Safe and Sound

IV. Even if the sky is falling down
I Know that we'll be safe and sound

I cavalli procedevano al passo tra le campagne, ed Erwin ebbe modo di notare quanto fossero diventate popolose rispetto agli ultimi anni. Nonostante una bella fetta della popolazione fosse morta di stenti dopo la perdita della prima cinta muraria, i territori del Wall Rose erano ancora densamente abitati, fatta eccezione per le zone montane dell'Ovest, dove la popolazione si era comunque infoltita. Ad Erwin piaceva la campagna, la trovava piena di pace. Il cielo era limpido, i prati tanto verdi da sembrare dipinti, e sulle colline i fiori danzavano con gli arbusti al ritmo lento e costante del vento. Le case erano piccole e accoglienti, la gente era abbronzata, malvestita e sorridente, o almeno lo era prima dell'attacco dei giganti.

Mentre attraversavano il piccolo villaggio di contadini, con gli abitanti che interrompevano i loro lavori per guardarli sfilare, Erwin si chiese per l'ennesima volta come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto realmente l'egoista e non fosse entrato nell'esercito, rinunciando per sempre a lavarsi le mani dal sangue di suo padre. Si immaginò in un villaggio del genere, con una moglie e due figli, abbronzato e sorridente mentre lavorava la terra pensando a quando sarebbe tornato nella sua modesta casetta di legno per gustare la gioia semplice e sincera di passare del tempo con la famiglia. Gli sarebbe piaciuto averne una, ma adesso che era nell'esercito se lo era impedito, perchè se fosse morto non avrebbe voluto lasciare nessuno da solo. In quel mondo avere una famiglia era un rischio, come lo era stato per suo padre, ucciso dalla stupida innocenza del suo stesso figlio, ed Erwin non voleva condannare nessun altro bambino a patire quello che aveva patito lui molti anni prima. L'infanzia rovinata, l'innocenza strappata, i pianti tanto disperati da soffocare il respiro, il rimorso, il fantasma di suo padre che tornava a tormentarlo nei sogni. Non era vivere, non per un bambino, e adesso che era adulto riusciva a comprendere di non voler condannare nessuno alla sua stessa tortura.

"Mamma mamma, ma chi sono, cavalieri?" sentì vibrare alla sua destra la vocina, e si girò appena in tempo per vedere una giovane donna sulla trentina mentre teneva per mano una piccola bimba sui 7 anni, con folti riccioli neri e un ditino proteso in avanti ad indicarli. Sorrise alla scena, pensando al come, forse, se solo non fosse stato tanto stupido da uccidere il proprio stesso padre, adesso avrebbe potuto avere una figlia della stessa età che magari avrebbe giocato insieme a quella bambina. Sospirò, cercando di mascherare il proprio malumore e tornando a perdersi nel paesaggio.
Venne affiancato da un cavallo sauro e si girò, allacciando lo sguardo con quello del suo fantino. Michelle appariva abbastanza annoiata, ma era bella come sempre. I raggi del sole facevano apparire le sue iridi di un'innaturale tonalità d'oro pallido, non facendo altro che aumentarne il fascino.
"Qualcosa non va?" le mormorò, lasciando che i due cavalli procedessero fianco a fianco.
"Mike si è innamorato, e adesso non ci considererà più!" sbuffò, provocandogli una grossa risata. Il suo scontento a riguardo sembrava sincero, e per un attimo Erwin temette che fosse gelosa. Se fosse veramente stato così allora significava che fosse a sua volta innamorata di Mike, e la cosa in qualche modo lo turbava.
"Beh... buon per lui" le rispose dopo un po', senza essere realmente riuscito a riflettere su qualcosa di intelligente da dire.
"Sì, anche io sono contenta che abbia trovato qualcuno, però era divertente stare con voi due insieme"
"Beh, posso sempre farti divertire io-" Erwin si bloccò con gli occhi spalancati, accorgendosi troppo tardi di quanto fraintendibile fosse la sua frase. Michelle scoppiò a ridere come mai aveva fatto, riempiendo la campagna verde della sua risata squillante, apparentemente intenzionata a forargli i timpani per entrargli in testa per sempre.
"No! Io non volevo intendere quello, davvero- Io stavo- volevo-"
"Oh Erwin, mi farai morire prima o poi" continuò lei tra le risate.
Erwin voleva sprofondare. Sapeva di essere rosso sulle guance e sperò con tutto il cuore che Michelle non lo notasse. Finse di sistemarsi i capelli per nascondersi il volto, e si morse il labbro, sentendosi stupido.
"Davvero, non volevo intendere-"
"Lo so, Erwin, lo so" si sentì rispondere "Semplicemente mi faceva ridere" concluse guardandolo dritto negli occhi come a volerlo in qualche modo rassicurare del fatto che avesse compreso il malinteso.

Continuarono a procedere con alle spalle Mike e Nanaba, la nuova arrivata nella squadra con cui Mike aveva subito iniziato a darsi da fare. Il quartetto, diviso nelle due coppie, attraversò un bosco, ed Erwin fu costretto da Michelle a giocare come un bambino con i funghi selvatici che ricoprivano a gruppi il terreno erboso.
"Eddai, non sei capace" lo schernì la ragazza, gettandosi a lato del cavallo e raccogliendo con la punta delle dita un piccolo fungo grigio, che una volta ritornata correttamente in sella gettò addosso al Comandante.
Erwin lo schivò e si abbassò a sua volta, sfruttando le lunghe braccia per strapparne una manciata.
"Non vale, lei bara signor Smith, lei bara!" disse tempestata da una pioggia di minuscoli funghetti la cui gran parte le si incastrò tra i lunghissimi riccioli.
"Smettila" cominciò a dire tra le risate, buttandosi a lato della sella per proteggersi dai continui lanci. Vide un grosso fungo rosso, aspettò che il cavallo lo raggiungesse, lo sradicò dalla terra e lo tirò addosso al Comandante, centrandolo in pieno volto. Lei scoppiò a ridere, lui iniziò a sputacchiare e a gemere, passandosi le grosse mani sulla faccia per togliere la terra.
"Mi è entrata negli occhi..." lo sentì imprecare, e si sporse automaticamente verso di lui.
Gli tirò in basso i polsi e gli prese il volto tra le mani, guardando attentamente i grossi occhi azzurri. Con un delicato movimento dei pollici riuscì a togliere gran parte dei piccoli granelli scuri depositati sulla rima interna della palpebra inferiore, risolvendo gran parte del problema.

Erwin riacquistò la vista giusto in tempo per vedere le sue labbra a pochi centimetri da lui, sentendo al contempo la sensazione bruciante delle sue mani chiuse a coppa sulle guance. Durò tutto un istante perchè poi Michelle si ritirò, tornando per bene in sella, e nascondendo il lieve rossore dipintosi sulle guance con una grossa ciocca di capelli. Dopo quel contatto smisero di giocare come bambini e uscirono dalla foresta chiacchierando del più e del meno, fino a quando non sopraggiunsero nell'estesa pianura verdeggiante che li separava dalle mura.

"Scommetto che Mr. Johnson arriva prima agli alberi lì infondo" lo sfidò la ragazza riferendosi ai due cavalli.
"Oggi sei in vena di scherzi?"
"Diciamo che sono particolarmente di buon umore"
"Perchè dovrei farlo?"
"Perchè non dovresti?" rispose lei, bruciante come suo solito.
"Hai paura che il tuo fantasmagorico stallone che non si fa montare da nessun altro a parte te, perda contro il mio piccolo e umile ronzino?" continuò enfatizzando goliardicamente le parole.
"Sei fuori pista" replicò lui.
"Allora dai, gareggia"
Lui sembrò pensarci su, e per un attimo nella mente gli si palesò l'idea di chiederle qualcosa in cambio, ma comprese subito che si sarebbe reso troppo infantile e che non avrebbe saputo cosa chiederle, tranne qualcosa che preferì nascondere immediatamente anche a sé stesso.
"Va bene allora" disse fermando il cavallo.
Michelle lo imitò, allineandosi e preparandosi alla partenza.
"Uno" mormorò Erwin, nascondendo un mezzo sorriso.
"Due..." continuò Michelle, lo sguardo dritto davanti a sé e contenuto tra le orecchie di Mr. Johnson.
"VIA!" sbraitò il Comandante, ed entrambi colpirono i fianchi dei cavalli ripetutamente, partendo ad un galoppo senza remore. Inizialmente la fisicità dello stallone lo portò in testa, ma verso la metà del tragitto la sostanziale differenza di peso tra i due fantini iniziò a farsi sentire, e Mr. Johnson riacquistò terreno. Michelle si alzò ancora di più sulle staffe, piegando il corpo per nascondersi dietro il collo del cavallo ed essere meno ingombrante possibile, fino a quando i due animali non si trovarono praticamente allineati. Strinse i talloni sui fianchi di Mr.Johnson, mormorandogli mentalmente scusa e riuscendo a sorpassare Erwin di qualche decina di centimetri. Lo stallone non mollò e abbassò ancora di più la testa, ma ormai la linea di alberi concordata come arrivo era troppo vicina, e Michelle la oltrepassò per prima di pochissimo.

"Yu-huuuu!" gridò fermando lentamente la cavalcatura e alzando le mani al cielo.
"Ti ho battuto, ti ho battuto, ti ho battuto" prese a mormorare mentre lasciava il cavallo trottare allegramente intorno ad Erwin e il suo stallone, creando grossi cerchi.
"Non ti montare la testa, ti abbiamo lasciato vincere"
Michelle gli fece delle mossacce, lui la minacciò di declassarla nella gerarchia militare, e aspettarono Nanaba e Mike continuando a schernirsi, per poi riprendere il loro cammino verso le imponenti mura del Wall Sina. Michelle stava giusto parlando di quanto odiasse gli aristocratici quando con la coda dell'occhio osservò Erwin gettarsi a lato del cavallo come lo aveva visto fare più volte nel bosco, e temendo il lancio di qualche fungo chiuse gli occhi e si portò una mano a coprirsi il volto.

Erwin dal canto suo risalì in sella e quando la vide in quella posizione si intenerì. Strinse tra le dita lo stelo appena raccolto e si decise a sporsi verso di lei, sistemandole il fiore dietro l'orecchio. Si ritrasse e la guardò mentre abbassava le mani, rivelando un'adorabile espressione interrogativa. La vide portarsi le mani all'orecchio tastando delicatamente i petali gialli, mantenendo gli occhi ben aperti e profondamente carichi di stupore.
"G-grazie" la sentì bisbigliare, e si impose di guardarla negli occhi per non sembrare dannatamente timido come in genere diventava ogni volta succedesse qualcosa di fraintendibile con lei. Non sapeva perchè ma lo mandava in confusione.
"Si intona con i tuoi capelli" aveva semplicemente risposto, tornando a guardare avanti e sospettando di avere le guance arrossate, maledicendosi mentalmente per quel piccolo particolare.

Arrivarono silenziosamente alle grosse porte di pietra, e i membri del Corpo di Guarnigione messi a pattugliare non fecero altro che salutare il Comandante con il classico pugno sul cuore, dando loro accesso alla ricca città. Entrarono e lasciarono i cavalli in un ricovero dove li avrebbero dissellati e accuditi fino al loro ritorno, e si addentrarono a piedi per le strade della capitale, avvertendo subito gli sguardi degli altolocati cittadini sulle inconfondibili mantelle verdi. Erwin era lì per una delle abituali riunioni con le sfere alte dell'esercito, e la squadra di Mike era lì come scorta.
Mentre camminavano tra la folla di ricchi mercanti e artigiani borghesi, Michelle si accorse di quanto la figura ordinata ed evidente del suo Comandante si sposasse con il contesto. Era bello, delicato nei modi, educato e sempre impeccabile, proprio come un nobile. Se lo immaginò con una corona tempestata di gemme a cingergli la testa e un mantello porpora sulle spalle a sottolinearne l'ampiezza, e non potè fare a meno di pensare che sarebbe stato perfetto persino in quelle vesti, anche se forse sarebbe stato bene in qualsiasi contesto lo si collocasse.

Arrivarono al grosso e sfarzoso palazzo senza che Michelle se ne accorgesse, e presto lei ed Erwin si dovettero congedare.
"Cercherò di fare il prima possibile"
"Lo spero vivamente visto che dovrò reggere la candela" sbuffò indicando con lo sguardo Mike e Nanaba, sempre più affiatati nel parlottare di chissà quale argomento.
"Mi toccherà portartene un altro, quello si sta già sgualcendo" le rispose lui, le iridi di zaffiro puntate sopra al fiore ancorato ai riccioli come parte di essi.
"Direi che è il risarcimento minimo per sottopormi a questo supplizio"
"Come sei tragica"
"Dai, vai prima che mi penta di averti accompagnato"
"Tecnicamente era un ordine"
"Beh non lo sembrava!" rispose lei fintamente scocciata ma con l'ombra di un sorriso sulle labbra. In effetti Erwin sapeva di essere a volte troppo gentile nel dare gli ordini, che spesso potevano essere recepiti quasi come richieste, ma ciò non cambiava comunque il fatto che fosse il comandante.
Scosse la testa, fece un cenno di saluto con la mano e scomparve dietro al grosso portone di legno, salutando con garbo i gendarmi di guardia.

Michelle sospirò e rimase a fissare il punto in cui Erwin era scomparso, sentendo la voce di Mike arrivarle alle orecchie dopo pochi secondi. I tre membri della squadra si ricongiunsero, e decisero insieme di fare un giro nel centro per poi infilarsi in qualche taverna e attendere il ritorno del Comandante. Michelle acconsentì al fantastico piano, cominciando a camminare davanti ai due per lasciarli da soli. Presto si perse nel suo cammino, isolandosi dal mondo e dal caotico dedalo di strade di pietra, trovandosi nel bel mezzo di un vicolo perfettamente uguale agli altri. Strepitoso, pensò, ricominciando a camminare sotto il sole e chiedendosi dove diavolo fossero potuti finire i suoi due compagni. Non che fosse intimorita dall'essersi persa in quella grossa città, ma sinceramente non le andava di passare la giornata a cercarli, quindi decise semplicemente che in qualche modo li avrebbe trovati più tardi. Continuò a camminare sotto il sole, fino a quando non giunse in un punto particolarmente sopraelevato dove poteva vedere la città dall'alto. Si sedette per terra, all'ombra di un albero, iniziando a ridipingere con gli occhi il ricco paesaggio. Si perse nell'azzurro del cielo e quel colore le riportò alla mente gli incantevoli occhi di Erwin. Si sentiva stupida a pensare a lui e come ogni volta che si soffermava a farlo, avvertiva un malessere diffuso avvolgerla come una coperta. Non poteva pensare a lui, non poteva piacergli, non doveva succedere a nessun costo. Non poteva letteralmente, e questo continuava a ripeterselo. Si sentiva inutile e stupida, il cuore le doleva e per un attimo lasciò che gli occhi le si inumidissero, ma poi si disse che non era un motivo abbastanza forte per piangere, e le ricacciò indietro. Portò le dita a sfiorare i petali soffici del fiore ancora incastrato tra i capelli, sfilandolo per annusarne l'odore. Non era buono come quello di Erwin, ma vuoi o non vuoi glielo ricordava.

Nelle sue orecchie rimbombava la sua voce tonante, nell'aria quel grido di guerra che sbraitava prima di ogni spedizione. "Dedicate i vostri cuori". Quella frase la faceva ridere. Avevano tutti qualcosa da perdere bene o male, e lui diceva di dedicare i loro cuori all'umanità e prepararsi a morire. Anche Dirk glielo aveva detto e lei non era ancora arrivata ad una conclusione. Le sembrava tutto così confuso e insensato che ormai non si curava nemmeno più di pensare di essere pazza. Se lo era non le interessava. Era troppo di malumore per andare a mangiare, e nonostante lo stomaco le mandasse dei continui borbottii di protesta se ne stette lì fino al pomeriggio, intrecciando i fili d'erba e guardando le nuvole del cielo. Farlo le ricordava Dirk. Lo facevano spesso durante i giorni di riposo, passeggiavano a lungo per la campagna e si sdraiavano in mezzo ai prati, osservando i grossi batuffoli bianchi e facendo a gara a chi vi trovava forme più realistiche. Era il loro momento magico, insieme parlavano dell'addestramento, dei compagni, e Dirk non perdeva occasione per fare qualche imitazione dell'istruttore Sadies, facendola sprofondare nelle risate.
Si ricordò di quando, durante un'assolata giornata primaverile, Dirk aveva raccolto un sacco di fiori per iniziare ad intrecciarli una volta seduti, e lei era rimasta a guardarlo lavorare, imparando la tecnica e iniziando a provare a sua volta. Alla fine Michelle si era trovata con una meravigliosa coroncina di papaveri a cingerle la testa, mentre quella che aveva fatto per lui non si poteva dire che fosse altrettanto bella. Molti petali erano caduti e quelli rimasti si erano sgualciti, ma Dirk l'aveva indossata lo stesso, facendo sembrare che fosse caduto in un fosso ritrovandosi qualche piccolo puntino rosso tra i capelli chiari.

Michelle pensò al fatto che avrebbe dovuto portargli assolutamente una coroncina di papaveri fatta per bene, e se fosse stata la stagione adatta sarebbe andata a cercarli, ma dovette rimandare. Il suo stomaco brontolò ancora e sbuffò sonoramente. Si alzò, iniziando a camminare per cercare i due compagni. La città era strutturata in grossi centri concentrici collegati tra loro da alcune vie principali, con intorno un dedalo infinito di vicoli più piccoli, pieni di taverne, negozi, e piccole abitazioni. I bambini correvano e inseguivano i palloni, riempiendo l'aria dei loro schiamazzi e Michelle prese a setacciare le taverne una ad una, cercando la testa castana di Mike o quella biondissima di Nanaba, che sembrava fossero letteralmente scomparsi. Ogni volta che spalancava una porta era la stessa scena, gruppi di uomini, donne e bambini, ma nessun soldato del Corpo di Ricerca, e dopo quasi un'ora passata a cercarli, si scoraggiò. Decise di fare la cosa più intelligente e camminò fino al quartier generale, sedendosi su uno degli immacolati gradini dell'entrata per aspettare Erwin. Starsene lì era noioso, ma non poteva fare altro. Avrebbe voluto avere un libro per potersi distrarre dalla giungla di pensieri maligni che tentavano di trascinarla nelle loro spire, riportandola alla realtà, ma non aveva nulla con cui distrarsi. Se pensava alla sua infanzia stava male, se pensava a Dirk stava male, se pensava al suo presente stava male. C'era una sola cosa che la faceva star meglio, ma non poteva ammetterlo. Non poteva dirsi che sì, Erwin le piaceva tanto e che sognava un suo abbraccio per potersi sentire al sicuro, le sembrava di essere immersa nella sua stessa idiozia per pensare quelle cose, ma doveva accettarlo. Doveva accettarlo e reprimerlo il prima possibile, perchè oltre al fatto che essere innamorata le avrebbe solo creato un sacco di problemi, Erwin non avrebbe mai ricambiato. Non era tanto stupida da non notare che il Comandante mostrasse la sua gentilezza molto spesso, ma probabilmente lo faceva con tutti. Ovvio, non avrebbe mai messo un fiore tra i capelli di Mike o di Levi, ma quello era stato solo un gesto casuale, o almeno così credeva.

Si sfilò lo stelo da dietro l'orecchio, iniziando a rigirarselo tra le dita. I petali gialli erano sgualciti e anneriti, e le dispiacque per quella piccola vita, ormai sul punto di terminare. Sentì improvvisamente un tocco sulla spalla e sussultò quanto più visibilmente le riuscisse.
"Non era mia intenzione farti spaventare" tuonò una voce calda e conosciuta alle sue spalle.
"Erwin!" disse lei, e il Comandante non potè evitare di notare una luce dipingersi nei suoi occhi quando lo vide, convincendosi subito del fatto che dovesse esserci un altro motivo per quel bagliore improvviso.
"Dove sono Mike e Nanaba?" chiese senza staccarle gli occhi di dosso.
"Vorrei saperlo anche io"
"Come è andata la riunione?" riprese più per cortesia che per vero interesse verso tutti quei militari idioti.
"Noiosa, molto noiosa"
"Nulla di nuovo quindi" si sentì rispondere sarcasticamente, e gli scappò una risata.

"Hey, va tutto bene?" le mormorò notando uno strano grigiore ritornarle sul volto.
"Sì, perchè?"
Erwin si sedette sul gradino al suo fianco, come se fossero due bambini che aspettano i genitori all'uscita da scuola.
"Mi sembrava fossi di buon umore prima"
Michelle si prese qualche momento per rispondere. Era dannatamente carino a preoccuparsi così. "Non saprei" finì per rispondere, vanificando i secondi che si era presa per riflettere.
"Forse ti manca casa?" A Michelle venne da ridere, e un sorriso amaro le aprì le labbra.
"Non credo. Non avrei mai pensato di dirlo, ma qui non si vive male dopotutto"
Erwin rimase in silenzio, come a voler pensare bene prima di rispondere.
"Beh comunque spero possa farti tornar di buon umore"
Un fiore bianco le si palesò davanti agli occhi, tremulo e splendente come appena colto. Le dita di Erwin ne stringevano delicatamente lo stelo e Michelle lo prese con un sorriso, rabbrividendo al contatto con i suoi polpastrelli ruvidi.
"Non smetterai mai di stupirmi" gli bisbigliò, sentendosi lo sguardo letteralmente arpionato dai suoi magnifici occhi azzurri. Le sue labbra erano poco distanti, e si perse nell'osservarle di sfuggita, cercando di non farlo notare. Erano perfettamente proporzionate e delicatamente rosee, invitanti come l'acqua fresca quando è piena estate. Le balenò l'idea folle di avvicinarsi di colpo e baciarlo, ma non ne aveva il coraggio. Poteva correre incontro ad un'orda di titani senza sentire il minimo fremito di paura, ma Erwin era tutta un'altra storia.

"Beh sono un uomo di parola. Andiamo?"
Michelle alzò lo sguardo, una grossa mano le veniva porta dall'alto, come quella di un angelo dolce che cerca di salvarti dal tuo personale Inferno. Il Sole le impediva di vedere qualcosa, esclusa un'imponente sagoma scura, ma Michelle giurò di riuscire distintamente a scorgere due zaffiri blu risplendere di una fiamma propria, e giurò che quello fosse il colore della libertà.

Safe and Sound - Capital Cities

SPAZIO AUTRICE:
cute Erwin supporter 🥹💍

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