4 - ENCHANTÉ
"Late at night, eleven,
we're cruisin',
lately I've been
watchin' your movements"
Eleven, Khalid
22 novembre 2020
La sua stretta sul bicchiere è salda, a tal punto che le nocche sembrano sbiancarsi, farsi pallide, come il volto sconvolto di Wave.
La mano destra di uno sconosciuto qualunque regge un alcolico e un tratto d'inchiostro sul suo mignolo toglie il fiato a Wave, fino a farle tremare le gambe di emozione e di paura al tempo stesso.
Una cifra, il numero tre in nero, marcato, come se fosse un segno distintivo, uno strano simbolo di salvezza, colora il dito del giovane ragazzo su cui Wave ha puntato lo sguardo penetrante, fino a giungere, con le iridi, quasi alle ossa, passando per ogni singolo centimetro di pelle lasciato scoperto dal completo elegante dell'interessante sconosciuto.
Wave si chiede se Lola ha previsto tutto anche questa volta e realizza che forse la sua migliore amica ne sapeva più di quanto lei avrebbe ipoteticamente potuto anche solo immaginare nella testa e non se ne sorprende, a dirla tutta.
Lola sapeva già delle fotografie, sapeva che la Polaroid, niente se non un insieme di piccoli ingranaggi e un obiettivo che funzionano ad incastro in modo tale da catturare immagini di cui ricordarsi nel tempo, avrebbe portato parte di Wave in salvo, finalmente sulla riva dopo notti di eterno naufragio nel buio dell'oceano.
Lola, pensa Wave, a quanto pare, sapeva perfino che non ci sarebbe più stata, che la macchina veloce correva fin troppo per non distruggersi e, soprattutto, per non travolgere anche quella di Wave che con le mani tremanti guidava.
Lola sapeva che Wave sarebbe sopravvissuta, piena di ferite, macchiata di sangue e di peccato, ma viva.
Lola sapeva della sua stessa morte, a tal punto da consegnare a Wave, ancora prima che lei stessa potesse rendersene conto, la sua piccola, preziosissima, eredità fatta di fotografie e frasi, rullini consumati e fogli ormai ingialliti.
Ed è proprio per questo che Wave vede gli ingranaggi assemblarsi e funzionare senza fermarsi a cospetto dei suoi stessi occhi, è proprio per questo che Wave è alla festa più casuale che potesse capitarle, trovandovi però tracce di Lola.
Lola muore, Lola rinasce, Lola comunica.
La sua presenza non si dissolve nè consuma, la sua è un'essenza che come profumo resta impressa sui vestiti, come un timbro segna in modo indelebile la carta, come un tatuaggio impregna di inchiostro la pelle per la vita.
Il numero tre, dal mignolo del misterioso sconosciuto, non sparirà in nessun modo.
Tuttavia, il collegamento tra quel numero e Lola appare ancora poco chiaro a Wave che tiene gli occhi ben saldi sulla figura del ragazzo, senza distogliere lo sguardo neanche per un istante, senza rendersi conto che il diretto interessato potrebbe accorgersene da un momento all'altro, percependolo e voltandosi, cogliendola così in flagrante.
Ma Wave non teme, nonostante sappia bene che il suo sguardo è fuoco, fiamma viva sulla pelle, accetta il rischio e ne fa tesoro perchè, dopotutto, è da sempre innamorata del pericolo, delle scariche di adrenalina degli attimi fuggenti, ma soprattutto sa che è volere di Lola e non osa metterci bocca.
È destinata al numero tre, in qualche modo, e i suoi occhi cerulei tornano veloci a focalizzarsi sulla cifra tatuata.
Quando solleva il capo, il suo sguardo curioso incontra proprio quello del diretto interessato, come era prevedibile che sarebbe stato.
Tra i due c'è una distanza che non si limita alla posizione dei loro corpi in una stanza qualsiasi, affollata di gente e di musica. Infatti è, piuttosto, una sensazione a pelle agrodolce quella che si scambiano osservandosi, studiandosi imperterriti nei minimi dettagli, una miscela di aceto, di aspro, di amaro, un retrogusto che a Wave appartiene da un po', e ancora, allo stesso modo, di dolce, di zucchero, di miele, sapore che lo sconosciuto sembra pregustarsi inumidendosi le labbra con la lingua.
Wave sa quanto i suoi spigoli possano ferire chi le sta intorno, quanto i lividi che le macchiano l'anima di viola possano intimorire chi osa farsi spazio nelle sue iridi cupe con lo sguardo.
Si ridesta infatti e, fingendosi distrattamente confusa, guarda altrove, imprecando a bassa voce, pregando, appigliandosi alla speranza che lui non abbia prestato troppa attenzione, o almeno, non quanto basta per fargli capire che Wave avrebbe continuato a studiarlo se solo non si fosse sentita osservata a sua volta.
La verità è che Wave non vuole che qualcuno capisca, non vuole sentirsi in colpa, non vuole sporcarsi le mani di sangue ancora una volta, anche se sa bene che non sarebbe mai tanto macchiata come lo è stata più di due anni fa e, a dirla tutta, si sente ancora come se avesse le mani, il volto, i vestiti imbrattati.
Wave si volta scostante e si tocca le tempie come per fare in modo che i brutti pensieri svaniscano e l'accaduto al completo degli ultimi minuti con essi ma si rende conto essere tutto inutile e si sente come se non potesse fare altro che non sia allontanarsi.
Fa scivolare le mani sul laccio della sua macchina fotografica che tiene attorno al collo e posiziona le dita come a voler scattare una foto, per tenere bene a mente che, nonostante sia particolarmente tentata, tornare a casa non le è possibile.
Non le resta che arrendersi e racimolare coraggio, una minima dose sarebbe già sufficiente. Le basterebbe alzare il capo, cercare con lo sguardo il festeggiato, richiamarlo all'obiettivo della macchina fotografica ed adempire al suo compito alla perfezione, come ha sempre fatto da quando è stata assunta.
Ed è proprio quello che fa, facendosi inconsciamente centro dell'attenzione quando chiede a chi compie gli anni di mettersi in posa con gli invitati per le fotografie.
A piccoli gruppi, i presenti si avvicinano a lui e alla torta e si lasciano immortalare sorridendo per pochi secondi, tanto quanto basta a Wave per mettere a fuoco la scena e pigiare sul pulsante della macchina.
Wave sa benissimo che, prima o poi, sarà il turno dello sconosciuto che ha osato studiare con gli occhi un attimo di troppo diversi minuti fa e l'idea di farsi scorgere oltre l'obiettivo quasi le brucia la gola e le stringe lo stomaco in una terribile morsa da cui non riesce in nessun modo a liberarsi.
Annaspa in cerca di aria, bramandola a grandi boccate, inspirando e riempiendosi i polmoni fino al massimo possibile. Li sente allargarsi, farsi spazio nella gabbia toracica, a tal punto che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Il cuore, al sicuro dietro lo sterno, le batte veloce, corre infuriato nel petto, come un indomabile cavallo selvaggio.
Il momento arriva e Wave sa che ogni centimetro di pelle che le appartiene sta tremando sotto il peso di un cumulo di macerie.
Guarda nell'obiettivo, lo scorge tra un gruppo di ragazzi vicini al festeggiato e al dolce.
È in primo piano e Wave si maledice per averlo guardato prima ma sa benissimo che, in ogni caso, l'avrebbe studiato adesso e che quindi non avrebbe potuto farne a meno.
Alza gli occhi verso la scena che le si para davanti, togliendosi la macchina fotografica dalla vista.
Intima gentilmente ad uno dei ragazzi di spostarsi di lato per non coprire chi risulta in secondo piano nella totalità dell'inquadratura e agita la mano per indicargli una nuova posizione nel modo più delicato che conosce.
La sua è, in parte, un'ingenua scusa per concentrarsi meglio con lo sguardo sul suo soggetto prediletto. Indossa una camicia bianca che, nonostante risulti morbida sul torace, sembra fasciargli la corporatura ben definita, o sono forse gli occhi di Wave a tradirla e a lasciare spazio alla sua stessa immaginazione. Si intravede poco, forse niente, ma lei ci fa caso. Il tessuto dei pantaloni semplici, neri come la pece, gli scende delicatissimo sulle gambe, abbinato a una giacca che al momento non indossa ma che sicuramente avrà portato con sè. I capelli corti sono ridotti in piccoli ricci castani, di un marrone che sa di miele proprio come il colore degli occhi.
Wave si ridesta nell'immediato, il tutto avviene nel giro di pochissimi secondi e sa benissimo di essersi fregata da sola ancora una volta perchè se prima sopravviveva ancora, probabilmente, la possibilità che lui non l'avesse notata, adesso è palese che lui sappia che lei esiste e che lo ha osservato da cima a fondo in modo, a malgrado di Wave, indiscreto.
Lei scatta questa benedetta fotografia e diverse altre in successione a molti altri invitati. Quando termina, si fa da parte e lascia che la festa continui. Tiene ancora la macchina fotografica attorno al collo con il laccio apposito perchè, si dice, deve essere pronta per ogni evenienza.
Accende il dispositivo e guarda alle immagini che ha immortalato, sorridendo compiaciuta, soddisfatta.
"La fotografia più bella che tu abbia mai scattato è quella in cui ci sono io in primo piano" La voce di qualcuno che, percepisce, le si para davanti calando il capo verso la macchina fotografica proprio come fa lei, si diffonde dolce nelle sue orecchie. È un tono smielato che sfocia nella risata e Wave si sorprende piacevolmente ammaliata da questo suono. Alza lo sguardo per istinto e fa caso essere proprio il ragazzo con il numero tre tatuato sul mignolo a parlarle e a sorridere con tutti i denti bianchissimi che può.
Wave ha come prima reazione istantanea una risatina imbarazzata e giura di sentirle guance, ormai colorate di rosso, andarle a fuoco.
"Questa è solo la tua opinione" Wave risponde poi, marcando "tua" mentre parla, ma si rende conto che lui non è un tipo da giochetti del genere e che preferirebbe ridere, infatti lo fa senza pensarci due volte e Wave si lascia contagiare.
Non rideva da tempo, pensa.
L'ultima volta era stata in macchina con Lola e sa bene che se adesso lo sta facendo di nuovo è ancora in parte per merito suo perchè se Wave non l'avesse sognata, forse al numero tre non ci avrebbe mai fatto caso e lui non le starebbe parlando adesso, nè tantomeno starebbe ridendo con lei.
"Posso sapere come ti chiami?" Le chiede con voce improvvisamente debole lui, come se questa fosse una richiesta fin troppo azzardata e lui fosse un bambino fin troppo piccolo per ottenere consenso.
"Sono Wave, piacere" Gli avvicina la mano quasi tremando, trovandosi impreparata di fronte a una situazione del genere, attendendo che lui la stringa.
Ma lui non lo fa, anzi, la stringe per lasciarle un bacio proprio sul dorso della mano mentre la guarda negli occhi, abbandonandosi a un sorriso.
"Enchanté Wave, io mi chiamo Daniel" A lei tremano le gambe e giura di sentirle cedere, sa che da un momento all'altro, di questo passo, potrebbe accasciarsi su se stessa e non riuscire più a rialzarsi.
Ma lui la scruta ancora imperterrito, come se lei non stesse dentro di sè cercando di dissolversi, svanendo nel nulla d'improvviso, colta da emozioni che non provava da tempo immemore o che forse non ha mai provato.
"Tu non sei di qui, vero? Il tuo non è un nome francese" Daniel sembra sapere fin troppo di Wave e lei invece si sente sciocca per aver colto poco o niente della sua personalità, nonostante abbia avuto larga possibilità di farsi spazio nei suoi occhi marroni, tendenti al giallo se esposti alla luce del sole, intuisce.
"Sono inglese ma mia madre è nata qui, a Montecarlo" Mentre parla, Wave scosta una ciocca di capelli che le oscura una parte, seppur minima, della visuale. Poi, si schiarisce la voce accennando a un colpo di tosse soffocato in gola, che sa, più che altro, di tentativo di reprimere lacrime di amara malinconia e ci riesce alla perfezione.
La questione è ben diversa però perchè Daniel la vede e lo capisce.
"Ti prendo un bicchiere del mio liquore preferito, ti va?" Daniel gioca le sue carte e cambia argomento conquistandosi un accenno di sorriso da parte di Wave.
Questo Wave ancora non lo sa ma Daniel, proprio come Lola, non sembra avere niente a che fare con il dolore.
Lui è una risata, un sorriso, un volto amico quando nel buio manca conforto.
Daniel è una boccata di aria fresca quando si è soffocati dalle più grandi paure, dalle ansie e dalle paranoie.
Lui è il lato bambino di chi è troppo adulto, è la faccia felice della realtà delle cose, è il tocco colorato di un pastello in un disegno in bianco e nero.
Daniel adesso non dovrebbe avere niente a che fare con Wave per il semplice fatto che è lei stessa la dannata personificazione del dolore.
Eppure le fa strada verso il bancone degli alcolici tra la folla e le indica un posto per sedersi per poi farsi servire due drink colorati allo stesso modo, dello stesso liquore.
"Ti ringrazio" Gli sussurra Wave quasi come se fosse un segreto da non rivelare a nessuno, sporgendosi verso le orecchie tese di Daniel che, nonostante la musica alta che fa da sottofondo, captano alla perfezione le parole della ragazza.
"Non devi dirlo a me, Wave. È il festeggiato a pagare per noi" Si lascia scappare Daniel, utilizzando esattamente lo stesso tono di voce di Wave. Ride poi, piegando di poco la testa all'indietro e socchiudendo gli occhi, sintomi inequivocabili di una reazione divertita.
Daniel sa ridere, pensa Wave.
Il male non sembra intaccare il suo equilibrio, gli spigoli taglienti dell'anima ferita di Wave non gli hanno ancora sfiorato la pelle morbida, si dice, perchè se lo avessero fatto, Daniel adesso starebbe sanguinando del suo stesso sangue.
Wave ragiona ancora, analitica, e conclude però che, dopotutto, ciò che è tagliente ferisce proprio quando chi è a rischio non presta l'attenzione necessaria e sufficiente a fare in modo che non avvenga.
Daniel forse è ancora ben accorto, le sue difese sono forse forti della consapevolezza che Wave è una conoscenza casuale, tutto e niente, di passaggio come chi è di fretta, come chi non vuole farsi capire.
Daniel guarda bene agli spigoli e li evita con sapienza o, per meglio dire, non si è proprio avveduto dell'esistenza di essi. Ai suoi occhi, Wave è la fotografa alla festa di un amico e lo incuriosisce.
Gli altri li interrompono proprio nel bel mezzo delle loro primissime accennate conversazioni serie perchè Wave ha il compito di immortalare.
A Daniel non dispiace, attende che lei torni a sedersi ancora e ancora, ma sa che la fotografia più bella che Wave abbia mai scattato è quella in cui c'è lui in primo piano e sa farglielo notare, ancora e ancora.
Ale's space
Hi 'yall ☀️
Questo capitolo è particolarmente importante perchè vediamo entrare in scena un nuovo membro del piccolo cast della storia, Daniel.
Daniel Joseph Ricciardo, proprio lui.
So che vi aspettavate ci sarebbe finalmente stata una conversazione tra Wave e Daniel, dopo il gioco di sguardi di cui già nel capitolo abbiamo avuto assaggio.
Onestamente, mi sento serena ad aver scritto di loro e sono felice perchè sono consapevole che Daniel è un personaggio che non ci abbandonerà mai, il suo è un ruolo importante.
Detto questo, tenete bene a mente che in questa storia nulla è scontato, niente è semplice.
Un grazie va, come sempre, a voi che leggete e credete in me e in questa storia.❤
Kisses ✨
- Ale
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top