Fallen
XII.I'd like for you and I to go romancing
Say the word, your wish is my command
L'autunno stava arrivando e le temperature più basse conciliavano perfettamente il lavoro dei soldati. Il cielo era grigio e nuvoloso, l'aria dolce pregna di vari ricordi estivi, e il sentore del freddo ancora abbastanza lontano. Il verde mutava, gli alberi stavano perdendo le foglie come dei vecchi signori, ma il morale era ancora abbastanza alto.
Michelle stava lavorando duramente, e il Comandante Smith poteva scorgerla perfettamente dalla finestra del suo ufficio. Il busto definito era fasciato solo da un reggiseno nero, i capelli imbrigliati in una coda disordinata, e ogni centimetro di pelle luccicante di sudore. Lavorava instancabilmente ormai da ore senza che i muscoli dessero segni di cedimento, ma le labbra dischiuse suggerivano quanto in realtà fosse affaticata, anche se non sembrava volersi fermare. Sfruttando la forza di gravità, alzò l'ascia sopra la testa e la fece cadere con forza sul grosso ceppo di legno, in un baluginio metallico accompagnato da un rumore secco. Il ciocco di betulla si staccò e cadde in terra insieme agli altri, e lei rieseguì il movimento, inarrestabile. Fece roteare l'ascia e la fece ricadere pesantemente sul legno, che continuò a frazionarsi. La vide fermarsi un attimo, conficcando la lama nel ceppo e guardandosi intorno per riprendere fiato. Attorno a lei una ventina di altri soldati stavano facendo il suo stesso lavoro, l'arrivo dell'inverno era sempre accolto con una diffusa preoccupazione sulla temperatura che avrebbero dovuto sopportare dentro alle mura pietrose del Quartier Generale e tutti si erano messi di buona lena ad aumentare le scorte. Michelle prese una grossa cesta di vimini e si piegò, iniziando a raccogliere i pezzi da portare alla catasta. Erwin avrebbe voluto negarlo ma ebbe un fremito, come ogni volta che vedeva il suo corpo. Un sorriso leggero gli spuntò sulle labbra al solo ricordo della notte passata insieme e a malincuore si staccò dalla finestra per tornare a lavorare.
Nonostante avesse un bel po' di scartoffie da curare, quel giorno si sentiva stranamente distratto. Dopotutto era il suo compleanno, e nessuna delle persone a lui più care gli aveva fatto gli auguri, cosa che lo aveva fatto sprofondare in un sentimento misto tra la delusione e la tristezza. Non si aspettava chissà cosa, e nemmeno lo desiderava, ma si era aspettato che almeno Michelle gli parlasse, gli facesse gli auguri, mentre invece, dopo aver passato la notte insieme come ormai accadeva di frequente, era scappata dal suo letto quando non era ancora l'alba, e da lì non si erano più parlati. Non l'aveva vista a pranzo e non l'aveva cercata, e poco prima l'aveva riconosciuta nel gruppetto di soldati che spaccavano la legna. Anche adesso, mentre riprendeva a scrivere la lettera super formale per il Comando Centrale, avvertiva un gusto amaro sul retro della lingua. Non aveva mai festeggiato il suo compleanno e aveva quasi sognato che Michelle se lo ricordasse e gli facesse passare il giorno più bello della sua vita, anche se continuava a dirsi che avrebbe dovuto calmarsi ed evitare di prendersela con lei, che dopotutto era umana.
Si accorse però di come gli venisse difficile non colpevolizzarla. Lui aveva fatto di tutto per lei, aveva cercato di darle tutto il suo amore, l'aveva accontentata in ogni cosa che potesse e desiderava essere ripagato. Non voleva molto, ma almeno gli auguri. Sbuffò sonoramente; avrebbe potuto farla chiamare in qualsiasi momento e affrontarla di petto, ma non sapeva che cosa le avrebbe potuto dire. In genere quando la faceva chiamare nel suo ufficio così all'improvviso era perché le mancava e sentiva il bisogno di parlarle e sfogare il nervosismo che accumulava durante le giornate più dure, o nel migliore dei casi per farsi fare un massaggio o semplicemente per tenerla stretta in grembo, ma quel giorno non si sentiva in vena di nessuna delle due cose.
Aprì il cassetto per estrarre il sigillo con cui chiudere la busta e intravide il blocchetto di fogli ingialliti che Michelle aveva riempito di disegni. Era molto più brava di quanto pensasse, ma non era un talento. I suoi schizzi infatti erano per la maggior parte frutto di ricopiature o studi anatomici, e le pagine erano piene di mezzibusti, mani, schiene, muscoli. Una volta gli aveva addirittura chiesto di fargli da modello e lui dopo le prime lamentele si era tolto la maglia e le aveva permesso di ritrarlo al solo gusto di vedere la sua espressione concentrata. Il suo busto muscoloso era custodito in un foglio spiegazzato nascosto tra le pagine del libro preferito di Michelle, insieme al fiore rinsecchito che Erwin stesso le aveva regalato ormai molto tempo prima, ma lui non poteva saperlo.
Il Comandante finì per sfogliare nuovamente quei piccoli disegni, appuntandosi mentalmente di congratularsi con lei per i progressi. Pensò al fatto che avrebbe potuto sperimentare la pittura, un'attività tanto costosa quanto ben retribuita, se fatta bene. Le miscele di pigmenti costavano parecchio, ma un quadro ultimato e di bell'aspetto costava ancora di più, e in genere coloro che avevano talento artistico nell'esercito venivano incaricati spesso di creare ritratti dei caduti di spicco, delle varie battaglie o dei momenti gloriosi dell'umanità. Lui non aveva quadri ma non gli sarebbe dispiaciuta una grossa tela appesa alle sue spalle ritraente qualche campagna verdeggiante o qualche scena di guerra. Decise che avrebbe regalato delle pitture a Michelle e che l'avrebbe fatta esercitare, sperando segretamente che si rivelasse talentuosa.
Si pentì subito di quel pensiero. Meditava di fare un regalo a colei che non aveva nemmeno ricordato il giorno del suo compleanno. Chiamò un cadetto per spedire la lettera, con l'umore a terra. Quando il giovane corse fuori dall'ufficio, Erwin si permise di prendersi qualche minuto libero, perchè quel giorno lavorare gli veniva proprio difficile. Si rimise a pensare, come suo solito, ma venne interrotto quasi subito.
Qualcuno spalancò la porta, facendolo trasalire, e si girò velocemente. Mike era entrato, completamente trafelato e senza forze, la fronte e i capelli bagnati di sudore. Ansimava come se avesse corso una trentina di chilometri, e il biondo si preoccupò, ma prima che potesse dire qualcosa l'amico lo interruppe.
"Si tratta di Michelle" borbottò affannosamente tra un respiro e un altro.
"Ha avuto un malore mentre spaccava la legna, è svenuta, sembra stia male" continuò ad ansimare, i piccoli occhi grigi posati fermamente su quelli azzurri del Comandante.
Ad Erwin cadde il mondo addosso. Percepì un peso improvviso sulle spalle e non fu più in grado di respirare.
"Corri, portami da lei, andiamo" riuscì a balbettare, il cuore che batteva sempre più forte e il terrore di perderla malignamente insinuatosi tra ogni cellula del suo corpo. I due uomini si precipitarono fuori dalla stanza e presero a correre furiosamente tra i corridoi, il rumore pesante dei loro stivali che rimbombava in ogni stanza. Il cuore di Erwin era un turbinio unico di battiti e adrenalina, totalmente incurante di qualsiasi cosa che non fosse Michelle, la sua Michelle. Urtò un sacco di gente, ma poco gli importava. Non poteva essere, lei era così forte, così coraggiosa. Non gli sembrava vero che si fosse sentita male per aver spaccato un po' di legna, lei era invincibile. I giganti non erano stati in grado di ferirla in tutti quegli anni e non poteva farlo null'altro. Erwin non poteva sopportare nemmeno l'idea di vederla con il raffreddore, figuriamoci in una situazione del genere. Non poteva essere vero, doveva essere successo qualcosa di diverso, per forza. Magari non era lei ma qualcuno che le assomigliava, e lei sarebbe arrivata alla fine di tutto, ridendo del malinteso.
Mike aveva preso qualche passo di vantaggio, e inchiodò di colpo davanti ad una porta. Erwin si era solo lasciato guidare e non aveva la minima idea di dove fossero. Raggiunse l'amico e senza pensarci due volte spalancò la porta, il cuore a martellare tutte le sue extrasistole in gola. Una testa bionda spuntava da una barella ed Erwin in un secondo era lì, in ginocchio, le rotule che dolevano dopo il duro impatto con il pavimento. I capelli erano disordinatamente sparsi sul volto e in un attimo glieli spostò, cercando di essere il più delicato possibile. Le mani gli tremavano ma il suo cervello non comprendeva nulla e sembrava tutto confuso e inutile. Quello non era un volto. Un piccolo ceppo di legno era stato tagliato alla ben e meglio secondo le fisionomie umane e sopra c'era appuntato un bigliettino.
Una grafia obliqua e disordinata scriveva "Girati". Lui eseguì il comando, si girò di scatto e trasalì.
"SORPRESA!" urlarono tutti in coro, e lui cadde all'indietro sbattendo il sedere per terra.
Mike, Michelle, Hange, Nanaba, Gelgar, Moblit e tutti i suoi sottoposti più vicini erano stretti a semicerchio intorno ad un piccolo tavolo, sulla quale giaceva una torta alta con qualche decoro colorato. Sorridevano tutti, radiosi e divertiti della sua stupida reazione, sui loro volti una velata espressione compiaciuta.
Calò un silenzio imbarazzante, il respiro di Erwin che tornava regolare e i suoi occhi che non si volevano staccare da quelli degli amici.
"Buon Compleanno Comandante!" esclamò Mike trepidante.
"Alza il culo da terra" mormorò la fredda voce del Capitano Levi da un angolo ed Erwin obbedì, frastornato. Non aveva parole, non sapeva letteralmente cosa dire o cosa fare. La sua testa era confusa e leggera, e avrebbe voluto solo correre da ognuno di loro e abbracciarlo forte.
"Ragazzi... io-non...." balbettò, incapace di trovare le parole adatte. Mike lo affiancò e gli diede una pacca tanto forte da farlo muovere e in breve si ritrovò circondato dagli amici che a turno lo prendevano per fargli gli auguri. Hange lo abbracciò tanto forte da stritolarlo, Nanaba gli tirò le orecchie, mentre Thomas, un compagno di squadra di Michelle, fece finta di essere una donna e lo prese a lungo a baci sulle guance, provocando l'ilarità dell'intero gruppo. Levi fece gli auguri a modo suo, uno sguardo eloquente e una battuta un po' sprezzante, che Erwin ormai aveva imparato ad interpretare. Michelle rimase ultima e semplicemente gli si avvicinò, si alzò un po' sulle punte e gli diede un leggero bacio sulla guancia, mormorandogli all'orecchio i suoi auguri più sinceri.
"Dai andiamo piccioncini!" "Vogliamo il bacio!" "Come se non lo sapessimo" iniziarono a sbraitare gli altri, facendoli arrossire entrambi. Erwin era imbarazzatissimo, ma non poteva negare quanto ormai fosse evidente che tra loro due non ci fosse solo un semplice rapporto di lavoro, soprattutto davanti ai loro occhi. Quando ormai tutti gridavano "Bacio, bacio, bacio" si decise a zittirli e prese coraggio. Guardò in basso, le prese il mento tra due dita e appoggiò le labbra sulle sue, in un delicato bacio a stampo. Ci fu una piccola ovazione e i due si staccarono, con una Michelle rossissima e un Erwin confuso e contento.
Erano tutti felici e allegri, ed Erwin scoprì che la torta era stata fatta dalle mani esperte di Lynne e di Nanaba, con il fondamentale contributo di Mike che aveva quasi fatto andare a fuoco la cucina. Risero di gusto ai loro aneddoti divertenti, prendendosi in giro a vicenda e scherzando su qualsiasi futile pretesto che riuscissero a trovare, fino a quando Lynne non accese una piccola candela e la appoggiò sulla torta. Mike e Michelle si posizionarono ai lati di Erwin, che dopo essere arrossito leggermente si chinò per spegnerla, azzerando le distanze con il luccicante strato di crema. In un attimo successe di tutto: Michelle sfilò la candela spenta in un nanosecondo e Mike spinse la testa del biondo verso il basso, spiaccicandogli la faccia contro la torta. I riflessi soldateschi di Erwin erano stati abbastanza svelti da impedire ai due di realizzare il loro piano perfettamente, ma il Comandante si trovò comunque con una guancia completamente immersa nella crema.
Ci fu un attimo di silenzio, durante la quale nessuno si azzardò a ridere e il biondo alzò lentamente e fieramente la testa. I due colpevoli si guardarono e fecero un passo indietro giusto in tempo per evitare Erwin, che aveva fatto scattare le mani per afferrarli. Mentre gli altri scoppiavano a ridere alla vista del superiore totalmente sporco di crema, Mike e Michelle si allontanarono ancora di più, e in breve dovettero correre fuori dalla stanza, fuggendo lungo i corridoi. Mike prese in pieno un cadetto ed Erwin lo raggiunse, ma Michelle continuò, allontanandosi ancora e appiattendosi dietro ad un angolo, le mani premute sulla bocca per evitare di scoppiare a ridere.
Rimase lì ferma, il cuore che batteva pazzamente e l'adrenalina che le pulsava nelle tempie. Si sporse un paio di volte dallo spigolo, ma non vide nulla, e proprio mentre si decideva ad andare ad affrontare il suo Comandante, due grosse mani le raggiunsero la vita, facendola letteralmente trasalire.
Erwin la afferrò come una furia e la spinse di peso contro la parete, schiacciandola contro la pietra fredda. I loro volti erano a pochi millimetri, il respiro di uno si fondeva a quello dell'altro, e le iridi si univano in uno scontro continuo tra cielo e terra. Erwin la guardava fermamente nelle pupille, l'espressione indecifrabile e le mani ancora strette attorno alla sua vita. Lei notò con leggera ilarità che nonostante si fosse pulito il suo volto profumasse ancora di crema e di zucchero, ma represse il sorriso, perchè il suo sguardo era strano, tanto da intimorirla. In un attimo le labbra si unirono, nel contatto più dolce e delicato che avessero mai sperimentato, un soffio di vento che trasudava lussuria e allungava le sue spire lungo i loro corpi. Le labbra di Erwin erano morbide, diamine se erano morbide. I pensieri di Michelle riguardavano solo quel tocco umido e febbricitante, a cui non si era ancora abituata nonostante il tempo. Gli mise una mano sulla guancia, fregandosene altamente del fatto che qualsiasi cadetto li avrebbe potuti vedere in un momento così intimo, e si stupì di come sembrasse non importare nemmeno ad Erwin, che di solito era estremamente riservato.
Gli schiocchi delicati dei loro baci vagavano come spiriti tra le pareti di pietra, e il Comandante, pervaso da un'irragionevole istinto, fece appello alla sua forza e la tirò su, le sue gambe subito a circondargli il bacino. Le due nature scontrarono, ed ebbe modo di farle sentire nuovamente quanto fosse sensibile a lei, alla sua bellezza e ai suoi gesti.
"E-Erwin" piagnucolò Michelle, molto vicina a mandare all'aria tutto e farlo lì.
"Grazie di tutto. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata" le sussurrò il Comandante, lo sguardo fermo e sereno, un sorriso lievissimo ad increspargli le labbra piene. I cuori di entrambi minacciavano di sciogliersi da un momento all'altro per potersi fondere insieme, e Michelle percepì le lacrime giungere in gruppo sulle rime interne degli occhi. Non poteva farle questo, non si meritava una persona così meravigliosa. Non voleva perderlo per niente al mondo, avrebbe dato la vita per proteggerlo e non le importava null'altro. Erwin era la sua priorità, perchè come l'aveva fatta sentire lui non l'aveva fatta sentire nessuno. Oltre a lui non c'era uomo o donna che l'avesse amata come lui sapeva fare, non c'era essere vivente che l'avesse riportata alla vita dopo la morte di suo fratello Thomas, smettendo di farle credere di essere arsa tra le fiamme insieme a lui. Ora c'era solo Erwin per lei, nulla di più, nulla di meno. Era stata una stupida di prima categoria, e lo sapeva e non se lo sarebbe mai perdonato, ma ormai non poteva farci nulla. Non poteva smettere di amarlo, non ora che avevano trovato entrambi la loro felicità. Non avevano futuro, potevano morire da un momento all'altro, potevano rimanere soli e dividersi per sempre, ma non importava, ora era insieme e il legame che c'era tra loro era troppo forte. Michelle credette per un attimo che solo la morte li avrebbe potuti separare, e che forse neanche quella sarebbe riuscita pienamente nel suo intento. Se fosse morta avrebbe amato Erwin ancora, proteggendolo con tutta sé stessa come aveva fatto in vita e avrebbe aspettato con pazienza il momento in cui si sarebbero potuti rivedere. Prima di lui non credeva nell'aldilà, ma adesso aveva la consapevolezza che anche se non fosse esistito lo avrebbe creato lei stessa al solo scopo di rivedere Erwin, un giorno.
Una lacrima le cadde dall'occhio e se ne vergognò tremendamente. Era la prima volta che piangeva davanti a lui dopo la morte di Dirk, e si sentiva debole e stupida. Una mano calda le raggiunse la guancia, e un bacio leggero come un fiore le cancellò il dolore dalla pelle.
"Mi amerai per sempre?" gli sussurrò, completamente incapace di abbassare lo sguardo davanti a quei grossi lapislazzuli luccicanti, sentendosi andare a fuoco dentro dall'imbarazzo. Non era esattamente da lei parlare in quel modo così esplicito dell'amore.
Erwin sorrise leggermente, in quel modo che rassicurava le persone e le faceva sentire al sicuro.
"Sì, Michelle"
"Qualsiasi cosa io faccia?"
"Qualsiasi cosa tu faccia"
Si diedero ancora un ultimo bacio, poi si staccarono a malincuore, e Michelle rimise i piedi per terra, le ginocchia sul punto di non reggerla a dovere. "Non vi do una punizione ufficiale solo perchè è il mio compleanno" disse il Comandante mentre tornavano dagli altri. "Ma sappi che stanotte ti pentirai di averlo fatto" sussurrò, il tono basso e seduttivo e un irresistibile sorrisetto malizioso. Lei scosse la testa, celando al mondo tutte le sue emozioni turbolente e insieme giunsero nuovamente dai compagni, continuando quella piccola festa che non poteva che far bene al gruppo di soldati.
Mangiarono la torta e bevvero in abbondanza, e forse esagerarono, perchè in qualche ora molti si trovarono abbastanza ubriachi da non riuscire più a star dritti sulle proprie gambe, e chi era ancora sobrio doveva prodigarsi per aiutare gli altri. Mike era completamente fuori uso ma non dava troppi problemi, se ne stava accoccolato come un bambino sulla spalla di Nanaba, accucciato su una sedia e completamente addormentato. Gelgar e Lynne ballavano e cantavano insieme ad Hange, che nonostante fosse la più sobria di tutte pareva invece quella più fuori di testa. Levi se ne era andato da tempo, disgustato dal casino e dallo sporco, ed Erwin iniziava ad avvertire i primi segnali di stop. Ogni movimento della testa gli costava un giramento, e rideva per tutto. In più, Michelle non era mai stata tanto attraente. Sembrava che riuscisse a vedere ogni suo particolare sotto la lente di ingrandimento, ed era tutto bellissimo. Il bottone aperto lasciava intravedere lo scollo e il Comandante continuava a ricordarsi la sensazione dei suoi seni nelle mani. Si sentiva tremendamente eccitato, e senza neanche pensarci la prese per la vita e cominciò a baciarla davanti a tutti, un bacio lento, strascicato e umido, una lenta danza ubriaca tra due fiamme languide.
"E-Erwin, non qui" lo allontanò lei, spingendo via il suo petto ampio, non riuscendo comunque a muoverlo di molto data la sostanziale differenza di peso.
"E dove allora?" biasciò lui mettendole una mano sul sedere.
"Di sicuro non qui!" esclamò prendendo il polso sulla sua natica e allontanandolo.
Erwin parve tremendamente contrariato, quasi arrabbiato, e aggrottò le sopracciglia rigogliose, incrociando le braccia al petto.
Non ci pensò due volte, e deciso a prendersi ciò che desiderava si abbassò e appoggiò una spalla sulla sua vita, alzandosi e trovandosela addosso come un sacco di patate.
"ERWIN METTIMI IMMEDIATAMENTE GIU'!" urlò Michelle, i capelli riccioli a coprirle la visuale come una coltre dorata e le braccia che colpivano di continuo la schiena del comandante.
Lui mosse qualche passo incerto, sistemando una mano sul suo sedere con la scusa di reggerla meglio e la ragazza continuò a divincolarsi.
"E-Erwin, mettimi giù immediatamente, se cadiamo giuro che ti ammazzo" continuò a sbraitare mentre lui camminava imperterrito lasciando all'aria qualche piccola risata.
Michelle lo colpì ripetutamente sul sedere e sulla schiena, ma sentì il rumore di una porta e poi di un' altra, e si arrestò. Erwin la adagiò sul letto con delicatezza, mettendosi subito a carponi su di lei. I suoi occhi sembravano leggermente più sobri, ma odorava comunque di alcool e le sue intenzioni sembrava fossero invariate. Si tolse la giacca del Corpo di Ricerca e si slacciò la camicia, i muscoli che spuntavano ad ogni bottone.
Michelle si spostò, dipingendo sul volto del Comandante l'espressione più interrogativa che avesse mai visto. Non si era mai sottratta a lui, neanche quando era stato rude e imperioso, anzi si lasciava sempre fare di tutto, e forse era proprio per quello che il sesso tra loro due andava a meraviglia. Erwin amava comandare anche sotto le coperte e probabilmente Michelle non sarebbe mai riuscita a sottometterlo sotto quel punto di vista, mentre lui era perfettamente in grado di averla alla sua mercé ogni notte. Entrambi amavano il modo di fare dell'altro. Michelle adorava come lui riuscisse a possederla, amava il fatto che almeno lì non dovesse fare niente per ottenere il piacere, perchè faceva tutto Erwin, che a sua volta non poteva innamorarsi di più del modo in cui lei le lasciasse il completo nullaosta sul suo corpo. Sapeva che le poteva fare praticamente di tutto e ciò lo faceva sentire sempre in estasi. Il suo comportamento dispotico in genere non piaceva molto nella vita quotidiana, ma a letto era sempre ciò che i suoi partner ricercavano, e anche Michelle sembrava essere dello stesso avviso.
"Ho ancora un piccolo regalo" disse la ragazza, incapace di non sorridere davanti al suo sguardo perso.
"Mish, dannazione, non dovevi" scosse lui la testa, le ciocche bionde sulla fronte ad accompagnare l'azzurro degli occhi. Lei fece spallucce e scappò via dalla stanza, correndo nella sua e raggiungendo il piccolo pacchetto. Ritornò nella camera di Erwin e lo trovò steso sul letto con le braccia dietro al collo, gli addominali scolpiti mai stati tanto invitanti. Si sedette al suo fianco, passandogli il pacco rettangolare, compiacendosi del sorrisino ebete che Erwin si teneva cucito sulle labbra.
"Davvero, non dovevi" iniziò a balbettare lui aprendo delicatamente gli strati di carta.
Michelle non smise di guardarlo un attimo, e il modo in cui spalancò gli occhi una volta aperto il regalo fu il miglior ringraziamento che avrebbe mai ricevuto. Vide le pupille allargarsi nel loro mare azzurro, e un velo rosato stendersi leggermente sulle sue guance morbide. Avrebbe voluto baciarlo e abbracciarlo forte, tornando poi a fare quello per cui l'aveva trascinata di peso fino a lì, ma Erwin sembrava non essere nemmeno in grado di reagire. In effetti, era completamente bloccato. Le sue grosse mani stringevano un grosso libro dalla pesante rilegatura in pelle color smeraldo, i decori d'oro che luccicavano sotto la tiepida luce, ma la cosa migliore era quello che c'era sotto. In una piccola cornice di legno lunga circa due spanne un dipinto, una famiglia, la sua famiglia. I due genitori in piedi, uguali a come li ricordasse, e lui, un piccolo lui con tanto di pendente e calzoncini corti.
"D-do-dove lo hai preso?" riuscì a balbettare cercando di nascondere il tremolio della voce.
"L'ho fatto io. Quando siamo stati a casa tua, tempo fa, ho visto il dipinto nelle camere del secondo piano e per qualche motivo mi è rimasto impresso. Qualche mese fa sono tornata lì di nascosto e l'ho ricopiato alla ben e meglio, poi ho comprato alcune pitture e ho iniziato a fare delle prove, fino a quando il risultato non è stato abbastanza bello da eguagliare l'originale."
"Mish-tu-tu sei fantastica" balbettò Erwin ancora totalmente frastornato, l'ubriachezza apparentemente volata via alla vista di quel piccolo ritratto. I particolari erano ben fatti, le ombreggiature dettagliate e nonostante le dimensioni gli occhi dei due genitori sembravano essere lì ad osservarlo.
"Non è vero, anzi, ho pensato fino all'ultimo al se regalartelo o meno" Lui la guardò interrogativo, un sopracciglio alzato.
"Insomma ho visto le tue reazioni in quella casa e non sapevo se sarebbe stato carino un quadro del genere però non so, mi son detta che alla fine era inutile che lo tenessi io"
"E'-è bellissimo, io non ho veramente parole, lo giuro io... ah, e pensare che mi ero addirittura arrabbiato perchè non mi avevi fatto gli auguri di compleanno" ridacchiò sommessamente riponendo i regali sullo scaffale sulla parete.
Si risedette sul letto e senza darle tempo di fare nulla la abbracciò, in un modo tanto dolce quando delicato. Non stringeva con le braccia, non la stritolava come a volte succedeva quando voleva sentire bene il suo corpo addosso al proprio, si era semplicemente abbandonato sulla sua spalla, come un cucciolo che torna dalla mamma e si fa proteggere dalla sua stretta. Ne aveva bisogno, si sentiva fragile e grato alla vita per aver trovato una persona simile con cui condividere il tempo, e avrebbe voluto a tutti i costi poterle mostrare il cuore per non dover esternare i propri sentimenti a parole, sicuro del fatto che esse non avrebbero mai spiegato realmente ciò che provava.
Si staccò dal suo sterno, prendendole le mani e baciandole con la solita galanteria. La guardò negli occhi, mai stato tanto innamorato, e le parole più stupide e scontate che potesse trovare uscirono automaticamente dalle sue labbra.
"Michelle... grazie"
Good Old-fashioned lover boy - Queen
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