12 - HANDS ON VICTORY
"I'm certain I need you but I'm way too loud.
From enemies to frenemies, don't know who to trust,
can't rush through the phases"
Retrograde, Khalid ft. 6LACK, Lucky Daye
18 aprile 2021, Imola
Max guarda, appena sveglio, alla luce soffusa che timida irrompe nel buio della camera che ancora condivide con Daniel, intanto del tutto assopito e voltato dal lato opposto al suo.
Percorre con gli occhi il contorno delle sue fattezze, anche posteriormente in tutto proporzionate. I suoi delicatissimi lineamenti sono da sempre in netto contrasto con quelli marcati ma a pieno gradevoli di Max la cui immensa bellezza è tormentata quanto quella di Wave.
È proprio a lei che il pensiero di Max corre feroce e subito le viscere gli si attorcigliano in un groviglio di risentimento e compassione.
Ha dal principio trovato il modo in cui Wave toccava il cuore di Daniel raro e particolarissimo e non comprende ora, e prova quindi rabbia, la motivazione per la quale lei si è tanto allontanata da lui, come scottata, come colta di sorpresa, come se si fosse sentita colpevole di un male incurabile.
Al contempo, la pietà lo muove e pensa che forse Wave sia stata inibita da una ragione ben valida che intende farsi suggerire da lei stessa, non riuscendo a figurarsela da sé.
Max si alza quindi piano dal letto e si guarda allo specchio il volto che riconosce essere stanco e provato come sempre, nonostante abbia riposato a sufficienza. Gli occhi chiarissimi brillano di una luce che egli sente in realtà spenta, del tutto assente, ma la sua apparente inespressività lascia intendere che ormai la sua apatia è per lui una semplice, mera consuetudine.
Si accarezza e bagna il viso con acqua fresca e fa per passarsi le dita tra i capelli biondi nel riuscito tentativo di pettinarli e sistemarli al meglio. Fruga poi con sveltezza tra i vestiti puliti che tiene piegati in valigia, attentissimo a non produrre alcun rumore. Prima di recarsi nuovamente in bagno con i pantaloni e una maglietta blu da indossare tra le mani, rivolge un ulteriore rapido sguardo a Daniel e constata con soddisfazione che sta ancora dormendo indisturbato.
Max è presto fuori dalla camera, mosso dalla stessa, strana curiosità di solito propria unicamente di Wave e da una tremenda impazienza.
Si scopre dispiaciuto per Daniel, il fratello che ha sempre abbracciato ogni suo tormento e che adesso sente la necessità di difendere, facendo chiarezza per conto suo.
Non è però del tutto arrabbiato con Wave perché, per quanto poco la conosca, ha già compreso che agisce soltanto in virtù di accurate motivazioni e che ha quindi sempre una visione vivida e razionale di quanto le succede, diversa da quella dolcemente ingenua e passionale che Daniel dal canto suo conserva.
Percorre, mentre riflette silenzioso, il corridoio che collega la sua stanza a quella di lei e giunto a cospetto della porta in legno chiaro vi batte piano e più volte il pugno, sicuro, per percezione, che Wave sia già sveglia.
"Wave, sono Max" Si vede però costretto a chiamarla per nome, quasi sottovoce, poiché, avvicinandosi all'uscio, non recepisce alcun rumore. Max sa comunque che non sta dormendo, potrebbe giurarlo. Dopo qualche istante di timida esitazione infatti, il suono dei passi di lei gli giunge ben distinto e conferma la sua sensazione. Un sorriso appena accennato gli colora il volto.
Max ha sempre ragione.
"Max, se è stato Daniel a supplicarti di venire a parlarmi per conto suo, ti prego di lasciarmi sola" Wave, esausta più che piccata, gli parla accostandosi all'altro lato della porta, dall'interno, restia ad aprirgli e lasciare che lui la raggiunga in camera.
A Max però non è mai stato concesso di perdere e, per quanto lei si mostri scostante, tocca a lui condurre abilmente il gioco a suo favore e proclamarsi indiscusso vincitore.
"Daniel sta dormendo, non ne ha nemmeno idea" Il tono pacato della sua voce è attestazione della sua sincerità della quale infatti Wave smette di dubitare. Senza rimuginarvi ulteriormente, apre allora la porta e punta con lo sguardo stanco agli occhi cerulei di Max, come a volervisi immergere per poi annergarvi e infine annaspare, in superficie, per disperatissimo bisogno di aria.
Lui, reggendosi allo stipite dell'uscio, a cospetto di tanta sfinitezza, prova compassione e sente di doversi inspiegabilmente e di prepotenza avvicinare a lei, per poterne sostenere il peso se le gambe già tremanti dovessero d'improvviso cessare di conferirle stabilità e fermezza ma si immobilizza a sua volta, come folgorato, come se in quelle iridi ormai spente come le sue non avesse scorto che il suo stesso riflesso.
Max, non potendo tollerare oltre la vista dei suoi tormenti, vivi negli occhi di lei, si fa avanti in silenzio e si chiude la porta alle spalle, entrando con Wave e prendendo con lei posto sul letto che aveva condiviso con Daniel.
"Perché sei qui, allora?" Alla domanda di lei, Max sospira paziente e si affida di peso alle braccia, avendo adagiato le mani sul materasso e inclinato leggeremente il busto per osservarla meglio, ora che si è imposto di smettere di curarsi dell'inquietudine che il malessere di lei sembra causargli. Dopotutto, intende sapere, capire perché Wave ha scelto di procurare a Daniel tanto male e non abbandonerà la camera prima di aver scoperto.
Lei, che intanto si chiude nuovamente nel suo silenzio attendendo una sua risposta, si guarda le mani che tortura frenetica. Poi, come scossa, cessa di puntare altrove e guarda direttamente agli occhi di lui.
La preda accetta la sfida e sceglie di non sfuggire all'attacco che il suo predatore sta per tenderle.
"Oh, sembra che tu non veda l'ora che me ne vada" Max, quasi piccato ma in fondo sensibilmente comprensivo, la stuzzica fingendosi del tutto toccato. Si inumidisce le labbra e la guarda curioso sporgersi appena in avanti, verso di lui.
"Se fosse stato così non ti avrei permesso di entrare" La voce di Wave non giunge provocante a Max perché il suo tono, infatti, non intende esserlo. È una semplice sua constatazione che rasserena Max, in apparenza sempre sicuro di sé e dalla fermezza incrollabile, in realtà perseguitato dal pensiero di essere inadeguato.
Perdente.
Vecchia storia.
Perdente dal primo dei suoi giorni.
Ma questo Wave non deve saperlo.
Max resta in silenzio, fingendosi concentrato a guardarsi con insistenza la punta delle scarpe, poi guarda nuovamente al suo volto.
"Perché non hai voluto che con Daniel funzionasse?" Il vero motivo per cui Max è giunto a farle visita viene fuori di colpo e Wave, che ne era sin dal principio a pieno consapevole, sperava comunque di non doverne mai parlare. Distoglie lo sguardo e sospira sconfitta, la bocca le si riempie di amaro e i segni violacei che reca sotto gli occhi per mancanza di sonno convogliano in borse che sembrano pesarle ora più di prima.
"Non sarebbe stato giusto, Max" Wave è lapidaria perché ne è sicura.
Il predatore non ha più trappole da tendere alla preda, sembra anzi quasi pentirsi di averle finora dato la caccia ma resta serio nella sua fermezza.
"Per quale ragione? Potresti provare a fidarti di lui" Max non comprende come tanto sentimento possa essere svanito di colpo per Wave, come possa pensare che sarebbe stato sbagliato restare con Daniel. Lei si incupisce ulteriormente, logorata dalle sue colpe.
"Max, non posso farlo" Wave parla e deglutisce a fatica, senza riuscire però a disfarsi dell'amaro retrogusto del senso di colpa. Le viscere le si annodano in un groviglio, nel petto sente il vuoto a ogni battito. Le gambe sembrano cederle di colpo ma è solo un terribile tremolio a smuoverle e a farle credere di star per perdere i sensi. Wave tiene gli occhi bassi e le labbra serrate in un silenzio che la tortura.
"Sembrava sarebbe stato il contrario fino a pochi giorni fa" Max, fermo a pochi passi da lei, le guarda le labbra e cerca le sue iridi chiare ma incupite che puntano altrove. Si muove per avvicinarsi di poco, quanto basta a farle ancora più male. Il tono delle sue parole non è però perentorio ma pacato, quasi comprensivo, mai accusatorio.
"Lo so, mi dispiace" La voce di Wave è adesso sommessa ma Max non potrebbe sentirla meglio. Lei si tortura le mani in una serie di piccoli, frenetici, gesti nervosi. Max appare distante, lontano, poi le tocca le dita di colpo, pone la sua mano sulle sue e il contatto è pura calma, per entrambi.
"Qual è il tuo tormento?" La mano di Max resta su quella di lei che cessa di muoversi appena di un tremolio frenetico. Le sue parole giungono a lei come sussurrate all'orecchio, come se fosse la sua stessa mente a porle l'interrogativo a cui normalmente si rifiuterebbe di rispondere ma che ora sente di poter, almeno in parte, risolvere con la risposta che Max attende sin dal principio della loro conversazione.
Max intanto appare serafico e si scopre piuttosto soddisfatto per essere riuscito, per quanto gli fosse possibile, a stabilire un contatto e calmare i timori di Wave. La domanda che le ha posto potrebbe essergli però rivolta allo stesso modo ma adesso è stato toccato e, potrebbe giurarlo, non c'è segreto che non le direbbe.
Ma non può o perderebbe.
Il predatore resta tale anche quando non è a caccia.
"Le mie colpe" Wave deglutisce a fatica e, sentendosi immediatamente inadeguata, si scopre incapace di sostenere ancora il suo sguardo penetrante. Il pensiero corre selvaggio prima a Lola, ma questo Max non può né deve saperlo, per poi giungere a Daniel che sarebbe presto divenuto vittima del suo dolore se non lei l'avesse lasciato andare.
Eppure lui soffre.
Colpa sua.
Soltanto sua.
"Agli occhi di Daniel, sei sempre stata innocente" Constata Max che seppur impietosito dalla ragazza che gli siede accanto, tenta ancora la disperata difesa della causa di Daniel.
"È questo il punto, Max. Daniel non sa che ho sempre avuto le mani sporche di sangue e che avrei potuto macchiare anche lui, inesorabilmente" Wave, come scossa dalle sue stesse parole che suonano infatti come una sentenza finalmente pronunciata a voce alta, lascia con delicatezza che la mano di Max adagiata sulla sua scivoli via affinché possa stropicciarsi gli occhi, come a rimuovere la stanchezza.
Colpevole.
"Credo di aver capito" A Max, la sua situazione, appare chiara eppure non sa per quale ragione lei si senta così. In ogni caso, ne comprende la lontananza e la fiacchezza, i silenzi e le contraddizioni.
Non prova più rabbia ma pietà per lei, rea per la vita, e intanto lui stesso, eterno fragile, soffre in egual misura. Storie diverse incise con l'inchiostro sulla stessa carta. Motivi opposti, dolore universale. Wave avverte sofferenza per Lola, Max per se stesso, perso e perdente.
Ed è proprio lui che, ormai soddisfatto per aver avuto le sue risposte, si alza e abbandona il letto di lei dove era seduto. Wave, ora più serena, si scopre a copiare i suoi gesti, per accompagnarlo alla porta.
"Riposa adesso" Le dice lui con premura prima di attraversare la soglia e lasciarsela alle spalle.
Mentre percorre il corridoio per far ritorno alla sua camera, Max fa fatica a credere che abbia concesso a Wave di frugargli il cuore tanto da fargli avvertire sempre più il peso della fragilità, divenuto ormai insostenibile.
Perdente.
Non avrebbe dovuto mostrarsi debole, cessare di apparirle intoccabile, le ha servito disinvolto la vittoria e ora si odia, inevitabilmente. Si promette che mai più cadrà in ginocchio né si lascerà accarezzare con mano. Sceglie di trionfare, per abitudine, per costrizione da sempre, ma perde, ancora e per la vita. In sé si maledice ma non può dirsi del tutto pentito di aver fatto visita a Wave. Lo doveva a Daniel, per far chiarezza per conto suo.
Da ora in poi però, pensa mentre apre la porta della stanza, Wave non l'avrà vinta.
E Daniel starà bene.
Max farà in modo che il suo dolore cessi, a costo di soffrire a sua volta, pur di vederlo felice.
È proprio lui a sorridere quando poco dopo che Max si sia messo comodo, nuovamente seduto sul letto che si sono ritrovati a condividere, si sveglia e lo vede fermo lì, come ad aspettare con pazienza che aprisse gli occhi per scoprire se stesse bene o meno.
Max non ha intenzione di dirgli di Wave, in ogni caso sarebbe inutile.
Lei non cambierà idea e Max ha capito che non ha mai avuto intenzione di illudere Daniel, semplicemente non avrebbe potuto giurargli che stargli accanto l'avrebbe reso felice.
"Come stai, Dan?" Max gli osserva il volto, in apparenza sereno. Daniel è inebriato dal suo sincerarsi e di rimando ridacchia appena e punta con lo sguardo per un attimo altrove, alla luce del sole che filtra tra le tende bianche.
"Credo di sentirmi meglio ma fa ancora male" Daniel resta per un momento colpito, atterrito, eppure sorride ancora. Max, invece, è quasi del tutto sollevato.
"Sarà peggio quando mi vedrai batterti oggi in pista, allora" È Max a stuzzicarlo, a sdrammatizzare con la stessa leggerezza propria, di solito, di Daniel, e l'immancabile ironia che invece colora da sempre le sue stesse parole.
"Vedremo, Max" Daniel prosegue con le sue mosse, pur sapendo che sarebbe disposto a lasciar vincere a Max ciascuna delle partite che ancora hanno da giocare pur di farlo sentire finalmente e davvero come un vincente, come merita.
E Max ne è consapevole, sin dal principio.
In pista è poi davvero Max a trionfare questa volta. La sfida si accende però tra lui e Lewis Hamilton su asfalto bagnato e speranze sparse. Le ruote delle loro vetture si sfiorano in una danza violenta che vede Max incontrastato sfrecciare per primo al termine dell'ultimo giro, il numero sessantatré.
Egli stesso si chiede come si sente.
Forse ancora perdente.
Wave lo guarda vincere dallo schermo del televisore della sua camera, in hotel, la stessa in cui Max, quella stessa mattina, l'aveva raggiunta. Pensa alla timida fragilità che ha scorto in lui, ora del tutto assente. Max è un vincente, è sfrontato, imbattibile in gara, impenetrabile. Eppure è stato toccato.
Wave Hill
Congratulazioni Max
17:15 ✓
Ale's space
Hi y'all✨️
So che è trascorso tanto tempo dall'ultimo aggiornamento ma si torna con un capitolo abbastanza complesso e forse controverso.
Max decide di parlare a Wave per capire il motivo per cui ha rifiutato la proposta di Daniel.
Anche se sembra che ci sia una certa tensione tra loro nel corso di tutto il capitolo, in realtà siamo ancora lontani da questo tipo di rapporto. Semplicemente amano stuzzicarsi e si scoprono abbastanza simili. Dopotutto soffrono entrambi, anche se per motivi diversi.
È importante sottolineare però che Max sembra pentirsi per essersi mostrato così vulnerabile. Da qui, la sua percezione della debolezza come sconfitta personale. Questo fa male.
Anche quando vince davvero, come in questa gara, ad Imola, forse comunque non si sente mai trionfante.
Il tormento di Wave, invece, sono le sue colpe : quelle legate a Lola (di cui nessuno è a conoscenza) e quella di aver rifiutato Daniel.
Daniel, comunque, si riprenderà💛
Detto questo, grazie per il supporto costante❤️
- Ale☀️
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