7 - BLOOD 'N COLOGNE

"Don't save me, I'm in no need of savin'
and if you stay with me, I know you need patience.
Blood and cologne on the fragrance
'cause if you deal with me, I know you know what pain is"
- Bad luck, Khalid


10 Marzo 2021
Il Bene conduce i mezzi, il Male prova a dirottarne il corso.

Il Bene è un pilota munito di tuta, guanti e casco, attento a lasciare che le marce possano scalare fluidamente, stringe il cambio delicato, accarezza il volante perso di un amore pazzo per una velocità sana, consentita, regolare, costante.

Il Male è invece il tocco graffiante di un esasperato guidatore, è la perfidia di un'abilità che è malizia, conosce le piste maledette che percorre e accelera pigiando con estrema facilità e cattiveria il pedale destro della sua terribile vettura infuocata.

Lo scontro, tra il Bene e il Male, tra l'apprensivo pilota e il pazzo guidatore, inevitabilmente avviene ed è un incidente tutto nuovo in cui Wave si sente coinvolta dal profondo di un mare che la trascina sul fondale, il peso del rimpianto e del rammarico è un triste ricordo che la perseguita e che le grava sull'anima e sulla coscienza, così vicino al cuore da rallentarne il battito.

Perché per quanto il Bene e il Male possano abbracciarsi e farsi spazio l'un l'altro accettandosi, stringendosi, toccandosi, quasi come se si impersonassero e perdessero il senno, assecondando gesti che si oppongono alla loro natura da essenzialmente contrapposti, resterebbero, in ogni caso, tali.

Eppure Daniel, accondiscendente, è un Bene assoluto, disposto a stringere, non di certo in totale segretezza, patti che lo legano indissolubilmente a un Male che non gli appartiene.

Perchè Daniel, a dirla tutta, è un pilota felice, contento, percorre piste amiche abbandonandosi a una velocità che è la cura che lo allontana in definitiva dal pianto e dal dolore, rasenta e vi cade talvolta, nella sconfitta, ma gli è sempre piaciuto convincersi che un solo sorriso può essere un punto di partenza, una stretta nel buio delle tenebre, l'arma che colpisce le debolezze e ne fa vittoria.

Gloriosa, bramatissima vittoria.

Il successo e la riuscita sono, di solito, Bene che trattiene stretto tra le sue mani, come un filo si lega alle dita e avvolge caloroso il cuore.

Eppure, come se si trattasse di un esasperato e stranissimo ossimoro, la più grande delle sue vittorie è questa volta inaspettatamente massima espressione di Male e dolore e porta il nome di Wave, inciso sulla coppa che Daniel si ostina a stringere, elevandola verso il cielo, dall'alto del gradino centrale di un podio che lo vede unico partecipante di una maledetta competizione senza fine.

A suonare e riempire il silenzio, il vuoto del malessere, ingrandendone la muta empietà, è l'inno del rimpianto, straziante melodia le cui note sempre vagano perse nel petto di Wave Hill, la sua vittoria preferita.

Il Bene ama il Male e ne fa un vanto, macchiandosi del sangue della perdizione eterna pur di restargli accanto.

Daniel si piega ai sensi di colpa pur di farsi spazio al fianco di Wave e da quando le ha baciato le labbra per la prima volta, due mesi fa, non ha mai smesso di sentirsi rapito dalla sua figura, dalla sua essenza, dal buco nero senza fine che si fa voragine nel petto di Wave.

Il Bene e il Male continuano a resistere, opponendosi all'unisono alla loro stessa tremenda natura da opposti.

Eppure, il Male, teme di danneggiare, di arrecare dolore, di dipingere di notte ciò che è giorno, di colorare di grigio ciò che ha colore, di trasformare il Bene nella sua copia esatta, annullandone l'esistenza come tale.

Wave non vuole soffocare l'animo purissimo di Daniel nel suo Male, eppure si ostina a volerne i baci, a desiderarne le labbra e le parole che dolci come miele si insinuano, riempendole i timpani e il cuore di una dolce fremito.

"Wavey, è tardi" Daniel lascia che la schiena aderisca al materasso morbidissimo del letto su cui Wave riposa, il suo.

Condividono un senso di pace che accarezza i pensieri e ne diminuisce il solito gravare, che tocca i nervi e ne distende il diramarsi e che riscalda angoli bui e dimenticati del cuore.

Si allontano l'uno dall'altra solo quando necessario perché persi di un sentimento che li avvolge in un'unica, piacevole, morsa e troppo furbamente pigri per rinunciare al benessere che ne deriva, dal contatto e dai baci.

Eppure, ancora niente che possa essere marcato, nessuna conferma di una relazione che intanto costruisce e fortifica, ma Daniel, privo dell'orgoglio e del timore che sempre frenano Wave, lotta con tutta la forza che ha in corpo per far sua lei, con sicurezza, il prima possibile, in definitiva.

Non vuole esserle solo amico, sarebbe dannatamente riduttivo.

"Abbiamo fretta?" Mugugna Wave con la voce impastata di una piacevole sonnolenza dalla quale non riesce a liberarsi, voltandosi dal lato opposto, avvolta dalle lenzuola bianchissime del letto. Daniel si intenerisce e le accarezza la guancia. Wave sussulta al contatto ma vi si abbandona persuasa.

"Certo, oggi è un giorno importante" Daniel è entusiasmato all'idea di poter condividere con Wave.

Sensazioni e posti.

Persone e stati d'animo.

Attimi e idee.

Già pronto, vestito del suo solito, allegro carisma e di una maglietta arancione, in perfetto tono con le sfumature smielate degli occhi, che gli lascia le braccia, adeguatamente voluminose di muscoli, scoperte, Daniel scuote delicato Wave che si ridesta e schiude in definitiva gli occhi.

Ne squadra la figura che appare slanciata seppur Daniel sia seduto accanto a lei che, per non abbandonarsi di nuovo al sonno in cui era piacevolmente caduta, si appoggia alla testata del letto, sollevandosi e allungando le gambe, ancora coperte dalle lenzuola.

Si passa le mani sul volto, come a togliersi i sogni dalle palpebre e la stanchezza accumulata dai segni violacei sotto gli occhi, segno caratteristico della pelle pallida del suo viso.

Daniel cerca il suo sguardo per parlarle, le sue iridi cerulee sono per lui un posto in cui perdersi e ritrovarsi nel giro di pochi millesimi di istanti.

"Faremo colazione più tardi, non ci resta molto tempo ora, giusto il necessario per prepararti, ti ho lasciato dormire il più possibile" Precisa lui, appropriandosi di una falsa serietà, smorzata subito da uno dei suoi sorrisi smaglianti e dalla voce dal tono pacato. Wave si limita ad annuire, sentendosi come se le parole le avesse impastate in bocca, ancora incapace di farle fuoriuscire precipitosamente dalle labbra come parte di una frase concisa e di senso compiuto.

Si alza poi, disfandosi delle coperte.

A Wave è chiara la destinazione del viaggio che li vedrà protagonisti a brevissimo, appena avrà finito di prepararsi e di racimolare le ultime cose utili, eppure i dettagli ancora le sfuggono considerando che Daniel non le ha volutamente spiegato a sufficienza.

Sa però con sicurezza che avrà il privilegio di accomodarsi tra i sedili di un aereo di completa proprietà di Daniel e già avverte in sè uno strano, immenso senso di inadeguatezza al solo pensarci, si chiede come possa essere possibile che, in qualche modo, le spetti questo trattamento così importante, sente di non meritarlo e che non è degna di Daniel, della sua compagnia e del suo sincerarsi, dell'amore incondizionato che le riserva, senza mezze misure, sin dai primi momenti.

L'inizio della stagione del campionato mondiale di Formula Uno per l'anno duemilaventuno è imminente, le ha spiegato Daniel.

La Formula Uno, di terreno e di umano ha le immense paure, talvolta volutamente malcelate, la rabbia incontrollata, i sorrisi, la rassegnazione, gli istinti, gli impulsi e le lacrime che copiose alle volte si riversano sui volti di piloti e tifosi, per gioia o per dolore, per Bene o per Male.

La Formula Uno, di etereo e spirituale ha l'assoluta bellezza della velocità, le forme delle vetture, le curve e i tratti rettilinei, i pugni innalzati al cielo per la gloria della vittoria.

Perché per i piloti la perfezione è sempre il traguardo, a costo di piegarsi alle delicatissime, maledette carezze della morte, resistendovi correndo, aggrappandosi alla vita, ridendone quasi.

Quello dei piloti è un lavoro psicologico fine, allenano menti come fossero secondi corpi, sembrano abituarsi all'idea del rischio, mettono a tacere, quando possono, voci che ricordano loro del pericolo e del Male.

Daniel ne è esempio.

Amante del buon vivere, giovane di cuore, dal sorriso sempre dipinto in volto, appassionato percorre accelerando piste e tracciati.

Daniel è il pilota della contentezza e Wave si compiace quando apprende di esserne coinvolta, in questo suo vivere e nella sua professione, più di quanto potesse credere.

La porta con sè, si lascia accompagnare da Wave, dalla sua incupita presenza, perché paradossalmente non potrebbe desiderare di meglio, si impegna a donare a Wave almeno parte del suo Bene, consapevole che però è il Male di Wave a regalargli per primo, in netto ossimoro, un Bene strano e nuovo che si somma al suo.

È uno scambio diretto di sensazioni e di esperienze.

Daniel sceglie infatti di lasciarsi accompagnare da Wave a Woking, in Inghilterra, storica sede della McLaren, la squadra per cui Daniel gareggia in Formula Uno. Da lì, raggiungeranno il piccolo stato del Bahrain per i test prestagionali e per la prima gara della stagione.

Sul piccolo jet di Daniel, lei e lui sono seduti l'uno di fronte all'altro, in stato di totale esaltazione, per il semplice poter condividere uno spazio nuovo, una meta, una sensazione, un attimo.

Perché Wave e Daniel sono proprio questo, un momento felice di cui non si ha mai abbastanza, che si vorrebbe potesse durare in eterno.

"Da qui si vede tutta Montecarlo" osserva Wave, protendendosi curiosa verso l'oblò. Gli occhi, già meravigliosamente cerulei, le si tingono del blu del mare che avvista dall'alto, in cui sembrano annegare dispiaceri e paure che invece ancora respirano, vivono della sua stessa aria, togliendole il fiato di gola e la vaga intenzione di proferire ulteriormente parola.

Daniel le sfiora le dita delle mani, stringendogliele poi tra le sue in una morsa delicatissima.

Il suo sguardo corre impaziente ai lineamenti del viso di Wave che impacciata si volta in direzione delle sue iridi come ad incontrarne il corso.

Un momento felice.

A Woking, Wave vede e sa ben poco.

Daniel ne implora la compagnia ma è costretto ad avviarsi da solo in sede per sbrigare discussioni e faccende con i suoi superiori che avrebbe voluto non riguardassero la sua presenza.

"Adesso andiamo via, giuro" Sentenzia il ragazzo appena le si affianca nuovamente. Le cinge i fianchi con il braccio, lasciando che i loro corpi possano aderire l'un l'altro, in modo da sentirla essere sempre un po' più sua.

Quando sono sul jet, comodi negli stessi sedili che prima avevano occupato, il mezzo non accenna ancora a spiccare il volo e Daniel guarda compulsivamente fuori dall'oblò.

Il suo fare non comunica tensione eppure freme agli occhi di Wave che intanto confusa si chiede perché non siano ancora partiti alla volta del Bahrain, come avevano previsto.

Poco dopo, Daniel si lascia scappare un accennato sospiro e afferra leggermente infastidito il cellulare da una delle tasche dei pantaloni. Le sue iridi scure si riempiono della luce dello schermo che fissa con insistenza mentre digita sbrigativo una serie di caratteri.

"C'è qualche problema, Dan?" Wave si lascia sfuggire di bocca parole che Daniel si aspettava avrebbe prima o poi udito e, si dice, il suo porsi questo interrogativo è atto plausibile, ne comprende la momentanea confusione. Lui si protende allora verso lei, stringendole la mano e scrutandone la figura esile tanto quanto fragile, sorridendole come per rassicurarla.

"Dobbiamo aspettare ancora qualche minuto prima di partire, il nostro terzo passeggero è tremendamente in ritardo, come avrei dovuto aspettarmi" Parla piano Daniel, simulando la stessa calma che generalmente gli appartiene ma che ora fatica a far sua, mordendosi poi il labbro inferiore, come fosse utile a costringere innumerevoli imprecazioni a ballargli sulla punta della lingua senza mai abbandonargli la bocca.

Wave finisce per guardarsi le punte delle scarpe quasi slacciate e mezze consumate, perdendosi ancor peggio nei meandri delle sue fantasticherie, sentendosi, dopo aver udito Daniel parlare, più disorientata di quanto già fosse in precedenza ma si impone di non chiedere altro e di trattenersi stretta nella sua curiosità.

"Daniel? Sono io! " Pochi minuti dopo un impacciato sussulto coglie Wave e Daniel contemporaneamente quando quel richiamo risuona in un grido che proviene dall'ambiente esterno al jet.

"Oh, è arrivato" Daniel sembra non far più caso al ritardo del terzo passeggero, quasi come se, in fin dei conti, non gliene facesse davvero una colpa, esaltato come appare all'idea di ridestarsi dal suo nervosismo, giudicato da Wave come un atteggiamento surreale considerando che non si tratta di una sensazione che a Daniel di solito appartiene, e precipitarsi a farlo entrare nel suo piccolo aereo privato.

Ne rivela infatti la figura pochissimi attimi dopo e Wave non esita un istante a voltarsi, incapace di trattenere ulteriormente quella stessa curiosità che le fa fremere l'animo da quando ha posto quell'inevitabile domanda a Daniel e lui le ha rivelato che non sarebbero stati i soli a raggiungere in volo il Bahrain.

"Ciao amico" Esordisce il nuovo arrivato, stringendo Daniel in un abbraccio che lui si affretta a ricambiare divertito.

"Avrei dovuto lasciarti qui e partire" Daniel si finge d'improvviso offeso per il ritardo del secondo che lo guarda quasi velatamente in cerca di compassione.

"Sapevo che non l'avresti fatto e poi il tratto da Milton Keynes a qui era trafficatissimo, non potevo farci niente" Si giustifica l'altro piccato, come se le colpe che Daniel non gli sta, in fondo, realmente attribuendo lo avessero colpito in pieno petto, dove risiedono orgoglio e fierezza, ma allo stesso tempo vestito di una strana convinzione che colpisce Wave, la quale, intanto, assiste alla scena ammutolita.

Viene colta in flagrante quando lo sconosciuto si volta come a cercare un posto in cui sedersi per il viaggio, conservando negli occhi quella stessa sicurezza, segno che lascia pensare a Wave che non è la prima volta che il ragazzo è ospite di Daniel ma forse, questa volta, a differenza delle occasioni precedenti, non si sarebbe mai aspettato di non essere più il solo.

Wave non distoglie lo sguardo dalla sua figura nemmeno per un secondo, determinata ad analizzarne le fattezze e i lineamenti, come sempre le capita quando fa nuove conoscenze.

Quando gli occhi di Wave puntano inevitabilmente in quelli del ragazzo sconosciuto, scontrandone la traiettoria, nota con sorpresa che le iridi di lui sono colorate dello stesso azzurro che caratterizza le sue.

Le spalle sono larghe quanto basta, in netto equilibrio con l'alta statura, le braccia voluminose di muscoli, leggermente accentuati dal tessuto della maglietta blu che indossa che per gran parte ne lascia la pelle scoperta, le mani grandi ma proporzionate, il busto rigido e, per quanto è concesso intravedere, ben scolpito, la pelle chiarissima, delicata, morbida al tatto, immagina Wave.

I capelli sono di una tonalità non troppo scura di biondo e lui fa proprio per scostarsi il piccolo ciuffo di lato quando Wave vi si sofferma con lo sguardo, probabilmente più del dovuto.

Lui la squadra di rimando, per quel che può vedere essendo Wave ancora seduta, dal capo ai piedi, ancora in parte sorpreso di doverne apprendere la presenza, quasi, in silenzio, bisognoso di spiegazioni da parte di Daniel. È infatti proprio lui ad introdurli l'uno all'altra.

"Wave, lui è Max" Esordisce Daniel, serrando le labbra per un tempo brevissimo subito dopo aver fatto uscire queste prime parole di bocca.

"Max, lei si chiama Wave" Aggiunge poi, sorridendo entusiasta all'idea che due persone così importanti per lui possano conoscersi.

Perché Wave ancora non lo sa ma Daniel per Max morirebbe e non sarebbe errato pensare che Max farebbe esattamente lo stesso per lui.

"Ciao Wave" dice Max nel protendersi un po' per stringerle la mano, mentre lei impacciata si affretta ad alzarsi per fare altrimenti.

Lui sembra irremovibile, dall'alto del suo sguardo indagatore, accenna un sorriso furbo che non ha però alcun tratto di malizia, e socchiude in modo quasi impercettibile le palpebre, come se la situazione lo toccasse ma non quanto potrebbe bastare a fargli esplicitare qualche sensazione aggiuntiva che Wave neanche cerca in lui, a dirla tutta.

"Max" Ripete lei il suo nome, come a cominciare una frase che concluderà poi, alla quale aggiungerà dell'altro, come a ripeterlo a se stessa per non dimenticarlo, come a chiamarlo, come a dirgli di ricordarsi di quella stretta di mano, di questa sorta di primo saluto "Benvenuto a bordo".

Ale's space
Hi 'yall ☀️

Finalmente sono tornata, non aspettavo altro.

Sono trascorsi praticamente due mesi dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo ed è stato un periodo intenso che mi ha tolto la possibilità di mantenere costante il ritmo di aggiornamento della storia.

Inoltre, questo capitolo mi ha preso molto tempo perché è stato, a dirla tutta, complicato da scrivere, forse più degli altri, non perché non fossi ispirata, anzi, ma perché ho voluto che tutto potesse essere quando più simile possibile a come la mia testa l'ha sempre immaginato e non sempre ne sono stata convinta. In alcuni punti ho dovuto inserire dei salti temporali brevi, quasi celati ma necessari, spero che tutto risultati lineare, per ogni chiarimento ricorrete ai direct e scrivetemi sul mio instagram aleeclerc16

Detto questo, l'importante è che Max Emilian Verstappen sia entrato ufficialmente a far parte della storia, a tutti gli effetti. Non vedevo l'ora di questo momento perché amo lui e scrivere di lui, non a caso Call out my name è una fanfiction su Max.💙

Fatemi sapere che ne pensate, intanto ringrazio tutti per le letture, le stelline, i commenti e quindi il supporto.❤

Love you all ✨
- Ale

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