animo, pur di non permettere agli altri di scorgere i suoi punti deboli perché è sempre stato persuaso del fatto che lasciare che possa succedere significherebbe riconoscere di essere stati sconfitti in partenza, era ciò che gli veniva simbolicamente suggerito, in realtà imposto in modo diretto, a tratti per lo più violento, e Max non ha infatti mai desiderato per se stesso nient'altro che non fosse la vittoria ma avrebbe voluto, allo stesso tempo, potersi ritenere libero di toccarsi il volto con le mani, lasciare che le maschere che si imponeva di indossare gli si sciogliessero come cera tra il tepore delle dita, che la fierezza di cui gli si gonfiava il petto potesse svanire come dissolta.
Max avrebbe voluto potersi mostrare debole in passato, consapevole che altrimenti non ne sarebbe mai più stato capace in presenza di qualcuno, di occhi indagatori e bocche piene zeppe di giudizi che feriscono, in futuro.
Si tormenta quando è solo, adesso.
Non si è mai, con ogni probabilità, lasciato sfuggire nemmeno un cenno di cedimento se in compagnia, il suo orgoglio e le sue mai dichiarate paure hanno tenuto stretto tutto in un Male d'insieme che gli provoca un senso di inadeguatezza, di paranoia e d'ira.
L'unico a cui Max abbia mai parlato con il cuore è Daniel, sola eccezione e rifugio.
Daniel sa di Max perché non si è mai soffermato alla sua ostentata sicurezza, alla sua sfrontatezza, alla sua rabbia, ma ne ha guardato e accarezzato le debolezze e i timori, non appena Max ha capito quanto fosse giusto, appropriato, ideale, lasciare spazio a Daniel tra i suoi tormenti perché è proprio Daniel a farsene rimedio talvolta.
Daniel ha fatto in modo che Max si fidasse di lui, gli ha spesso tolto quelle stesse pensanti maschere che gli sono sempre state appiccicate in volto e che è stato costretto ad esibire anche se, comunque, gli altri non capiranno mai davvero Max e ne giudicheranno sempre le apparenze e di questo ne sono consapevoli entrambi.
A Max però, a dirla tutta, basta che Daniel resti, che non cambi, che non tradisca la sua fiducia ed egoisticamente si scopre qualche volta quasi a pensare che vorrebbe che Daniel fosse soltanto suo amico, necessita di quelle sue attenzioni perché sa che nessun altro gliele riserverebbe o, comunque, non lo capirebbe abbastanza.
È il migliore amico che non si aspettava avrebbe mai potuto trovarsi accanto e adesso è grato della sua presenza, proprio come era avvenuto per Wave e Lola e quando Wave è stata privata della ragazza che le è ancora sorella seppur non per stesso sangue ha cominciato a sentirsi manchevole della stessa aria di cui Max si riempie i polmoni quando è con Daniel.
Fratelli.
Sorelle.
Ma Daniel ora è tutto d'un tratto preso da un'altra presenza e Max si scopre, oltre che ferito nello stesso orgoglio di cui si riempie il petto, persino sprovvisto di qualsiasi anticipazione a riguardo, non sapeva niente di Wave prima di incontrarla in aereo, Daniel non si era mai lasciato scappare nemmeno un cenno, una parola, un pensiero dedicato a lei, aveva preferito tenersi tutto nascosto, o forse Max è stato, si dice, talmente ingenuo da non aver colto da sé.
Ora però assiste all'elettrico contatto che vi è quando Daniel e Wave si sfiorano le dita.
Lui le sorride sornione, perso a guardarle il volto dipinto di rosso, segno di imbarazzo, di impaccio, di un'apparente innocenza stravolta da sensazioni probabilmente fino a quest'attimo mai provate dalla ragazza.
Max si scopre a pensare, forse, in un primo momento, con irrequietezza e poi mera rassegnazione, che non si è mai lasciato toccare da nessuno in quel modo, non che qualcuno ci abbia provato.
Per quanti gli abbiano stretto le mani, baciato le guance, le labbra, avvolto i fianchi e graffiato la schiena, ha ora l'impressione di non aver percepito nemmeno il benché minimo contatto.
"Puoi toccarmi" sembra che Wave dica a Daniel con gli occhi, come a dargli permesso di renderla vulnerabile, e le sue mani, che tremano infatti di una frenesia nuova, giungono alle guance di lui per sfiorarne la pelle morbida.
Max non è mai stato toccato.
Nel tempo ha soltanto accumulato cicatrici, ferite cucite dagli anni che trascorrendo lo hanno reso adulto, uomo, ma sono stati schiaffi, non carezze e, proprio perché non ha mai conosciuto il Bello e il Delicato, si convince, per quanto gli faccia male pensarci, che, pur volendo, non sarebbe in grado di toccare, di trasmettere il Bene che non ha mai incontrato ma che conserva inspiegabilmente in sé.
Max è sempre stato buono ma sul volto gli è stato dipinto un Male che non gli appartiene e di cui quotidianamente lotta per liberarsi, sta tutto in questo.
Scuote intanto la testa per liberarsi di questa lunga riflessione che gli ha invaso la mente per minuti che gli sono sembrati interminabili, essendosi accorto di quanto assente e scostante stesse risultando agli occhi dei suoi due compagni di viaggio.
"Max, tutto bene?" È Daniel a farsi spazio tra i suoi silenzi, che sia urlando contento, ridendo o avvicinandosi in punta di piedi, come sempre.
Wave gli rivolge uno sguardo incuriosito, portandosi alcune ciocche dei suoi lunghi capelli castani lontano dal volto, che resta infatti scoperto e illuminato di una strana luce che probabilmente è soltanto riflesso di quella emanata dall'animo felice di Daniel.
Max si schiarisce la voce e si inumidisce le labbra prima di proferire parola e liberarsi del peso di quella domanda fin troppo scomoda ma del tutto comprensibile.
"Sì, certo" Dice poi, toccandosi distrattamente i capelli, in un gesto nervoso sembra per qualche istante stringerne le cortissime ciocche bionde per poi lasciarle ricadere delicate sulla fronte larga. Sente lo sguardo di Daniel pungergli la pelle del volto e delle braccia scoperte e percepisce una terribile morsa alla stomaco, la temibile sensazione di dover fornire altre spiegazioni, una giustificazione che regga, un motivo per cui la sua risposta possa essere giudicata come valida ed esaustiva.
"Sono soltanto stanco, niente di più" Minimizza in aggiunta, strofinandosi il volto con le mani, pregando affinché Daniel non indaghi oltre, come è solito fare. Si volta per non guardargli le iridi, evitando di farsi scavare il cuore per poi sentirsi costretto a darsi per smascherato, ma dimentica che, poco oltre, altri occhi puntano alla sua figura.
Wave è tremendamente curiosa, da quel che Max apprende, forse troppo.
Le dedica infatti un'espressione apatica, disinteressata, si sente attaccato, vulnerabile, debole, si dice.
Perdente.
Maledetta paranoia.
"Penso sia quasi ora di atterrare" Annuncia poi Daniel contento, come se gli avvenimenti, i gesti, di pochi attimi prima non avessero mai preso effettivamente forma. Cerca, in realtà, di proteggere Max dalle domande che egli stesso potrebbe e dovrebbe porgli.
Wave si protende di rimando verso l'oblò per riempirsi le iridi del paesaggio incupito dal buio della notte ormai calata, delle luci che ne accendono i dettagli.
Intanto, in un gesto involontario, Max rilassa la muscolatura delle braccia, tesissima fino a pochi attimi prima, essendosi sentito intrappolato tra le parole che non si lascia scappare di bocca e quelle rivoltegli da Daniel.
Quando, carichi dei loro bagagli, a passi moderatamente svelti si lasciano alle spalle i gradini della minuta scala del jet, trovano ad accoglierli un abitacolo tinto di nero i cui finestrini lasciano intravedere ben poco gli interni, appositamente pensato per tingersi di discrezione e non lasciar campo visivo alle iridi dei più curiosi.
Daniel si occupa premuroso di aprire, tirando verso sè, la portiera per Wave che impacciata gli sorride e lo ringrazia, come sempre, seppur già largamente abituata, come direbbe Max, alle sue smancerie.
Il biondo si fa spettatore della scena, posizionandosi poi in auto, accanto a Daniel che a sua volta trova spazio vicino a Wave.
In hotel, scoprono di dover alloggiare in camere allo stesso modo poco distanti, poste l'una di fronte all'altra, dalle entrate in corrispondenza.
Una di esse è destinata a Daniel e Wave, abituati a condividere luoghi, spazi, letti, seppur non abbiano ancora compiuto il prossimo passo, nonostante non siano ufficialmente una coppia.
Daniel attende Wave, ne rispetta i tempi senza cronometrarne pignolo gli attimi, il momento che li vedrà uniti in definitiva in un amorevole duo giungerà per loro, si dice.
La seconda stanza spetta quindi a Max, sfinito dalle ore di viaggio e dai pensieri che gli gravano incessanti su mente e cuore, ossa ed essenza, muscoli, nervi che sa di dover fingere di aver sempre saldi, sarebbe costretto altrimenti a darsi per debole.
Perdente.
"Credo che andrò a riposare" Max si lascia scappare le parole di bocca quasi in un sussurro, bramando di potersi far piccolo dietro l'uscio della sua camera che fa infatti già per socchiudere con un cenno sbrigativo e maldestramente distratto.
Dall'altro capo del corridoio, esattamente di fronte, il suo sguardo stanco incontra il volto di Daniel, tinto di mera rassegnazione. Gli dedica però anche un mezzo sorriso celato, quasi come a sperare che Max cambi idea e si colori dell'entusiasmo che Daniel stesso ha sempre cercato, in parte, di cedergli.
Max però è a un passo da lasciare che le sue gambe, già metaforicamente tremanti, cedano sotto il peso della paranoia, non riesce infatti a restituire a Daniel sicurezza, serenità, compostezza, attende solo che sia lui a comunicargli con gli occhi un tacito assenso alla sua implicita richiesta.
"Buonanotte Max, domani mi devi un caffè" La leggerezza di cui Daniel si serve per proferire parole che giungono come carezze alle orecchie di Max è, in realtà, il tratto caratteristico del suo essere che Max preferisce in assoluto, probabilmente perché non gli è mai appartenuto ma ha a lungo desiderato fosse possibile farlo suo.
Daniel è il Bene che Max ha in sé ma che fatica a condividere per via del Male che gli è stato appiccicato addosso negli anni e da cui non riesce ancora a liberarsi.
Daniel è amico e fratello, lo fa sentire come se quel Male fosse scivolato via dalle fattezze della sua figura per una manciata indefinita di secondi che bastano ad alleggerirne i pensieri. Max lo guarda infatti accennando un sorriso che Daniel segretamente attendeva per poi fingere di schiarirsi la voce.
"Sentiamo, perché dovrei offrirti un caffè?" Max quasi ridacchia e abbassa di poco il capo subito dopo aver proferito parola, non perché tema di incrociare con gli occhi le iridi altrui, di chi ha di fronte, ma unicamente per tenere in sé l'orgoglio che minaccia di uscirgli dal petto e marcire a cospetto del sorriso bonario di Daniel.
Quello di Max è un sarcasmo sottile, si diverte a farsi ballare giochi di parole sulla punta della lingua, risposte secche pronte a lasciarsi andare in un flusso velocissimo tra le labbra.
Ma Daniel, di Max, conosce ogni segreto.
"Perché non ti ho ancora perdonato per il ritardo di questa mattina" Gli risponde Daniel, fingendosi a tratti offeso, ma Max sa benissimo che ai suoi occhi non ha colpe e che il suo amico ha dovuto ben riflettere per trovare un valido motivo per mostrarsi risentito, eppure resta al gioco e annuisce acconsentendo in silenzio.
Wave intanto minuta si affianca a Daniel, appoggiato allo stipite della porta della loro camera, facendosi piccola e ascoltando muta e incuriosita lo strano scambio di parole tra i ragazzi.
"Buonanotte" Max pone fine al breve discorso che stavano intrattenendo, avendo preso atto di potersi effettivamente ritirare in solitudine, distendere il corpo per rilassarne le membra e mettere a tacere i pensieri che rumorosi gli risuonano in testa, quasi percuotendogli il cranio, come incessanti rintocchi di campana. Sparisce dietro l'uscio che si affretta a chiudere in definitiva, non curandosi più di ciò che vi è fuori.
Daniel e Wave si dedicano intanto l'un l'altro sguardi d'intesa accasciati allo stesso modo sul morbido materasso che condividono, mentre quasi come a perdersi, a cercarsi e a ritrovarsi, si stringono poi tra le lenzuola bianche e sottili, lasciando che i corpi e le anime aderiscano in una sola morsa che attanaglia le loro viscere e sembra togliere loro il respiro.
Vicini si toccano, si accarezzano, si parlano, si dimenticano di ogni cosa che non riguardi l'altro.
Wave si riempie i polmoni di un'aria che non pensava avrebbe mai potuto più far sua ma che è le stata con delicatezza restituita da Daniel e si sofferma voltandosi di lato a guardarne i dettagli del volto, come a cercare un appiglio che le possa cedere sicurezza mentre vacilla tra le parole che conserva in gola e i pensieri che prendono forma nella sua mente.
"Dan" dice poi d'un tratto, apprendendo quanto improvviso sia stato il suo parlare non appena nota Daniel accennare a un sussulto.
"Max è sempre così? " Wave si affretta ad aggiungere parole per giustificare il suo aver richiamato Daniel all'attenzione, senza alcun cenno di preavviso, per giunta.
La sua è una domanda che trasuda la tremenda e inguaribile curiosità che da sempre le appartiene e Daniel, che dal canto suo, seppur ormai conoscendola, non si aspettava di certo questo interrogativo, si inumidisce le labbra con la lingua, preparandosi a fornirle una risposta almeno in parte esaustiva, nonostante non gli sia ancora del tutto chiara l'allusione di Wave.
"A cosa ti riferisci, Wavey? " Le chiede infatti, voltandosi a sua volta a guardarle il viso. Wave fissa per qualche secondo il soffitto bianco, probabilmente per cercare i termini giusti per comunicargli ciò che in testa le è già chiaro e per capire come disporli parlando nel ordine più semplice possibile.
"Sfinito, taciturno, scostante" Mette in fila aggettivi che non ritiene propriamente opportuni ma conclude da sé che non avrebbe saputo come dire altrimenti. Daniel si lascia scappare un mezzo sorriso, consapevole che a quella domanda potrebbe rispondere ininterrottamente, senza smettere di parlare per qualche tempo, perché, va ribadito, Daniel conosce Max meglio di chiunque altro.
Si limita però a cedere a Wave giusto le parole che le basterebbero perché lei non sa ancora niente di Max, ha ancora gli occhi incollati alla maschera che Max non ha mai scelto di appicciarsi in volto, verrà a conoscenza da sé, approfondendo il dialogo, guardandogli i dettagli, accarezzandone le amarezze della vita vita che tanto colpiscono anche lei.
"No, non è sempre così, Wave. A dirla tutta, non lo è mai davvero" Daniel coglie il bersaglio, toglie il fiato, alimenta i dubbi, ma per quanto Max gli sia caro in quanto fratello e Wave gli sia vicina, tanto, troppo, proprio come vorrebbe, non tocca a lui farsi sbandieratore dei mali di Max, si sentirebbe sporco e ingiusto a lasciare che lo si possa conoscere soltanto per mezzo delle parole che potrebbe lasciarsi uscire veloci di bocca.
Max è sfinito, Max è taciturno, Max è scostante.
È la maschera che persiste e che lo tormenta e Daniel lotta tremendamente affinché possa dissolversi.
Ale's space
Hi 'yall ☀️
Questo capitolo mi rende vulnerabile. Tengo infinitamente a Max e spero di essere riuscita a trasmettere, almeno in parte, il mio punto di vista, l'idea che ho di come lui stesso si possa essere sentito.
Sei sempre un vincente Max, anche quando non sei in pista, anche quando vorresti semplicemente sentirti debole. Sei la mia forza.💙
Inoltre, la canzone che ho scelto per questo capitolo è una delle mie preferite, da ascoltare con cura💫
Detto questo, spero possiate perdonarmi perché anche questa volta ho impiegato più tempo del previsto ad aggiornare la storia ma spero ne sia valsa la pena.
In questo capitolo ho preferito concentrarmi su Max, cercando di fornirne una sorta di analisi introspettiva, ponendo leggermente in secondo piano Wave. Nei prossimi capitoli, che vorrei riuscire a scrivere e a pubblicare al più presto, si alterneranno i momenti di "focus" sui vari personaggi.
Spero che il capitolo vi piaccia, vi ringrazio intanto per il costante supporto che la storia in generale sta avendo.❤
Love you all ✨
- Ale
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