2 - MACHINES 'N GEARS
"No more love, in and out of clubs,
knowing what you gotta do.
You've got plans wrapped in rubber bands
and that's the only thing you'll never lose"
Saturday nights, Khalid
28 ottobre 2020
Due anni dopo
"Signorina Hill, lei deve trovarsi una professione. È il modo migliore per mantenere la concentrazione. Il suo cervello ha bisogno di pensare ad altro"
Lo psicologo di Wave parla chiaro. Il suo problema sta tutto nella sua testa o almeno è quello che lui si ostina a farle credere da ormai quasi sei mesi.
E invece, il suo dolore si aggrappa tutto al cuore. Da lì partono milioni di impulsi che propagano il senso di colpa in direzione di ogni viscera che ha in corpo.
A distanza di poco più di due anni, quella terribile sensazione non ha fatto altro che crescere in lei, sempre più grande. La distrugge.
"Onestamente non ne sono convinta, dottore" rispose Wave in un sussurro, quasi stizzita dalla diagnosi del medico.
Ha concluso i suoi studi a stento. La sua enorme forza sta tutta nell'aver almeno provato a raccogliere una dose sufficiente di concentrazione per affrontare gli ultimi esami e ricevere la laurea che tanto bramava quando Lola era ancora viva.
Ma adesso non le resta niente.
Lo psicologo la guarda insospettito e quasi risentito per non aver intravisto in lei cenni di approvazione in seguito alla sua diagnosi. Wave se ne accorge e ritorna sui suoi passi.
"Ho intenzione di prendermi del tempo, poi valuterò la mia situazione" gli dice intransigente.
Torna a casa a piedi e, come al solito, non la sente sua. È un posto qualsiasi che non le appartiene, che non le è mai appartenuto. Da quando Lola non c'è più, ha lasciato andare gran parte delle cose che avrebbero potuto in qualche modo ricordargliela.
Il loro vecchio appartamento in Francia, in prossimità del confine, per trasferirsi in un monolocale a Montecarlo. La patente, infilata in un meandro di una borsa qualsiasi, ormai inutile considerando che ha smesso di guidare.
Se solo quella sera avesse guidato Lola, le cose sarebbero andate, ancora una volta, diversamente e non ci sarebbe stato bisogno di mettere da parte ciò che più amava per andare incontro a posti, persone e situazioni gelide, sconosciute, che sarebbero state casa se solo ci fosse stata Lola a condividerle con lei.
Restano desolazione invece. Wave vede soltanto il deserto e cerca disperatamente acqua. Non per vivere, perchè ormai non ne ha più motivo, ma per sopravvivere.
Conserva gli scritti di Lola in una scatola nella sua nuova camera ma non osa aprire e leggere ancora, le è bastata una volta sola per farsi del male.
Lola Topéz, 16 giugno 2018
"Il tempo, è questa la chiave. Le fotografie servono a tenere traccia dello scorrere dei giorni."
Così scriveva Lola, il giorno precedente a quello maledetto, al compleanno che Wave vorrebbe non aver mai festeggiato. Avrebbe voluto sparire proprio il giorno prima, ridursi in ceneri senza poter risorgere da esse come le fenici.
Eppure sopravvive, vive in funzione di ciò che le resta e di quella frase di Lola. Tiene con sè la polaroid che le ha regalato e, a dirla tutta, anche la foto che scattarono insieme quella sera perché non voleva si perdesse. È l'ultimo ricordo di cui ha traccia, l'ultima foto che può rigirarsi tra le mani. È proprio così che sopravvive.
Era evidente che per Lola le fotografie avessero un valore importante e Wave adesso si pente di non essersi mai immedesimata in questo suo pensiero quando ne ha avuto la possibilità.
Sensi di colpa.
Tenere traccia dello scorrere dei giorni.
Considerando l'amaro dei giorni, dei mesi, degli anni successivi all'incidente, non vorrebbe tenere traccia di niente, anzi, preferirebbe cancellare tutto nel giro di un nano secondo. Lola però, se ci fosse stata, le avrebbe dato adesso la chiave per la porta della rivoluzione, le avrebbe suggerito il cambiamento radicale.
Dal dolore alla rinascita.
Le avrebbe detto : "Fai in modo che i giorni, da questo momento in poi, contino". Tradotto, tieni traccia dei giorni adesso. Prendi quella benedetta Polaroid e scatta fotografie che varrà la pena conservare, di cui racconterai, alle quali assocerai un ricordo, ma per quanto Wave voglia sforzarsi, in questa direzione non vede altro se non l'ultima foto che ha con Lola prima che uscissero e facessero i conti col destino.
La sua concezione di ricordo non porta a niente di buono.
Gira le chiavi nella toppa della porta di casa e si abbandona al suo letto, coprendosi di lenzuola e di pensieri scomodi. Il suo volto sembra farsi piccolo nel bianco dei cuscini come il suo cuore che, allo stesso modo, sparisce tra i meandri della sua anima.
Dovrebbe fare in modo che non succeda, dovrebbe fare a meno di disintegrarsi provando a smettere di esistere ogni volta che si ritrova a dover fare i conti con una realtà che non le piace.
Sa bene che ad avvolgerla dovrebbero essere le braccia forti di un futuro promettente e non perennemente le lenzuola di un letto che due anni prima non avrebbe mai immaginato vuoto, senza Lola, proprio come, in generale, non avrebbe mai pensato di dover vivere giornate pesanti che non ammettono la sua presenza.
Allora resta così, nel mezzo, tra cicatrici e apatia, tra dolore tangibile sulla pelle e il suo essere attratti inerme. Wave è inesauribile fonte di contraddizione, dilemmi che, pensa, non si risolveranno mai. Eppure, per quanto riluttante si dimostri al momento al pensiero di ciò che la attende, ha bisogno di un percorso da intraprendere, lo percepisce. Ha bisogno di un lavoro.
Lola Topéz, 2 novembre 2017
"Ogni cosa deve funzionare per fare in modo che l'insieme abbia significato. Gli ingranaggi agiscono l'uno in funzione dell'altro per permettere il movimento di un'unica macchina."
Gli ingranaggi di Wave sembrano essersi ormai fermati da tempo, probabilmente arrugginiti dalla convinzione che non ci sia più motivo valido perchè debbano funzionare.
Eppure vive. Non funziona bene, ma vive. Lola sembrava sapere già tutto quando ha scritto quella frase. Wave deve aggiustarsi e deve farlo da sola o nessun altro lo farà al suo posto. Lo psicologo glielo aveva detto poche ore prima.
Si rigira tra le coperte cercando un calore che le manca da tempo e una vocazione nascosta che possa tramutarsi in un lavoro. Di certo le sue capacità linguistiche le sono d'aiuto, ma non è attualmente sicura che possano permetterle di intraprendere un percorso che le piacerebbe abbastanza.
Si alza dal letto e si trascina in cucina a fatica per bere un bicchiere d'acqua e per riempire i polmoni di un'aria diversa.
Si guarda intorno. Pezzi di Lola ovunque e da nessuna parte se non nel suo stesso essere, allo stesso tempo. Scatole e polaroid, frasi scritte, molte mai lette a voce alta.
Wave non sa scrivere, era il sogno di Lola, ma non le costa niente scattare un paio di fotografie, tanto per provare. Magari ne viene fuori il talento necessario, la tanto bravata vocazione.
Lola aveva attribuito a Wave quel ruolo nella loro piccola macchina perfettamente funzionante e non sarebbe stata di certo ancora Wave stessa l'ingranaggio difettoso che avrebbe rovinato tutto. L'ha già fatto una volta, quel diciassette di giugno, e di questo indubbiamente se ne pentirà ogni giorno di vita che le resta.
Farlo una seconda volta, ferire l'anima leggera di Lola ancora, non è mai stata un'opzione per Wave.
Scatterà allora fotografie e le conserverà come le parole d'inchiostro di Lola, le stiperà in scatoli di cartone e se le rigirerà ogni tanto tra le mani, per assaporare con il tatto il dolce compiacimento che sta tutto nel rivivere ciò che ormai è ricordo.
Sorride lievemente, scostando qualche ciocca di capelli dal viso, al pensiero di aver finalmente fatto caso all'essenziale, a una soluzione che l'aspettava dietro l'angolo da due anni e che lei finora ha tenuto nel buio, facendosi spazio nel dolore che nel contempo le scavava le interiora, convivendo con problemi spigolosi che la ostacolavano in ogni modo possibile, ferendola a ogni minimo movimento.
Accenna un passo svelto per prendere quella macchina fotografica che aveva ormai nascosto, per ricordarsi quanto meno possibile di quel giorno. In un angolo del suo armadio, in basso a destra, tra i vestiti accuratamente ripiegati e impilati, ritrova proprio quell'ultimo regalo di Lola.
Tenendola stretta tra le mani, guarda fuori. Uno scorcio di Montecarlo racchiuso nella piccolezza della finestra della sua camera le rapisce lo sguardo proprio come la prima volta, quando da piccola si è trasferita qui.
Sua madre era nata sotto il segno dell'Ariete, quando tra le stradine del Principato si respirava primavera, e nei suoi occhi giura adesso di averci sempre visto il mare monegasco. Un paio di pozze bluastre mettevano in risalto i tratti delicati del volto, in contrasto con i lineamenti marcati di Wave che aveva ereditato però proprio da lei le iridi chiarissime.
Stessi occhi, stesso sangue, stessa essenza.
Wave somiglia a sua madre più di quanto possa immaginare ma è pur sempre il risultato di due componenti messe insieme, due ingranaggi che avrebbero dovuto muoversi l'uno in funzione dell'altro senza sosta, senza arrugginirsi, come scriveva Lola.
Suo padre però è da quando era bambina il pezzo incompatibile di un puzzle che non si completa in nessun modo, per quanti possano essere i tentativi, il risultato sarà in ogni caso puro fallimento che nel tempo ha colpito Wave in pieno viso come uno schiaffo, ogni volta che ci ha provato, ogni volta allo stesso modo.
La mamma non gliene ha mai fatto una colpa esagerata, ha semplicemente constatato che suo marito non potrebbe essere più complicato di così. Ne ha sposato però proprio le colpe, i tormenti e le paure con la consapevolezza di una donna che l'ha amato sin dal primo momento, disposta a prendersi almeno parte del suo dolore e farlo suo pur di alleggerirlo.
Un po' come era stato per Wave e Lola.
Lola si prendeva cura di Wave, limava gli spigoli dei suoi pensieri complessi, rendendoli morbidi e leggeri.
Da bambina, Wave non capiva come la dolce ingenuità, se così la si può definire, della mamma e il tormento costante del papà potessero coesistere. Il loro ingranaggio funzionava, nonostante tutto. Intoppi di ogni genere nel tempo li avevano resi meno efficienti ma, in fin dei conti, le grandi macchine necessitano di frequenti revisioni.
Wave adesso si sente come il papà. Gli occhi chiari le brillano riempiendosi della luce del sole ma, a guardarci bene dentro, l'azzurro tende al nero più cupo.
La sua è un'anima bruciata, divenuta ormai cenere tra ossa e interiora e si rende conto che suo padre non potrà mai capirlo, o almeno, non come fa la mamma, ma sa adesso che da lui ha ereditato tormenti che le stringono lo stomaco in una morsa, le avvolgono l'esofago, sembrano schiacciarle i polmoni fino a farli esplodere, si rintanano nel cuore e ne fanno dimora.
Suo padre però sopravvive e allora Wave si dice che può farlo anche lei. Può galleggiare su un mare di pece e uscirne vestita di bianco, senza alcuna macchia.
Le servono zattera e remi e pensa di averli trovati nel posto più nascosto, dove pensava non avrebbe mai trovato salvezza.
Eppure, tra le pieghe dei vestiti, nel suo armadio, le è stata data una dose di speranza tra le mani.
Deve uscire, deve scattare fotografie e deve conservarle. Sceglie di dedicarsi a questo con tutte le forze che le restano e lo fa con la stessa consapevolezza di sua madre, che abbraccia le paure e ne fa tesoro, con lo stesso dolore di suo padre, che nuota ogni giorno nello stesso mare di pece, e con la stessa positività di Lola, che avrebbe sorriso all'idea e le sarebbe stata accanto per incoraggiarla, con il suo tipico fare dolce e premuroso.
Wave indossa allora un maglione di qualche taglia di troppo, un paio di pantaloni e le sue scarpe preferite. Con la sua polaroid tra le mani, esce di fretta, senza più indugiare.
Il sole sta per tramontare a Montecarlo e con esso una minima parte delle paure di Wave.
Nella sua anima sembra esserci l'alba, ha trovato un nuovo modo per risorgere.
Ma non può essere sempre giorno, non ci sarà sempre la stessa luce, e Wave ne è più che consapevole.
Ale's space
Hi 'yall ✨
Il secondo è un capitolo di transizione. Al buio del dolore nella sua forma più accentuata, ai primi spiragli di luce.
Come potrete immaginare, soprattutto leggendo il finale, Wave non smetterà mai di sentirsi tormentata. Forse sì, forse no.
Insomma, per ora ci basta sapere che Wave sembra aver trovato l'uscita dal tunnel e questo è un grande passo avanti.
La parentesi sull'infanzia di Wave è fondamentale per trasmettervi il suo contesto interiore, oltre alla perdita di Lola. Suo padre resterà una figura misteriosa perchè non avrà un ruolo decisivo nel corso della storia, probabilmente non comparirà più e se in caso decidessi di inserirlo in qualche scena, non sarà determinante.
Detto questo, per domande o critiche sono sempre qui. Il mio instagram per Wattpad, come sapete, è aleeclerc16.
Spero di tornare prestissimo per la pubblicazione del terzo capitolo ma intanto ci tengo già a ringraziare tutti coloro che hanno letto e che mi stanno dando fiducia.❤
Kisses
- Ale ☀️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top