Endlessly
X. Amami ancora, fallo dolcemente
un anno, un mese, un'ora
amami perdutamente
Il profilo del naso di Erwin Smith non era propriamente bello, ma Michelle non riusciva a staccarvi gli occhi di dosso. Ne era innamorata persa e si tratteneva dall'accarezzarlo per il solo timore di svegliare il proprietario. Durante quella notte aveva avuto modo di appurare quanto avesse il sonno leggero, e si era ripromessa di lasciarlo riposare il più possibile, dato anche che in genere non si concedeva mai del sonno extra.
Riavvolse il nastro per l'ennesima volta e ripercorse la nottata appena trascorsa, una vampata di adrenalina che prese a correrle lungo le vene scaldandole il corpo. La sensazione delle sue mani era ancora vividamente impressa su ogni centimetro di pelle, il suo tocco si era trasformato in un marchio indelebile e ancora adesso si sentiva avvampare al solo ripensarci. Le grosse mani del Comandante erano un paradiso, e come valore aggiunto sapeva bene come usarle. Sembrava che Michelle per lui fosse un semplice libro aperto, perchè era andato a colpo sicuro a sfiorarla nei suoi posti più sensibili, come se già sapesse. Tutto era successo per caso, si erano trovati svegli, si erano guardati e avevano cominciato a baciarsi dolcemente. Erwin aveva preso in mano la situazione e l'aveva spinta sotto di sé lentamente per non farle neanche notare che si stesse muovendo. L'aveva baciata dolcemente ancora a lungo, senza allungare le mani, ma poi era sceso lasciando una scia di baci umidi giù dalla mascella fino ad arrivare alla pelle delicata del collo, che aveva iniziato a torturare con baci, morsi e risucchi languidi. La sensazione della sua lingua addosso, unita al fiato caldo che la incendiava dentro, le aveva fatto perdere qualsiasi tipo di freno inibitore e aveva seguito l'istinto, allacciando le gambe intorno al suo bacino. Erwin aveva ridacchiato leggermente, con tutta l'aria di un perfetto playboy, e aveva iniziato a slacciarle la camicetta, seguendo con le labbra l'apertura di ogni bottone, le dita esperte corse ad accarezzarle la pelle del ventre torturandole i fianchi, mentre con le labbra lasciava baci lungo tutti gli addominali. Si era fermato alla linea dell'ombelico, rimanendo fedele a ciò che lo aveva fermato in una situazione simile il giorno precedente. Non che fosse particolarmente facile trattenersi, ma non se la sentiva di profanare troppo quel luogo, ed era pronto anche a sopportare l'acuto dolore che lo pervadeva ogni qualvolta si eccitasse senza concludere niente.
Era risalito senza staccare le labbra dal suo corpo, la punta del naso che le sfiorava delicatamente la pelle calda, il respiro che si faceva sempre più pesante. Non bisognava essere un genio per comprendere che fosse la prima volta che qualcuno le faceva una cosa simile e forse era proprio per quello che non se la sentiva di calcare troppo la mano. Faceva spesso così, dava qualche assaggio senza mai concludere, fino a quando la sovrastimulazione non faceva il suo dovere e portava tutti a bruciare di un immenso desiderio inestinguibile, che lui era pronto a placare, ma con Michelle si sentiva quasi a disagio al pensiero di farlo. Era come se fosse troppo perfetta per essere deturpata da uno come lui, e se non avesse iniziato a sbottonargli la camicia si sarebbe probabilmente fermato lì. Stavolta era stata lei a lasciare morsi e sospiri sul suo collo, scendendo poi lungo tutto il petto muscoloso, lo sguardo di chi non ha mai visto prima così tanto ben di Dio. Erwin aveva osservato con il labbro tra i denti lo scintillio di lussuria che pervadeva quelle luccicanti iridi calde, stupendosi non poco quando le posizioni erano state ribaltate e gli era salita cavalcioni. Non amava stare sotto, ma quando si sedette sul suo bacino le due nature si scontrarono e fu scosso da un gemito improvviso. Dio, era da troppo che non provava qualcosa di così forte. Il respiro era accelerato, la testa sembrava essersi staccata dal collo ed essere finita dritta tra le nuvole, mentre il corpo iniziava a minacciare di tradirlo. Sentiva pulsare sotto i pantaloni, ormai tanto stretti da fargli male, e in un impeto di lucidità la guardò negli occhi, cercando di manterersi cosciente il più a lungo possibile. Forse entrambi capirono che fosse giunto il punto di non ritorno. Michelle sotto di sé percepiva un enorme rigonfiamento, e la cosa la incuriosiva e la eccitava da impazzire. Non le sembrava nemmeno possibile a dire il vero, e non si era mai immaginata che potesse veramente raggiungere uno stato simile.
Entrambi avevano le guance rosse, il respiro accelerato e le camice aperte, ed Erwin si alzò leggermente appoggiandosi sui gomiti. Michelle si lasciò andare fino a quando non riuscì a sdraiarsi sul suo petto, adagiandovisi e sperando di riuscire a calmarsi. Lo sentì sospirare pesantemente, e le sue braccia forti la raggiunsero, circondandole la vita.
Rimasero così a lungo, in silenzio, la stanza riempita solo dallo scoppiettio del fuoco e dai loro respiri. Erano finiti per addormentarsi così, lei distesa sul suo petto ma ormai scivolata di fianco, una gamba piegata sul suo addome muscoloso, che dal canto suo la abbracciava e le teneva una mano sulla coscia, appena sopra al ginocchio.
Michelle si era svegliata alle prime luci dell'alba, come suo solito, ma aveva scelto di stare a godere della bellezza del suo Comandante e di lasciarlo riposare. Guardarlo dormire le permetteva di sentirsi in pace con sé stessa, e ogni volta che i suoi occhi si posavano sul suo volto assopito le spuntava un sorriso materno. Quell'uomo era letteralmente incredibile, riusciva a farla stare bene con sé stessa, e come Dirk riusciva a farla sentire umana. Il silenzio, interrotto solo dal lontano cinguettio degli uccellini e dal leggero soffio del vento la aiutava a pensare, e decise di intraprendere il discorso con sé stessa e di arrivare ad una conclusione una volta per tutte. Conosceva Erwin ormai da parecchio, e di tempo insieme ne avevano passato molto. Avevano prima condiviso la quotidianità militare, si erano allenati in trio con Mike, avevano riso, e lentamente Erwin le era entrato dentro. Se ne era accorta quando mentre leggeva un libro pensava al fatto che sarebbe potuto piacere anche a lui, quando ormai aveva imparato i suoi gusti e sapeva esattamente cosa portargli a pranzo se lui non andava in mensa. Si era accorta di quanto Erwin fosse diventato parte della sua vita quando riusciva a riconoscere il suo profumo in mezzo alle centinaia di altri, o quando durante una spedizione intravedeva una testa bionda e riusciva a riconoscerlo. Si era ritrovata in quella situazione, ma aveva creduto che fosse tutto casuale e che in realtà significasse poco. Il problema era sorto quando aveva notato come Erwin riuscisse ad aggiudicarsi sempre le risposte migliori, nonostante ormai fosse abituata a non sbilanciarsi granchè durante le brevi conversazioni che aveva. Era sempre abbastanza annoiata e insofferente, ma quando lui le chiedeva qualcosa con la sua solita gentilezza le sue parole avevano preso inaspettatamente colore, come per magia. Non sapeva come fosse possibile tutto ciò, forse l'animo di Erwin era troppo schifosamente buono e lei non era stata in grado di trattarlo come in genere trattava tutti gli altri, però anche lì, alla fine, si era detta che probabilmente non fosse nulla di troppo serio. Aveva insistito per aiutarlo con il suo lavoro più volte e ricordava ancora come si fosse sentita strana dopo averlo fatto la prima volta. Insomma, non era una persona così pessima da voltare lo sguardo davanti a qualcuno in difficoltà, ma il Comandante non si trovava esattamente in condizioni troppo avverse quando lei gli aveva offerto il suo aiuto , e non sapeva ancora spiegarsi il perchè di quel suo gesto. Quell'uomo l'aveva sempre incuriosita e forse era per quello che si era avvicinata, o più probabilmente il suo inconscio aveva creato l'occasione adatta a passare del tempo con lui.
E così, da compagni di scrivania, il loro rapporto era cresciuto ancora, ed erano finiti a lottare fianco a fianco al di fuori delle mura. L'aveva salvata proprio quando Dirk era morto, l'aveva presa di peso e portata via da quel luogo, un po' come un angelo fa con le anime dei dannati. Non le era stato vicino quanto Mike durante il suo periodo di accettazione del dolore, ma non era stato totalmente assente. La cosa che Michelle aveva letteralmente adorato era stato il fatto che non le avesse rivolto sguardi compassionevoli o carichi di pena, che odiava e che l'avrebbero solo fatta infuriare, ma l'aveva fatta distrarre, l'aveva fatta sorridere e le aveva consigliato dei libri che secondo lui avrebbero potuto interessarle. Poi, non sapeva come fosse successo, ma tutti quei gesti avevano cambiato il suo sentimento, trasformando una semplice e curiosa attrazione in qualcosa di più forte. Un calore strano aveva iniziato ad avvolgerla ogni volta che lo vedesse, aveva iniziato a sognarlo ed era lì che erano nate le sue crisi. Si imponeva di smetterla di sentirsi così, si diceva che non poteva innamorarsi e non poteva piacerle, ma poi lo vedeva e mandava all'aria tutto, e tutt'ora quel gioco logorante messo in atto da cuore e cervello la tormentava ancora. Aveva delle continue crisi contro sé stessa, si sentiva stupida per essere finita in quella situazione, si malediceva fino ad odiarsi, ma poi lo guardava e tutto passava, come se i suoi occhi fossero capaci di arpionarla e portarla in un'altra dimensione. Non riusciva a farne a meno, e anche se quel circolo vizioso la stava consumando dentro, era totalmente incapace di smettere di amarlo.
Che lagna i sentimenti, impossibili da fermare, impossibili da comandare. Non era stata abbastanza forte da reprimerli, e adesso si ritrovava innamorata, ad odiarsi per questa condizione, ma incapace di fare qualcosa. Trattenne le lacrime, le dita imperterrite che si mossero da sole e andarono a creare piccoli cerchi sulla pelle calda del petto del Comandante, il suo Comandante. Le venne stupidamente in mente una canzone, una di quelle che odiava di più perchè troppo smielate, ma senza accorgersene quelle parole presero vita nella sua mente.
Amarti m'affatica
Mi svuota dentro
Qualcosa che assomiglia
A ridere nel pianto
Le dita salirono, le parole uscirono in un lento sussurro, il cuore che trionfava finalmente sulla mente e lasciava che l'amore represso fosse rilasciato una volta per tutte.
Amarti m'affatica
Mi dà malinconia
Che vuoi farci è la vita
E' la vita, la mia...
La voce le si incrinò, ogni lacrima era mista di gioia e dolore, ma il suo sentimento era troppo forte. Aveva mandato tutto all'aria per lui, e andava bene così. Non poteva farci nulla, era stata debole e ingenua, e adesso sentiva di amarlo. Rischiava la vita di continuo e probabilmente voleva vivere fino in fondo per quanto potesse, voleva che fosse Erwin a insegnarle le cose, voleva lui al suo fianco, desiderava con tutta sé stessa che l'aiutasse a lottare contro lo schifo che c'era dentro lei, voleva egoisticamente utilizzarlo per redimersi. Forse era proprio quello il suo scopo, trovare un angelo e usarlo per rendere meno demoniaca la sua stessa forma, o forse più semplicemente non sapeva spiegarsi quel sentimento e non lo avrebbe mai saputo. Probabilmente uno scopo, un senso non ce l'aveva. Doveva rassegnarsi, tutto qui, rassegnarsi a quell'amore e lasciare che le cose andassero avanti, in qualche modo.
Si rese conto solo in quel momento di avere la punta dell'indice a sfiorargli il tanto adorato profilo del naso, e un sorriso leggero si fece strada tra le lacrime.
Amami ancora,
fallo dolcemente.
Un anno, un mese, un'ora...
I raggi di sole entravano obliqui dall'unica finestra e illuminavano debolmente la stanza. Erwin risplendeva della loro luce, le ciocche tinte di un aureo colore dorato, il volto simile a quello di una statua dormiente. Era bello come un dio, non c'era centimetro di quel corpo che non fosse sinuoso ed incantevole, e Michelle voleva esplorarlo tutto, baciarne ogni angolo, ogni parte, assaporando il gusto della sua pelle e perdendosi completamente in quei grossi occhi celesti.
... perdutamente.
Erwin mugolò, ma lei non si mosse. Lo vide aprire lentamente le palpebre e posare lo sguardo sulle dita ancora appoggiate delicatamente sul ponte del naso. Un lieve sorriso gli aprì le labbra, ma quando girò la testa per guardarla si spense immediatamente. Le guance rigate di lacrime, gli occhi divenuti uno spiraglio e la luce amara sulle labbra.
"Che succede?" le sussurrò, ormai completamente sveglio, l'espressione preoccupata. Si girò su un fianco, puntellandosi su un gomito, circondandole una guancia calda con la mano.
"Tu hai mai avuto paura di amare?" disse Michelle senza mezzi termini, lanciandogli addosso la verità più cruda che le riuscisse. Lui si prese qualche momento per rispondere, senza mai smettere di guardarla negli occhi.
"Devo confessarti che sì, anche io ho paura. Amare è una delle cose che richiede più coraggio. Se ci fai caso, ogni nostra sofferenza deriva dall'amore, eppure continuiamo imperterriti a farlo, come se non capissimo. Probabilmente ne abbiamo bisogno... forse per dare un senso alla vita o forse perchè ci sentiamo vuoti..."
"Tu hai paura di amarmi?"
Erwin le prese una mano e si portò le nocche alle labbra per baciarle, tornando subito a guardarla negli occhi.
"Ho una paura fottuta, ma ormai ci sono cascato. Mi ero promesso di non legarmi sentimentalmente a nessuno, perchè potrei morire da un momento all'altro e non vorrei creare troppi dispiaceri, ma al cuore non si comanda"
Prese a cospargerle la mano di baci, passandosi le dita sulle labbra come un sigillo.
"E come fai ad accettarlo?"
"Non lo so" rispose con un sorriso leggero "Credo semplicemente che l'amore sia talmente forte da farsi accettare da solo, è inevitabile. Se non ami, non sarai amato, ed essere amato è una delle cose più belle che esistano"
Michelle parve insoddisfatta di quella risposta, quindi Erwin decise di riprendere.
"Sì, ho paura anche io di essermi innamorato. Mi ero ripromesso di non farlo e poi sei arrivata tu, che sei anche più giovane, sei un mio subordinato e... non so, non volevo arrivare a questo punto, ma quando ti vedo riesco a pensare solo al fatto che ti voglio tutta per me, quindi mando al diavolo tutto e finisco per provarci spudoratamente come un ragazzino" concluse con una risata, avvicinandosi ancora di più e salendole sopra, reggendosi sulle ginocchia e sui gomiti per non schiacciarla.
"Cos'è che stavi cantando prima?" le chiese asciugandole le lacrime.
"Nulla" disse lei in visibilmente imbarazzo, cominciando a giocare con il pendente verde che le dondolava davanti agli occhi.
"Avanti, è un ordine"
"Devi smetterla di rigirare tutto a tuo favore con questa frase"
"Mi spiace ma finchè sono Comandante continuerò a farlo" rispose lui con un sorriso.
"Amarti m'affatica...
mi svuota dentro. Qualcosa che assomiglia... a ridere nel pianto" cominciò a sussurrare, senza nemmeno sapere bene perchè si stesse rendendo ridicola in quel modo. Continuò a strascicare quelle parole, evitando lo sguardo amorevole di quei grossi occhi azzurri. Lo tirò dalla collana senza mai smettere, e lui assecondò il movimento fino a quando le punte dei due nasi non si sfiorarono. Si sentiva un'idiota romantica, ma ormai nulla aveva più senso.
"... amami perdutamente" sussurrò leggera come un soffio, proprio sulle sue labbra.
Erwin fece la cosa più naturale e la baciò dolcemente ma con malcelata passione, cercando di nascondere anche a sé stesso quanto quelle parole gli avessero scombussolato la testa. Si sentiva così dannatamente innamorato, e il fatto che anche lei provasse il suo stesso senso di paura lo rassicurava. Era un sentimento corrisposto e per lo più era bilateralmente considerato insensato, e la cosa gli piaceva. La abbracciò, stringendola tra le sue braccia forti, percependo ogni angolo del suo corpo. Voleva baciarla ovunque, esplorarla, assaporare il gusto della sua pelle e posare gli occhi su tutti i suoi perfettissimi difetti. Voleva a tutti i costi suggellare quel sentimento idiota in quel preciso istante, voleva prenderla lì e subito, voleva a tutti i costi mandare all'aria la macabra sacralità di quella casa e lavarsi dai suoi crimini con quell'atto. Preda di un lussurioso misto tra amore ed eccitazione si abbassò ancora di più, fino a quando i due corpi non furono liberi di toccarsi. Sapeva che Michelle stesse percependo la sua eccitazione addosso, e lentamente sciolse il bacio, riprendendo il contatto visivo.
Come poteva violare un angelo, come poteva sporcarla con il sangue che portava indelebilmente sulle mani come un tatuaggio? Scosse la testa senza nemmeno accorgersene, ritornando a guardare il suo volto meraviglioso illuminato dalla luce dorata del sole mattutino.
"Che hai?" gli chiese, ed Erwin si sentì sul punto di dirle brutalmente tutto ciò che avrebbe voluto farle al solo gusto vedere la sua reazione.
"Nulla"
"Dai, non rompere"
"Chi è il Comandante tra i due?"
"Ti farò perdere la voglia di comandare prima o poi"
"È una sfida a sfondo sessuale o sbaglio?"
Michelle scoppiò a ridere e afferrò la mantella verde che avevano usato per coprirsi e gliela premette delicatamente sul viso per nascondergli il fatto che fosse arrossita. Non sapeva se fosse un'erezione mattutina, o se fosse veramente eccitato, ma di nuovo una cosa strana gli premeva contro l'inguine.
"Dobbiamo andarcene Comandante" gli mormorò non appena Erwin riuscì a togliersi la mantella di dosso.
"Lo so" sussurrò lui appoggiando la fronte al suo sterno, lasciandosi cullare come un bambino. La verità era che non aveva minimamente voglia di abbandonare quel suo piccolo paradiso. Non voleva ritornare alla normalità del quartier generale dove lui e Michelle non avrebbero passato notti simili probabilmente per molto tempo, e chissà, forse anche per sempre. Dopotutto non poteva sapere come lei volesse gestire la cosa, constatando anche che con ogni probabilità fosse vergine.
Senza nemmeno volerlo si immaginò una vita normale: vivere in quella casa con Michelle, lavorare onestamente e passare tutto il tempo possibile insieme alla sua amata, facendo l'amore tutte le notti e sognando di costruire una famiglia. Cercò di mandar via quei pensieri carichi di rimpianti, e si rassicurò pensando al fatto che dopotutto anche al Quartier Generale avrebbero potuto continuare in quel modo, se avesse fatto le mosse giuste.
"Dai, muovi quel bel culetto e alzati, che sei pesante"
Erwin riuscì ad abbandonare i suoi pensieri una volta per tutte.
"Cosa hai appena detto?"
"Sì, hai sentito benissimo" rispose Michelle con una lieve risata, malcelando un certo imbarazzo.
"Mi farai impazzire" sbuffò il Comandante alzandosi finalmente in piedi. La camicia aperta mostrava ancora il meraviglioso busto scolpito, e la ragazza dovette evitare di guardarlo troppo a lungo perchè sembrava creare assuefazione. Era molto presto, ma in breve furono praticamente pronti. L'acqua piovana era stata utilissima per lavarsi, e ognuno aveva sellato il proprio cavallo silenziosamente, cercando di evitare di pensare. In un attimo si trovarono sul punto di andarsene, ed Erwin dovette fronteggiare la realtà. In quella casa aveva ucciso i suoi genitori, e in quella stessa casa aveva trovato l'amore. Non sapeva se sarebbe durato, se fosse solo un'infatuazione o se fosse mera attrazione fisica, ma era qualcosa di bello e lo aiutava a sentirsi meglio. Chiese un'ultima volta perdono per i suoi peccati, poi si chiuse la vecchia porta di legno alle spalle e se ne andarono in silenzio, ritornando a scambiarsi qualche parola solo quando il villaggio non fu ormai abbastanza lontano.
Una volta giunti in pianura lasciarono che i cavalli prendessero velocità e tra un tempo di galoppo e l'altro arrivarono nei pressi del Quartier Generale. Erwin si era già preparato cosa dire a Levi e agli altri, pur sapendo di non dover dare conto a nessuno dei suoi spostamenti ma sentendosi comunque abbastanza in dovere di dare almeno qualche spiegazione. Entrarono nel grosso edificio con gli occhi dei presenti puntati addosso, dividendosi immediatamente senza scambiarsi una parola, e ognuno sparì nella sua stanza. Il Comandante marciò fino al suo ufficio, gettandosi immediatamente sulla grossa poltrona, l'espressione funerea alla vista della pila di lavoro dispersa sulla scrivania.
Ci volle meno di un minuto e Mike fece capolino alla sua porta, lo sguardo furbo di chi la sa lunga e di chi vuole sapere tutti i dettagli più succulenti. Non appena gli venne dato il permesso di entrare si avvicinò furtivo all'amico, prendendo ad annusarlo furiosamente e provocandogli un certo ilare imbarazzo.
"Dai, Mike, che diamine fai?"
"Mh... allora sì, sai di lei, però mh... interessante" mormorava quello continuando imperterrito a sniffare i capelli e i vestiti del biondo.
"Smettila, se proprio lo vuoi sapere preferisco dirtelo che sopportare questo supplizio, quindi no, non abbiamo fatto sesso e non è successo nulla di interessante" disse Erwin allontanandolo nell'imbarazzo.
"Disgustoso" sentirono dire entrambi da una voca bassa e calma.
Il Capitano Levi era appena entrato ed era fermo davanti alla porta, splendido come sempre nella sua linda divisa militare. Erwin si sentì tremendamente in imbarazzo, nonostante il loro legame fosse molto forte non parlavano mai di quel tipo di cose come invece capitava con Mike, molto più disinvolto davanti a quell'argomento. Il Comandante arrossì leggermente, pentendosi immediatamente di aver dato quelle informazioni così delicate sulla sua vita privata.
"Hem-si-hem non siamo qui per questo, io non-"
"Quando si parla di lei diventi un timidone" sussurrò Mike con un sorriso lieve e idiota.
"SMETTETELA!" urlò il Comandante, prendendosi immediatamente la testa tra le mani.
"Ho un sacco di lavoro da fare, quindi, siete pregati di lasciarmi in pace!" continuò sempre più scocciato, i due amici abbastanza colpiti dalla reazione impetuosa quando era conosciuto per essere in grado di mantenere sempre la calma.
"É inutile che ti agiti, abbiamo già fatto tutto" lo rimbeccò il castano, ottenendo una profonda occhiata interrogativa dall'amico, che lo squadrava con un sopracciglio alzato.
"Devi solo firmare" continuò Levi, inespressivo e apatico come sempre.
Erwin venne colto di sorpresa da quell'affermazione e si sentì stupido per averli trattati male. Dopotutto loro erano sempre stati dalla sua parte, ognuno a modo proprio, e solo lui sapeva quanto gli fosse immensamente grato per questo. Mentre lui lottava contro i suoi fantasmi e se la spassava con una donna, loro erano rimasti lì a lavorare, lavorare per lui. Li guardò entrambi negli occhi, consapevole di essere circondato dalle persone migliori che potesse scegliere.
"Ragazzi, io non so cosa dire, davvero, perdonatemi se sono stato sgarbato. Grazie infinite" concluse sorridendo debolmente ai due soldati più forti dell'Umanità.
"Erwin" mormorò Levi in tono piatto.
"La terrò d'occhio" continuò alludendo mentalmente alle future spedizioni. Conosceva Erwin troppo bene per non accorgersi che tra loro ci fosse qualcosa in più rispetto alle sue precedenti relazioni, ed era troppo sveglio per non notare come lei lo rendesse felice. Bastava guardarlo in faccia per capire quanto quella ragazza lo avesse stregato, e se lui era felice Levi era contento, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Dopotutto a lui non costava praticamente nulla evitare che una mocciosa si facesse ammazzare dai giganti, anche perchè doveva ammettere che fosse abbastanza brava nei combattimenti. Ad ogni modo, la protezione sua, di Mike e di Erwin le avrebbero assicurato una vita lunga e praticamente priva di pericoli.
Il Comandante comunque era talmente colpito da non riuscire nemmeno più a parlare. Non aveva bisogno di moglie e figli per avere una famiglia, aveva già tutto ciò che potesse desiderare. Era circondato da persone speciali, che in qualche modo lo facevano sentire amato, e il cuore gli si riempì di un misto tra gratitudine e amore.
Li guardò in faccia, il volto affilato e inespressivo di uno, il sorriso rassicurante e imbambolato dell'altro.
"Ragazzi... Grazie"
Amandoti - CCP
SPAZIO AUTRICE:
inizialmente ero contraria ad inserire canzoni direttamente nella storia a dire il vero, ma this one... this one hits different... <3
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