Call me, Please? - pt.1

Festeggio i 100 follow! OwO.

Copertina di Itz_Ray_

Gabi non aveva mai capito Aitor, non quando lo aveva incontrato per la prima volta, non quando aveva iniziato a giocare per davvero con loro -senza cercare di sabotare o di dare problemi a qualcuno, si intende-.
Neppure nel presente vi riusciva, sembrava proprio che il ragazzo uscisse dalla sua capacità di apprendimento, come se fosse una sottospecie di alieno.
Non riusciva a farlo neppure a provarci: il ragazzo dai capelli azzurri e dagli occhi oro appariva sempre cosí difficile da leggere... Era come una costante x o y nelle formule matematiche.
Sapeva, parzialmente, che qualcosa l'altro nascondeva, che c'era di piú dietro a quelle frasi cattive, quelle smorfie fredde che in certi giorni gli mollava...
Non aveva però idea di cosa, sul serio.
Forse era solo lui ad illudersi, forse era veramente solo uno stronzetto... Ma qualcosa, in lui, lo incuriosiva, lo spingeva a pensare il contrario, anche solo un po', quel pochino che era abbastanza da indurlo a studiarlo, a tenerlo d'occhio, sperando che questa qualsiasi parte di sé facesse la sua comparsa, prima o poi.
Ma di certo non si sarebbe aspettato di riceverla tutta addosso, come un pugno allo stomaco, tremendamente secco nella sua potenza, non riuscendo ad incassare l'impatto.

-Mi piaci- aveva detto difatti l'azzurro tutto in un fiato, cosí di colpo da essere impossibile da prevedere, una volta dopo che gli interi spogliatoi si furono svuotati, nell'ultimo giorno di scuola, lasciando solo loro due, lí, con quella confessione a mezz'aria che fece rimanere il rosa letteralmente a bocca aperta, incapace di proferire parola alcuna.
Rimase infatti zitto, deglutendo, con la sensazione che il mondo si fosse fermato, focalizzandosi solo in quell'istante, cristallizzato in una paralisi definitiva ed estenuante.
-Ecco. Lo so.- Aitor si grattò la testa, nervoso, arrossendo e quasi gesticolando nel tentativo di continuare il proprio discorso -É stata una sorpresa anche per me. Ed avrei voluto poter...-
-Stai scherzando?-
Gabi avrebbe voluto schiaffeggiarsi in faccia.
Con violenza, possibilmente.
Schiaffeggiarsi per la risposta idiota che aveva formulato, schiaffeggiarsi perché tra tutti i pensieri che si erano aggrappati alla sua mente, proprio quello gli era uscito di bocca.
Schiaffeggiarsi all'assistere a come l'espressione di Aitor parve contorcersi leggermente, mentre qualcosa di vuoto, di rotto, parve appropriarsi di quell'oro puro, inizialmente incentrato su di lui, fissato in tutta la sua pienezza, poi buttatosi sul pavimento.
E quando una risata nervosa scappò dalle labbra dell'azzurro, quasi isterica.
-Ah... Io...- Aitor tacque per una serie di secondi che parvero non finire mai.
Secondi in cui Gabi desiderò con tutto sé stesso di intervenire, anche solo per scusarsi, anche solo per dire che, sí, prendeva sul serio la sua confessione, ma che non se l'era aspettata, quindi aveva reagito nella peggiore maniera possibile... Anche se proprio lo rimpiangeva, detestando come era suonato di sé per sé.
Ma non fece a tempo a provarci che Aitor aveva già ripreso a parlare al suo posto.

-Sí! Ti stavo prendendo in giro!- scoppiò a ridere, portandosi entrambe le mani alla pancia, lasciando il rosa scioccato ancora piú di prima, perplesso e confuso dallo scatto, battendo le palpebre ad un ritmo quasi frenetico.
La risata dell'altro sembrava cosí distorta... Era solo lui a percepirla in una tale maniera?
Oppure no?
Come doveva interpretare tutto questo?
-Vedessi la tua faccia! Ne valeva la pena, davvero!... - altre risate, sempre più distorte, questo prima che Aitor cercasse rapidamente di smettere, tossicchiando -Scusa! Era un test. Solo un test, davvero! Lo sto facendo a tutti quelli che conosco, eh eh... Bhe, ci vediamo domani. Bye bye-
Aitor, dicendo ciò, aveva raccattato tutte le sue cose rapidamente dalla panca di legno davanti a lui, chiudendo poi lo sportello a lui assegnato, uscendo fuori quasi di corsa, come fiondandosi al di là della porta, solo per poter sparire.
E se prima Gabi era stato confuso, in quel momento non lo era più stato, per un semplice motivo.
Il giorno dopo... Ne era perfettamente a conoscenza...
Non si sarebbero visti: era appunto finita la scuola. Aveva sentito parlarne praticamente tutto il giorno... E Aitor aveva accennato che per le vacanze sarebbe partito per andare in Francia, avrebbe difatti visitato dei parenti di lunga data -dei pro, pro, pro zii trasferiti a Parigi da a malapena un anno, che lo avevano invitato e che a quanto pareva erano anche loro amanti del calcio, volendo testare il suo talento. Robe del genere, insomma -
Visto che ne avevano parlato fin agli ultimi istanti di allenamento, perfino a tratti nel cambiarsi, era impossibile che si fosse sbagliato così... A meno che non fosse stato troppo agitato o a disagio per ragionare.
Un simile scenario lo aveva visto pochissime volte: appunto, era difficile che Aitor mollasse quella sottospecie di aria antipatica, sbruffona e distaccata... Ma se capitava, il motivo doveva averlo veramente destabilizzato.
Gabi non poté non sentirsi in colpa, pensando a ciò.
Forse per questo, iniziò a correre come se non ci fosse un domani, sperando di poter rintracciarlo in tempo, ma fallendo.
Non c'era più nessuno nei dintorni della scuola.
Provò dunque a chiamare, scrivendo i numeri con le mani tremanti e gli occhi che si facevano lucidi, bruciando ed offuscando la sua vista, per motivi che non erano chiari neppure a lui, sentendo il cuore battergli a mille.
Qualcosa, nella sua testa, insisteva che lasciare le cose come erano state era sbagliato, che non voleva che fosse cosí.
Provò dunque a fare quella chiamata, sperando in una risposta, anche solo una piccola, un tirare su di cornetta, uno stramaledetto 'pronto' a mezza voce.
Ma vi fu solo e soltanto la fastidiosa voce della segreteria telefonica al posto della risposta, la quale gli chiedeva di richiamare più tardi o di mandare un messaggio vocale.

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