For Your Love
X. I wanna hold you in my arms tonight
for your love, I'll do whatever you want
"Erwin" disse in tono piatto, lo sguardo mai stato tanto fermo, specchio perfetto di quella che era la "vecchia" Michelle. Immobile davanti alla ormai nota scrivania del Comandante, non era mai apparsa tanto adirata. La sua rabbia si notava palesemente dalle vene gonfie sulle mani, la tensione dei muscoli e la durezza dello sguardo, mai stato tanto perentorio con un superiore. "Non sono una bambina"
Erwin sbuffò sonoramente e si girò, afferrando la mensola della finestra e stringendola fino a quando le nocche non gli divennero bianche. Dannazione, stava solo cercando di proteggerla e lei si lagnava in quel modo. Capiva benissimo che fosse orgogliosa di natura, ma tutto aveva un limite.
"Sono sopravvissuta fino ad ora e non mi verrà troppo difficile sopravvivere ancora, sono molto più forte di quanto credi" infierì lei, e il biondo di sentì sul punto di esplodere dal nervoso. Era la prima volta che litigavano, ed Erwin sperò con tutto sé stesso che fosse anche l'ultima. Odiava il suo sguardo duro, si era reso facilmente conto di come lei si addolcisse solo con lui, e aveva fatto di questo un grande motivo di orgoglio, ma adesso non riusciva a non infuriarsi davanti alla sua aria di sufficienza. Sembrava non capire che lo stesse facendo al solo motivo di non perderla, e si rese conto con amarezza di come in effetti non glielo avesse detto esplicitamente. Riflettè un attimo, le parole gli arrivarono sulla lingua, ma le trattenne. Non poteva esporsi così tanto, non dopo una litigata come quella. Avrebbe fatto la figura del cagnolino innamorato e non se lo poteva permettere, quindi si girò, perforandole gli occhi con il suo sguardo più glaciale, ogni muscolo del viso indurito e autoritario.
"Soldato Even. É un ordine; obbedisci."
Il tono era fermo e quasi tirannico, una lieve nota di arroganza nascosta tra quelle parole già cariche di rabbia. La tensione tra i due era letteralmente tangibile, li avvolgeva come una nebbia densa e fastidiosa, e Michelle parve essere sul punto di esplodere. Odiava quel suo modo di girare tutto a suo favore impartendo ordini a destra e a manca, e la cosa che la faceva infuriare di più era che fosse totalmente giustificato nel farlo. Lei non era comandante e non poteva farci niente, o faceva di testa sua e veniva processata per insubordinazione o piegava la testa e faceva la brava soldatessa, cosa che le andava troppo stretta per certi versi. Al diavolo l'esercito, lei non era un soldato, e odiava quell'uomo per il solo fatto che l'avesse fatta innamorare. Era sul punto di mandarlo a quel paese e fare tutto ciò che le era appena stato vietato, ma non fece in tempo a fare altro che Mike li interruppe.
Senza che se ne accorgessero era giunta l'ora di partire ed Erwin ne approfittò per comunicare al caposquadra la sua decisione.
"Mike, oggi Michelle verrà sostituita. Al posto suo avrai uno della squadra di Lucas. Lei starà nelle retrovie, l'ho assegnata ad una delle squadre di supervisione reclute" disse raggiungendo l'amico sulla porta, senza degnare di uno sguardo la ragazza furente ancora immobile in mezzo alla stanza.
Mike sembrò un po' turbato da quella notizia, o forse era solo la cattiva aria che tirava tra quei due, ma non potendo farci nulla fece spallucce e tenne la porta aperta al biondo. Attese pazientemente che anche Michelle si riprendesse, ma lei rimase ferma dov'era.
"Mi-Michelle?" mormorò dopo qualche minuto. Lei parve riscuotersi, si girò d'improvviso come una furia, allontanandosi a passo spedito bisbigliando tra sé e sé qualcosa di simile a "se non lo ammazzano i giganti giuro che lo faccio io con le mie stesse mani!".
Mike rimase fermo, la maniglia ancora nel palmo, l'aria di chi non ha capito praticamente niente. Fece nuovamente spallucce e se ne andò, ricongiungendosi all'esterno con la sua squadra, ormai pronta alla carica.
Michelle aveva fatto altrettanto, era salita sul suo cavallo e si era infilata tra le retrovie senza scambiare parola con nessuno, gli occhi fortunatamente nascosti dalle ciocche ricciole. Quando Smith, davanti a tutti, diede l'ordine di partire strinse i talloni sui fianchi di Mr. Johnson troppo vigorosamente, e gli chiese mentalmente scusa per il suo malumore. Si sentiva stupida e incapace, rifilata nelle fila degli spauriti e inesperti cadetti per il solo fatto che Erwin stesse cercando di proteggerla. Non era tanto ingenua da non averlo capito, ma non riusciva pienamente ad accettarlo. Erwin avrebbe dovuto mitigarsi se voleva ottenere qualcosa, non poteva obbligare uno spirito orgoglioso come lei a fare qualcosa che non volesse, anche se era per il suo bene, o almeno questo era il ragionamento che Michelle sentiva rimbombare di continuo nella testa, senza poter sapere se fosse giusto. Capiva che quella fosse una missione speciale e che catturare i titani fosse estremamente pericoloso, ma ciò significava poco per lei. Era forte, molto più di quanto Erwin pensasse, ed era in grado di badare a sé stessa. Odiava stare lì, circondata da reclute addormentate e spaventate, che alla sola idea di vedere dei giganti rischiavano di farsela sotto.
Ad ogni modo si erano ormai ben inoltrati nei territori al di fuori delle mura quando vennero attaccati da un gruppetto di titani, e finalmente Michelle ebbe modo di sfogarsi. Su cinque ne uccise uno in singolo, e altri due in squadra, finendo comunque per infliggere ad entrambi il colpo di grazia. Dopo questo sfortunato incontro ripresero tutti a galoppare, e il suo umore non fece altro che peggiorare. Vide delle scie rosse saettare alte nel cielo nella zona di avanguardia, provenendo probabilmente dalla squadra di Erwin, e una morsa di preoccupazione le attanagliò lo stomaco. Se gli fosse successo qualcosa il ricordo delle loro ultime parole sarebbe stato carico di rabbia e di rimpianto, e a questo pensiero le venne voglia di mandare tutto al diavolo e galoppare fin da lui. La paura di vederlo soffrire la avvolse e in un impeto di amore si fermò e girò il cavallo, ma poi desistette. Imprecò ad alta voce e riprese a galoppare ai lati della lunga fila di giovani reclute, sperando vivamente che la spedizione finisse il più presto possibile.
Rimase tutto il tempo a combattere contro la paura di aver perso Erwin, quel presentimento maligno che la tormentava senza darle tregua, ma fortunatamente le sue preghiere vennero ascoltate. In breve arrivò l'ordine di ritirata, il piano era andato a buon fine e un esemplare era stato catturato, e il suo umore migliorò, anche se la possibilità che gli fosse successo qualcosa non era ancora del tutto estinta.
Il loro contingente fu il primo a ritornare in base e Michelle ebbe tutto il tempo per dissellare il cavallo e rientrare negli alloggi. Tecnicamente avevano l'ordine di rimanere pronti fino a quando non fossero ritornati tutti, e in molti si misero a girovagare per i corridoi nell'attesa dei superiori, eccitati e contenti per essere sopravvissuti. Michelle non sapeva cosa fare, aveva bisogno di vedere Erwin a tutti i costi, e lo voleva vedere sano e salvo. Doveva ancora chiedergli scusa. Le venne in mente la loro unica notte passata insieme, e pur vergognandosi di quel pensiero si rammaricò di non essersi spinta oltre. Ci aveva pensato più volte durante quel periodo, ma non era mai arrivata ad una conclusione. Gli piaceva dannatamente, ne era innamorata e ormai lo aveva accettato, ma non sapeva se fosse il caso di concedersi. Era quasi impaurita dall'argomento, ed era grata ad Erwin per non averle mai chiesto nulla a riguardo e non aver mai allungato troppo le mani, ma ogni tanto finiva per pensarci.
Si fece una sola domanda. Se fosse morta in quel momento si sarebbe pentita di non averlo fatto? Sì, lo avrebbe rimpianto fin troppo e capì immediatamente di essere una stupida. Lo scalpitio degli zoccoli la richiamò alla realtà, e in un attimo era nel grosso cortile arioso. La solita marea di soldati si riversava malamente nello spiazzo di pietra, e il carro dei feriti giunse con un sonoro cigolio, seguito da quello carico di cadaveri. L'odore di morte e sangue la raggiunse, ma si fece forza e si avvicinò. Buttò l'occhio sui volti di chi era rimasto mutilato e passò oltre, il cuore ormai divenuto una confusione unica di battiti e urla spalleggiati dall'irrefrenabile tremolio delle mani.
I morti erano coperti da teli bianchi, quindi sorpassò il carro e finalmente lo vide. Il cavallo grigio, la testa bionda e il grosso corpo piegato dalla stanchezza e dal senso di colpa. Se ne veniva sconfitto nonostante la vittoria, come ogni volta che qualcuno perdeva la vita per mano sua. Probabilmente solo lei poteva immaginare quanto Erwin si colpevolizzasse per le perdite, e per un attimo le parve di rivedere quel meraviglioso bambino dagli occhi grandi e spauriti, nuovamente obbligato a piangere su una tomba ma troppo debole per riuscirci. Era un uomo così forte ma al contempo così sensibile, e Michelle amava da impazzire queste sue piccole debolezze, perché sapeva quanto gelosamente le custodisse, facendola sentire fortunata ad averle viste.
Il Comandante non si accorse della ragazza a pochi metri da lui, semplicemente smontò da cavallo e prese la bestia per le briglie, avvicinandosi lentamente e a testa bassa. In un attimo venne travolto da qualcosa, e il tempo parve fermarsi. Un profumo conosciuto, un solletichio leggero e una stretta materna attorno al collo. Sorrise leggermente, ogni goccia di malumore che lasciava magicamente il suo corpo stanco sotto al calore di quel tocco. Michelle era corsa da lui, e ora si stavano abbracciando come se fossero rimasti divisi per tutta la vita. Erwin stava bene, era con lei, non l'avrebbe abbandonata.
"Ho temuto di averti perso" la sentì sussurrare sul suo collo e la strinse più forte che potè, riprendendosi immediatamente e ricordandosi di doversi allontanare. Non poteva permettersi di farsi vedere così da tuti i cadetti, non in quella situazione. Le prese il viso tra le mani e la guardò dall'alto con amore, resistendo all'impulso di baciarla. "Ti aspetto dopo nel mio ufficio" le sussurrò prima di andarsene, e lei senza neanche accorgersene si dovette appoggiare al lato di un carro, finendo con il sedere per terra. Sbuffò e si prese la testa tra le mani, concedendosi un attimo per ascoltare il proprio cuore tornare a battere normalmente. Era una stupida, in tutto ciò che faceva, ma ormai Erwin era più importante.
Si riscosse e si mise ad aiutare con i feriti per distrarsi, e una volta finito si rinchiuse nella sua camera. Prima di rivestirsi si concesse una lunga doccia, con i fatti di quel giorno che le si ripetevano in loop davanti alle pupille. Mangiò qualche cosa insieme alle compagne di stanza, ma l'ansia le aveva chiuso lo stomaco. Sapeva perchè si sentisse così agitata all'idea di vedersi con Erwin, ma non voleva accettarlo. La verità era che temeva un altro confronto con lui, non aveva idea di come avrebbe agito e si sentiva spaventata all'idea di stare sola con lui di notte. L'essersi accorta del fatto che desiderasse veramente farlo con lui l'aveva spaventata, come ogni cosa nuova dopotutto. Non le era mai capitato di provare così tanta attrazione verso qualcuno, e anche Mike una volta le aveva fatto una battuta su quanta tensione sessuale si creasse ogni qualvolta lei e il Comandante fossero vicini.
Doveva ammettere che la notte pensava spesso alle sue mani su di lei, ardeva dentro al solo pensiero di risentire i suoi baci umidi lungo tutto il ventre, e si sentiva andare a fuoco se solo si concentrava su tutto quello che avrebbe potuto farle.
Si vergognava dei suoi pensieri, ma non poteva nasconderli a sé stessa, e anche mentre osservava imbambolata la maniglia della porta si sentiva tremendamente in ansia.
Vi appoggiò una mano tremante e dopo aver preso un bel respiro entrò, accorgendosi immediatamente di non aver bussato.
Chiese subito scusa, ma sembrava che il Comandante la stesse aspettando. Era seduto sulla sua solita poltrona, le gambe distese e lo sguardo puntato sul soffitto. I primi bottoni della camicia erano aperti e lasciavano intravedere un accenno dei grossi pettorali, e tutte le cinghie dell'equipaggiamento erano sparite.
Michelle si morse il labbro, dover stare lì ad osservarlo mentre era così sexy era una tortura. I loro sguardi si incontrarono, e tra le tonalità di blu le parve di scorgere una vaga nota di lussuria. Sembrava che Erwin se lo aspettasse, e probabilmente era davvero così. Intelligente, abile e calcolatore, non gli veniva troppo difficile ipotizzare le situazioni future, e in genere finiva sempre per far centro. Con lei si era lasciato prendere troppe volte da quella stupida e innata timidezza, ma adesso riusciva abbastanza facilmente a rimanere lucido e ad analizzare le situazioni alla perfezione, come aveva fatto quella sera. Sapeva che sarebbe venuta; i suoi occhi parlavano per lei, quando l'aveva vista al rientro aveva colto quanto desiderasse risolvere ciò che era successo in mattinata, e ad ogni modo capitava spesso che prima di notte si vedessero per scambiarsi qualche parere o qualche bacio. In genere dopo una spedizione era stanco e nervoso, ma quella sera si sentiva leggermente diverso.
Le rivolse un sorriso lieve e rassicurante, ma non si mosse. Appoggiò il mento ad una mano e si picchiettò le dita dell'altra sulla coscia, facendole segno di avvicinarsi.
Le sue gambe partirono automaticamente ancora prima che potesse prendere una decisione vera e propria, e in un attimo si ritrovò davanti a quei grossi occhi celesti, apparentemente intenzionati a forarle gli indumenti per poterla vedere al di sotto.
Davanti alla sua esitazione Erwin ripeté il gesto, e cercando di non arrossire Michelle gli si sedette in grembo, avendo cura di non concentrarsi su quanto le loro nature fossero vicine. Nonostante quel contatto ravvicinato la mandasse in confusione, le piaceva stare così, le gambe del comandante erano enormi e a dir poco muscolose, e in qualsiasi momento si poteva rintanare sul suo petto.
Le grosse mani del biondo le si posarono gentilmente sulle cosce e un brivido le corse lungo la spina dorsale, andando a perdersi tra i capelli sulla nuca. Rimasero a guardarsi in un denso silenzio, prima imbarazzante, poi sempre più benevolo. Si osservavano, ridacchiavano, si accarezzavano, semplicemente si amavano. Michelle afferrò una delle sue grosse mani piene di vene e si perse ad esplorarla. Il palmo era enorme comparato con il suo, e lei non era esattamente esile, anzi. Le dita del Comandante erano grosse e terribilmente lunghe, tutte perfettamente proporzionate, e per un attimo le venne in mente ciò che avrebbero potuto farle, dove avrebbero potuto toccarla. Si riscosse e per distrarsi dal calore che iniziava a stuzzicarla iniziò a percorrere con la punta dei polpastrelli le linee delle vene, risalendo lentamente verso il polso.
"Stai facendo una mappa?" sussurrò Erwin dopo qualche minuto, una sottile risata a decorare la domanda.
Michelle non rispose, limitandosi a fare spallucce.
"Sei bellissima quando nascondi ciò che pensi" mormorò insinuandole le dita tra i capelli e afferrandola dolcemente per la mascella.
Quando si girò e furono liberi di guardarsi negli occhi Erwin si ricredette e aggiunse immediatamente: "Scherzo, sei bellissima sempre"
La ragazza sorrise, e si lasciò completamente andare, piegandosi fino a quando non si trovò stretta tra le sue grosse braccia forti. Lui la strinse un po', lasciandole piccoli baci sulle spalle e passandole le mani sulla schiena in continue carezze.
"Oggi ho agito così per proteggerti. Hange voleva catturare un gigante ed è un procedimento pericoloso, e ho avuto paura" spiegò, gli occhi chiusi per assaporare meglio ogni centimetro del corpo steso sopra al suo.
"Lo so che lo hai fatto per quello, ma non sono una bambina e so badare a me stessa" mormorò lei alzandosi dal suo petto e tornando a guardarlo negli occhi. Gli prese nuovamente una mano, e mossa solo da un forte amore ubriacante, gli baciò le nocche grosse e rovinate dalla vita militare. Si sentiva stupida a fare quei gesti, ma ormai nulla aveva più senso e lei era innamorata.
"Sono più forte di quanto credi"
"Lo so" la rimbeccò Erwin, dandole a malapena il tempo di finire.
"Ma non significa che non possa provare l'istinto di proteggerti. Mike e Levi sono i due soldati più forti dell'Umanità, eppure pensi che non abbia paura di perderli?"
La vide sbuffare sonoramente, sempre più simile ad una bambina scocciata che è appena stata obbligata ad ammettere la verità.
"Dovresti ritenerti fortunato perchè ti permetto di farlo"
"Mi ritengo già fortunato" rispose lui mettendo una certa enfasi nelle parole.
"Chiudiamola qui, sono troppo stanco per parlarne" continuò stiracchiando l'enorme corpo muscoloso.
"Scusami Erwin, sono stata antipatica" si sforzò lei, abbastanza orgogliosa da non dirlo a voce troppo alta ma altrettanto innamorata da concedersi di sbilanciarsi in quel modo.
In un attimo gli si fiondò addosso, prendendolo per le guance e baciandolo dolcemente, al solo scopo di non lasciargli modo di replicare. Non era mai stato tanto bello, i capelli erano ancora umidi e gli ricadevano in ciocche chiare sulla fronte, mentre la luce obliqua della luna faceva risaltare il colore meraviglioso degli occhi e i lineamenti finemente cesellati. L'istinto la spingeva a fargli di tutto, voleva utilizzare l'unico modo che conosceva per dargli piacere, ed era pronta a farlo.
Erwin rispose al bacio malcelando un sorriso di sorpresa, e in breve si fece sopraffare dal suo ardore. In genere era sempre lui che spingeva verso qualcosa di più passionale, ma stavolta Michelle sembrava bruciare di un desiderio inestinguibile. Lo baciava con foga, le due lingue che lottavano costantemente, e il suo cavallo dei pantaloni che iniziava immancabilmente a tendersi. Averla seduta proprio lì sopra non faceva altro che farlo andare fuori di testa, e in breve il bacio divenne una confusione di saliva e sospiri pesanti. Lei prese a sbottonargli la camicia e lui rispose mettendole le mani sul sedere, spingendo i due bacini a scontrarsi ancora di più. Quel contatto lo fece mugolare dal piacere, ma la sua attenzione venne subito attirata dalla scia umida di baci e marchi che gli veniva lasciata giù dal collo e lungo il petto. Michelle leccava, mordeva, baciava, e lo faceva sentire sul punto di perdere il controllo. Allungò le mani a sua volta e le slacciò la camicetta, godendo a dismisura alla vista del suo seno seminascosto dal reggiseno grigio. Lei continuò imperterrita a scendere lungo il suo petto, prima sulle spalle, poi lungo gli addominali fino a lasciarsi scivolare tra le sue gambe aperte, inginocchiandosi e baciando delicatamente la striscia bionda che partiva dall'ombelico e spariva sotto ai pantaloni.
Erwin si bloccò, irrigidendo i muscoli. Quella posizione significava una sola cosa e dire che non se l'aspettasse era decisamente scontato. Non gli capitava di frequente di essere colto di sorpresa, ma se i suoi sensi non lo ingannavano quella volta era stato battuto.
Michelle passò le dita sul grosso rigonfiamento che ormai arrivava fino all'inguine, e lui sospirò, tornando lucido.
"S-sei sicura?" balbettò cercando di rimanere cosciente il più a lungo possibile e tentando in tutti i modi di non ascoltare il pulsare continuo proveniente da sotto l'indumento.
Lei non rispose, continuò semplicemente con ciò che stava facendo. Lo accarezzò da fuori, visibilmente rossa sulle guance, e lentamente aprì il bottone e tirò giù la zip.
"Sei sicura?" ripetè lentamente, ansimando leggermente al contatto tra le dita e le sue mutande. Non sarebbe più riuscito a trattenersi se non si fossero fermati lì e non gli sembrava ancora vero che i suoi pensieri più spinti stessero divenendo finalmente realtà.
Michelle annuì abbastanza vigorosamente da rendersi convincente. Aveva caldissimo, e la vista di quella cosa così grossa l'aveva solo fatta sprofondare in uno stato ancora più confusionale. Non sapeva cosa stesse facendo, stava solo seguendo l'istinto. Ciò che amava di più era percepire le reazioni di Erwin sotto il suo tocco, lo sentiva irrigidirsi, avvertiva i suoi sospiri, i suoi ansiti e ogni segno del suo piacere la spingeva a continuare.
Avrebbe voluto dirgli che non era capace e che era la sua prima volta, ma pensava che fosse già abbastanza palese e decise di non proferir parola. Gli abbassò i pantaloni quel tanto che bastava, osservando nella penombra i boxer neri ormai sul punto di non riuscire più a contenere il tutto.
Prese coraggio e lottando contro un leggero tremolio delle dita, dopo averlo accarezzato attraverso il tessuto, gli sfilò lentamente le mutande.
Si morse il labbro per evitare di fare esclamazioni, ma la sua mente ormai era un turbinio di pensieri spinti e sempre più accesi. Aveva gli occhi spalancati ed era totalmente bloccata. Non aveva paragoni con altri, ma quel poco che sapeva sull'argomento bastava a farle capire che Erwin fosse molto dotato.
"Sei ancora sicura?" sentì sussurrare, e alzò lo sguardo.
Non che sapesse come fare, ma non era quello il punto di tirarsi indietro. Lo prese in mano, provocandogli un leggero gemito, ed Erwin percepì la sua esitazione, accorrendo in suo aiuto. Gli mostrò come fare e lei iniziò a replicare il movimento, godendo delle sue reazioni. Il respiro era pesante ed accelerato, i muscoli tesi e la fronte appoggiata ad una mano, le dita allungate sugli occhi per evitare di guardare.
Michelle lo colse di sorpresa e lo avvolse con le labbra, e lui gemette tanto sonoramente da far temere ad entrambi di essere sentiti, una serie di leggeri ansiti a rendere il tutto ancora più probabile.
Lei continuò, aumentando lentamente velocità e prendendo dimestichezza, fin quando lui non riuscì più a trattenersi e la afferrò delicatamente per i capelli, imponendole il ritmo con la mano. Dalle sue labbra uscivano continui sussurri e ansiti sommessi, e non poteva evitare di spingersi sempre più in fondo. Sapeva che era rude e che non avrebbe dovuto far così, ma non ci riusciva, quel contatto gli dava troppo piacere e non poteva fermarsi. La testa era leggerissima, il piacere smisurato.
Percepiva la sua inesperienza ma al diavolo, era già fin troppo brava. Avvertì chiaramente un gemito e si fermò, riprendendo un po' di lucidità. Aveva esagerato, Michelle si era staccata e stava riprendendo fiato, e gli venne una strana voglia di baciarla. Gli stava regalando un piacere senza paragoni, e il suo amore si era gonfiato a dismisura. Quando la vide riprendere immediatamente tornò ad ansimare leggermente, i battiti del cuore accelerati all'inverosimile.
Andarono avanti per altri interminabili minuti, Erwin ormai sul punto di non ritorno, la stanza riempita solo dei suoi ansiti, dai continui respiri spezzati e dal rumore del loro atto.
"Sto per..." balbettò vicino all'arrivo.
Riuscì a malapena a finire la frase che venne copiosamente nella sua bocca, riversandosi completamente e abbandonandosi al piacere. L'orgasmo lo travolse come un tornado, ogni scossa venne a sopraffarlo e a irrorarsi lungo tutte le sue vene. Sentiva la testa pulsare al ritmo delle scariche, i muscoli che si rilassavano al contatto con la dopamina e ogni centimetro di pelle che si ricopriva di brividi, fino a quando il piacere non scemò e si placò completamente.
Guardò in basso, la scena che gli si presentò davanti mai stata tanto esplicita ed eccitante, il petto scoperto che si alzava e si abbassava velocemente. Michelle aveva un'espressione un po' contrariata e sembrava stesse ancora combattendo contro il gusto sgradevole nella sua bocca. Avrebbe voluto prenderla e baciarla, ma faticava ancora a muoversi. Si riscosse solo dopo qualche altro istante, risistemandosi dentro i boxer e tirandosi su i pantaloni.
Prese Michelle per i fianchi e la fece sedere di nuovo sul suo grembo, poco prima aveva scoperto di amare la sua presenza in quella posizione, e nonostante il continuo frizionare gli desse fastidio la volle stringere forte.
Sì riempì i polmoni del suo profumo, sprofondando il viso nell'incavo del suo collo, e risalendo lungo la mascella arrivò alle labbra, che baciò con dolcezza. Poteva sentire il suo stesso sapore, ma non gli importava.
Voleva sentirla, voleva surrurrarle all'orecchio quanto fosse stata brava e quando bella fosse, e lo fece senza remore.
In genere dopo esser stato soddisfatto faticava molto a riprendere l'attenzione, per quanto il suo fisico fosse nuovamente pronto dopo un quarto d'ora, la sua mente rimaneva a galleggiare nel nulla per molto più tempo, e gli veniva difficile concentrarsi sull'altro. Con lei però era diverso.
Voleva farle di tutto, vederla in ogni angolo, baciare ogni centimetro del suo corpo perfetto, e senza nemmeno accorgersene le appoggiò le mani sulle cosce, risalendo lentamente.
Le dita corsero lungo il tessuto e conversero in un unico punto, che ad un lieve contatto con i polpastrelli la fece sussultare. Erwin la accarezzò in quella parte così sensibile e lei inarcò leggermente la schiena.
"Posso?" le sussurrò all'orecchio, passando immediatamente sul collo per lasciarle un marchio rosso e appiccicoso.
Michelle annuì, e lui le sbottonò i pantaloni, abbassando subito la zip. Insinuò le dita in quell'anfratto caldo e umido, accarezzandola attraverso il tessuto e sentendola gemere sonoramente. Nessuno l'aveva mai toccata così e probabilmente non pensava nemmeno che un simile movimento potesse provocarle tale piacere.
La stuzzicò ancora un po', poi si sentì sul punto di sciogliersi, e decise di tentare il tutto per tutto.
La guardò fermamente negli occhi, cancellando ogni traccia di lussuria dalle sue iridi per sembrare il più sincero possibile.
"Fin dove vuoi arrivare?"
Michelle si piegò lievemente e gli lasciò un bacio leggero sulla punta del naso spigoloso.
"Fino in fondo" sussurrò sulle sue labbra, e ad Erwin sfuggì un piccolo sorriso carico d'amore.
Senza darle tempo di fare nulla la afferrò per le cosce e si alzò, tenendola in braccio come se non pesasse nulla. Michelle non si sarebbe mai abituata a quanto quell'uomo fosse forte, e il suo sguardo amorevole la rassicurò anche in quel momento così delicato.
La portò nella sua stanza, chiudendo la porta a chiave e spostandosi fino al letto, dove la adagiò con tutta la delicatezza che il suo corpo muscoloso nascondeva gelosamente al resto del mondo.
Si tolse la camicia rivelando il busto a dir poco scolpito, facendola sprofondare ancora di più nel suo amore conflittuale. Ogni cosa di lui era perfetta. I bicipiti erano grossi e definiti, condanna di qualcuno e stretta salvifica di altri, mentre le spalle erano spesse, toniche e adorne di una miriade di muscoletti che Michelle non pensava nemmeno esistessero.
I pettorali prorompenti e allenati erano solo la premessa di un addome a dir poco scolpito, tanto bello da sembrare finto. Dall'ombelico partiva una sottile striscia di peli chiari che si perdeva nei pantaloni, e provò l'irrefrenabile istinto di baciare ogni singolo centimetro di quel busto statuario.
Il suo viso poi, era a dir poco bellissimo sotto i timidi raggi della Luna. L'ordinata chioma bionda ora era libera di coprirgli la fronte, accarezzando gli occhi luccicanti e carichi di desiderio. Un leggero sorriso gli adornava le labbra piene, e non lo perse nemmeno mentre si stendeva su di lei, puntellandosi sulle ginocchia e sulle mani. Gli piaceva da impazzire stare in quel modo, lo faceva sentire come se avesse il pieno controllo della situazione.
"Allora, Comandante?" civettò lei sensualmente, in un modo mai utilizzato prima che lo risvegliò più di quanto già non fosse. Amava sentire il modo in cui quell'appellativo si srotolasse lungo la sua lingua fino ad arrivargli alle orecchie, lo faceva sentire pieno di potere, e sentirsi così lo eccitava da impazzire.
"Non farai più così tanto la furba tra qualche ora" annunciò lui sentendosi tirare per il pendente verde, unica cosa che decorava ancora il suo petto ampio. Assecondò il movimento fino a quando le loro labbra non si scontrarono, unendosi in un bacio lento e passionale.
Erwin la accarezzò nuovamente tra le gambe e lei gemette sommessamente sulla sua bocca.
"Ci andrò piano..." disse sciogliendosi dal bacio, le labbra ancora umide e un sorriso divertito ad adornarle.
"... per stavolta"
For your love - Måneskin
SPAZIO AUTRICE:
okay raga, A PARTE IL CRINGE, ci tenevo particolarmente a dire che capisco quanto magari questi capitoli siano lunghi smielati e pallosi, ma vi assicuro che ha tutto un senso, non è fatto casualmente (o più o meno lol). Cioè, lo percepisco anche io che per molti questo possa risultare TROPPO smielato, MA devo raccontare tutto ai fini della storia, quindi vi chiedo di avere solo un po' di pazienza 🫶🏻
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