5 - CHRISTMAS EVE
"Is it okay if I take the night
to be present, yeah?
I can give you
everything tonight"
Present, Khalid
24 dicembre 2020
La Malinconia è la più cupa delle emozioni. È una signora vestita di rosso bordeaux e di nero, un manto scuro le copre le spalle ma il freddo terribile dell'angoscia le penetra sottopelle, giunge fino alle ossa il brivido della mancanza e una triste sensazione che sa di amaro e di acido corrosivo le stringe lo stomaco in una morsa da cui è difficile liberarsi, il brutto sentimento sale e scende correndo tra le vene e le arterie, nel sangue che giunge al cuore, perchè, a dirla tutta, è proprio lì che la Malinconia muore, giace accasciata nel dolore.
Wave ha incontrato in sè la Malinconia innumerevoli volte, sente come se fosse ormai la triste compagna che vivrà in lei finchè avrà respiro e, se dovesse esistere un'altra dimensione astrale dopo la morte, sa che la troverebbe ancora a farsi spazio al suo fianco.
Negli ultimi due anni, Wave ha pensato di sicuro più volte di quante potrebbe contarne sulle dita delle mani che farsi piccola in sè, minuscola, come a voler sparire, avrebbe potuto essere la soluzione alla sua Malinconia e al radicatissimo senso di colpa che non le lascia respiro.
Avrebbe preferito dissolversi, scappare lontano dalla realtà che, se avesse potuto, non avrebbe mai scelto, il giorno del suo stesso compleanno, donare la sua vita a chi invece l'ha persa quella notte, accanto al suo corpo inerme e sanguinante.
Avrebbe preferito che Lola restasse al mondo al suo posto.
A farle male erano ferite ben più grandi che si rese conto poi di avere proprio a livello del cuore e che adesso le bruciano ancora allo stesso modo, se non più forte.
Pensa allora alla resa come unica soluzione, in certi casi è tentata e la brama, piegandosi in ginocchio, sanguinando, pregando a mani giunte con tutte le forze che sente di avere in corpo perchè, semplicemente, non ha abbastanza coraggio per smettere di essere ma sa che, in ogni caso, la sua anima conserverebbe le ferite aperte in eterno perché è ormai maledettamente dannata.
Wave non ha scampo nè via d'uscita, è incatenata e relegata tra i demoni dell'inferno della sua mente, il regno più buio che i suoi pensieri abbiano mai visitato.
Si sentirebbe in colpa persino a morire perchè non serve sparire ora che Lola è ormai andata via da tempo e che i tagli che squarciano il suo essere si sono trasformati in ferite del tutto permanenti.
Non c'è soluzione alle contraddizioni di Wave perché è lei stessa il più grande dilemma, l'enigma irrisolto, ed è proprio questa confusione esistenziale a creare inquietudine nella sua essenza più intima e nei suoi pensieri.
È vestita di rosso bordeaux e di nero, ha un manto a coprirla dal freddo ma non dai sensi di colpa e dalle mancanze, proprio come la Malinconia, quando esce di casa, la mattina della Vigilia di Natale.
Le sue iridi cerulee osservano tutto ciò che la circonda con una tale attenzione, degna di nota.
Nessun dettaglio sfugge al suo sguardo, tagliente e ferito, perchè nonostante la sua pelle chiarissima sia immacolata e quasi impallidita si sente sempre come se i lineamenti del suo volto fossero nascosti tra mille cerotti e cicatrici.
A Montecarlo, l'atmosfera natalizia è particolarmente sentita dagli innumerevoli turisti che vi giungono entusiasti e da tutti coloro che vi abitano.
Gli occhi di Wave puntano alle decorazioni delle finestre, al fumo dei comignoli delle abitazioni più piccole, ai finti abeti addobbati nelle case e nei negozi, alle luminarie che luccicano più luminose che mai dall'imbrunire a notte fonda, fino alle prime luci dell'alba.
Pensa a quanto la bambina ingenua e dolcissima che vive ancora e per sempre in lei ami il Natale e la Malinconia avvolge l'adulta che Wave è adesso, soffocandola quasi.
Perché se fino a due anni prima, Wave contava i giorni che mancavano al venticinque di dicembre, con la stessa emozione di quando era piccola, in compagnia di Lola, che non perdeva occasione per donarle una dose ancora maggiore di entusiasmo, più di quanto Wave ne avesse già, ora continua inevitabilmente a farlo perchè, sia chiaro, ama ancora il Natale, ma la Malinconia le presenta nella mente e nel cuore il ricordo di Lola che non c'è e questo le provoca angoscia.
Continua a camminare, sicura nel passo, battendo i suoi anfibi neri sull'asfalto, quasi come se il catrame potesse lacerarsi al suo passaggio, e si stringe nella mantella nera che ha sulle spalle per non rabbrividire.
L'aria è fredda e pungente ma Wave trova calore in un locale, il luogo verso il quale era diretta. Lascia che la porta le si chiuda alle spalle quando entra e si guarda intorno con gli occhi colmi della speranza di avvistare chi le ha dato appuntamento.
Il suo sguardo incontra solo quello di sconosciuti che non vorrebbe la guardassero perché, ora che si sente gli occhi puntati addosso, una terribile sensazione di imbarazzo le colora le guance di rosso.
Allo stesso tempo, è quasi stizzita, Wave che è predatore e mai preda, lei che osserva e analizza senza però mai lasciare che gli altri possano capirla, appropriandosi con gli occhi dei suoi dettagli.
Una sola persona al mondo aveva il privilegio di potersi fare spazio nella sua anima contorta, di cercare e trovare conforto in un luogo stretto e buio quale la sua mente, tra i suoi stessi pensieri fatti di paure, di incubi e di ansie, e risulta impossibile non pensare a Lola.
Ora a guardarla ci sono un paio di iridi in più, un nuovo giocatore agguerrito e di certo non disposto alla resa ha scelto di partecipare alla sua stessa sfida per vincerla una volta per tutte e trarla in salvo.
Daniel Ricciardo vuole provarci e l'aspetta seduto, con i gomiti appoggiati sul tavolino del locale, in un angolo semi-nascosto. Allunga una mano e l'agita in aria per farsi notare da Wave che intanto ancora cammina facendosi spazio tra i tavoli a cui siedono gli altri clienti.
"Wavey" la sua voce smielata giunge calda alle orecchie di Wave, come un dolce canto che riempie il silenzio di una stanza vuota e al tempo stesso fin troppo piena di voci assillanti che non lasciano respiro né possibilità di replica.
Quello attribuitole da Daniel non è di certo un nomignolo nuovo per Wave che però sorride quasi velatamente, beandosi in silenzio della calda sensazione che prova quando lo sente pronunciarne piano le sillabe, come se fosse necessario farle ricadere dalle labbra una per volta.
"Perdonami se ho tardato, Dan" Risponde Wave in un sussurro sentendosi immediatamente in colpa per aver realizzato che lui era già lì ad attenderla quando è arrivata, avrebbe potuto affrettarsi ma i demoni, si dice, le hanno divorato le gambe prima che potesse prendere a correre così ha dovuto ricomporre i pezzi nel mentre e camminare china, appigliandosi al bastone delle sue vane speranze di salvezza.
"Ti aspetterei per giorni, pur sapendo che potresti non arrivare" Il suo è un gioco del tutto puro perché Daniel è ingenuamente sincero, senza mezzi termini parla a chi, in fin dei conti, proprio non necessita di altro se non di qualche frase, di una parola di troppo ma sentita, che in parte cura e porta in salvo.
Daniel tiene metaforicamente Wave tra le braccia e insieme attraversano l'inferno di cui lei è padrona.
Daniel impara così da Wave, imitandola quando la vede camminare tra i demoni, senza avanzare un passo in più né uno in meno.
Wave non lo vorrebbe mai per Daniel perché ha già ferito una volta, ha già ucciso una volta, e il senso di colpa è tremendo, tanto da convincersi che questo è un percorso suo e suo soltanto, nessuno deve starle ai fianchi o coprirle le spalle.
Ma Daniel, per quanto poco sappia, resta.
La verità è infatti che Daniel non potrebbe neanche lontanamente immaginare quanto Wave sia incastrata tra le mille pieghe del suo stesso animo ferito e di quanto male le faccia non potersi liberare in nessun modo.
Daniel non sa neanche come Wave sia giunta a tal punto e per quale motivo non possa e sembra quasi non voglia fuggire dal male, eppure si fa spazio accanto a lei.
Seduti al tavolino del locale la guarda sorridere appena, rincuorata ancora dalle parole da lui stesso poco prima pronunciate.
"Arriverei, probabilmente in ritardo, ma non manco mai agli appuntamenti importanti" Wave si riveste di un piacevole umorismo e si stringe nella sua mantella ancora un volta, protendendosi leggermente in avanti, con le braccia appoggiate sulla superficie del tavolo, come per non perdersi l'esatto istante in cui le labbra carnose di Daniel, mancanti di screpolature, a differenza delle sue, di tanto in tanto sanguinanti, si sarebbero piegate in un sorriso sghembo e lei ne avrebbe riso a sua volta.
Perché, in fin dei conti, Wave non è altro se non una risata che fa male, un sorriso che lascia l'amaro in bocca e nel cuore, un dolore ironico che scorre con il sangue pompato dai ventricoli del muscolo cardiaco giungendo a ogni singola cellula che ha in corpo, che fa il corpo.
Wave è una ferita che si ricuce e sembra quasi farsi cicatrice per poi aprirsi di nuovo, come a voler provocare un male nuovo.
Wave sorride con Daniel, ride con lui di cuore, ma dentro di lei è un gioco maledetto, il suo solito dolore che la tira e la molla a suo stesso piacimento senza lasciarle scampo, il senso di colpa che le lacera le interiora. Come fitte al petto le si manifestano i mali di cui Daniel non è a conoscenza.
Lui e Wave si sono incontrati soltanto poco più di un mese fa dopotutto, si dice Wave, Daniel non deve farsi male a sua volta, Daniel non deve sapere e Wave terrà nascosto ogni demone affinché Daniel possa ridere sempre dello stesso benessere che a lei non appartiene più da quasi tre anni, da quando Lola è andata via.
Eppure Daniel vorrebbe farsi salvatore dell'anima infranta di Wave, vorrebbe trarla al sicuro pur non sapendo da cosa aiutarla a sfuggire.
È il coraggio di chi ha un cuore buono e ridente, di chi non si stanca, di chi non smette di farsi spazio in un buco tra i mattoni del muro che Wave quasi inconsciamente costruisce e si para davanti.
"Ti va un caffè?" Chiede Daniel sorridendo, come a interrompere il flusso di pensieri che uccide Wave in silenzio.
L'allettante contrasto a contatto, il freddo dei polpastrelli delle dita e il caldo della bevanda scura in tazzina, è un pensiero caro a Wave che annuisce convinta, piegando poi il capo leggermente di lato.
Daniel le guarda i capelli e le iridi chiare, di un azzurro che sa di cielo e di mare, di orizzonte lontano, di nuvole bianche, tinte, variopinte, soltanto al tramonto e all'alba, di una serenità che è la pace che Wave ha avuto in passato e che le è stata adesso tolta.
Lui le tocca poi le mani, quasi sfiorandone la pelle immacolata, e Wave si sente percorrere da mille scariche di brividi.
Il delicatissimo gioco di contatto tra i due sembra interrompersi bruscamente quando a sopraggiungere è chi prende nota delle ordinazioni dei clienti e si occupa di consegnare loro le stesse pietanze e bevande richieste, una cameriera del locale.
Daniel si volta per rivolgersi a lei, chiedendole del caffè per sè e per Wave, l'amica che ha a pochi centimetri di distanza, direttamente di fronte, seduta e silenziosa come pochissimi altri presenti nel locale. La cameriera ascolta attenta l'ordinazione di Daniel e si dirige con fare frettoloso al bancone del locale per riempire due tazzine di caffè caldo.
"Hai dormito la scorsa notte, Wavey?" Le pupille di Daniel si posano indagatrici sulle borse violacee appena accennate che segnano il volto di Wave nei punti in cui due sottili lembi di pelle limitano e racchiudono inferiormente il bulbo oculare, proprio sotto gli occhi.
Daniel non sa quanto si tratti ormai di un'abitudine di vecchia data, immancabile, quella di cui Wave si è appropriata.
Le sue sono borse scure che le pendono sul volto da tempo, pesano quasi come macigni, gravano sulla delicata purezza dei tratti comunque ben definiti del suo volto.
Wave non è stanca per insonnia.
Wave è stanca del dolore e degli incubi, delle lacrime, delle ferite e delle cicatrici perché a farsi male, si dice, è chi combatte al fronte.
Conserva quindi in sè una guerra che è uno scontro eterno, non le è concesso deporre le armi, e non sa chi le ha giurato costante conflitto quasi tre anni fa ma è andata persa nel peccato la più trionfante e unica vittoria che Wave avesse mai conquistato.
Portava il nome di Lola ed era la pace e a Daniel, di lei, Wave non ha mai parlato.
"Sì, certo" Wave si lascia scappare di bocca una risposta che è quasi un sussurro lasciato in sospeso. Daniel sta per replicare impaziente ma la cameriera si avvicina al tavolo a cui sono appoggiati per servire a ciascuno dei due una tazzina ripiena al punto giusto di caffè fumante. Daniel e Wave la ringraziano e le sorridono, guardandola poi allontanarsi verso altri clienti.
"In ogni caso, un caffè mi sarà d'aiuto" Wave parla ancora per concludere la frase precedentemente fuoriuscitale troppo di fretta dalle labbra per impedire, almeno per quanto possibile, a Daniel di chiederle altro a riguardo. Lui infatti si accontenta, annuendo non del tutto convinto alle sue parole, portandosi poi alla bocca la tazza per berne in un solo sorso il contenuto. Wave assapora piano, poco alla volta lascia che il caffè le riscaldi la gola.
Quando terminano, Daniel insiste per pagare il conto per entrambi e nonostante Wave replichi a sua volta, testarda com'è, lui ha la meglio e lei non può che essergli grata.
Fuori dal locale, l'aria di Montecarlo è tersa e pizzica del freddo pungente caratteristico del mese di dicembre.
Wave sistema di nuovo la mantella accuratamente sulle spalle per coprirsi al meglio.
Daniel, posizionatosi di fianco, le toglie di colpo il fiato afferrandole però in modo del tutto delicato il braccio sinistro per lasciare che Wave possa appoggiarlo al suo, perchè possa sentire meno freddo.
Daniel infonde calore a un corpo percosso da brividi ma soprattutto scalda un cuore che è ghiaccio e non sa quanto affetto debba ancora impiegarci per ammorbidirlo in definitiva, ma attende e ama, aspetta il miracolo per chi, al suo fianco, non necessiterebbe proprio di altro se non di questo, e fa di tutto affinché Wave possa redimersi e salvarsi il prima possibile da un peccato che evidentemente le appartiene ma che non gli è noto.
Sottobraccio avanzano passi dal canto di Wave incerti, da quello di Daniel battenti, decisi, netti perché soltanto Daniel conosce la meta di un cammino che Wave percorre senza batter ciglio eppure è curiosa, freme di emozione.
"Dove stiamo andando, Dan?" Le labbra di Wave si increspano di un sorriso bambino mentre parla a chi le sta accanto.
"È la vigilia di Natale e non dovremo ricordarci di questo giorno limitandoci ai locali e al caffè quindi, se me lo concedi, vorrei restare a passeggiare con te" Daniel le risponde voltandosi verso di lei. Il tono inizialmente all'apparenza fermo della sua voce è in realtà del tutto smorzato da un leggero riso che gli colora le labbra di un'ingenua felicità. Le parole dedicate a Wave sanno di miele e lei sembra assaporarne pienamente il gusto, sorridendogli di rimando.
"Tienimi ancora sottobraccio perché sei così vicino adesso che potrei concederti qualsiasi cosa" Wave, seppur per un secondo che dura anche meno di quanto si possa pensare, chiude quasi gli occhi alla Malinconia e si affaccia al Bene, guarda una luce che è ancora lontana ma che potrebbe rischiare presto il buio pesto che ha dentro.
Ale's space
Hi 'yall ☀️
Questo capitolo ha richiesto sicuramente più tempo del previsto ma spero ne sia valsa la pena.
La Vigilia di Natale è un'ambientazione speciale per questo momento della storia.
Wave vede il cammino verso la salvezza farsi a poco a poco sempre più limpido ai suoi occhi ma è ancora persa e non può permettersi di smettere di lottare contro il senso di colpa e il dolore che le impedisce di sentirsi libera.
Vi prometto però che, nonostante la strada per arrivarci sia lunga e tortuosa, non perderemo mai di vista la meta.
Se la Malinconia vi copre le spalle con la sua mantella colorata di rosso bordeaux e nero, liberatevi dalla sua stretta e lasciate che Daniel, anima buona e ridente, vi accompagni sottobraccio. Wave ne sa qualcosa.
Anche questa volta rivolgo un ringraziamento speciale a chi legge, a chi vota e a chi commenta.❤
Come sapete, il mio profilo instagram per Wattpad è aleeclerc16.
Kisses✨
- Ale
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